L'Italia è in regresso. Riportare in auge il primato della Magistratura può aiutare?
Il più esaltato eroe di Tangentopoli, Di
Pietro, è tornato alla ribalta con la vittoria delle
sinistre.
Agli occhi di molti italiani, oltre che strumento di una
improbabile giustizia, Di Pietro appare sempre più essere
stato uno mezzo, forse inconsapevole, per eliminare politici,
industriali ed interi partiti politici invisi ai reggitori occulti
del vero potere in Italia, un superpotere così oscuro che si
sarebbe persino tentati di credere che in realtà non esista
affatto.
La politica in Italia sembra aver raggiunto vertici di
assurdità e di travisamenti assolutamente ineguagliabili.
Ma si può affermare che questo modo di fare politica abbia
realmente ostacolato la crescita culturale, economica ed il
benessere degli italiani?
Crescita e benessere che indubbiamente si sono verificati, almeno
sino al governo Craxi.
Si può dimostrare che l'Italia sarebbe oggi molto
più ricca e felice se i suoi rappresentanti politici fossero
stati onesti, coraggiosi, competenti e capaci di fare scelte giuste
e preveggenti?
Il giornalista Anthony Daniels
(1) sul Daily Telegraph del 30 dicembre 1994 fece
un confronto tra Italia ed Inghilterra, Paese questo dove la
moralità politica, per antica consuetudine e graziead
efficaci strumenti di controllo, pare sia molto superiore a quella
vigente in Italia.
Ma Anthony Daniels così scrive: «One could argue
that the Italians have prospered precisely because they suffer from
institutionalised corruption».
Daniels ebbe il sospetto che l'Italia non si doveva giudicare
semplicisticamente utilizzandogli indicatori usati normalmente
nelle analisi dei sistemi economici.
Il titolo del suo articolo è: «Chi dice che
essi (cioè noi) hanno bisogno di mani pulite al
timone?» Egli parte dalla constatazione che
l'Italia sino ai primi anni sessanta aveva consumi ed un benessere
paragonabili a quelli di Cuba nello stesso periodo.
Dopo alcuni anni l'Italia mostra un livello di benessere
decisamente superiore a quellodella Gran Bretagna, che per almeno
tre secoli è stata economicamente molto superiore
all'Italia. Che cosa sia realmente accaduto in Italia
Daniels non lo sa, ma, contro tutte le apparenze,è convinto
che non si tratti di faccende spiacevoli.
Pare che il sano empirismo inglese, di cui Daniels è
largamente fornito, gli abbia impedito di capire invece ciò
che è accaduto in Inghilterra, e questo fatto è
grave, anche perché gli italiani ammiranoil suo Paese senza
riserve.
Mentre l'Italia era partita con grandi devastazioni
dopo la guerra, ma con un bagaglio tecnologico
considerevole, al contrario l'Inghilterra usciva vittoriosa dal
conflittoe con un indiscusso predominio tecnico in molti settori.
Eppure dopo qualche decennio l'economia italiana aveva sorpassato
quella inglese.
Adesso abbiamo perso per strada il bagaglio tecnologico che il
fascismo ci aveva lasciato e nessuno oggi realmente pensa che la
padronanza della tecnica abbia la minima influenza sulla nostra
società.
La domanda che dobbiamo porci ed alla quale dobbiamo rispondere in
fretta è: perché ci siamo fermati?
Che cosa non ha funzionato alla fine nel sistema Italia?
Jacob Burckhardt, il famoso critico d'arte autore della celebre
opera: «La civiltà del Rinascimento in Italia»,
era sconcertato nel constatare che l'Italia del 1400 aveva creato
grandissimi capolavori in tutti i rami mentre la maggior parte dei
suoi personaggi erano profondamente corrotti.
Tutti i capolavori di quell'epoca oggi darebbero origine ad
inchieste giudiziarie con il prevedibile risultato di mandare sotto
processo i committenti e gli stessi artisti ed architetti
esecutoridelle opere.
Nella Firenze dilaniata da feroci lotte intestine si realizzavano
capolavori che sarebbero rimasti nella storia dell'arte e del
pensiero.
In mezzo a tanta corruzione, tradimenti ed efferati delitti
l'Italia continuò ad abbellirsi di monumenti splendidi.
Qualche cosa dello spirito di quell'epoca è
sopravvissuto.
Il Palio di Siena si svolge in una cornice medioevale, in una
società che per qualche tempo torna medioevale.
