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				150 fratelli e il mercato dei figli			 
					Avvenire.it
					19 Settembre 2011
				I danni della "provetta": un piccolo quadro eugenetico 
 «Scusa,  ma che numero è tuo padre?». È la domanda che già si pongono molti  giovani americani quando pensano di mettersi assieme a qualcuno. Ed è  opportuno verificarlo, vista la diffusione e il numero dei cosiddetti  half-siblings, i mezzi-fratelli. Stiamo parlando dei ragazzi nati da  madre che ha utilizzato un donatore di seme per concepire il figlio,  donatore classificato con un peculiare numero identificativo.  All’interno dell’assenza di regolamentazione circa la quantità di  donazioni che un singolo soggetto maschio può fare (esistono solo linee  guida, non vincolanti) accade che negli States uno stesso uomo si  ritrovi padre di decine se non di centinaia di figli. Gli esperti  cercano di attirare l’attenzione sulla questione, approdata a inizio  settembre sulle pagine del New York Times.
 
 
 Sono soprattutto due le evenienze che preoccupano: la diffusione  nella popolazione di eventuali malattie rare di cui l’uomo potrebbe  essere portatore e la non remota possibilità di incesto. Quest’ultima è  legata al fatto che servendo le cliniche dell’infertilità un territorio  relativamente omogeneo è probabile che i mezzi-fratelli siano  concentrati nella stessa area e possano mettere su famiglia. Spesso  infatti condividono la medesima scuola.Per far fronte a questa situazione nel 2000 è nato un registro, il www.donorsiblingregistry.com,  grazie al quale è possibile rintracciare i propri mezzi-fratelli sparsi  per il mondo. Sono più di 8mila i mezzi-fratelli che con questo  strumento si sono già incontrati, ma 35mila i membri registrati con  l’opportunità di riconoscersi in base allo stesso numero di padre, e  oltre 10mila i singoli visitatori che ogni giorno passano dal sito. Chi  li aiuta a connettersi parla, con sconcertante entusiasmo, di come  questi giovani si assomiglino fisicamente e di quanto sia essenziale per  loro riconnettersi. Si parla di casi estremi in cui lo stesso donatore  ha generato più di 150 figli, ma non è eccezionale trovare soggetti con  una prole di molte decine di unità. 
 Il quadro è da fantascienza: una (mezza) razza creata da un unico  progenitore da cui viene generata una stirpe di (mezzi) fratelli. Tutti  simili, se non uguali. Uno scenario inquietante.
 
 L’aberrazione di una  scienza che non si pone domande e considera lecito tutto ciò che  tecnicamente è fattibile è sotto l’occhio di tutti. Speriamo sia il  diritto degli Stati, guidati da uomini accorti, a intervenire subito  ponendo quelle limitazioni che il mondo scientifico, sempre più  autoreferenziale, sembra non darsi da sé.
 
 All’interno di questo dibattito però nessuno pone la questione  fondamentale: ossia chi sia «padre». Con un colpevole automatismo lo si  considera tout court colui che ha offerto metà dal patrimonio genetico. E  lo stesso vale per «fratello», identificato in colui che condivide metà  cromosomi.
 
 Sorprende come, con siti e iniziative come il registro citato,  venga assecondato, se non addirittura indotto, il bisogno di trovare la  fonte del proprio genoma, neanche lì risiedesse veramente l’origine di  sé. Che grave errore fomentare l’illusione che dietro a quel numero si  nasconda un padre reale!
 
 Per questi bambini, in particolare per  quelli nati su iniziativa di una donna sola che è ricorsa alla donazione  di seme anonimo, il nostro augurio è che trovino presto nella vita  qualcuno che sia davvero padre, inteso come chi li sa introdurre al  senso del reale. In assenza di un padre biologico noto, resta sempre  aperta per ogni bambino la possibilità di incontrare persone che  riconoscano il valore del suo pensiero individuale capace di orientarlo  verso ciò che corrisponde a sé, persone che sappiano suscitare desideri e  accendere passioni, che possano indicare una meta buona sostenendolo  nel cammino.
 
 Quel giorno sarà davvero festa, perché da figlio l’intero universo  diventerà finalmente ereditabile, in quanto accessibile. Si tratterà di  un’eredità a pieno titolo paterna, libera dal determinismo della  genetica e di chi si rende acriticamente suo suddito. Allora sì che  anche i fratelli si moltiplicheranno, fino ad abbracciare,  potenzialmente, ogni uomo. E lo saranno per intero, non per metà.
 
 Luigi Ballerini
 
 Fonte >  Avvenire.it
 
 
 
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