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E se noi europei di razza originaria ci facessimo rispettare?
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Presentazione
di Luciano Garofoli


È giusto combattere il razzismo e la discriminazione in generale: ogni forma di ghettizzazione, ogni campagna diffamatoria più o meno veritiera è sicuramente odiosa e non fa che creare delle vittime e dei martiri. Questo principio è valido in maniera universale, assoluta ed astratta.

Quindi la coerenza vuole che si debbano applicare questi principi cristiani ed umani a tutte le persone indistintamente, ad ogni etnia, o gruppo sociale e che non si assumano invece degli atteggiamenti che nel momento in cui promuovono una certa porzione di popolazione, una specifica minoranza, lo facciano a danno di altre.

Ma in questo periodo storico, in cui si predica tanto di democrazia, di uguaglianza, di parità di diritti tra tutte le persone, si applica poi un trend strano e davvero diretto ad una deriva preoccupante. Se non vado errato la democrazia prevede, come sua specifica definizione, oltre che il concetto di governo del popolo, anche quello della formazione di una volontà generale basata sul numero.

In buona sostanza la «res publica» viene affidata a quel gruppo che abbia riscosso il maggior numero di suffragi validi; quindi questa maggioranza dovrà, per un periodo di tempo determinato, svolgere le sue mansioni di governo, legiferare, condurre uno Stato in funzione di ben determinati obiettivi e precise indicazioni ricevute dal proprio elettorato. In questo tipo di scenario, evidentemente e naturalmente, un ruolo di controllo e di stimolo è riservato alla minoranza, Quindi in un sistema democratico perfetto nessuno viene discriminato o ghettizzato o ridotto allo stato di servaggio.

Ma stranamente, in questa nostra sciagurata epoca, assistiamo ad uno stravolgimento, ad una degenerazione del sistema: il ruolo della minoranza è sfigurato, ingigantito, trasformato quando non addirittura cambiato radicalmente. La minoranza, che svolge anche il suo ruolo di opposizione, viene ad assumere quello di élite trainante e di coscienza morale quando addirittura, in maniera aberrante, impedisce l’esercizio dell’auctoritas connaturata ed intrinseca alle mansioni di governo. Questo porta a trattative estenuanti e costanti, o addirittura al blocco delle capacità di realizzazione di qualsivoglia progetto o programma della maggioranza. Per fare ciò si ricorre a qualsiasi tipo di mezzo di pressione, parlamentare, legislativo, di attuazione di cavilli regolamentari ed addirittura all’uso delle manifestazioni di piazza violente e devastanti.

Queste ultime, lungi dall’essere considerate frutto di una piccola frangia di scalmanati e di antidemocratici violenti, destano nell’opinione pubblica la sensazione che la maggioranza siano loro e che in quel momento le forze dell’ordine stiano assumendo il ruolo di repressori e inibitori, se non addirittura di strumenti deviati di repressione dittatoriale nei confronti di un popolo oppresso.

A questa degenerazione della pacifica convivenza politica, si aggiunge l’opera insinuante, continua, ficcante di una stampa che cerca di permeare la società di sensi di colpa, di creazioni di «étas d’esprits» favorevoli ad imporre modi di pensare che rompano gli schemi naturali del vivere civile; ma non solo, che destano e creano nella massa anche sensi di colpa e barriere psicologiche assurde se non umilianti nei confronti di chi pensa in maniera «normale» e «tradizionale»: costoro diventano dei reprobi, dei razzisti, degli individui spregevoli e  da ghettizzare senza pietà.

Quindi quel razzismo che si cerca di combattere, viene riproposto come forma comportamentale positiva quando è rivolto a chi non si vuol fare omologare.

La storia non può essere interpretata e giudicata con gli occhi di chi vive secoli dopo. Non si può applicare ad essa la prassi marxista che interpreta tutto in funzione e nell’ottica della lotta di classe o dello sfruttamento di una classe o di una parte della società sull’altra; o di un popolo sull’altro.