Le regole del Palio consistono nel permettere qualsiasi imbroglio o
sotterfugio per far vincerela contrada del cuore.
Anni fa il mio cardiologo, senese trapiantato a Milano,
giustificava le sue parcelle salate dicendo che doveva sostenere la
sua contrada, l'Oca, che non vinceva da molto tempo.
Quando si avvicinava il momento del Palio andava in fibrillazione.
Da qualche anno la magistratura sembra intenzionata a metterci il
naso, ma credo che i senesi non si faranno infinocchiare e
continueranno a compiere i loro riti attorno al palio.
I traditori, se scoperti, subiscono una meritata punizione.
Ma nessuno si sognerà di ricorrere ad un tribunale.
E tutta la città si accalora e partecipa a questa lotta tra
le contrade.
Tutto ci fa credere che si stia andando incontro a giornate di
lutto nazionale perché,da intercettazioni telefoniche, il
cui contenuto dovrebbe essere mantenuto segreto, sembra che la
massima squadra di calcio abbiano ottenuto alcune vittorie grazie a
vari imbrogli.
Molti sono disperati e gridano che anche il calcio è
stato rovinato, che anche il calcio ha perso la sua
onestà (se mai ne avesse avuta una).
Altri pensano che la stella degli Agnelli, grandi protettori della
Juventus, si sia oscurata.
In realtà il calcio era già afflitto dalle esibizioni
guerresche di gruppi di tifosi, che trascorrono ogni settimana a
prepararsi per andare la domenica allo stadio e sostenere l'onore
della loro squadra pestando e facendosi pestare di santa ragione.
2000 anni fa le cose non erano molto diverse.
Lo stadio (che si chiamava anfiteatro) della Pompei romana porta le
tracce di uno scontro ferocissimo, che si verificò qualche
anno prima della grande eruzione, tra tifosi di Pompei e quelli di
Nocera, l'odiatissima città, protetta da Nerone.
Ci furono alcuni morti negli scontri tra gli opposti sostenitori
delle diverse squadre di gladiatori e gli spettacoli vennero
proibiti per dieci anni (tutto documentato in un affresco in una
casa di Pompei).
Non risulta che Roma abbia perso l'impero a causa di questi
eccessi.
Morale: la forza di una nazione, di un sistema economico, non
è nell'avere un buon rispetto delle leggi, nel non avere
gravi casi di corruzione.
Certo non si deve esagerare ma è bene ricordare
che l'Italia prima della grande guerra ebbe molti
scandali, come quello celebre della Banca Romana.
Eppure quell'Italia vinse la guerra contro l'impero
austroungarico e costruì la sua industria.
I magistrati di mani pulite si stupirono molto che dopo il
repulisti di Tangentopoli l'economia non fosse ripartita.
Ma come era fatta l'Italia vincente di cui ci parla Daniel?
Ce lo spiega lui stesso con poche parole.
Parlando dell'Italia dice: «Those who control the State
use it as a means of patronage merelyto remain in power, while
those who are subject to it see it as (at best) an object
of plunder. From this gross corruption inevitably follows. This is
of incalculable advantage to Italy. It keeps alive the
entrepreneurial spirit, even in the heart of the bureaucracy. It
disabuses everyone of the idea that the State might provide the
answer to social, personal and other problems,
since it self-evidently will not. It thus preserves the family as
the focusof loyalty and source of aid. It induces a healthy
contempt for absurd regulations, which a large bureaucracy
inevitably produces, and evasion of which stimulates initiative.
The vibrancy of Italian economic life, which depends upon the
spirit of the people, could not survive honest (but meddlesome
- impiccione - ) government».
Oggi ci strappiamo i capelli per ogni cosa, oggi vogliamo imitare
ad ogni costo i governi del nord Europa, oggi abbiamo perso il
nostro spirito.
Alla fine abbiamo assorbito il peggio del mondo capitalista e ci
siamo incaricati di salvare i peggiori aspetti di quello comunista:
l'immobilismo, l'attesa petulante del sostegno dello Stato
insieme all'invidia cronica e malefica contro chi intraprende
un'attività ed ha successo.
Durante gli ultimi anni il resto del mondo si è mosso
velocemente e non ce ne siamo accorti. Credevamo di risolvere
i problemi cacciando Craxi, poi cacciando Berlusconi ed alla fine
ci ritroviamo… ad essere governati dalle mummie del vecchio
potere consociato: quello formato dalla alleanza tra ex
democristiani ed ex comunisti.
