Neocon schiumanti di rabbia
09 Dicembre 2007
Dopo il rapporto NIE (National Intelligence Estimate) - in cui l’intera comunità di spionaggio USA ha assicurato che l’Iran ha cessato il suo programma nucleare militare dal 2003, e non l’ha più ripreso - accade un fenomeno strano: i più famosi neocon, quegli stessi che si scagliano contro i «complottisti» sull’11 settembre, gridano al complotto.
John Bolton ha accusato la comunità d’intelligence americana: «Mentre il presidente ed altri si sforzano di far capire il bisogno di mantenere l’Iran sotto pressione, questo preteso rapporto di ‘intelligence’ è un siluro che ha affondato gli sforzi fin qui fatti, già inadeguati. La comunità d’intelligence, anziché limitarsi all’analisi dei dati, sta dettando la direzione politica; e troppi nel Congresso e nei media ne sono felici».
Secondo Bolton il rapporto NIE è semplicemente sbagliato, contraddittorio e fallace.
Lo hanno stilato «non già professionisti dell’intelligence, ma profughi del Dipartimento di Stato» che hanno sempre mostrato «un pregiudizio favorevole all’Iran», insomma dei traditori di cui Bolton chiede l’epurazione.
E chiede l’epurazione anche di quelli che «al congresso e nei media» sono contenti di non dover fare una terza guerra per Giuda (1).
Norman Podhoretz, altro neocon d’assalto, a giugno aveva scritto un articolo dal titolo: «I motivi per bombardare l’Iran» (The case for bombing Iran).
Ora, letto il NIE, accusa la CIA di complottare contro la Casa Bianca: «Ho un altro sospetto nerissimo», scrive: «Che la comunità dell’intelligence, che da anni diffonde materiale calcolato apposta per colpire George Bush, lo abbia fatto di nuovo. Questa volta, per troncare la possibilità che il presidente ordini un attacco aereo contro le installazioni atomiche iraniane».
Il primo premio per la spudoratezza va al notorio Michael Leeden, membro permanente dell’American Enterprise Institute (la centrale neocon da cui sono uscite tutte le false informazioni e tutte le pressioni che hanno trascinato l’America in Iraq).
Egli ricorda che il NIE l’ha sfornato «quella stessa comunità d’intelligence che sosteneva di avere informazioni sicure sulle armi di distruzione di massa di Saddam».
In realtà, è stata l’American Enterprise a fornire le «sicure informazioni» in proposito e ad imporle alla CIA, nel periodo in cui a fianco di Rumsfeld si creò uno strano ufficio di consulenza privata, ma interno al Pentagono, chiamato Defense Policy Board: sovraffollato di «esperti» ebrei provenienti dall’American Enterprise e capeggiato dal membro influente dell’AEI Richard Perle - già consigliere politico del Likud -, fu questo ufficio a far filtrare l’«intelligence ad hoc» di cui Bush, Cheney e Rumsfeld avevano bisogno per motivare l’invasione.
Ci furono forti opposizioni da parte della CIA, che venne non solo scavalcata ma epurata dei «dissidenti».
Michael Leeden non rinuncia a fornire la sua propria intelligence, di cui non si degna di rivelarci le fonti: «Teheran ha arruolato fisici nucleari sovietici, e gli iraniani sono molto furbi. E’ credibile che l’Iran non si sia costruito la bomba in vent’anni? Io non ci credo» (2).
Non solo l’Iran «può» costruirsi la bomba, ma l’ha già, nascosta da qualche parte.
Delirio.
La National Review, il periodico per cui Ledeen scrive le sue schiumanti note, accusa parimenti il complotto, con queste sobrie parole: «Non è un segreto che carrieristi della CIA e del Dipartimento di Stato sono sempre stati meno impegnati ad attuare le politiche del presidente in Iran, Iraq e Corea del Nord che nel sabotarle ad ogni occasione».