Se in epoche passate le nazioni hanno usato il colonialismo per i propri fini o per i propri obiettivi, questo non significa che oggi i cittadini delle stesse nazioni che applicavano tali principi, si debbano, a priori, sentire colpevolizzati nei confronti dei popoli delle loro ex colonie e quasi debbano espiare questa «colpa» in maniera collettiva e debbano riparare o frenare le proprie esistenze con permanenti ed incancellabili sensi di colpa.

Da questo deriva il dover per forza pensare, che tutto quello che è manifestazione di una civiltà, il prodotto della sua cultura, il suo modo di essere e di manifestarsi, costituisca un’offesa per chi non appartiene a quella civiltà o non attua quel modo di agire.

Celebrare il Natale è un’offesa a chi non pratica il cristianesimo, pregare per la conversione degli ebrei offende la religiosità del popolo eletto, portare ed esaltare simboli nazionali specifici, offende chi non appartiene a quel ceppo etnico o ai cittadini della nazione di riferimento. Le minoranze devono essere privilegiate. Avere dei super diritti rispetto ai cittadini comuni, delle agevolazioni, delle corsie preferenziali a scapito e spesso a danno degli autoctoni. Tutto ciò sottende una volontà di cancellazione delle origini e delle specificità culturali a favore di una forma societaria completamente aliena ed estranea a quella locale. Alla fine le minoranze, per non essere offese, imporrano i loro comportamenti ed il loro modo di vivere distruggendo la civiltà specifica di un territorio o di una nazione: nessuno sarà più a proprio agio a casa sua, nessuno potrà esprimere un qualcosa di diverso dalla volontà delle minoranze: questo assume i contorni di genocidio culturale.

Lo strano è che tutto è permesso e tutto offende sempre qualcuno: ma se un popolo vuol scegliersi, in base ai propri canoni di civiltà, la propria forma di governo, allora questo deve essere impedito in quanto solo la democrazia ha diritto a sussistere: chi recalcitra. viene schiacciato direttamente o indirettamente dalla violenza esercitata dal «consesso civile» che non può tollerare diverse forme di governo se non la democrazia medesima: allora rivoluzioni, sommovimenti pilotati, finanziati dall’esterno, bombardamenti aerei, blocchi navali, stragi, uso di armamenti proibiti o «innovativi» non comunque compresi tra quelli proibiti, ma davvero devastanti; tutto diventa lecito, se non addirittura auspicabile, l’assassinio e la eliminazione di classi dirigenti intere.

Come, provocatoriamente, afferma in questo articolo Michel Geoffroy è arrivata l’ora di cominciare a reclamare i propri diritti, a fare resistenza con qualsiasi mezzo lecito contro chi vuol cancellare dal mondo la civiltà classica e cristiana, perché in fondo lo scopo ultimo è proprio la sparizione del cristianesimo e del suo modo di esistere e di pensare.

Come al solito amaramente dobbiamo prendere atto che le gerarchie cattoliche in toto, Pontefice in testa, incitano a considerarci ormai non più una maggioranza che può liberamente esprimere le proprie idee, celebrare le proprie festività, esplicare i propri riti, ma come una minoranza che per non offendere nessuno dovrà potersi esprimere solo tornando nelle catacombe, sperando di non essere scoperti. Né tanto meno di poter fare proselitismo o cercare di convertire chicchesia, cosa che, naturalmente offenderebbe chi non è cattolico!

Tutto ciò è semplicemente assurdo!

Insomma questo è un vero e proprio manifesto pro identità e cultura europea che è veramente sottoscrivibile in toto e che affonda le sue radici in quei caratteri davvero comuni e condivisi di un’Europa dei popoli ricca di memorie e retaggi comuni e unificanti: tutt’altra cosa dell’Europa dei mercati o dei bankster che una cricca di apolidi sconsiderati cerca di imporci contro la nostra volontà di europei di «razza originaria».

