Un lettore scrive:
«Una sola domanda: in quale parte della Bibbia è prevista l’adorazione di Maria e dei Santi? Claudio»
Innanzitutto va subito chiarito che la Chiesa non «adora» né i Santi né la Madonna. La Chiesa adora soltanto Dio Uno e Trino. Per i Santi la Chiesa ha soltanto «venerazione», che è cosa molto diversa, sia teologicamente sia come disposizione del cuore, dall’«adorazione». Per Maria santissima, poi, la Chiesa ha una speciale venerazione, teologicamente detta «iperdulia». Ma anche in tal caso nessuna «adorazione».
Detto, e precisato quanto sopra vediamo dove nella Scrittura si legittima tale venerazione.
Va premesso che, a differenza del protestantesimo che è «letteralista», per la Chiesa le fonti della Rivelazione sono due, benché strettamente connesse: ossia la Tradizione e la Scrittura. Non si dà l’una senza l’altra e viceversa.
Orbene, nella Scrittura, si vedano ad esempio i salmi, vi è l’esaltazione della santità di Dio. Dio è l’Unico Santo. Ma Dio, mediante la grazia di Cristo, trasforma il cuore degli uomini, se essi rispondono alla sua vocazione, per uniformarli a Sé, pur restando, naturalmente, l’abissale distanza ontologica tra il Creatore e la creatura. Questo significa che l’uomo, per grazia e per i meriti di Cristo, può partecipare della santità dell’Unico Santo, della santità di Dio.
Da tale partecipazione deriva che nel volto dell’uomo in stato di grazia, e dunque santificato e «Santo», traspare qualcosa della Luce di Dio (questo è il significato della «aureola» che viene raffigurata intorno al capo dei Santi e che non è affatto un simbolo ma l’espressione iconica di un fenomeno mistico attestato nella vita di tutti i mistici ossia il chiarore soprannaturale della Luce metafisica che viene veicolata dall’anima, che è forma del corpo).
Nell’uomo santificato, nei Santi, si venera tale partecipazione, che rende conformi al Signore, e quindi, per rinvio superiore, si adora l’Unico Santo che partecipa l’uomo della Sua Santità.
Per quanto, poi, riguarda la speciale venerazione della Vergine Maria, come riferimenti scritturali bastino quello del Genesi e dell’Apocalisse: laddove si annuncia il ruolo fondamentale, benché sempre cristocentrico, della Madonna nella figura di Colei la cui stirpe schiaccerà la testa all’antico Avversario (Genesi) e laddove si annuncia nella figura della Donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle (Apocalisse), l’assistenza che Maria è chiamata a svolgere nel corso dei secoli in favore della Chiesa. E che Ella sta svolgendo particolarmente negli ultimi due secoli quando la apparizioni mariane sono incredibilmente aumentate in coincidenza con eventi storici molto tempestosi sia per la Chiesa che per l’umanità in genere.
Dal modo nel quale il lettore ha formulato la sua domanda mi sembra sia vittima del letteralismo protestante. E’ opportuno che il lettore ricordi che la lettera – da sola – uccide laddove lo Spirito vivifica. Il letteralismo è quella patologia esegetica che porta, ad esempio, a ritenere, come i protestanti fondamentalisti americani, e senza alcun riguardo per il significato teologico-sapienziale della Scrittura, che il cosmo sia stato letteralmente creato in soli sei giorni.
I Padri della Chiesa non sono mai stati letteralisti. Sant’Agostino, dopo aver letto la Scrittura senza la Luce spirituale veicolata dalla Tradizione, restò pagano e manicheo proprio perché nella nuda lettera, lui grande e raffinato retore romano, vedeva nient’altro che il rozzo racconto della storia di un arcaico popolo nomade. Agostino si convertì solo quando, grazie ad Ambrogio, scoprì, alla Luce dello Spirito, la Sapienza insita nella Bibbia. La stessa Sapienza che il mondo pagano, nei suoi migliori rappresentati, ossia i filosofi classici, si era sforzato, senza riuscirci completamente, di attingere.
Si capisce allora la commozione di un Agostino quando, consapevole del tempo perso prima della conversione ed ormai conquistato anche «esteticamente» dal tesoro spirituale finalmente scoperto, pregava: «Tardi ti amai, Bellezza antica, tardi ti amai!».
Luigi Copertino
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