Di qui si vede la vecchia radice trotzkista dei neocon: se potessero, scatenerebbero una purga contro «traditori», una caccia alle streghe per smascherare i «sabotatori».
Del rapporto NIE come atto di «sabotaggio» parla anche il Wall Street Journal.
La stessa frenesia negazionista ha colto (ovviamente) la classe dirigente israeliana, impazzita dopo il rapporto NIE.
«Alti membri del governo israeliano hanno dichiarato che per loro l’opzione di un attacco militare contro l’Iran rimane in piedi».
Ehud Barak, il ministro della Difesa, ha fornito anche lui la sua propria intelligence: «Per quel che sappiamo, l’Iran ha ripreso il suo programma nucleare» militare.
Binyamin Netanyahu: «Preferiamo l’azione internazionale, sotto la guida degli USA, ma assicuriamo che siamo in grado di proteggere il nostro Paese con ogni mezzo».
Avigdor Lieberman, il capo del partito razzista ebreo-russo e vice capo del governo: Israele deve essere pronta ad agire da sé.
La stato d’animo in Israele è così frenetico dopo l’uscita del National Intelligence Estimate, che più di un osservatore teme che davvero - isolata e sbugiardata di fronte all’opinione pubblica mondiale - la razza eletta reagisca con un attacco unilaterale a sorpresa.
Lo pensa David Albright, ex ispettore nucleare dell’ONU: «Israele si sente con le spalle al muro, e può forzare un conflitto militare» per imporre il fatto compiuto.
I militari israeliani non si rassegnano, e si preparano ad esporre agli USA la loro propria intelligence, che naturalmente assicura che l’Iran si sta facendo la Bomba.
Lo hanno detto all’ammiraglio Michael Mullen, il capo di Stato Maggiore USA, arrivato in Israele domenica per un incontro di 24 ore con i colleghi di Sion.
Il generale Ashkenazi, capo di Stato Maggiore giudaico, gli mostrerà le segretissime prove del programma atomico iraniano, che smentiranno sicuramente il rapporto NIE.
Per intanto, Israele ha elevato contro Teheran una minaccia diretta: «O collabora con l’Occidente [nel mettere fine] al programma di arricchimento dell’uranio, o ne pagherà il prezzo».
«Deve essere chiaro che se non coopera, il conflitto militare è inevitabile: o cooperazione o conflitto», ha insistito Ron Prosor, ambasciatore israeliano in Gran Bretagna.
Visto che Sion minaccia a nome dell’Occidente intero, è curioso sapere quali reazioni ha suscitato in Europa il rapporto NIE.
Nessuna reazione ufficiale.
Anzi i principali politici europei hanno sottolineato la necessità di «proseguire nelle sanzioni e nelle pressioni su Teheran».
Sempre d’accordo con Bush.
Pascale Andréani, la portavoce Esteri, parlando a nome del presidente francese (Sarkozy) ha dichiarato dopo la pubblicazione del NIE che «l’Iran non sta rispettando i suoi obblighi internazionali, sicchè la nostra posizione non cambia».
Il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, s’è affrettato ad annuire: sanzioni come prima, perché «alla comunità internazionale resta la responsabilità di escludere le armi nucleare dal Medio Oriente».
Le 300-500 bombe atomiche di Israele non contano.
Da parte di Xavier Solana, silenzio: non ha nemmeno dato segno di aver letto il NIE, e sì che è il presunto ministro degli Esteri della UE, nonchè ex segretario generale della NATO, e fedelissimo del Pentagono (Solana è militante del Partito Socialista Operaio spagnolo, ma ormai i socialisti
sono così).
Tuttavia, una fonte sentita da Dedefensa parla di irritazione del socialista obrero.
Il fatto è che gli americani gli hanno fatto fare una figura barbina
(2).
Il 30 novembre, l’obrero Solana aveva incontrato il negoziatore iraniano e aveva fatto la faccia feroce.
