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PKK: la paga del Quisling
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Strano comunicato del PKK sotto l’attacco delle truppe turche sconfinate in Iraq: il partito comunista curdo dichiara che «Israele sta assistendo la Turchia nell’oppressione contro il popolo curdo» (1).
Che cosa avvenga lassù nell’Iraq del Nord, non è chiaro.
Se non per gli effetti sul prezzo del greggio: salito di 45 cents a 99.26 appunto per «i timori nel mercato che l’incursione (turca) possa minacciare le forniture del greggio nord-iracheno», come ha spiegato Victor Shum, analista dell’energia per la Purwin & Gertz di Singapore (2).

Ma la notizia di una sorta di tradimento (Israele è «alleata» del secessionismo curdo in Iraq, e istruttorio di Sion addestrano ed armano i peshmerga, i guerriglieri locali) è in qualche modo confermata da uno scarna dichiarazione del primo ministro turco Abdullah Gul.
Il quale ha detto che l’incursione è stata coordinata con «l’amministrazione locale nell’Iraq del Nord».
Tale «amministrazione» non può essere altro che il governo collaborazionista curdo in Iraq, denominato «governo regionale del Kurdistan» e già di fatto distaccatosi dalla nazione irachena, con il sostegno degli americani e degli israeliani.

Ankara evita di usare la parola «Kurdistan» nei documenti ufficiali, e non riconosce quel «governo».
Ma ciò significa che Jalal Talabani, il caporione del Kurdistan iracheno (e presidente dell’Iraq), ha dato il via libera all’invasione dell’armata turca, lasciando che ripulisse il luogo dai militanti del PKK, nemici del suo partito, il PUK.
Evidentemente con il sostegno tacito dell’occupante americano e di Israele.

Washington ha sempre sostenuto il secessionismo kurdo in funzione anti-Saddam. per decenni ha protetto i kurdi iracheni decretando il loro territorio «no-fly zone», abbattendo ogni aereo iracheno che osasse sorvolare l’area.
Quanto a Israele, favorire i secessionismi rientra nel piano delineato dal 1982 da Kivunim (la rivista del Congresso Sionista Mondiale), di smembrare i Paesi islamici «per linee etniche e religiose», fratturandoli in staterelli senza peso politico-militare (3).

Imbaldanziti da tali protettori, i militanti kurdi hanno cominciato a provocare Ankara conducendo sanguinose incursioni nel territorio turco dal Kurdistan iracheno, sicuri dell’impunità guadagnata dal loro collaborazionismo.
Muhammad Mohsen, il «generale» dei Peshmerga, teneva ostentatamente la bandiera a stelle e strisce nel suo ufficio.
Ora però, costretta a scegliere fra l’alleato turco e i Quisling kurdi, Washington ha dovuto accettare l’incursione dell’armata turca (penetrata in Iraq con 8 mila uomini e forte appoggio d’artiglieria e cingolati), che del resto non poteva impedire, essendo incapace di controllare il territorio con le sue scarse truppe d’occupazione.

Evidentemente anche Sion ha venduto i suoi entusiastici amici secessionisti, dopo le energiche prese di posizione turche contro questa «amicizia».
Meglio tenersi «amica» Ankara, che ha l’esercito più potente della NATO, e che fa buoni affari militari con Israele.
Il «generale» Muhammad Mohsen ha arrotolato la bandiera americana che teneva in ufficio, gettandola in un angolo: così testimonia l’inviato del Christian Science Monitor che è sul posto (4).

«Gli USA stanno commettendo un grave errore», ha detto il generale Mohsen.
Solo nel 2003 - sembra ieri - il cosiddetto generale guidava i suoi peshmerga a fianco delle colonne di Marines alla conquista della città di Mossul; per poi praticare nella città una rigorosa pulizia etnica di arabi e turcomanni, cacciati col terrore per fare di Mossul una capitale esclusivamente kurda.
L’area è, in Iraq, la più ricca di giacimenti petroliferi.

Il primo ministro del cosiddetto Kurdistan iracheno, Nechirvan Barzani, ha accusato gli americani di aver fornito ai turchi l’intelligence, satellitare e no, necessaria all’attacco, e naturalmente l’autorizzazione di violare lo spazio aereo controllato dagli USA (i turchi stanno conducendo forti bombardamenti aerei).
Ma Metehan Demir, sperimentato corrispondente di guerra del giornale turco Hurriyet, ha detto - citato dal Christian Science - che queste accuse e proteste sono parte di una sceneggiata.

«Non date retta a quel che dice Barzani e le altre autorità kurde, fanno solo la scena del poliziotto-buono e poliziotto-cattivo».
Secondo lui, i governanti e generali turchi hanno «preparato il terreno» per l’operazione assicurandosi del previo consenso non solo degli USA, ma del governo iracheno e anche dei governanti kurdi locali.
«Il clima politico è stato pre-determinato».

A complicare la situazione è il fatto che ad opporsi all’attacco turco sono non tanto i militanti del PKK comunista, ma i peshmerga, i soldati semi-ufficiali del governo secessionista di fatto: «migliaia» di peshmerga sono affluiti nell’area dei combattimenti, secondo il Christian Science, e si battono «sostenuti dalla popolazione locale».
Questo non sembra un gioco delle parti; non è affatto chiaro se la truppa kurda agisca di sua iniziativa o contro gli ordini del suo cosiddetto governo.

Forse stiamo vedendo il ripetersi di una situazione vista nei Balcani: il separatismo crea separatismi all’infinito; è possibile che il «governo» collaborazionista kurdo-iracheno abbia colto l’occasione per liberarsi di un rischio separatista sotto controllo PKK, lasciando che sia Ankara, il nemico tradizionale, a fare il lavoro.
E’ il destino dei traditori, quello di essere traditi, e dei collaborazionisti, di essere venduti a peso quando diventano molesti.
Una lezione per i popoli vicini: ad essere «amici» di USA e Israele c’è solo da perdere.




1) «Israel and the Kurdish Regional Government assist turkish attack against Kurds», Kurdish Media, 23 febbraio 2008. «London - Israel has been supporting Turkey in its oppression against the Kurdish people, revealed local sources.  A spokesperson of the PKK stated that in the current conflict, the Israeli army is assisting the Turks in their oppression of Kurds.  The Turkish Prime Minister stated that the incursion is coordinated with ‘the local administration in Northern Iraq’. This implies that the Kurdistan Regional Government, which Turkey terms as the administration of Northern Iraq, avoiding using the words ‘Kurd’ or ‘Kurdistan’ have been coordinating with Turkey. By mentioning the coordination with the ‘local administration in Northern Iraq’ the Turkish Prime Minister may mean Jalal Talabani, the head of PUK and the President of Iraq. Abdulla Gul telephoned Talabani on Friday. Turkey refuses to recognise any Kurdistan Regional Government. In fact, Turkey refuses to fully recognise an ethinc group known as Kurd. However in a statement, 24 hours after the incursion and under huge pressure from media and the people of Kurdistan, the Kurdistan Regional Government (KRG) issued a statement condemning the incursion».
2) Gillian Wong, «Oil rises to near $100 on Turkey news», Associated Press, 23 febbraio 2008.
3) Oded Yinon, «A Strategy for Israel in the Nineteen Eighties». Kivunim, traduzione Israel Shahak, 17 giugno 1092.
4) Sam Dagher, «Turkish raid strains Us-Kurd ties», Christian Science Monitor, 25 febbraio 2008.


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