Ripulire il «campo»
Gianfranco Lagrassa
19 Febbraio 2008
Vorrei poter dire che il popolo italiano mantiene un po’ di memoria e non si farà fregare da un Veltroni.
Un niente è passato dalla caduta di Prodi, il quale resta presidente del PD e parla tranquillamente alle «grandi riunioni» del partito invece di far dimenticare la sua ottusa faccia, rappresentativa di un governo, ma soprattutto di una politica, che ha ridotto pressoché a zero l’Italia.
Teniamo certo conto che la crisi è più generale, che la UE non ride e tanto meno gli USA.
Non c’è dubbio però che la sinistra italiana si è particolarmente distinta nel mettere a terra il Paese, che si rialzerà dopo gli altri (quando si rialzeranno), e molto meno di questi.
Sembra quasi che Veltroni non ci fosse quando non solo Prodi, ma Visco, e non solo questo ma Bersani, e non solo questo ma tutti gli altri, ne combinavano di tutti i colori.
Forse Veltroni, oltre ad aver distanziato la sinistra estrema (prima delle elezioni, perché dopo gli accordi si torneranno a fare, eccome!), ha compiuto qualche altra mossa per farci capire che rinnega l’intera politica precedente?
Manco per sogno, anzi dice che Prodi ha governato «complessivamente bene».
Lui annuncia che ridurrà le imposte, e intanto approva il governo che ha portato la pressione fiscale al suo record assoluto del 43,7% del reddito.
Paradigmatico quel che è accaduto a Napoli, nella più totale indifferenza della magistratura che si preoccupa di difendere uomini di sinistra dalle indagini di magistrati non ben allineati; oppure indaga sulle vallette raccomandate (e mai assunte in seguito alle raccomandazioni), mentre sui rifiuti si scoprono cose indegne ma non pubblicizzate a sufficienza.
Già da tempo qualcuno, benemerito, ha tentato di sollevare lo scandalo di migliaia di netturbini napoletani (a 1.200 euro al mese) del tutto inutilizzati, ma che chiedono di poter lavorare, manifestano sotto il Comune (nel più totale oblio della TV e dei maggiori giornali) per ottenere le attrezzature e macchinari necessari, esistenti eppur negati.
E perché?
Perché nel frattempo si sono create società miste (51% del Comune e 49% dei privati) che assumono, per via clientelare, altri netturbini; e a queste società vengono fornite le attrezzature e macchinari «mancanti» per gli altri.
C’è poi un rigiro di fondi europei, complicato e che non sto a spiegare.
Il tutto è stato portato un paio di volte in TV, ma senza insistere e nessuno ne ha più parlato.
Tanto meno si è mossa la magistratura su quelle che sono autentiche truffe e malversazioni.
Sia chiaro: non so se le denunce fatte (e su cui si è steso il silenzio) riguardino fatti veri o meno; però non vengono né smentite né si dà corso a indagini.
Adesso se ne è inoltre scoperta un’altra di «bella».
I tecnici, incaricati «ufficialmente» dalle autorità locali di studiare i problemi inerenti all’apertura di nuove discariche, ne avevano indicate alcune, sollevando le solite proteste popolari, ecc.
Il commissario De Gennaro, diffidente, si è rivolto ad altri tecnici al fine di valutare le proposte avanzate da quelli «ufficiali».
Dopo un mese e più (perso a questo punto!), questi nuovi tecnici hanno messo in luce che gli «altri» hanno falsificato i dati, e che le discariche segnalate non sono assolutamente adatte allo scopo.
Ma chi aveva attribuito l’incarico a quelli ufficiali?
E perché, e su indicazione di chi, questi hanno falsificato i dati della situazione?
Vorrà la magistratura fare qualche indagine sul personale di sinistra che guida la Regione e il Comune?
Oserei dire di no, non si farà nulla.
Intanto, e come semplice misura temporanea, si cerca di mandare in Germania i rifiuti con costi pazzeschi.
Non bastano i treni (che già non sono uno scherzo); si dovranno usare pure navi per portare le centinaia di migliaia di tonnellate di «roba» da gettare.
Ci si rende conto del viaggio che debbono compiere queste navi (lente per di più) per arrivare in Germania?
Insomma uno scandalo, incredibilmente tollerato perché alla guida di quella regione c’è la sinistra. Dice qualcosa Veltroni di questo scandalo?
E perché non ha mai nominato nemmeno una volta i termovalorizzatori, così maltrattati da Bassolino e da Pecoraro Scanio?
E con questi comportamenti vuol farsi passare per il nuovo che avanza!
Per farsi credere, metta a soqquadro l’intero apparato del PD, liquidi tutti i vertici regionali di Campania e Calabria, scaraventi in discarica tutti quelli che sono stati ministri nell’ultimo governo, ecc., ecc.
