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'La distruzione delle generazioni': un rapporto documenta i crimini israeliani contro i bambini
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GAZA - Un’organizzazione palestinese che si occupa di diritti umani ha ricordato che durante l’aggressione israeliana a Gaza (“Piombo fuso”) Israele ha ucciso 355 bambini.

Il Centro “al-Mizan (La Bilancia)” per i diritti umani, in un rapporto intitolato “La distruzione delle generazioni. I bambini martiri nell’aggressione a Gaza”, afferma che questo numero fornisce una chiara smentita delle affermazioni degli occupanti concernenti la natura della loro aggressione a Gaza e gli scopi dell’operazione, poiché non è possibile giustificarsi con la formula “per errore” quando si parla di circa il 25% delle vittime. 

Il Centro ricorda inoltre che il numero complessivo delle vittime di quell’aggressione ammonta a 1.410 martiri: se si considerano le donne, gli anziani ed i civili si arriva ad un 83% delle vittime di quest’aggressione che non è possibile annoverare tra le fila dei combattenti.

Questo rapporto documenta la condizione dei minorenni uccisi durante l’aggressione, protrattasi dal 27/12/2008 al 18/1/2009: vi si trovano informazioni su tutti i bambini e le bambine vittime dell’aggressione israeliana, compresi i particolari su come sono stati uccisi.

Quest’ultimo rapporto è solo l’ultimo di una serie pubblicata dal Centro “al-Mizan” per i diritti umani ad un anno dall’aggressione alla Striscia di Gaza.

Questo rapporto aiuta senz’altro i difensori dei diritti umani, in particolare quelli dei diritti dell’infanzia in Palestina e nel mondo intero, sostenendo i loro sforzi mirati a proteggerli e ad assicurare loro giustizia compensando le famiglie delle vittime e cercando di perseguire gli autori dei crimini.

 Sempre in quest’ambito, il Centro sostiene che vanno moltiplicati gli sforzi per rendere operativi gli strumenti sia per assicurare protezione alle vittime sia per perseguire penalmente i criminali, a livello locale ed internazionale, attraverso pressioni su Israele affinché stabilisca un’inchiesta indipendente, fattiva e credibile, così come prevede il diritto internazionale, oppure attraverso altri strumenti, come il trasferimento della documentazione sui crimini di guerra al Tribunale Penale Internazionale, per processare di fronte a tribunali locali credibili coloro che hanno commesso o ordinato questi crimini.

Fonte >  Infopal

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