Putin ha stregato Sarko
12 Ottobre 2007
La finanza britannica si aspettava molto dalla visita che Sarkozy ha fatto a Putin a Mosca il 9-10 ottobre.
Prima di partire, il piccolo presidente francese aveva tuonato contro «l’uso brutale del ricatto energetico» commesso dal Cremlino, e aveva promesso di premere sul nuovo zar per indurre anche lui a credere che l’Iran «si sta facendo la bomba», e trarre Mosca ad accettare più dure sanzioni, e magari un silenzio-assenso all’attacco bellico.
Aveva tutta una lista di rimproveri, il piccolo Sarko, dettati dalla nota lobby: sull’assassinio della Politkovskaia, sui ceceni, sul fatto che la Russia perseguiterebbe gli omosessuali, e simili piattezze politicamente corrette.
Ma poi Sarko è andato a pranzo da Putin, ed è successo qualcosa.
A darne conto è stato il corrispondente da Parigi per il Times, Charles Bremner, in un articolo indispettito e acidamente umoristico.
Diamo a lui la parola: «Si sa che Nicolas Sarkozy non tocca una goccia di alcool; dunque qualcosa d’altro deve spiegare perchè fosse così sù di giri quando, a notte fonda, ha degnato noi giornalisti di raccontare il suo pranzo con Vladimir Putin. Sarko era irrefrenabile mentre parlava in una piccola stanza del National, un vecchio albergo sovietico ora trasformato in hotel di lusso, di fronte al Cremlino. Nelle tre ore trascorse nella dacia di Putin, due menti si sono incontrate mentre discutevano del mondo e della rinascita della Russia come potenza. Sarko ha detto: ‘E’ stata una lunga, lunghissima discussione. Affascinante, molto intima. Ho sentito un vero desiderio di scambiare idee e di comprendere’ ».
«Qualcosa sembra accadere a Sarkozy tutte le volte che incontra Putin», prosegue Bremner.
«Dopo il loro primo incontro al G8 in Germania a giugno, egli si comportò come uno scolaretto eccitato e il video del ‘Sarko ubriaco’ è diventato un classico su YouTube. Il presidente francese è arrivato a Mosca promettendo quanto sarebbe stato duro col Cremlino che non collabora. I vecchi giorni della relazione complice franco-russa erano finiti, e noi avremmo visto cosa poteva fare lui, ci aveva detto il francese. Ma poi, è uscito traboccante di ammirazione per lo zar presto dimissionario, e proclamando di avere strappato una grossa concessione dallo zar a proposito del programma nucleare iraniano». [….]
«E’ sembrato ancora una volta che Sarko non riesca a credere di poter recitare da statista mondiale, accettato alla pari ‘dans la cour des grands’. Putin, ci ha detto, gli ha confidato i suoi progetti di mantenere il potere diventando primo ministro quando decadrà da presidente l’anno prossimo. […] Putin sta valutando i pro e i contro del suo restare al potere ed è eccezionalmente lucido su questo tema, ha detto Sarkozy».
«Sarko ha aggiunto di essere stato molto deciso a criticare il trattamento che la Russia riserva al dissenso interno, e contro la sua intolleranza verso gli omosessuali. Putin non ha reagito male, ha aggiunto, perché lui Sarko aveva inquadrato le sue osservazioni con ammirazione: ammirazione del mondo per la rinata potenza russa. La quale ammirazione sarebbe macchiata, ha detto Sarko, da un men che impeccabile comportamento a casa.
«E’ sempre affascinante vedere Sarkozy da vicino in questi momenti. Ha persino fatto una battuta, dicendo che ha qualcosa in comune con Putin, essendo stato per quattro anni capo dei servizi segreti come ministro dell’Interno sotto Chirac».
«‘Non crederete che sono un presidente normale’, ha scherzato al gruppo dei giornalisti venuti da Parigi per pendere dalle sue labbra. Chirac non avrebbe mai fatto una battuta simile, né avrebbe chiacchierato così a cuore aperto dopo un incontro con il suo amico Vladimir. Sarko è proprio diverso».
Il tono di rabbiosa delusione è inequivocabile, sotto il velo della derisione.
Ma derisorio e indispettito è stato anche il massonico Le Monde: «Rivelazione: Sarko e Putin si danno del tu», e anche il giornale francese ha sottolineato il tono euforico di Sarkozy, convinto di aver ottenuto «una evoluzione estremamente positiva» da Putin sul nucleare iraniano.
In realtà Putin è rimasto fermo sulla posizione nota: Teheran ha un programma nucleare civile, e non c’è bisogno di sanzioni ulteriori oltre quelle sancite dall’Onu.
Ma Sarkozy ha detto: «Ho l’impressione che le nostre posizioni si siano fortemente avvicinate, ho sentito una convergenza».
Inoltre, secondo lui, Putin «non è chiuso» a un compromesso sul Kossovo (Mosca è contraria all’indipendenza di questa provincia serba).
In più, ha riferito di aver «incoraggiato» (sic) Putin a continuare il dialogo con Washington sul progetto di scudo stellare in via di installazione in Polonia.
