'Così cresce la deforestazione' il paradosso dei biocarburanti			
	
					Repubblica.it
					19 Luglio 2011
				
	
	
Biodiesel: greenpeace sostiene che causa la deforestazione. Ma non sono i verdi ad averla voluta?
ROMA - “Metti una tigre, in estinzione, nel motore”. Lo  slogan, contenuto nell’ultimo rapporto di Greenpeace, fotografa un  paradosso ambientale. Una buona azione ecologica – la normativa europea  che obbliga ad usare almeno il 10 per cento di biocarburanti – rischia  di trasformarsi in un boomerang che incentiva la deforestazione,  accelerando la perdita di biodiversità e il caos climatico. Come? Grazie  a un trucco naturalmente. 
 
La prima trappola possibile è stata  evitata dall’Unione europea. Temendo che per ottenere le piante da cui  estrarre i biocarburanti si aggravasse la pressione che restringe il  manto verde del pianeta, Bruxelles ha vietato di utilizzare  biocarburanti che provengano dal cambio diretto di destinazione dell’uso  dei suoli: togliere foresta pluviale per far spazio a soia, colza e  palma da olio da trasformare in carburanti è un danno ambientale che  evidentemente non può essere incentivato.
 
Ma, fatta la legge, è  stato trovato il raggiro: si chiama cambio indiretto di destinazione. E’  il gioco delle tre carte. Si prende un terreno coltivato a fini  alimentari e lo si destina a colture energetiche. A questo punto,  ovviamente, manca il suolo in cui seminare le piante necessarie a  fornire il cibo. Dove trovarlo? Erodendo la quota di foresta ancora  intatta. Si ritorna così al paradosso del danno ecologico incentivato.
 
Per bloccare questo sistema, il rapporto di Greenpeace (“La benzina verde minaccia clima    e foreste”) ha fatto un’analisi della situazione attuale proponendo  un’alternativa: “Gli italiani che vanno in vacanza usando la macchina  fanno il pieno di cambiamenti climatici, deforestazione ed estinzione di  specie", ricorda Chiara Campione, responsabile della campagna foreste  di Greenpeace. “Abbiamo analizzato i combustibili utilizzati nei paesi  europei e abbiamo scoperto che in Italia c’è il record di consumo di  olio di palma, una delle colture a più alto impatto ambientale: nel  nostro paese il biodiesel viene prodotto prevalentemente con materia  prima d’importazione”.
 
La produzione di biodiesel in Italia è  notevolmente aumentata negli ultimi 6 anni: ci sono 12 impianti che  hanno una capacità produttiva potenziale pari a 2,4 milioni di  tonnellate. Oggi l’Europa si attesta attorno al 6-7 per cento di consumo  di biodiesel ma, per ridurre l’uso di combustibili fossili, il target è  il 10 per cento entro il 2020.
 
“L’obiettivo è giusto, i mezzi  sbagliati - continua Chiara Campione - serve una legge che renda  obbligatorio il calcolo delle emissioni serra prodotte dal ciclo  completo di lavorazione dei biocarburanti. Bisogna incentivare il  biodiesel a basso impatto ambientale: dunque coltivazioni locali, che  non richiedono l’uso di pesticidi e crescono con poca acqua. Solo a  queste condizioni si può veramente parlare di biodiesel".
Fonte >  Repubblica.it