Il greggio a 100 e il cretino globale
01 Gennaio 2008
E’ stato un «trader» del Nymex (New York Mercantile Exchange) a portare il greggio oltre la soglia psicologica dei 100 dollari a barile.
L’ha fatto tanto per provare una emozione: difatti ha comprato da un altro «trader» mille barili di greggio (il minimo consentito) al momento giusto per provocare il tracollo, per poi rivenderli immediatamente, tra l’altro con una perdita di 600 dollari.
Lo ha rivelato al Financial Times Stephen Schork, fondatore della newsletter Shork Report (che segue il mercato petrolifero) ed ex «trader» al Nymex.
«Potrà dire ai nipoti che è stato lui a farlo. Sono sicuro che sta incorniciando la ricevuta che comprova lo scambio» (1).
Difatti i responsabili dell’OPEC si sono affrettati a comunicare: non è per colpa nostra.
«Non c’è problema di scarsità d’offerta del greggio», ha dichiarato Hojjatollah Ghanimifard, direttore della compagnia nazionale petrolifera iraniana (l’Iran è il secondo produttore dell’OPEC dopo l’Arabia Saudita): «Secondo me, il vero problema sta al di fuori del mercato del petrolio. C’è troppa liquidità disponibile, il grosso del problema sta nel mercato di carta sul greggio».
Infatti sono stati gli speculatori sui futures petroliferi, che scommettono sul rincaro, a provocare il rialzo (2).
E la loro frenetica settimana di gloria è stata coronata dalla pura demenza dell’anonimo «trader» che ha comprato e rivenduto in perdita i suoi mille barili (di carta) per essere l’uomo che portò il greggio a 100.
Ovviamente, rotta la barriera psichiatrica, i futures scommettono - e dunque provocano - ulteriori rincari.
Siamo nelle mani di questo tipo di gente: cretini globali sul mercato globale.
Ma il pirla del Nymex ha un imitatore in Trichet, il governatore della Banca Centrale Europa.
Come si ricorderà, il 18 dicembre scorso la BCE inondò il mercato interbancario con 380 miliardi di euro a 2 settimane - somma astronomica che lasciò stupefatte persino le Banche Centrali anglo -americane - per dare liquidità alle banche che rifiutavano di prestarsi soldi a vicenda, sapendo di avere in pancia enormi buchi da perdite sub-prime e bisognose di costituirsi riserve.
Ebbene: adesso la BCE sta prosciugando l’alluvione che ha provocato, riacquistando almeno 300 miliardi di dollari dalle banche.
Lo chiede con un’asta di acquisto, offrendo il 4%.
E il bello è che le banche, che avevano bisogno disperato di questa liquidità, stavolta lo ridanno alla BCE: allo stesso tasso cui l’avevano preso in prestito, è vero, ma con una perdita secca.
Se avessero usato quel denaro per concedere fidi e prestiti anche a breve, avrebbero guadagnato di più.
Ma evidentemente stimano che il rischio di prestare, oggi, non valga il profitto (3).
Lo stesso fanno i banchieri anglo-americani: questi leoni del rischio, che negli anni scorsi, senza batter ciglio hanno comprato 1,8 trilioni di dollari di titoli confezionati con i mutui sub-prime (roba che puzzava lontano un miglio, data l’insolvenza dei debitori dei mutui), oggi corrono ad acquistare Buoni del Tesoro USA a 10 anni, come pensionati tremebondi.
Fra l’altro questi Bond di Stato decennali danno un interesse che è inferiore al tasso d’inflazione, e ancor più lo sarà perché l’inflazione non farà che crescere, e può perfino diventare iper-inflazione. Cioè stanno facendo un cattivo affare per paura del rischio, come ne fecero prima uno pessimo per attrazione demenziale al rischio.
Sono questi i cretini globali che per anni ci hanno invitato ad affidare a loro i nostri risparmi, adducendo che loro sì erano i veri esperti della finanza, i veri competenti della speculazione.
La BCE d’altra parte riassorbe l’eccessiva liquidità di cui ha inondato l’Europa: e fa bene, anche se il costo dell’operazione, per noi euro-contribuenti, non viene rivelato.
Ma perché aveva creato quell’alluvione?
E perché le banche prima sono corse a prendere il denaro, ed ora corrono a restituirlo?
Secondo l’economista Francesco Forte, che fu ministro di Craxi, la BCE ha aiutato le banche alla «foto di fine anno», ad abbellire i bilanci che si chiudono il 31 dicembre.
Il bilancio annuale viene poi «reso pubblico l’anno seguente, come un fotofinish rappresentativo di una situazione che si suppone strutturale», ironizza Forte- ma strutturale non è.
I malati si sono fatti dare il belletto per tingersi le guance.
Pura cosmetica finanziaria.
Così, mentre le banche si sono messe il fondotinta per il fotofinish e sembrano sane, ottocentomila americani, nella sola seconda metà del 2007, hanno cominciato le pratiche d’insolvenza che le porterà a perdere la casa d’abitazione per pignoramento.
Nel mondo anglosassone, le perdite dei privati e delle banche ammonteranno - secondo le valutazioni di Evans-Pritchard del Telegraph - a un trilione di dollari, il che porterà come conseguenza una restrizione del credito di 4 trilioni di dollari.
Un governo serio come quello giapponese si prepara ad acquisti in massa di granaglie sui mercati mondiali, per assicurare alla sua popolazione riserve stabili in tempi di prezzi crescenti (il frumento è rincarato del 71% in un anno, la soya dell’81%) e per costituirsi riserve d’emergenza nel caso di vera scarsità.
Il Giappone è il più grosso importatore mondiali di grani, e conta di aumentare le sue riserve, attualmente bastanti per uno-due mesi di consumo, a tre mesi (4).
Il Giappone del resto si prepara a un rallentamento, per il fatto che lo yen s’è apprezzato sul dollaro del 18%.
Il fatto che l’euro si sia apprezzato del 50, invece, non preoccupa i nostri cretini locali, eurocrati alla Padoa Schioppa, mentre persino la Germania sta rallentando.
L’importante è la cosmetica finanziaria e qualche trucco contabile creativo, ciò che essi credono essere l’economia.
In questa sfilata di cretini planetari non dobbiamo dimenticare i sindacati italioti, che - da quando Napolitano ha scoperto che c’è il carovita - minacciano lo sciopero generale per aumentare i salari, tutti quanti: come fare sciopero per l’alta marea, ma non è qui il punto.
E’ come se CGIL CISL UIL fossero sbarcati da Marte due giorni fa, e non avessero invece partecipato da decenni a tutti i negoziati con Confindustria e governo, in base ai quali i salari nostri sono i più bassi d’Europa.
Con l’accordo collusivo dei sindacati cosiddetti «dei lavoratori».
Sono furbetti locali, ma la loro cretineria sta nel credere di riuscire, anche stavolta, a darcela a bere. O avranno ragione loro?
In questo caso, i super-cretini siamo noi.
Note
1) Ray Massey, «Lone trader ‘seeking fame’caused $100-a-barrel oil surge bringing misery for millions of motorists», Daily Mail, 3 gennaio 2008.2) «Oil at $100 not our fault - OPEC», Reuters, 3 gennaio 2008.3) Francesco Forte, «La BCE fa retromarcia - drenaggio da 300 miliardi», Libero Mercato, 3 gennaio 2008.4) Jae Hur, «Japan to Increase Emergency Stockpiles of Grains, Yomiuri Says», Bloomberg, 2 gennaio 2008.
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