«E’ stato un incontro particolarmente duro», dice la fonte: «Solana era fermissimo, ha alzato la voce contro il programma nucleare iraniano, e gli iraniani rispondevano che non c’era nessun programma militare. Un incontro duro, molto duro».
Il 30 novembre.
E il 3 dicembre, Solana scopre dai giornali che gli americani hanno pubblicato il NIE, che conferma che gli iraniani hanno cessato il programma atomico militare dal 2003. (3)
Scopre anche che Bush conosceva il contenuto del NIE almeno da agosto, e alla Casa bianca se ne discuteva da un anno.
«Solana è irritato», dice la fonte: «Tutta la campagna in corso sulla crisi iraniana è fondata su una solidarietà senza smagliature fra alleati, su una informazione costante, tutte cose espressamente richieste e volute dagli americani. E gli americani, alla vigilia di un incontro cruciale con gli iraniani, non informano il negoziatore europeo di una cosa come quella, che hanno prodotto loro!».
Il padrone ha messo Solana in una posizione ridicola: succede, ai maggiordomi più fedeli.
Ma secondo la fonte ascoltata da Dedefensa, questo atteggiamento europeo è causato da «spavento».
Il rapporto NIE è arrivato come una martellata.
«Bisogna vedere il clima alla Commissione Europea in questi giorni! Gli europei sono annichiliti dal NIE 2007 e da ciò che esso rivela dell’atteggiamento americano verso di loro. E’ uno choc.
Non sanno cosa dire né cosa fare… e allora dicono: continuiamo come prima, come se niente fosse successo. Come lo struzzo che mette la testa sotto la sabbia».
Eh sì.
E’ la grande politica mondiale europea governata da maggiordomi scelti a Washington.
Ora che il padrone si contraddice, sono perduti.
Sono «estremamente allarmati delle conseguenze di un attacco militare contro l’Iran», ma non sanno dirlo al padrone.
Non capiscono più come devono obbedirgli.
E’ una tragedia da camerieri.
Non tutti sono ugualmente abituati a servire, per fortuna.
Ecco un fatterello narrato dal più antico giornale di New York, il Poughkeepsie Journal, un foglio molto locale: ad Hide Park, i Cavalieri di Colombo hanno piazzato un presepio, come fanno da mezzo secolo.
Ma la cosa ha offeso tale Bonnie Meadow, direttrice della Federazione Ebraica della Contea, che ha ingiunto che l’offensivo allestimento natalizio fosse smantellato.
Il giorno dopo, l’ebrea federale è tornata sui suoi passi ed ha scritto al giornale: «Non potevo immaginare che la mia richiesta di rimuovere la scena della natività dal parco offendesse tanto tanta gente. Data la protesta pubblica, ritiro la mia richiesta e mi scuso per le difficoltà che ho creato, augurando a tutta la comunità buon Natale» (4).
Direte che questo fatterello c’entra poco con il National Intelligence Estimate.
Ma invece c’entra: indica una mentalità.
E indica come gli arroganti leoni di Sion diventino pecorelle, quando una decisa risposta popolare li rende edotti che stanno esagerando.
Si potrebbe applicare la stessa cura anche ad Israele, se avessimo meno maggiordomi al comando.
1) «The neocon are in a frenzy over the National Intelligence Estimate: they think it’s a CIA plot against Bush», Laatan blogspot, 7 dicembre 2007. Si veda anche Alexander Cockburn, «The coup against Bush and Cheney - Tragedy of the ridicolous White House», Counterpunch, 8 dicembre 2007.
2) Michael Ledeen., «I’m not a believer», National Review, 4 dicembre 2007.
3) «Les Européens et NIE 2007», Dedefensa, 8 dicembre 2007.
4) John Davis, «Jewish Federation rescinds request, apologizes», Poughkeepsie Journal, 6 dicembre 2007.
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