Cristianesimo «da marciapiede»
27 Ottobre 2007
Devo dire che con dolore e con stupore (anche se oramai non troppo) mi ritrovo mio malgrado imbattuto al centro di una specie di inchiesta dalle numerose «evidenze» e dai preoccupanti esiti.
Si tratta dell’evoluzione deforme che l’abile tentatore, omicida sin da principio, è riuscito a porre in essere, mediante la distorsione camuffata del messaggio evangelico presso le menti corrotte di sacerdoti e vescovi complici, purtroppo oscuri protagonisti di un qualunquismo spirituale senza precedenti.
L’illusione di una possibile esistenza del noto «catto-comunismo» cede al pensiero di una probabile coabitazione concettuale tra le premesse di un’ideologia intrinsecamente perversa ed i postulati sacri dell’unica verità, che, perché rivelata da Dio, non tollera compromessi né aggiustamenti di sorta.
I titoli dei giornali, spavaldi dello scoop e desiderosi quasi di mettere in rilevo fatti di cronaca che sarebbe meglio tacere, godono di tanto palese sconcerto e di quanta confusione esista nel mondo cattolico.
La Chiesa cattolica, una e santa nel pensiero e nelle opere, si riscopre divisa nelle sue membra morte e colma dei peccati di superbia di «perspicaci» teologi e biblisti, capaci di ribaltare l’intero nucleo dell’insegnamento perenne.
La matrice dossettiana che pervade le convinzioni intime dei discepoli della scuola di Bologna, penetra ai più alti livelli e nei meandri più nascosti delle coscienze non adeguatamente formate o semplicemente corrotte, apportando soltanto bagliori dell’unica luce, talmente rarefatti ed astrusi, da costituire oscuri coni d’ombra senza colore né respiro.
L’esempio pratico di sacerdoti, pur meritevoli di lodi per l’intenso impegno filantropico, lascia tuttavia perplessi se confrontato con le radici dottrinali che, per espressa ammissione dei protagonisti, ne connotano l’operato.
Vengono in mente coloro che con tanto di abito religioso si battono politicamente per gli emarginati e per gli ultimi (cosa ottima), pervertendo però il contenuto della verità e della dottrina, mediante una riduzione radicale della vita cristiana ad un mero impegno sociale e politico.
L’assioma sotteso è il medesimo slogan, oramai consunto, in voga in ambienti di sezioni comuniste per il quale Gesù è stato il «primo» di essi, con buona pace della vita eterna e di ogni soprannaturalità del mistero di Dio.
Il sacerdote «da strada», che si prodighi verso i più soli ed emarginati, siano essi una donne incinta (1), lavavetri (2), o prostitute (3), o che abbia «particolare attenzione al mondo della tossicodipendenza da sostanze illegali, da alcool e del disagio psichico» (4), ma tuttavia dimentichi la radice profonda di questa sua missione (l’incontro con Cristo e non un qualunquismo buonista e pacifista) e ad un tempo il fine ultimo cui essa deve essere necessariamente canalizzata (la salute eterna della persona soccorsa), difficilmente sarà autentico testimone di verità e quindi vero apportatore di carità soprannaturale (e finanche nell’ordine naturale), perché avrà tradito essenzialmente la fedeltà al Vero, che a tutti è richiesta, ma in modo speciale ai consacrati.
Un esempio eloquente di eterodossia si può rinvenire nelle dichiarazioni di don Andrea Gallo (5), sacerdote fondatore della Comunità di San Benedetto, il quale, rilasciando un’intervista ad un noto mensile di moda (6), espone al vasto pubblico di lettori un punto di vista non ortodosso, assolutamente non cattolico.
Alla domanda postagli in ordine a come perseguire il bene ed avvicinarci a Dio, il prelato, parafrasando, risponde categoricamente che la coscienza deve essere la suprema guida della persona, le religioni costituendo addirittura serio motivo di allontanamento da Dio.
Questo asserto è pienamente consono con la cosiddetta eresia personalista, la quale pretende di sostituire l’oggettiva autorità della rivelazione proveniente da Dio e a cui ogni coscienza deve formarsi ed uniformarsi con la propria personale esperienza spirituale, benché (aggiungiamo noi) potenzialmente traviata e corrotta nell’intimo.
L’abitudine al peccato, è noto, crea infatti sclerocardia che irrigidisce lo spirito e lo pietrifica nell’insensibilità del proprio nulla e del non-senso assoluto del male.
Lo stato ultimo e non più reversibile di tale condizione è appunto l’inferno.
La coscienza, quindi, avvezza al peccato e alla menzogna, cercherà nuove giustificazioni del proprio operato senza muoversi d’un passo verso il Bene sommo, perché oramai incapace di cogliere il Vero.
Questo cristianesimo, così bistrattato, sarà pertanto un cristianesimo «da strada», come tale privo di quell’effettiva trascendenza di cui, invece, è unico portatore.
Stefano Maria Chiari
1) http://mattinopadova.repubblica.it/multimedia/home/1206806
2) http://www.news3k.com/?q=italy_8
3) http://www.repubblica.it/online/politica/casechiuse/berlusconi/berlusconi.html
4) Da http://sbenedetto.net/index.php?option=com_content&task=view&id=14&Itemid=45
5) Non si vuole giudicare la persona, ma contestarne le affermazioni!
6) Che si preferisce non menzionare.
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