CASERTA - Abusi sessuali e maltrattamenti su minori di età compresa  tra gli undici e i sedici anni: queste le tremende accuse che pendono  sui professori della struttura «Il Villaggio dei Ragazzi» di Maddaloni  in provincia di Caserta: otto in tutto gli indagati, e cinque i docenti  arrestati. I magistrati parlano di «sistematico ricorso a metodi brutali  ed umilianti da parte degli educatori» in un istituto considerato  modello, che ha lo scopo di promuovere iniziative in favore  dell’infanzia. Per tre di loro il gip ha respinto la richiesta di misura  cautelare avanzata dalla Procura. Uno scenario agghiacciante  quello ricostruito dagli inquirenti per descrivere ciò che,  presumibilmente, accadeva tra le mura dell'istituto: «Uso della violenza  per mortificare le vittime» e in alcune occasioni anche «percosse che  hanno riportato lesioni». Le delicate indagini, avviate nell’estate del  2009, sono state svolte dalla squadra mobile di Caserta e coordinate  dalla procura di Santa Maria Capua Vetere.
Uno degli episodi più inquietanti tra  i tanti emersi dalle indagini, spiega il procuratore Corrado Lembo, «è  quello verificatosi nel corso di una lezione presso la scuola media  statale del Villaggio dei Ragazzi nel novembre del 2008, allorquando la  professoressa colpita ora dall’ordinanza cautelare, con l’uso della  forza fisica, aveva fatto stendere supini sul pavimento due alunni,  entrambi di undici anni, e si era seduta dapprima sopra l’uno e subito  dopo sopra l’altro, all’altezza dei genitali, e, quindi, aveva iniziato a  prodursi in movimenti ondulatori e sussultori tipici di un rapporto  sessuale».
Cinque degli otto indagati sono agli arresti domiciliari.  Si tratta di Domenico Bellucci (56 anni), Vincenzo Crisci (30 anni),  Francesco Edattico (53 anni), Gianluca Panico (33 anni) e Maria Iesu (37  anni). Dal provvedimento emergono poi le violenze che il gruppo di  educatori avrebbe fatto ai ragazzi: dagli insulti, come «handicappato»,  «scemo», «porco», alle percosse: i giovanissimi ospiti dell’istituto  erano «spintonati e colpiti con schiaffi alla testa e pugni sulle spalle  e sulla schiena».  In una circostanza uno degli allievi fu spinto per  le scale e gli uscì sangue dal naso; un altro venne colpito da uno  schiaffo alla fronte, andò a sbattere contro un armadio metallico,  ferendosi al cuoio capelluto.
Le dichiarazioni contrarie rese da altri ragazzi,  secondo il gip Giuliana Taglialatela, che ha accolto le richieste dei  pm Giovanni Cilenti e Ilaria Sasso del Verme, non sono idonee a scalfire  l’impianto accusatorio: alcuni hanno infatti raccontato di non essere  stati picchiati, aggiungendo però «in quanto mi sono sempre fatto i  fatti miei e non davo fastidio a nessuno». «Dal che si evince - scrive  il giudice - che questi ultimi, più obbedienti e remissivi, non sono mai  stati fatti oggetto di maltrattamenti da parte degli educatori che,  invece, hanno rivolto le loro attenzioni su tutti gli altri ragazzi più  ribelli, nei cui confronti hanno adottato reiterati comportamenti  violenti che certamente hanno ecceduto rispetto a quelle che sono da  ritenersi lecite modalità educative».
L’ascolto di numerosi bambini e  adolescenti ospiti del Villaggio dei Ragazzi ha fatto emergere, spiega  ancora Lembo, «uno spaccato molto triste e sconsolante in relazione alla  gestione della struttura e al trattamento che gli educatori riservavano  ai minori ivi ospitati». Portate alla luce, infatti, «gravi condotte di  maltrattamento fisico oltre che psicologico poste in essere da alcuni  educatori nei confronti dei ragazzi alloggiati presso la fondazione». Le  dichiarazioni dei minori - ascoltati con l’ausilio di una psicologa -  sono apparse «assolutamente convergenti nella descrizione e nella  ricostruzione delle modalità con le quali erano stati trattati da alcuni  educatori dell’istituto e nella rappresentazione di metodi che - ben  lontani dal costituire quella che viene definita semplicemente  educazione rigida - integravano invece odiosi atti di maltrattamento  volti alla sistematica sopraffazione e vessazione di minori indifesi».
Fonte > Corriere.it