Onore a Polèmia che ancora una volta con coerenza, coraggio e forza alza la bandiera della giusta causa e della speranza di poter salvare ciò che Dio ci ha dato come retaggio.

Luciano Garofoli



Il 15 ottobre 2012, Houria Boutelja, portavoce del Partito degli indigeni della Repubblica, comparirà davanti alla Corte di Appello di Tolosa, su appello presentato da parte della Procura della Repubblica e dell’AGRIF (Alliance générale contre le racisme et pour le respect de l’identité française) (1) in seguito ad una sospensione che era stata ottenuta dalla Pretura penale della medesima città. Effettivamente l’AGRIF l’aveva perseguita per «offesa razziale» per aver usato, durante una trasmissione televisiva, il termine «aborigeni» per indicare i francesi di razza originaria.

Nel momento in cui si parla molto di «razzismo antifrancese» questa istanza cade a proposito. Si può immaginare che Jean-François Copé (2) ed i suoi contraddittori attendano con interesse la decisione che sarà presa dalla Corte d’Appello. Ma tutto ciò Michel Geoffroy, con il suo stile ironico ed incisivo, incita gli europei di razza originaria a riprendere l’iniziativa e a farsi rispettare. (Polèmia)


E se noi europei di razza originaria ci facessimo rispettare?

L’Islam è una religione di pace e d’amore ed i musulmani dimostrano ogni giorno il loro incontestabile apporto al progresso della scienza, della cultura e dei costumi. Forti di questo felice esempio, noi europei di razza originaria, dobbiamo anche noi far rispettare i nostri valori e la nostra identità della vita pubblica.

Quando gli insegnanti insultano la religione romana, la greca, la celtica, o quella cristiana oppure quando insultano la memoria dei nostri antenati davanti ai nostri figli, dobbiamo manifestare fermamente la nostra condanna all’uscita della classe. Dobbiamo anche incitare i nostri figli a contestare in classe le affermazioni di questi cattivi maestri in modo da denunciare chiaramente questi ultimi intorno alla loro cattiva abitudine di discriminazione nei nostri riguardi. Dobbiamo adoperarci affinché lo studio dei testi o degli autori che danno un’immagine degradante della nostra identità, della nostra cultura e della nostra storia sia assolutamente proibito. Dobbiamo intervenire in maniera massiccia presso gli editori e gli autori, perché i testi scolastici e, in maniera più generale, le opere destinate alla diffusione, non contengano dei fini o degli stereotipi svilenti atti ad insultare gli europei di razza originaria.

Quando degli uomini di cultura, dei media o degli uomini politici criticano o sbeffeggiano i nostri valori, la nostra religione, il nostro clero o la nostra storia, dobbiamo manifestare la nostra riprovazione. I film che insultano la nostra religione o la memoria dei nostri padri, insieme a coloro che li producono e li diffondono, devono essere boicottati. Dobbiamo anche vigilare affinché nelle produzioni audiovisive, il ruolo del cattivo non sia sistematicamente assegnato a degli europei di razza originaria.

Dobbiamo esigere che gli eletti, i media ed il settore del commercio rispettino le nostre feste religiose: per esempio che la città di Parigi organizzi una serata musicale per festeggiare la fine della Quaresima. Ci auguriamo anche che il Natale sia degnamente celebrato come una grande festa europea e che degli abeti decorino i luoghi pubblici e le scuole.

Ci auguriamo anche che le collettività pubbliche finanzino le nostre associazioni culturali favoriscano per esempio, con la cessione gratuita di terreni edificabili, la costruzione di nuove chiese, di nuovi monasteri e presbiteri. Ci auguriamo anche che esse incoraggino la formazione dei nostri sacerdoti.

Ci auguriamo anche che i nostri luoghi di culto e i nostri cimiteri siano protetti da ogni tipo di degradazione e siano oggetto di una protezione adeguata. Inoltre non desideriamo che coloro i quali non dividono con noi la nostra fede non possano accedere alle nostre chiese o ai nostri templi ed ancora di più sia impedito loro l’ingresso se non siano decentemente vestiti o indossino abiti non conformi ai nostri usi.

