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Svizzera: sull’euro, non pare ottimista
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«Non escludo che avremo bisogno del nostro esercito nei prossimi anni»: parole di Ueli Maurer, ministro della Difesa della Confederazione Elvetica. Stupefacente: la nazione neutrale, che non ha guerreggiato da un millennio – e tuttavia mantiene un’armata di 200 mila uomini – si prepara alla guerra: e contro chi?

Può trattarsi di una replica polemica del ministro Maurer alle opposizioni: lui vuole riammmodernare l’armata, comprando anche 22 nuovi caccia Saab Gripen, e l’opinione pubblica è contraria alla spesa. Ma già questo può dire qualcosa: i Paesi europei in crisi stanno tagliando le spese militari. La Svizzera ritiene di accrescerle.

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«Il ministro, sostenuto in silenzio dagli alti gradi delle forze armate, sta cercando di rendere più consapevole l’opinione pubblica che la grave crisi di bilancio intrecciata con la crisi politica in Europa può diventare molto sgradevole», secondo John R. Schindler, docente di Sicurezza Nazionale allo US Naval War College (quindi con buone fonti d’intelligence). Il generale Andr Blattmann, capo delle forze armate elvetiche, ha annunciato che a dicembre presenterà al governo federale una proposta di dispiegamento di altri quattro battaglioni per proteggere punti strategici nel Paese. Lo scorso settembre, le forze elvetiche hanno svolto un’esercitazione «Stabilo Due» (definita di Stato Maggiore): volto a «verificare la prontezza dell’impiego dell’esercito». Lo scenario dell’esercitazione, secondo il comunicato ufficiale della Difesa ipotizza che «parti di unEuropa (...) sono instabili. Anche in Svizzera si verificano disordini, attacchi e atti violenti. Con questo scenario di una situazione straordinaria si intende verificare in particolare lappoggio ai Cantoni in ambito sussidiario, ma anche la condotta e limpiego della riserva operativa dellesercitoin questo caso della brigata blindata 11».

L’armata per reprimere disordini interni è qualcosa che si prepara in USA. Ma in Svizzera?

Sembra che si temano disordini della minoranza islamica: dico sembra, perché in Svizzera il governo, sulle questioni di tale importanza strategica, non è mai loquace. In occasione di queste manovre il ministro Maurer ha detto esplicitamente che l’instabilità europea sta sfuggendo di mano alla leadership della zona euro, da cui il popolo svizzero ha voluto tenersi fuori con referendum, mantenendo la sua moneta e la sua prosperità. Ciò implicherebbe il timore che le forze armate dei Paesi vicini si disorganizzino in un collasso generale di disordini, austerità feroci e fame, afflusso di profughi economici sediziosi, eccetera. Uno scenario greco.

Certo è che la silenziosa preparazione svizzera contrasta con il grande, corale e ufficiale «sospiro di sollievo» che burocrazie, eurocrazie, banchieri centrali, governi europei senza voto (Monti) stanno rumorosamente tirando in questi giorni: le cose vanno meglio, molto meglio, dicono in coro. Mario Draghi, il rettiliano messo a guidare la BCE, l’ha detto da Tokio: «La situazione migliora e ci sono segnali d’ottimismo». I media sospirano di sollievo, per farsi sentire da tutti noi: state calmi, ormai l’euro è fuori pericolo.

È un ordine ricevuto a cui si deve obbedire all’unisono, come a segnale convenuto, per acquietare tutti i contribuenti spolpati per «salvare l’euro» e le banche. Basta vedere la copertina di questo periodico francese dei banchieri e dei massoni, caricaturale. Basta guardare questa comica copertina.

