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Intesa Sanpaolo scommette 100 milioni sul nucleare slovacco
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Il completamento dei due reattori nucleari dell'impianto slovacco di Mochovce (nella costruzione è coinvolta Enel attraverso la controllata Slovenské Elektràrne di cui detiene il 66%) andrà regolarmente in porto entro il 2012, nonostante le proteste degli attivisti di Greenpeace di questa settimana. Situato a 180 chilometri da Bratislava - capitale del Paese - il sito di Mochovce è stato infatti preso di mira dall'organizzazione verde, che ha visitato le agenzie di Intesa San Paolo.

Il volantinaggio intendeva informare i clienti sulla linea di credito di 100 milioni di euro concessa dall'istituto per la realizzazione dei reattori ritenuti dagli ecologisti "sovietici e obsoleti" e sul consorzio di nove banche responsabile del finanziamento totale di circa 800 milioni di euro per il completamento dell'impianto in Slovacchia. Interpellato da Libero Mercato in merito alle proteste inscenate davanti ai suoi sportelli, il gruppo bancario ha laconicamente commentato che «come per tutte le segnalazioni provenienti dalla società civile, Intesa San Paolo valuterà con attenzione anche quelle di Greenpeace».

Per saperne di più su tutta questa delicata questione, LiberoMercato ha voluto sentire anche il parere di Enel. E la società guidata da Piero Gnudi e Fulvio Conti ha rispedito al mittente ogni tipo di accusa giudicata dai vertici «strumentale». Enel, infatti, considera la centrale di Mochovce «assolutamente sicura». Per intenderci a prova eventuali e assai improbabili incidenti in seguito a cedimenti e malfunzionamenti strutturali, causati dall'attività di tecnici o da attacchi terroristici.

«In realtà» confermano dall'Enel «da quando abbiamo chiuso gli accordi (il valore della "commessa" ammonta a 1 miliardo e 900 milioni di euro) per 2 reattori (il 3 e il 4) da 440 Mw ognuno, abbiamo apportato ulteriori miglioramenti uniformandoci così all'attuale normativa sul nucleare. Quella, per essere chiari, imposta dalle più qualificate agenzie internazionali di controllo, come Iaea e Wano. Insomma la centrale è stata considerata assolutamente in linea con gli standard applicati in occidente per la costruzioni di impianti di questo tipo».

Nel 2006 Enel aveva già rilevato i primi due reattori (1 e 2) di seconda generazione presenti nell'impianto slovacco. «I miglioramenti (molti realizzati su base volontaria) portati al numero 3 e al numero 4 ci consentono di adeguarli a quelli di terza generazione, tengono conto dei gravi problemi insorti dopo il disastro di Chernobyl e prevedono di fare fronte ai cosiddetti 'incidenti severi'. La pianificazione del progetto ha visto sempre coinvolto il governo slovacco. Insomma, la Slovacchia, paese a lunga tradizione nucleare, rappresenta una sorta di garante della professionalità e della serietà del lavoro di Enel, che si è sempre posto come principale obiettivo la sicurezza e l'efficienza dell'impianto. Non solo.

Sempre su base volontaria Enel ha predisposto controlli di impatto ambientale e survey presso i comuni del territorio per registrare il grado di accoglienza della popolazione locale alla realizzazione e al completamento del progetto. Ne abbiamo tratto indicazioni confortanti che ci hanno spinto a proseguire secondo i tempi previsti». Enel del resto è all'avanguardia nella ricerca sul nucleare.

Attualmente, insieme ai maggiori player del settore (a cominciare dalla francese EDF) è impegnata in reattori di ultima generazione come l'EPR di Flamanville (Normandia), nel quale detiene una quota del 12,5% (circa 400 milioni di euro su un progetto di 3,6 miliardi di euro) e concentra molti dei suoi sforzi per lo sviluppo e la ricerca per il nucleare di quarta generazione, che tuttavia non sarà disponibile prima del 2025.

Bruno Pampaloni

Fonte >   Libero Mercato


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