Ci auguriamo inoltre che nel caso in cui i nostri compatrioti francesi di razza originaria rimangano vittime di violenze o di incidenti gravi possano avere manifestazioni di solidarietà e di sostegno da parte dei poteri pubblici: e che, per esempio, il presidente della repubblica si rechi presso di loro per portare il proprio conforto sia a loro che alle loro famiglie.

Vogliamo anche che nel momento in cui uno dei nostri compatrioti commetta un delitto, cosa estremamente rara, le autorità pubbliche vigilino a non fare che questo sia confuso ed esteso al resto degli europei di razza originaria che sono profondamente tolleranti, aperti agli altri, lavoratori, rispettosi delle leggi e pacifici. Dobbiamo inoltre manifestare il nostro sostegno a quelli tra noi che vengono interrogati dalle forze dell’ordine per poterle aiutare psicologicamente a prevenire ogni ingiustizia.

Vogliamo anche, allo stesso tempo, che le forze dell’ordine non controllino sistematicamente francesi di razza originaria come invece fanno troppo spesso. Ci auguriamo anche che i servizi di sicurezza pubblici o privati, siano composti da europei di razza originaria nel momento in cui essi sono chiamati ad intervenire in una zona in cui siamo residenti o che frequentiamo abitualmente. Ci auguriamo che questi interventi avvengano il più raramente possibile.

Vogliamo che la nostra lingua, che è la manifestazione della nostra identità e nella quale i più grandi capolavori universali della nostra cultura sono stati redatti, sia insegnata e rispettata: vogliamo che venga correttamente insegnata nelle nostre scuole e che il suo cattivo uso, in particolare nei media, sia sanzionato. Ci auguriamo inoltre che l’insegnamento delle materie umanistiche sia ristabilito.

Dobbiamo esigere che i principi della nostra religione siano rispettati nella vita corrente: vogliamo che le macellerie certifichino che la carne che ci viene venduta non sia il risultato di un tipo di macellazione rituale e che gli animali non abbiano sofferto inutilmente (3); che le mense servano regolarmente del maiale o del cavallo se permettono di mangiare pesce il venerdì; o che vengano serviti anche pasti con del maiale a bordo degli aerei e dei treni a lunga percorrenza. Dobbiamo anche beneficiare degli aggiustamenti di orari durante il periodo la Quaresima, (4) così come dei rinvii, durante questo periodo delle sedute dei tribunali e degli avvenimenti sportivi.

Allo stesso modo non possiamo tollerare una rappresentazione degradante della persona umana in quanto Dio l’ha fatta sua immagine e somiglianza, né che ci venga imposta una presentazione impudica della femminilità negli spazi pubblici in nome di una pretesa arte contemporanea o della pubblicità medesima.

Ci auguriamo di poter essere accompagnati dalle nostre mogli e dei nostri figli quando ci rechiamo in luoghi pubblici, in una struttura sportiva o in una piscina.

Rivendichiamo anche il diritto di poter portare in qualsiasi luogo i nostri vestiti tradizionali: che gli uomini possano indossare giacca e cravatta e che le donne possano mettere delle vesti la donna, delle gonne o dei cappotti di pelliccia, senza farsi insultare o aggredire.

Ci auguriamo anche, per prevenire qualsiasi tipo di discriminazione nei nostri confronti e di favorire una gioiosa diversità, che alcune quote dei posti di lavoro siano riservate esclusivamente agli europei di razza originaria in tutte le professioni, ed in particolare nei servizi riguardanti le persone. La stessa cosa deve avvenire per l’accesso alle case popolari, alle classi preparatorie per le grandi scuole e nelle graduatorie di insegnamento. Le grandi imprese devono finanziare anche delle fondazioni destinate a favorire la nostra promozione sociale e la nostra formazione. Una specifica legislazione deve censurare le proposte ed i comportamenti che attentino alla nostra immagine, alla nostra storia, ai nostri valori, alla nostra religione e alla nostra identità.