  
«Che fatica! Ma l’euro ha vinto», suona il titolo. Gli articoli interni spiegano quanto si sono affaticati, lorsignori, quanto sudore ha sparso Draghi per «schiacciare la speculazione», quanti sacrifici hanno fatto Monti e Barroso perché l’euro possa finalmente respirare. Anche a Madrid «l’orizzonte si rischiara», Valery Giscard d’Estaing (ancora vivo? O schiodato dal mausoleo del Grande Oriente di Francia) può dichiarare in un fondo che «non esiste crisi dell’euro». Ma quanti sacrifici, i banchieri centrali, i delegati di Goldman Sachs, i fiduciari che la Trilateral ci ha messo a governarci! E pensare che i cittadini italiani non sono contenti delle nuove tasse, per di più retroattive, che si aggiungono alla torchia: ingrati. E smettano di lagnarsi gli spagnoli disoccupati, greci affamati che razzolano nella spazzatura: che cosa sono le austerità che subiscono, in confronto con gli sforzi di Draghi e Monti? Che hanno schiacciato la speculazione? Quindi pagate, popoli, per tanto beneficio. Repubblica, il Corriere, Le Monde seguono: siate grati! (Et Draghi terrassa la spéculation)

La realtà è che la speculazione s’è attenuata, dopo le vuote promesse di Draghi di un intervento monetario (tranquilli mercati, se avete titoli di Stato che vi bruciano nel portafoglio, ve li compro io) che ancora non s’è concretato ed è condizionato. Vedremo quanto dura la calma: diversi incendi non sono stati spenti, e covano pronti a divampare. Si profila inevitabile un nuovo (è il terzo) piano di salvataggio per la Grecia: Atene non ce la fa ad adempiere agli obbiettivi che gli aveva fissato l’eurocrazia, la Merkel e la BCE, ha bisogno di una proroga e di altri miliardi. Ciò era prevedibile, il tiro di cinghia richiesto era chiaramente troppo, e finisce per ottenere l’effetto contrario. Tutti lo capivano, molti economisti anche Nobel lo dicevano, ma i grandi d’Europa non se ne sono dati per inteso: loro la sanno più lunga. Monti sta ottenendo adesso lo stesso effetto in Italia: a forza di tasse e tagli, il prodotto interno lordo cala, e il debito pubblico aumenta invece di diminuire (presto sarà una voragine, perché l’ipertassazione farà cadere il gettito, come si insegna in ogni facoltà di economia).

Ma torniamo ai focolai della tempesta imminente che i mercati scateneranno. Cipro dovrà chiedere un salvataggio. La Spagna prova a resistere, ma dovrà chiederlo (e il Fondo Monetario preme: fate presto!): ciò sarà probabilmente annunciato al prossimo vertice europoide di novembre. Si noti che il salvataggio dell’euro è già costato 1.100 miliardi di euro: cifra che stiamo già pagando noi cittadini, che poteva essere usata in maniere molto più utili, e che non ha risolto la famosa crisi dell’euro (crisi inesistente, secondo il revenant, Giscard, autore primario di «questa» Europa). Se scatta il salvataggio, saranno altri 700 miliardi più o meno. (Le sauvetage de l'euro a déjà coûté 1100 milliards)

I Paesi così «aiutati» vedono degradare ogni giorno di più la situazione interna: disoccupazione galoppante, caduta del potere d’acquisto e dei consumi, con l’aggravante (solo in Italia) di arbitrii da dispotismo orientale, tassazione retroattiva, spolpamento della gente, che deve poi assistere ai lussi immutabili delle Caste miliardarie di Stato.

