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Che cosa è successo a Gaza?
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Pubblichiamo l'articolo tratto da «Le Monde diplomatique» e tradotto da due nostri lettori, che ringraziamo.

Gaza  Cosa è successo a Gaza nel giorno dell'anniversario della morte di Yasser Arafat?
Ad ascoltare la radio del 14 novembre, a leggere la stampa la causa è ben presto intesa: i «cattivi» musulmani hanno sparato sui «buoni» manifestanti di Fatah che sfilavano pacificamente.
Sakher Abou El-Oun scrive in un dispaccio dell'AFP del 12 novembre:

«Gli scontri sono iniziati mentre centinaia di migliaia di palestinesi si disperdevano alla fine della riunione organizzata da Fatah, il partito del presidente Mahmoud Abbas, per commemorare la morte del capo storico dei palestinesi avvenuta tre anni fa. Stando al racconto di alcuni testimoni, alcuni miliziani civili o in uniforme di Hamas, che ha preso il potere con la forza a Gaza da Giugno scorso, hanno aperto il fuoco sui manifestanti,  fra i quali alcuni scandivano slogan contro il movimento islamico e lanciavano pietre contro la sua polizia».
« 'Assassini, sciiti', gridavano i manifestanti, alludendo al sostegno apportato dall'Iran sciita ad Hamas. Sei palestinesi sono stati uccisi dagli spari e 130 altri feriti,  fra cui donne e bambini, stando a quanto riferito da fonti mediche. Una settima vittima, un uomo di 65 anni che partecipava alla manifestazione, è morto in ospedale. Immagini televisive hanno mostrato uomini armati di Hamas aprire il fuoco su alcuni manifestanti che fuggivano o altri picchiare un ragazzo a colpi di manganello».

Occorre sottolineare che Le Figaro, Le Monde e Libération riportano nei titoli questa informazione, evidenziando Hamas quale responsabile.
In realtà, a ben leggere gli articoli, si apprende che la realtà è ben più complessa di quella che i titoli stessi mettono in scena.
Così, Libération del 14 novembre pubblica un articolo di Delphine Matthieussent, dal titolo «Poliziotti e uomini armati di Hamas hanno aperto il fuoco sui manifestanti, secondo il responsabile di Fatah, partito del presidente Mahmoud Abbas. Hamas, dal canto suo, afferma che suoi membri sono stati coinvolti dall'azione di uomini armati di Fatah e pertanto hanno replicato» (da notare che, nella carta stampata, i titoli degli articoli non sono fatti dai giornalisti che scrivono gli articoli).

Le Monde del 14 novembre titola, in prima pagina, «Hamas fa sparare su una commemorazione di Arafat».
Pertanto, l'articolo del corrispondente da Gerusalemme del quotidiano della sera, Michel Bôle-Richard, anch'esso titolato «A Gaza Hamas spara su Fatah che celebrava Arafat», è molto più cauto: «Gli scontri si sono verificati alla fine della riunione senza che se ne sappia realmente l'origine. Gruppi di manifestanti avrebbero cominciato a lanciare sassi sulle forze dell'ordine che non hanno esitato a rispondere a proiettili reali, persino inseguendo i manifestanti per le strade e scaricando raffiche di kalashnikov. Hamas ha attribuito la responsabilità a dei franchi tiratori di Fatah che si sarebbero appostati sui tetti per sparare sui membri della forze dell'ordine. Sami Abou Zhouri».

Un'interessante analisi in inglese, datata 12 novembre e firmata da Tony Sayegh, dal titolo «La Rivoluzione Gialla di Mahmoud Abbas e Mohammad Dahlan» riporta un altro punto di vista (l'altra campana).
L'autore spiega che l'Autorità Palestinese aveva inviato 45.000 bandiere gialle a Gaza per preparare a manifestazione (le bandiere gialle sono il simbolo di questa organizzazione).
Esse erano state caricate su dei camion accreditati per portare cibo alla popolazione affamata, ma, all'ispezione dei camion, si è scoperto che trasportavano materiale di propaganda.
Hamas non si è opposta all'arrivo di queste particolari «derrate alimentari».
Tony Sayegh spiega, per di più, che Fatah non aveva organizzato tale manifestazione in occasione né del primo né del secondo anniversario della morte di Arafat; e sottolinea anche che questa manifestazione è stata ben più importante di quella che Fatah ha organizzato in Cisgiordania.
Prosegue, poi, spiegando che Hamas ha autorizzato la manifestazione a Gaza dal momento che Fatah ha represso tutti i tentativi di Hamas di manifestare in Cisgiordania.
Il corrispondente dell'AFP afferma che la manifestazione si è svolta pacificamente, ma che, alla fine, sono gli uomini di Fatah che per primi hanno aperto il fuoco.

Notiamo che i titoli e i rendiconti della stampa anglosassone sono molto più prudenti di quelli della stampa francese.
Il The Guardian del 14 novembre titola: «Sei morti negli scontri non appena Fatah irrompe nelle strade di Gaza».
The Independent invece titola: «Cinque morti ammazzati nella manifestazione per Arafat».
Per coloro che sono interessati al punto di vista di Hamas, si legga «Hamas ritiene la dirigenza di Fatah completamente responsabile per gli eventi di Gaza».
Il che lo si capisce, eccome.
Fatah, così come Hamas, portano una pesante responsabilità nel deterioramento della situazione dei palestinesi.
Le due organizzazioni sono state accusate dalle associazioni palestinesi per la difesa dei diritti umani di violazione del diritto umanitario. Entrambe portano una grave responsabilità nell'indebolimento delle capacità di resistenza dei palestinesi.
Durante questo periodo, l'embargo di Gaza prosegue nella generale indifferenza.

E nessuno ha ripreso il dispaccio dell'AFP del 12 novembre:
Israele restringerà l'erogazione di elettricità nella Striscia di Gaza (Barak):
«Israele procederà a dei tagli di erogazione elettrica nella Striscia di Gaza in risposta ai lanci di razzi nonostante l'opposizione del consigliere giuridico del Governo, ha affermato domenica scorsa il ministro della Difesa, Ehud Barak. 'La fornitura di energia elettrica nella Striscia sarà ridotta', ha affermato Barak in Consiglio dei Ministri, come riportato da un alto responsabile.
'I tagli di erogazione saranno prossimamente applicati e saranno inclusi nella serie di misure prese in contrasto di (del movimento musulmano) Hamas, che controlla la Striscia di Gaza dopo il suo colpo di forza di metà giugno scorso', ha aggiunto Barak».

Alain Gresh

 
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