L’eurofobia e la francofobia devono essere evitate come qualsiasi incitazione all’odio ed alla discriminazione. Le campagne diffamatorie basate unicamente su degli atti di accusa rivolti ai soli europei devono altrettanto cessare per la stessa ragione. Al contrario le grandi opere e le realizzazioni della nostra cultura devono essere celebrati, come è esaltato l’apporto degli stranieri alla identità europea.

Se ci comporteremmo in questo modo e allo stesso modo avremmo molti figli, non solamente noi assumeremo la promozione dei nostri valori dell’identità europea nella società, ma saremo sicuri di beneficiare della benevolente attenzione delle autorità.

Michel Geoffroy

Traduzione per EFFEDIEFFE.com a cura di Luciano Garofoli


Fonte > 
Polèmia





1) Alleanza generale contro il razzismo e per il rispetto dell’identità francese.
2) Jean-François Copé, uomo politico francese che ha ricoperto vari e importanti incarichi governativi, come portavoce del governo con il premier Fillon, ministro aggiunto agli Interni, responsabile per la Riforma dello Stato. Per due legislature viene eletto anche sindaco di Meaux, dove lancia un piano di forte impegno per la sicurezza dei cittadini, Nel 2006 fonda un proprio gruppo autonomo, Génération France, che si occupa prevalentemente di identità francese, di convivenza e di rispetto del patto repubblicano e integrazione in Francia. Dal novembre 2010 è segretario generale dell’UMP il raggruppamento di destra fondato dall’ex Presidente Sarkozy.
3) Qui l’autore fa riferimento allo sgozzamento degli animali attuato con un particolare rituale sia dagli ebrei che dai mussulmani. I primi lo fanno per garantire ai cibi di essere kosher cioè appunto puri, trattati secondo la legge; i secondi normalmente uccidono gli animali per taglio della giugulare rivolti ad est verso la Mecca. Il giorno dell’Id al-adha, si ricorda il sacrificio del montone fatto da Abramo al posto del figlio, montone fatto trovare dall’angelo in un roveto. I mussulmani dicono che il figlio da sacrificare fosse Ismaele, figlio di Hagar e non Isacco. In quel giorno i mussulmani sacrificano, secondo la sharia, un animale che deve essere fisicamente integro ed adulto e può essere soltanto un ovino, un caprino, un bovino o un camelide; negli ultimi due casi è possibile sacrificare un animale per conto di più persone, fino a sette. L’animale viene ucciso mediante sgozzamento, con la recisione della giugulare, che permetta al sangue di defluire, visto che per la legislazione biblica e coranica il sangue è impuro ed è quindi proibito mangiarne. La cerimonia dello sgozzamento avviene il giorno 10 o nei tre giorni seguenti, nel periodo di tempo (waqt) compreso fra la fine della preghiera del mattino e l’inizio della preghiera del pomeriggio. Viene sgozzato da un uomo, che deve essere in stato di purità legale (ṭahāra), pronunciando un takbīr, ovvero la formula: «Nel nome di Dio! Dio è il più grande». L’uccisione avviene, quasi sempre o nel cortile interno di casa, o sull’ingresso esterno della medesima se non c’è il cortile. Immaginate le povere bestie incaprettate che spasimano con la gola tagliata e che cercano istintivamente di sfuggire alla sorte saltando e schizzando sangue da tutte le parti. A questo vuole alludere l’autore quando afferma che gli animali non abbiano sofferto inutilmente. I mussulmani riconducono questo rituale anche alla famosa notte prima dell’Esodo, quando il sangue distingueva le case degli ebrei da quelle degli egiziani.
4) I mussulmani lo pretendono e gli viene concesso regolarmente, durante il periodo del Ramadan, la loro quaresima.



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