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Giornalista in tribunale: ha documentato l’atrocità sionista
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L’immagine ha fatto il giro del mondo. Il bambino che suo padre cerca di proteggere dalla fucileria israeliana si chiamava Muhammad Al-Durrah. Aveva 12 anni. Stava camminando col papà in via Salah Ed-Den di Gaza, quando il glorioso Tsahal ha cominciato a sparare. Si sono rifugiati dietro il grosso tubo di cemento, e il padre ha cercato di segnalare agli israeliani di essere un civile con un bambino. Entrambi sono stati uccisi. Colpiti non una, ma più volte dai mitragliatori dei soldati.

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Charles Enderlin
  Charles Enderlin
Ciò avveniva ben 11 anni fa, il 30 settembre 2000. In pieno giorno e davanti a numerosi testimoni. Fra cui Charles Enderlin, giornalista di France 2, e il suo cameraman palestinese, Talal Abu Rahma. Che hanno ripreso la scena dal principio alla tragica fine, attestando anche con dichiarazioni giurate che i soldati israeliani avevano mirato deliberatamentre ai due poveretti.

Da quel momento, i due reporter sono stati fatti segno di una gigantesca e organizzatissima campagna di diffamazione e di persecuzione giudiziaria, da parte del regime sionista attraverso i suoi agenti (katsas) e sayanim europei.

All’inizio, l’armata israeliana ha sostenuto che i proiettili che hanno ucciso il bambino e suo padre non venivano dalla parte dove si trovavano i soldati di Sion, in pratica insinuando che i due erano stati ammazzati dai palestinesi. Poi, siccome i media «ufficiali» hanno diffuso la versione israeliana come plausibile (per «completezza dell’informazione», naturalmente), incoraggiati, gli agenti ebrei in Europa sono giunti a cambiare versione: sostenendo che il video e le immagini riprese dai giornalisti erano un falso.

Philippe Karsenty
  Philippe Karsenty
Nel 2004, un politico ebreo-francese, Philippe Karsenty, fondatore di Media Rating – una copia esatta dell’italiana Informazione Corretta di Pezzana, con lo scopo di segnalare e intimidire i giornalisti che dicono la verità sui crimini di Israele – ha prodotto e pubblicato diversi video-reportages che miravano a fornire le supposte «prove» del falso. Karsenty «dimostrava» con analisi immagine per immagine, che il bambino non era stato nemmeno colpito da proiettili. E giungeva a sostenere che il piccolo Mohammad «è vivo, ed è stato visto comprare dei pomodori in una strada di Gaza».

Anche queste inaudite menzogne sono state riprese e diffuse da media italiani; in questa diffusione s’è distinta – manco a dirlo – Fiamma Nirenstein, la stessa che aveva già «dimostrato» ai media servili italiati che a Jenin non c’è stata nessuna strage, e che più tardi «dimostrerà» che la nave turca Mavi Marmara, attaccata dai commandos israeliani in acque internazionali mentre dirigeva su Gaza per rompere il blocco e portare generi di prima necessità, era piena di terroristi islamici armati. Versione accettata immediatamente non solo dai media, ma anche dal ministro degli Esteri Frattini.

  
Sempre più imbaldanzito, Karsenty, il Pezzana francese, è giunto ad avviare una procedura giudiziaria contro France 2 per aver mandato in onda il video, secondo lui falso. La catena TV francese ha reagito querelando il giudeo sayan per diffamazione, ed ha vinto la causa. Ma un giudice della Corte d’Appello di Parigi ha rovesciato la sentenza. Perchè? Si è detto perchè France 2 s’era rifiutata di consegnare al tribunale il video originale e integrale – ma anche questa è la solita disinformazione, da far risalire alle solite fonti. La TV francese ha consegnato il video, solo che la Corte non ne ha esaminato il contenuto, nè alcun’altra prova della fucileria. S’è limitata a rigettare la querela per diffamazione, sancendo che Karsenty aveva «esercitato il suo diritto alla critica e non aveva oltrepassato i suoi diritti».

Ciò ha consentito al Karsenty di querelare – e di vincere la causa – contro Canal Plus (una rete a pagamento) colpevole di aver mandato in onda un documentario in difesa del giornalista Enderlin e del suo reportage sull’atrocità, di cui è stato testimone oculare. Karsenty ha sostenuto che Canal Plus l’aveva diffamato, mentre aveva ignorato i «fatti» da lui esposti. (Canal+ et l'agence Tac Presse condamnés pour diffamation)

Nel frattempo, France 2 ha interposto appello a tutela della credibilità del suo giornalista (caso di raro coraggio editoriale). La causa sarà discussa da un tribunale francese il prossimo febbraio. Sono passati 11 anni.

Undici anni in cui Israele ha continuato a compiere atrocità sempre più rivoltanti, dai massacri deliberati di Piombo Fuso all’aggressione della Mavi Marmara; atrocità ed omicidi contro i civili di Gaza ammessi anche dai soldati ebrei: (3 thoughts on “V for Zionism”)

Undici anni di disinformazione, costose cause legali e demolizione morale di un rispettato giornalista. Israele è tenace, nulla dimentica e non perdona mai.

Ricordiamoci questo fatto che tutti vogliono dimenticare. Ricordiamocelo almeno per valutare le «informazioni» che ci arrivano sulla tragedia in corso in Siria dipinta come «primavera» contro un regime. E per soppesare il torrente di propaganda anti-iraniana che viene vomitato dalle solite centrali, in preparazione dell’ennesima guerra che Israele ha voglia di fare – o di far fare agli americani.

Teheran che «minaccia di chiudere Ormuz», Teheran che «accelera la fabbricazione della bomba atomica», Teheran che «è una minaccia per l’esistenza di Israele».



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