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Georgia: Berezovsky dietro le quinte?
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TIBILISI, Georgia - Che cosa succede davvero in Georgia?
Sì, il presidente georgiano Mikheil Saakashvili ha decretato lo stato d’assedio; polizia ed esercito nelle strade; manifestanti irriducibili che restano in piazza da giorni, morti e feriti, espulsione di ambasciatori e diplomatici fra Tbilisi e Mosca.
La «rivoluzione delle rose», la più telegenica delle «democrazie» finanziate da Washington, diventa la rivoluzione delle spine: o dei chiodi, quelli che Saakashvili fa’ gettare nelle strade per ostacolare i manifestanti.
Si potrebbe ironizzare sugli effetti non esaltanti della grande «espansione della democrazia nel mondo» per «finirla una volta per utte con la tirannide», ancora recentemente rivendicata da George Bush.
Appena Washington battezza una democrazia nuova, alleata nella «guerra contro il terrorismo globale», questa si tramuta in colpo di stato.

Georgia come il Pakistan.
Ma sarebbe un’ironia oziosa.
In Georgia la situazione è poco illeggibile.
Ma vi emerge un personaggio da tener d’occhio: Badri Patarkatsishvili.
Chi è costui?
Un miliardario.
Un oligarca.

E braccio destro, in affari e in politica, di Boris Berezovsky, il delinquente di lusso riparato a Londra e  che ha dichiarato di dedicare tutte le sue ricchezze per rovesciare Putin.
Saakashvili, decretata l’emergenza, accusa la Russia: «elementi importanti dei servizi segreti russi sono dietro i disordini», ha dichiarato ad Interfax, «a Mosca è stato insediato un governo alternativo (georgiano) per sostituirmi entro fine anno».
Eppure – stranamente – la piazza che sfida il regime di Saakasvili ha assunto essa stessa un preciso umore anti-russo.
I capi di questa opposizione di folla hanno mandato dei manifestanti a dimostrare davanti all’ambasciata russa con cartelli tipo: «Mosca, riprenditi Saakasvili».
Che succede?

Va notata una frase significativa pronunciata da Saakasvili: «In Georgia c’è una fabbrica delle menzogne che sta lavorando a pieno ritmo», ha detto.
«L’hanno impiantata quegli stessi che misero su una fabbrica simile durante il debole regime di Boris Eltsin. Ed ora questa gente, gli oligarchi russi, sono qui. Vogliono infettare con la malattia russa il nostro paese».
Benchè non abbia fatto nomi, tutti hanno capito che il presidente alludeva a Badri Patarkatsishvili, il milionario «imprenditore» venuto da Londra per «affari».

Il fatto è che il Cremlino ha messo questo personaggio nella lista dei ricercati, accanto a Berezovsky.
Secondo Georgy Bokeria, membro del parlamento e del governo georgiano, «alcuni capi della opposizione georgiana» sono andati a Londra nei giorni precedenti i disordini; lì «hanno visitato Badri Patarkatsishvili nella sua recentemente acquistata residenza londinese per negoziati politici con lui e Berezovsky».
C’erano, ha aggiunto, Pikria Chikhradze and David Gamkrelidze del «New Rightists Party», il capo del partito repubblicano David Usupashvili, Koba Davitashvili capo del partito conservatore, Koba Davitashvili leader del Fronte Democratico, e Konstantin Gamsakhurdia, del «Freedom political movement».

Tutti questi avrebbero chiesto a Berezovsky denaro.
Fondi per vincere le elezioni, in cambio del posto di sindaco di Tbilisi per Patarkatsishvili.
David Zurabishvili, il capo del Fronte Democratico, non ha negato affatto: «L’opposizione può incontrare Patarkatsishvili, un cittadino georgiano, dove vuole; non è un delitto, almeno per ora».
Patarkatsishvili, del resto, è presidente della Federazione Imprenditori, la Confindustria georgiana.
Subito dopo, costui ha deciso di scendere in campo.
E l’ha detto pubblicamente:  «Ho deciso di finanziare il Consiglio Nazionale del Movimento Popolare per assicurare il civile svolgimento dell’azione di protesta. Inoltre io condivido quasi tutto del manifesto di Saguramo [il programma dei protestatari]. Credo che le azioni non andranno oltre il quadro costituzionale, che l’opposizione sarà unita e che, soprattutto, resterà leale al manifesto fino alla fine. Questo è ciò che vuole il popolo georgiano, a cui mi unisco come un comune cittadino».