Ha confidato a Vladimir, come a un vecchio amico del cuore, che «la Francia è chiaramente un alleato degli USA», e che lui personalmente «si sente amico degli americani», ma aggiungendo subito di volere «un dialogo autentico con la Russia».
Ha detto di aver trovato in Putin «un uomo che riflette, molto lucido», e infine di averlo invitato in Francia.
Un vero innamoramento, a quanto pare.
Anche se molta simpatia deve essere venuta da questioni d’affari (Sarko ha parlato della Total che vorrebbe collaborare con Gazprom, e delle imprese francesi dispostissime a diventare azioniste di imprese russe, specie energetiche), ma questo non basta a spiegare l’euforia del piccolo presidente francese.
Ma il lato accattivante della personalità di Putin è stato sottolineato anche da John Laughland, uno dei migliori giornalisti e saggisti britannici, che così ha scritto dopo un incontro fra il presidente e i reporter a Mosca: «Mi aspettavo un Putin sinistro e aggressivo…un capo potente e senza scrupoli di uno stato sempre più bellicoso e armato», confessa Laughland.
«Ma appena è entrato, è apparso l’opposto della sua caricatura. Sorride molto, il suo linguaggio del corpo è rilassato e informale…Ha risposto alle domande per tre ore, senza creare un’atmosfera di irritazione o di intimidazione. Ha una stupefacente conoscenza dei fatti; ha parlato senza appunti né suggerimenti».
«E’ riuscito anche a farci ridere tutti. Di fronte ad una domanda in tono ostile sul nepotismo in Russia, ha risposto con una vecchia battuta sovietica: ’Può il figlio di un generale diventare generale? Certamente sì. Ma può il figlio di un generale diventare feld-maresciallo? Certamente no. I feld-marescialli hanno i loro figli’ ».
«Ha atteggiamento professionale e non polemico. Ho ammirato la chiarezza e la scioltezza con cui presenta le sue idee. Noi non interferiamo nella vostra politica, e per favore voi non interferite nella nostra’, ha detto a un americano. Ed ha mostrato di essere esasperato dalle proteste occidentali per quando la Russia ha cominciato a far pagare il prezzo di mercato per il suo gas all’Ucraina nel 2005: ’Se sostenete un presidente anti-russo in Ucraina, c’è un prezzo da pagare. O ci avete preso per una manica di cretini?’ ».
Ma «la cosa principale che si nota in lui», aggiunge Laughland, «è la soddisfazione per aver lavorato bene».
E prosegue: «la Russia era in rovina sotto Eltsin, ora cresce del 7 per cento l’anno, ha grandi riserve monetarie, sta costruendo febbrilmente infrastrutture e investendo molto in nanotecnologie e nell’aerospaziale, e nel 2006 i russi hanno comprato il doppio delle auto degli indiani, che sono cinque volte più numerosi».
«Putin ci ha detto di considerarsi un socialdemocratico, nel senso che vuol coniugare una gestione economica sensata con politiche sociali per proteggere i vulnerabili. Ha anche un lato romantico, un senso profondo della storia russa».
Ci ha raccontato: «sapete cosa ho scoperto di recente? Che la mia famiglia ha vissuto nello stesso villaggio ed è andata nella stessa chiesa per 400 anni; ho visto i registri ecclesiastici».
Un altro nuovo innamorato di Putin?
Non proprio.
Lucidamente, Laughland scrive: «Dati i risultati che ha ottenuto, è incredibile che l’occidente abbia peggiorato i suoi rapporti con Putin. Attacchiamo la Russia come autoritaria, ma coltiviamo stretti rapporti con la Cina comunista. Facciamo le prediche sullo stato di diritto, e poi domandiamo che la Russia violi le sue stesse leggi, consegnandoci l’uomo sospetto di aver ucciso Litvinenko (le leggi russe vietano di estradare propri cittadini). Diamo ascolto agli ‘oligarchi’ criminali riparati in Inghilterra come fossero attivisti per i diritti umani, mentre per i russi sono ladri e assassini».
«La Russia voleva essere alleata dell’Occidente; ma quando i terroristi ceceni massacrarono 200 scolari a Beslan nel 2004, i media occidentali accusarono Putin del massacro e pretendevano che accedesse ad una soluzione politica con i ceceni. Quando la Russia ha smobilitato il Patto di Varsavia, l’Occidente ha risposto estendendo i confini della NATO a pochi minuti di volo da Pietroburgo».
«Questo è un grave errore strategico che pagheremo caro. I russi sono ricchi, forti, intelligenti, di successo, e vogliono collaborare. Putin ci ha detto: ‘Voi in Europa e in Usa dovete essere più pazienti con noi russi, e non trovarci continiamente dei difetti’. E poi, sorridendo e facendo ciao con la mano, è uscito rapido, come se dovesse tornare al lavoro».
1) Charles Bremner, «Sarkozy’s midnight in Moscow», Times, 10 ottobre 2007.
2) John Laughland, «Putin has been vilified by the West, but he’s still a great leader», Daily Mail, 22 settembre 2007.
Nessun commento per questo articolo
Aggiungi commento