Professor Raffaele Giovannelli
Note
1) Anthony Daniels, «Who says they need a
clean pair of hands at the Helm?», Daily
Telegraph, 30 dicembre 1994.
«Berlusconi has imploded. Italy slides further into political
chaos. Yesterday president Scalfaro was searching for someone,
anyone, who might be described as a prime minister with clean
hands. Among the very few possible candidates ... is …
Antonio Di Pietro, who fought long and hard first to expose
and then to punish corruption in high places. It is generally
agreed that corruption, permeating all levels of Italian society,
has brought the state to the point of disentagration.
And yet I wonder whether all this is too pat. One could argue that
the italians have prospered precisely because
they suffer from institutionalised corruption. When I first went in
Italy as a child, in the year of the Rome Olympics, italian levels
of consumption were in some respects similar to those of Cuba. ...
The italian economy was much more diversified than
Cuba's, but Italy was still recognisablya poor country. ... I
think that a sicilian visitor to England is now more likely to be
shocked by english poverty than vice versa. ... 'Il Sorpasso' has
been enshrined in official GNP figures, though they have been hotly
disputed in Britain. .... what in any case is undeniable is the
starting reversal in relative economic fortunes of the two
countries.
In 1950 ..., Britain, with a very similar population, had seven
times as many private cars as Italy; by 1980, Italy had three
million more, and by 1987 nearly seven million ...more. Those
patriots who console themselves for Britain's relative economic
decline vis-a-vis Italy with tales of Italy's terrible public
services, especially its hospitals, may be surprised to learn that
while Italy's infant mortality rate ... was three times higher
than Britain's in 1960, it is now the same as, or possibly a
little better than, Britain's. What has brought about this
overturning, in a comparatively few years, of our
economic superiority which had lasted for three centuries?
Even the most ardent admires of Italy would be reluctant to argue
that the answer is good government. With one former prime minister,
Bettino Craxi, sensibly having taken refuge in Tunis 'for the sake
of his health', and another, Giulio Andreotti, accused of
membership of the mafia, with the party which ruled Italy for
40 years annihilated by a most unsavoury corruption scandal, it
seems at first sight that italian economic success must have
been achieved in spite of, rather than because of, Italy's
government. Alas for neo-liberal, one cannot argue that the Italian
State's participation in economy has been small if anything, its
weight in the italian economy has been greater than that of the
british State in the british economy. There is no simple message
here. But the role of the italian State has been very different
from that of the british State, at least in the view
of the people. The italian State posses little legitimacy. ... The
centralising pretensions of Rome are therefore resisted, its
decrees ignored as far as possible. Those who control the state use
it as a means of patronage merely to remain in power, while those
who are subject to it see it as (at best) an object of plunder.
From this gross corruption inevitably follows.
This is of incalculable advantage to Italy. It keeps alive
the entrepreneurial spirit, even in the heart of the
bureaucracy. It disabuses everyone of the idea that the State might
provide the answer to social, personal and other
problems, since it self-evidently will not. It thus preserves the
family as the focus of loyalty and source of aid. It
induces a healthy contempt for absurd regulations, which a
large bureaucracy inevitably produces, and evasion of which
stimulates initiative.
The vibrancy of italian economic life, which depends upon the
spirit of the people, could not survive honest (but
meddlesome - impiccione - ) government. There are disadvantages to
corrupt government. It makes everyday life difficult, and the
clientage indulged in both by Christian Democrats and the
Socialists has resulted in an enormous burden of public debt.
However, one can exaggerate the rottenness of the italian State:
its money, after all, is still money, an impressive
infrastructure has been built, and public order maintained. In
Britain, by contrast, we have suffered terribly from honest
government. Such corruption scandals as we can manage would
disgrace a small italian municipality. This has resulted in
everyone taking government too seriously. ... Public money can
still be invested well or badly, and on the whole we have invested
badly; instead of milk into babies, we have put paid to initiative.
But intangible factors, such as the spirit of the people, are at
least as important as economic policy: and those who blamed our
economic woes on our failure to join the ERM were soon blanking
them on our presence within it. ... it would be wrong not to
draw a lesson from a country which in some ways has been very much
more successful than our own. That lesson is that the purpose of
government should be to guarantee opportunity, not the satisfaction
of desires. In Italy, this has been done very expensively by making
politics utterly contemptible (and with the risk of a dangerous
backlash), in Britain, we should achieve it by realising that
politicians, despite their comparative honesty and whatever their
policies, cannot save us
».