Perchè chiamano Obama «Renegade»
02 Marzo 2008
Abbiamo già informato che Barak Obama, il candidato democratico che probabilmente avrà la nomination, viene protetto (non di sua volontà) dal Secret Service, la guardia del corpo della Casa Bianca.
Abbiamo anche detto che il Secret Service ha scelto per Obama un nome in codice inquietante: «Renegade».
Ora il sito Dedefensa (1) ci informa che «Renegade» non è un nomignolo casuale.
«Renegade» è la parola usata nella terminologia NATO per indicare «una situazione in cui si sospetta che degli aerei siano controllati da terroristi».
Per esempio Aviation Week, nel numero del 25 gennaio scorso, ha dedicato un articolo a «NATO, Russia team on Renegade data exchange».
Il testo dice: «La NATO e la Russia si preparano ad una importante esercitazione dal vivo, che avverrà a marzo, di coordinamento della sorveglianza dello spazio aereo e il controllo del traffico aereo. La Cooperative Airspace Initiative, che si sviluppa sotto gli auspici del Consiglio NATO-Russia, è il primo dispositivo congiunto NATO-Russia del genere… esso ha lo scopo di rafforzare le capacità richieste per affrontare le cosiddette situazioni ‘renegade’. In cui un aereo è sospetto di essere controllato da terroristi».
Il particolare assume significato in relazione alle discusse origini di Obama, o meglio di suo padre, keniota di etnia somala, dunque musulmana.
Il figlio ha sempre negato: «Sono sempre stato cristiano».
Ma Daniel Pipes, che è un agente del Mossad dedito alla disinformazione, ha pubblicato un accurato rapporto sulle simpatie musulmane di Obama, segno che in Israele hanno fatto approfondite ricerche sul personaggio e sul suo ambiente.
Dice fra l’altro Pipes (2):
«Sono sempre stato cristiano ha detto Obama, puntando sul fatto che sin da bambino non è mai stato un osservante della fede islamica, per negare così ogni legame con l’Islam. Ma i musulmani non reputano che la professione della fede islamica sia di capitale importanza. Per essi, chi è nato da padre musulmano è un musulmano di nascita. Inoltre, tutti i bambini che portano un nome arabo basato sulla radice trilaterale H,S,N (Hussein Hassan e altri nomi) possono essere considerati musulmani. Pertanto, a loro dire, basta considerare il nome completo di Obama: Barack Hussein Obama per asserire che egli è musulmano di nascita».
Inoltre, familiari e amici lo hanno considerato musulmano sin da bambino.
Nell’articolo dal titolo «Obama Debunks Claim About Islamic School», il 24 gennaio 2007, Nedra Pickler dell’Associated Press scriveva che:
«La madre di Obama divorziò dal padre di Obama per poi sposare un uomo indonesiano, Lolo Soetoro, e la famiglia si trasferì in Indonesia dal 1967 al 1971. Dapprincipio, Obama frequentò la scuola cattolica ‘San Francesco di Assisi’, e in base alla documentazione presentata egli fu iscritto come musulmano, la religione del suo patrigno. La documentazione richiedeva che al momento dell’iscrizione ogni allievo scegliesse una delle 5 religioni di Stato: musulmana, indù, buddista, cattolica o protestante».
A questa domanda, il capo addetto stampa di Obama, Robert Gibbs, replicò facendo sapere a Pickler che: egli non aveva la certezza di conoscere il motivo per il quale nel documento Obama risultava essere musulmano.
«Il senatore Obama non è mai stato un musulmano».
Due mesi dopo, Paul Watson del Los Angeles Times (articolo disponibile on-line in una ristampa del Baltimore Sun) riportò che dal sito web della campagna di Obama era scomparsa quella dichiarazione assoluta e ne apparve una più sfumata: «Obama non è mai stato un musulmano praticante».
Il Times ha approfondito la questione e ne ha saputo di più riguardo il suo interludio indonesiano:
I suoi ex insegnanti cattolici e musulmani, insieme a due persone identificate dal maestro della scuola elementare frequentata da Obama come amici di infanzia, asseriscono che Obama è stato iscritto dalla sua famiglia come musulmano in entrambe le scuole frequentate.
Quella iscrizione implicava che, ai tempi della terza e della quarta elementare, Obama apprendeva l’insegnamento dell’Islam per due ore alla settimana frequentando una classe religiosa.
Gli amici di infanzia dicono che talvolta Obama si recava a recitare le preghiere del venerdì nella locale moschea.
«Pregavamo, ma non sul serio, limitandoci a imitare i gesti compiuti dagli adulti presenti nella moschea», ha chiosato Zulfin Adi. «Ma da bambini amavamo incontrare i nostri amici e ci recavamo insieme in moschea, e giocavamo» (…).
La sorella più giovane di Obama, Maya Soetoro, in una dichiarazione rilasciata in occasione della campagna elettorale ha affermato che la famiglia frequentava la moschea esclusivamente «per gli eventi comunitari» e non ogni venerdì.
Rievocando i tempi del soggiorno di Obama in Indonesia, il resoconto del Times contiene menzioni che Obama: «si recava in moschea» e che egli «era musulmano».
Insomma per Sion e i suoi servizi, che hanno condotto una ricerca, Obama è sospetto di essere un cripto-islamico.
E’ l’esatta situazione per la quale - se Obama fosse un aereo e non un candidato - il codice NATO userebbe la parola-chiave «Renegade».
E’ interessante apprendere che la possibilità di un attentato contro Obama è stata apertamente discussa in un talk-show del network televisivo ABC, la trasmissione The View, il 28 febbraio.
La conduttrice, Elisabeth Hasselback, ha esordito: «Ci sono timori che, per via della corrente razzista che esiste sottotraccia in questo Paese, forse la vita di Barak possa essere in pericolo e che quindi colui che sarà il suo vice-presidente sarà qualcuno che potrà desiderarlo» (sic: inaudito).
A quel punto è intervenuta l’attrice Whoopy Goldberg, che è nera ed ebrea, a dire vivacemente che non è solo Obama ad essere in pericolo: «Anche Hillary corre pericolo. Abbiamo visto dei bianchi assassinati. Abbiamo visto dei neri. Chiunque è esposto a qualcuno cui non piace…».
Più tardi la Goldberg è tornata sul concetto; «Mettiamo le cose in prospettiva. John F. Kennedy non era nero, e nemmeno Ronald Reagan, o il fratello (di Kennedy). Il fatto è che gli estremisti di cui parliamo, che siano in Iraq o in Israele non importa, dovunque siano, ci sono estremisti».
Interessante.
Perché Whoopy insiste sul fatto che hanno subito attentati dei bianchi?
Perché lei nera non ha calcato la mano sul razzismo sottotraccia in USA?
Perché evoca Israele e l’Iraq?
Interessante anche l’accenno agli attentati ai fratelli Kennediy e a Ronald Reagan.
Si tratta di tre scenari classici, dove l’attentato viene compiuto da un «assassino solitario», immediatamente ucciso o catturato; la presenza di un «assassino solitario» subito definito uno squilibrato, in USA, serve ad esentare da ogni indagine su mandanti del «solitario».
Il Secret Service, durante un comizio di Obama a Dalls, ha ordinato alla polizia di non eseguire
i normali controlli sulle persone che entravano nel luogo del comizio (un’arena coperta);
un allentamento della sorveglianza propizio all’intervento del classico assassino solitario.
1) «Le mauvauises rencontres du Renegade», Dedefensa, 29 febbraio 2008.
2) Daniel Pipes, «Was Barak Obama a muslim?», Frontpage, 24 dicembre 2007.
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