Quest’uomo, visto che non mantiene le sue promesse di ritiro dalla politica (fatte reiteratamente), dovrebbe essere preso di forza, caricato su una nave assieme ai rifiuti ed essere inviato… non in Germania, bensì in Africa dove «sognava» di finire la sua esistenza.
Purtroppo, bisognerebbe parlare anche del sacco di Roma degli ultimi anni, e di quello adesso previsto con le ultime misure approvate subito prima delle dimissioni da sindaco del «nostro». Anche qui, totale omertà bipartizan.
Solo «Il Messaggero» ha sollevato lo scandalo, ma perché, contrariamente a quanto avvenuto sino ad ora, sembra che il nuovo piano favorisca costruttori diversi, e concorrenti del padrone del giornale appena nominato.
Siamo alla Francia di «Napoleone il piccolo», quella descritta mirabilmente da Balzac in «Illusioni perdute» e decine di altri romanzi.
Qui da noi, però, la connivenza è «trasversale»; e gli intellettuali, scadenti e immorali, sono tutti pagati dai poteri finanziario-industriali e quindi si guardano bene dal dire mezza parola sulla sinistra, la parte politica di questi «poteri».
La «destra», né tanto meno il «centro», ha alcuna capacità di contrasto; anzi, entrambi tali schieramenti corrono appena possibile al compromesso e alla complicità.
Occorre una forza capace di usare la scopa per spazzare via questo marciume, questa corruzione ormai generale e mortifera.
Sarebbe necessaria una radicalità tutta «francese», che purtroppo in Italia non si è mai vista, per rigenerare questo popolo incapace di un minimo di serietà.
Si pensi a quella sua orrenda porzione che vota a sinistra qualsiasi cosa accada.
Veltroni ha promesso di condurre una campagna elettorale senza demonizzare nessuno.
Diciamo intanto che la non demonizzazione conviene a lui che sta dalla parte dei più marci del Paese, ma che finora sono sempre riusciti, grazie all’appoggio dei «poteri forti», dei loro mass media, del ceto intellettuale ad essi venduto, di una magistratura inerte (in certi casi), a evitare quello che si meriterebbero.
Inoltre, nel mentre lui finge di essere «buono e democratico», c’è chi insiste sui vecchi toni; si pensi a D’Alema, e a molti altri.
Poi, c’è il «popolo di sinistra» che resta a ringhiare tutta la sua ottusa acredine, perché vive, in specie al centro-sud, di sussidi statali, di imbrogli, di stipendi «rubati» nelle amministrazioni pubbliche, ecc.
Un popolo in parte di veri coglioni, in parte di laidi furbastri.
Ma sono tanti; non è un caso che il Paese sia in affanno.
Per ultimo e con difficoltà - tanto è il disgusto che provo - noto anch’io come G.P. l’indecente «astuzia» di candidare nel PD, oltre al presidente dei giovani industriali (uno dei rappresentanti della peggiore finanza e industria parassitarie), il povero operaio sopravvissuto al rogo della Thiessen-Krupp.
Siamo alla peggiore rappresentazione della «concertazione», del «collaborazionismo di classe»; alla farsesca imitazione dell’ideologia «corporativa» inneggiante alla «cooperazione» tra capitale e lavoro (che fa da pendant, certo in forma di massima corruzione, alla limitatezza del conflitto capitale/lavoro, con cui certa sinistra detta «estrema» si balocca facendo finta di essere «rivoluzionaria»).
Non voglio entrare nei panni di quell’operaio, se accetterà la candidatura; preferisco non giudicare gli individui, soprattutto quando hanno passato dei momenti terribili.
Giudico però il fatto in sé: si tratta di un vero tradimento dei poveri morti.
Tutte le lacrime e lo sdegno profusi sulla loro orribile fine sembrano solo aver preparato questa mossa da mélò, da «soap opera», da «feuilleton» di fine ottocento, vero indice della mentalità «buonista» (cioè perversa e laida) dei sinistri all’amatriciana.
Questo è autentico marciume morale, corruzione dell’intelligenza, decadenza e morte di ogni costume di minima dirittura e dignità.
Eppure, il «popolo di sinistra», ci metto sopra una scommessa, accetterà questa vergogna morale,
la prenderà come qualcosa di «meraviglioso», di «buono».
E poi hanno il coraggio di insistere che è Berlusconi a corrompere il costume con le sue TV.
Non c’è invece «grande fratello» che tenga, non c’è alcun «talk-show» per quanto demenziale;
le manovre «bassoelettoralistiche» del PD sono quelle che più dimostrano la corruzione e il marcio in questa società, e sono «creazione» di certa sinistra, non di Berlusconi!