E che dire della fuga di capitali? Hanno lasciato la Spagna 296 miliardi di euro, l’Italia ne ha visto fuggire 235 solo nell’ultimo anno. Per rifugiarsi in Germania. Dove mai l’eurocrazia ricava tanto ottimismo? Dove vede i segni di miglioramento, Monti, e il Draghi? Squinzi (Confindustria) assevera che il PIL italiano è crollato del 7%, la produzione industriale crollata del 22% e i certi settori di oltre il 30%: sono percentuali da Grande Depressione. Lo stesso Fondo Monetario, che dovrebbe suonare il violino dell’ottimismo, valuta che la crisi in Europa durerà fino al 2018: altri sei anni di questa dieta, possiamo sopportarla? I greci possono? I giovani spagnoli disoccupati al 50%, possono durare tanto senza rivolte? E gli italiani sotto doppia occupazione? Essendo la crisi cominciata ormai da quattro anni, la prognosi è di dieci anni: quella stessa del 1929, che durò fino al 1939 ma solo perché ci fu il «salvataggio» della Seconda Guerra Mondiale, grande consumatrice di (uomini e) materiali. Questa durerà di più; anche se dietro l’angolo può esserci una riedizione della guerra civile spagnola (allora la Catalogna si schierò coi rossi non perché fosse rossa, ma secessionista), le guerre non sono più quelle di una volta come assorbimento dei disoccupati.

Dunque, l’ottimismo sparso ufficialmente a così piene mani, è spiegabile solo in due modi: o i Rettiliani esistono davvero, hanno occupato la BCE, la Commissione e il governo italiano (effettivamente sono tutti molto glabri), e dal loro punto di vista hanno ragione ad essere trionfalisti, perché sono indifferenti alla specie umana e dopo averci dissanguato fino all’ultimo uomo occuperanno con le loro uova di draghi la Terra lasciata libera da noi mammiferi, oppure, la loro è una sirena che ci suonano e cantano per tenerci calmi mentre completano il loro disegno: «Dobbiamo rinunciare alla nostra sovranità nazionale», dice papale papale Napolitano (anche lui troppo glabro, noto), dovete darla alla UE: e presto, perché lui ha fretta, nonostante la incresciosa longevità di cui beneficia come tutti questi esseri a sangue freddo.

Vedete, la UE è così buona, così affaticata per il vostro bene, che ha ricevuto il Nobel per la Pace... Ha assicurato 60 anni di pace in Europa, eccetera, eccetera (1). Questa del Nobel è una storia così ridicola, che il commento migliore mi sembra quello del giornalista Max Keiser: «È stato come premiare Frankestein miglior mostro dell’anno (2)».





1) Invece pare proprio che la UE, con la sua moneta, stia cominciando a provocare fratture violente ed echi di guerra, almeno civile, in Europa. I greci disperati accolgono la Merkel con provocatorie bandiere naziste (per contro, Konrad Adenauer fu accolto col calorosa simpatia nella sua visita ad Atene del 1954, meno di dieci anni dall’occupazione del Terzo Reich in Grecia). La Catalogna vuole staccarsi, e il vice-presidente del parlamento di Madrid minaccia l’intervento della Guardia Civil contro il separatismo di Barcellona. I militari spagnoli cominciano a ringhiare. Il vicepresidente del parlamento europeo, lo spagnolo Quadras (dunque «europeista convinto») ha invitato i generali della Guardia Civil a prendere il controllo della Polizia locale catalana, i Mossos de Escuadra: vedremo la replica del 1936? L’ex presidente del Portogallo, Jorge Sampaio, lancia l’allarme: lo strangolamento economico della popolazione sotto le austerità imposte dalla UE destabilizza la fragile democrazia. La Gran Bretagna stavolta se ne va davvero contro «il massiccio aumento» del prossimo budget eurocratico (2014-2020). La spaccatura Nord-Sud si aggrava dovunque, l’assenza di una «comunità di destino» fra tedeschi e latini compare più patente che mai nonostante tutta la retorica alla vaselina, e persino l’addormentata Italia del Nord – grazie a questa Europa dei rettili – ha cominciato ad essere cosciente e a non sopportare più il peso del tributo che paga al Sud, 50 miliardi l’anno, che ha già fatto per conto suo secessione mentale e morale. Era il momento giusto per assegnare a questa entità il Nobel per la Pace. Del resto, l’hanno dato a Kissinger, ai due terroristi israeliani Shimon Peres e Itzak Rabin, ad Al Gore, a Barak Obama...
2) «… E l’anno prossimo, il premio a Monsanto?».



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