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Il vulcano condiziona l'estate
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Canicola in Russia, piogge in Europa, alluvioni in Asia. Questa estate sembra passare da un estremo all’altro. Ne parliamo con Antonio Gaspari, giornalista e direttore del Master in Scienze Ambientali dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum

Alluvioni in Pakistan, India e Cina, caldo torrido e incendi in Russia, piogge e straripamenti di fiumi in Polonia, Repubblica Ceca, Germania e Lituania... È un’estate piuttosto “estrema".

Non direi. La variabilità del clima è storica, esiste da sempre. Non c’è stata e mai ci sarà nel mondo un’ora “climaticamente” uguale a un altra. E tutto ciò è dovuto a numerosissimi fenomeni, alcuni dei quali molto complessi. Fenomeni globali e nel contempo fenomeni locali. Quanto sta accadendo in Europa, per esempio, è certamente effetto anche dell’eruzione del famoso vulcano islandese.

In che senso?

L’eruzione del vulcano Eyjafjallajökul non ha soltanto emesso quantità di gas (CO2, zolfo, ecc) ma ha pure sparato ad altezze incredibili una nube di polveri, che per lungo tempo sono rimaste in superficie e hanno ridotto l’irraggiamento solare. Questo ha provocato un raffreddamento, perché molte radiazioni non sono arrivate a terra. Quanto sta accendo durante l’estate, quindi, era in parte stato previsto.

C’era addirittura chi parlava, mesi fa, di una possibile estate fredda.

Fare previsioni di questo tipo è ancora molto difficile. Ma un certo tipo di discontinuità era immaginabile. Ci si aspettava questo alternarsi di giornate calde disturbate da fenomeni piovosi e giornate più fredde. Ora non so dire quanto questo andrà avanti. Di certo il vulcano ha sparato le polveri a una tale altezza che alcune di esse ci metteranno ancora un po’ a cadere a terra.

Ma se tutto questo era prevedibile, non lo era però un fenomeno come la canicola in Russia.

Quello che sta accadendo era del tutto inaspettato e quindi Mosca si è fatta trovare totalmente impreparata. Ma questo è un altro problema, anzi è il vero problema. Da anni non si fa altro che parlare di cambiamenti climatici, discutere di carbon tax mondiale, ripensare inutili protocolli di Kyoto, eccetera. Nessuno, invece, pensa a sviluppare sistemi di difesa a eventuali fenomeni estremi. Pensiamo a quanto sta accadendo in Asia. Ci sono ogni anno queste alluvioni! Possibile che la società non si applichi per sviluppare le infrastrutture per difendersi nei periodi in cui piove? Tutto quello che sta succedendo in varie parti del mondo non è assolutamente una novità. Si è staccato un pezzo di ghiaccio al polo nord. E allora? Siamo in estate, e come ogni anno è normale che si stacchino pezzi di ghiacciai.

Tutto sotto controllo, quindi.

Stiamo parlando di fenomeni che rientrano in pieno nella variabilità climatica. È solo l’opinione internazionale – e i mass media, totalmente squilibrati sui cambiamenti climatici – che sta facendo diventare fenomeni che sono nella norma qualcosa di straordinario. Un anno fa caldo, uno fa più freddo. Un anno i monsoni durano di più, quello dopo di meno. Le statistiche della piovosità a Roma mostrano che lo scorso anno è stato il più piovoso degli ultimi 200 anni: questo significa che 200 anni fa ha piovuto altrettanto. Basta creare allarmismi, basta spaventare la gente! Secondo dati della Sanità italiana, vi sono sempre più persone che stanno diventando “meteopatiche”. Gente, cioè, che se piove o c’è il sole sta a casa. È pazzesco.

Niente paura, quindi. Il mondo sta bene.


Sta come sempre. E, anzi, ci sono buone notizie che nessuno dà mai. I coralli in certe zone del pianeta stanno crescendo; non è vero che se la temperatura cresce si riduce la biodiversità nei mari (anzi in certi casi aumenta); le foreste stanno crescendo; le specie non stanno scomparendo, ma ne scopriamo ogni giorno di più.

Intervista di GREGORIO SCHIRA

Fonte >
  Giornale del Popolo (giornale della diocesi elvetica di Lugano)


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