La sinistra (non tutta, ma quella di gran lunga maggioritaria al momento) è il cancro che farà morire la nostra società; o lo si estirpa presto, e con le misure adeguate, o siamo finiti.
A me poco tange questo degrado; mi pesa, mi rende insofferente, ma «di poco mi fregano» (come suol dirsi).
Ci pensino i giovani, se ancora rimane in loro un barlume di intelletto e di senso morale.
Si deve combattere il «morbo» oggi rappresentato da Veltroni, ma non certo come singola persona. Non è lui il male; è il degrado che da decenni sta subendo questa sinistra, in modo del tutto particolare quella italiana.
Ricordiamo però sempre che la sinistra è il peggio della società sol perché rappresenta il «migliore» personale politico di gruppi capitalistici (finanziari e sedicenti produttivi) che ci hanno portato nella situazione della «Chicago anni ‘20».
Sintetizziamo.
Il problema non è la scelta tra destra e sinistra, bensì l’esistenza di un capitalismo intessuto di finanza e industria parassite, per di più dipendenti da un Paese straniero predominante.
Il problema è una radicale ristrutturazione di questo capitalismo, battendo e mettendo in mora questi parassiti.
Il che implica una diversa politica industriale e un cambiamento radicale di quella estera; altro che riconoscere il «fantoccio» creato dagli USA in Kosovo, come si appresta a fare un governo, il cui ministro degli esteri è il «vecchio» bombardatore della Jugoslavia per conto del «democratico» Clinton (e mentre bombardava, questo post-piciista orwelliano parlava di «difesa integrata»).
Gli attuali gruppi capitalistici (sub)dominanti (dominanti all’interno, servi verso lo straniero «imperiale») sono un viscido impasto di finanza e industria parassita.
Essi si servono anche della destra, ma soprattutto della sinistra, il loro effettivo punto di riferimento privilegiato; ciò è dimostrato non solo dalla candidatura di Colaninno jr. nel PD, ma da tutti i «bei tomi» accorsi a votare Veltroni alle primarie; e anche la prossima presidente di Confindustria non nasconde le sue simpatie.
Alcuni diranno: ma si tratta della sinistra moderata, poi c’è invece la sinistra «estrema».
Bravi gonzi!
Quella sinistra che fino all’ultimo ha appoggiato «l’amico» della banca Intesa-San Paolo (a sua volta legata alla Goldman, ecc.), che ha gridato al tradimento contro coloro che l’hanno mandato a casa.
Quella sinistra che, fino all’ultimo, ha cercato l’accordo con «Uolter», e si è imbufalita per non averlo ottenuto (prima delle elezioni, il che comporterà la perdita di forse cento parlamentari;
per questo schizza veleno dato che, dopo, l’accordo dovrà essere fatto al ribasso e con molti «tirapiedi» ormai privi dello stipendio di 20.000 euro al mese).
Non c’è spazio per alcuna forza di radicale ristrutturazione del capitalismo italiano - con pedate nel sedere a tutti i parassiti - fino a quando non si sia ripulito il campo soprattutto di questa sinistra.
Non è che le preferiamo la destra; solo dei mascalzoni in mala fede, che falsificano i fatti, cercano di sostenere questo.
Più semplicemente, la sinistra occupa quello spazio in cui dovrebbe nascere una forza di ristrutturazione del nostro capitalismo parassita e dipendente dagli USA; questo è quindi il terreno da disinfestare, da bonificare.
La sinistra - la moderata perché fautrice della pappa collaborazionista con i poteri capitalistici parassitari; l’estrema perché si affanna a cercare un accordo con la precedente onde godere dei posticini ben remunerati che sappiamo (e non certo solo in Parlamento o al Governo) - è il nemico primo e principale.
Bisogna combatterla senza sosta.
La destra fa certamente schifo; ma è un riflesso dell’altro schieramento, gioca di sponda, fa da supporto (urla e sembra opposta, ma quando non si tocchino i veri «grandi interessi»; allora diventa bipartizan e tace su tutto).
La destra non trova appoggi della stessa entità nei gruppi capitalistici dominanti parassitari odierni. E anche il suo filo-americanismo è smaccato, fa venire il vomito, ma non ha la stessa efficacia reale (non meramente «verbale») di quello della sinistra, al cui interno viene recitato uno sporco gioco delle parti: la moderata in più scoperto servilismo, l’estrema che si finge pacifista e antimperialista, ma non si oppone alle scelte dell’altra sol che riceva in pagamento qualche beneficio e privilegio (quelli dei servi di più basso rango!).
Spero sia chiaro una volta per tutte!
Intanto, ripuliamo il campo dalla sinistra; è il compito nettamente prioritario, pena la fine di ogni velleità anche solo riformatrice!
Professor Gianfranco La Grassa
www.lagrassagianfranco.com
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