Saguramo è la località dove il 17 ottobre scorso i gruppi d’opposizione sopra citati hanno stilato il manifesto programmatico in 12 punti, in cui fra l’altro dichiarano di voler instaurare un «governo parlamentare europeo».
Il che non può spiacere agli oligarchi, visto il potere dello lobbies nell’Europa di Bruxelles..
Difatti, dopo aver disperso l’ultima manifestazione in viale Rustaveli a Tbilisi, la polizia georgiana ha fatto irruzione negli uffici di Patarkatsishvili, ossia nella sede della sua immobiliare Mtatsminda, che si occupa della ricostruzione e dello sviluppo turistico-alberghiero del parco omonimo «Monte di Mtatsminda».

Gli agenti hanno sequestrato incartamenti, interrogato il personale e poi hanno rimandato a casa i dipendenti.
L’oligarca è vicino, oltre che a Berezovsky, anche a Rupert Murdoch, il potente capo dell’impero mediatico Fox.
Pare che Patarkatsishvili gli abbia venduto la quota di maggioranza del suo proprio impero mediatico georgiano, la Imedi.
La televisione del gruppo ha interrotto le trasmissioni: probabilmente la polizia è stata anche lì.
E’ evidente che i disordini creano problemi non solo al presidente georgiano, ma anche a Mosca.

Il primo ha rifiutato la richiesta di elezioni anticipate fatta dalla piazza, e Putin affronterà le elezioni nel 2008.
Mosca ha in contenzioso con Tbilisi le due provincie, Abkhazia e Sud Ossetia, abitate da russi che vorrebbero l’unione con la madrepatria, e dove la Russia ha mandato sue forze di protezione.
Ma il generale Alexei Maslov, capo delle forze di terra russe, ha appena detto che presto saranno ritirate le truppe non strettamente necessarie al peacekeeping.
Un tentativo di non invelenire la situazione.
Si aggiunga che l’opposizione scesa in piazza condivide perfettamente l’orientamento pro-occidentale di Saakasvili, che ha chiesto di entrare nella NATO.

Nelle ultime ore, la situazione si ingarbuglia: il capo della NATO Jaap de Hoop Scheffer ha dichiarato che lo stato d’assedio decretato da Saakasvili «è contrario ai valori euro-atlantici»; immediatamente, Saakasvili ha ceduto, e promesso che indirà elezioni anticipate il 5 genaio 2008.
E intanto, l’oligarca fa’ appello alla «comunità internazionale perché sostenga l’opposizione».

Sembra una faida interna tra filo-atlantici.
Ma Saakasvili insiste: c’è dietro Mosca.
«Lo fa per mascherare la sua impotenza», ha dichiarato Mikhail Kaminin, il portavoce ufficiale della diplomazia russa.
«Le voci di ingerenze russe sono del tutto infondate».
Per una volta, è d’accordo anche il capo del Carnegie Moscow Center, Alexei Malashenko: «La Russia non ha gli strumenti per influenzare la situazione in Georgia».
Secondo lui, Saakasvili grida al lupo russo «sperando di trascinare gli Stati Uniti a mettere il proprio peso l suo servizio, nel confronto attuale».
E se lo dice la Carnegie Foundation, questa ONG assolutamente democratica vicina al dipartimento di Stato e alla CIA, si può crederlo sulla parola.



Fonte > www.regnum.ru/english/,  RIIA Novosti,  Moscow Times

 
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