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Comitato servizi segreti D'Alema vuole che Silvio parli del caso Ruby
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Ecco di cosa si occupa il COPASIR, il Comitato Parlamentare della Sinistra Riciclata: D'alema è preoccupatissimo che qualche papà o qualche marito cornuto faccia secco Berlusconi. O anche che lo possa fare qualche malintenzionata spia straniera o terrorista travestita da mignotta.

Il presidente del Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica: "Non è possibile che persone non identificate possano entrare nelle residenze del Presidente del Consiglio, vigilate per legge da funzionari pubblici"


ROMA
- Dopo la convocazione del premier al Copasir, e i consigli dei suoi - Cicchitto gli diceva di non andare perché "D’Alema sta facendo un uso strumentale del Copasir” - di non presentarsi, torna a parlare Massimo D'Alema, che del Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica è il presidente.

L'esponente Pd parla del 'caso' direttamente, inviando una lettera al Corsera, nella quale invita il presidente del Consiglio Berlusconi a fare "il suo dovere". Il premier, per D'Alema, deve presentarsi all’audizione del Copasir: "E'  un obbligo che diventa oggi piu’ stringente anche in relazione agli interrogativi in merito alla sua sicurezza".

D'Alema si dice "colpito dalle reazioni esagitate e scomposte che hanno accolto l’orientamento emerso dal Comitato, di invitare il presidente del Consiglio per un’audizione. Per ben tre volte - sottolinea - il presidente Francesco Rutelli, ha invitato, invano, il presidente del Consiglio per un’audizione. Tale necessità è stata menzionata nelle due relazioni che sono pubbliche". Poi ha aggiunto: "d’altro canto, tutti i presidenti del Consiglio che nel corso del tempo sono stati invitati dal Comitato per i servizi segreti hanno sempre accettato, con l’eccezione dell’onorevole Berlusconi".

D’Alema ricorda come il Copasir si sia già occupato della sicurezza di Berlusconi, in occasione della sua aggressione e per la vigilanza di Villa Certosa e Palazzo Grazioli e continua: "Non e’ possibile che persone non identificate possano entrare nelle residenze del presidente del Consiglio, vigilate per legge da funzionari pubblici. Non si tratta, come è evidente, di questioni private - prosegue l’ex premier - ma di problemi che interessano lo Stato e la collettività che, fra l’altro, pagano per questi servizi".

Fonte > 
Quotidiano.net


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