L'argomento «11 settembre»
è ormai vecchio e preso in ostaggio da due fazioni
ferocemente contrapposte.
Per evitare la rissa, che rischia di portare i fatti nella sfera
delle opinioni soggettive e visceralmente preconcette, ci
atte-niamo a poche osservazioni su alcuni fatti assolutamente
obiettivi ed accettati da entrambe le fazioni.
Il ponte di Tacoma
Comincerò ricordando il ponte di Tacoma, un ponte sospeso
che venne inaugurato nel giugno del 1940, negli USA. Quattro mesi
dopo, in una giornata di vento costante a circa 70÷80
km/ora, il ponte crollò dopo una sofferta agonia, che
durò alcune ore e che consentì la raccolta di
un'ampia documentazione.
Unica vittima fu un cagnolino, rimasto chiuso in un'auto
abbandonata sul ponte.
Ma quel crollo divenne celebre perché fu ricchissimo di
insegnamenti e permise di evitare crolli per altri ponti simili.
Il ponte era stato progettato per resistere ad uragani con venti
superiori a 200 km/ora, mentre crollò a causa
di un «venticello» che non avrebbe dovuto creare alcun
problema di stabilità.
A causa di quel crollo vennero apportate anche modifiche immediate
ai ponti sospesi già costruiti.
L'ingegneria dei grattacieli dopo i crolli del
WTC
Vediamo ora che cosa è cambiato nell'ingegneria dei
grattacieli dopo il crollo, ufficialmente per incendio, di ben tre
edifici con struttura in acciaio.
Di questi tre, due erano colossi alti più di 400 metri,
costruiti in acciaio con un coefficiente di sicurezza pari a
5÷6
(figura 1), imbottiti di amianto per resistere ad eventuali
incendi.
Quando vennero costruiti l'amianto non era ancora entrato nella
lista nera dei materiali dannosi per la salute e proprio
l'abbondanza di amianto pare abbia indotto il Comune di New York a
meditare su una possibile demolizione delle due Torri già
ben prima del 2001.
Le conseguenze di quei crolli, sull'attuale ingegneria dei
grattacieli, inspiegabilmente fu di fatto nulla.
Eppure qualche voce preoccupata sul futuro dei grattacieli, a causa
della loro apparente vulnerabilità, c'era stata.
Henry Petrosky, professore alla Duke University, agli inizi del
2002, sulla rivista Welding Innovation, aveva scritto:
«con il crollo delle torri del World Trade Center il
destino dei futuri progetti di grattacieli è stato messo in
discussione».
Ma Petrosky in quel momento non era al corrente delle segrete cose.
Ci sono stati convegni sull'argomento, studi approfonditi, ma alla
fine ci si è limitati a ribadire l'ovvio: in futuro porre
maggiore attenzione al pericolo degli incendi nei grattacieli e
nelle strutture in ferro in generale.
Ma gli edifici del WTC non sono solo caduti, si sono sgretolati e
sono scomparsi in circa 10 secondi, una cosa
incredibile per strutture in acciaio di quella mole.
Se fosse stata accettata realmente la versione del crollo per
collasso termico si sarebbe dovuto provvedere a mettere in
sicurezza tutti i grattacieli esistenti e a riprogettare quelli in
costruzione.
Volendo fare un confronto con il crollo del ponte sospeso di Tacoma
basta considerare che il crollo di un ponte può al massimo
fare qualche centinaia di vittime mentre con il crollo di un
grattacielo, con le modalità che si sono viste,
si potrebbero avere qualche decina di migliaia di morti.
Eppure la reazione fu nulla.
L'ingegneria dei grattacieli non subì scosse e la
costruzione di nuovi grattacieli subì solo lievi
ripensamenti.
Il crollo dei grattacieli del World Trade
Center
Premessa
Per svolgere riflessioni che siano in linea di principio
accettabili da tutti, partiamo dalle analisi svolte dal NIST (ente
pubblico statunitense per la normazione e la tecnologia), dalle sue
omissioni e, per il pubblico italiano, dalle notizie che ha
elargito sull'argomento il sito internet di Attivissimo.
Debbo anzi alla solerzia di questo autore se mi sono imbattuto in
un aspetto che credo sia stato trascurato dai tanti che hanno
criticato le versioni ufficiali.
Figura 1 - Vista di una
torre del WTC in costruzione. L'immagine chiarisce come la
struttura fosse largamente dimensionata e come la parte più
resistente fosse posta al centro. In tal modo si riduceva il
rischio che l'impatto di un aereo danneggiasse gravemente le
strutture portanti principali.
Il particolare di cui parleremo è quello
della prima fase del crollo della Torre Sud.
A differenza della Torre Nord, che crollò in modo
perfettamente verticale sin dalla prima fase, mostrando il
cedimento iniziale proprio del nucleo di pilastri centrali, quelli
con maggior resistenza, la Torre Sud invece iniziò il crollo
con una vistosa inclinazione del blocco superiore di 25 piani,
quelli sopra gli 8 piani incendiati direttamente dall'aereo
(figura 7), ricordando che i piani delle due torri erano 110.
Figura 2 - La Torre Sud
complessivamente ha im-piegato circa 10 secondi per le fasi del
crollo. Nella prima fase, al momento in cui è stata scattata
questa fotografia, la parte superiore inizia a crollare con una
vistosa rotazione attorno ad un lato (punto A di figura 3). Per
raggiungere questo assetto si può valutare il tempo
impiegato in circa un secondo.
2a) 2b)
2c)
Attivissimo dice: «Queste immagini,
insieme alle precedenti, permettono di notare che il crollo
della Torre Sud non è stato così compatto e sulla
pianta dell'edificio, come spesso si ritiene, ma si è
allargato su tutti i lati, scagliando detriti ben oltre la pianta
dell'edificio. Le nubi, infatti, non sono soltanto fumo e polvere,
ma contengono detriti anche molto grandi (travi d'acciaio
singole e multiple)… L'esame delle foto permette anche
di valutare l'ampiezza di quest'allargamento, considerato che
ogni facciata delle torri misurava 64 metri».
Questo è ciò che afferma Attivissimo nel
suo sito destinato a smascherare le bufale.
Purtroppo in questo caso, involontariamente, alimenta proprio le
ipotesi che lui considera essere delle bufale.
Cominciamo dai detriti scagliati lontano, uno degli aspetti che ha
permesso di contestare le «verità» ufficiali.
I detriti, che si vedono scagliati lontano, non hanno una
temperatura elevata, certamente non superiore a 500 °C,
altrimenti apparirebbero luminosi.
Quindi dove sarebbe la temperatura elevata (oltre 800 ÷
900°C ) necessaria per indebolire la struttura sino al collasso
istantaneo?
Che cosa può aver scagliato travi (o pilastri) d'acciaio
«freddo» a tanta distanza?
Lo schiacciamento della struttura avrebbe accartocciato i pilastri
e le travi, ben difficilmente avrebbe potuto scagliare lontano
parti della struttura, certamente non nella fase iniziale del
crollo.
Ma ci sono altri aspetti che quella sequenza di fotografie
rivelano.
Oltre all'inclinazione iniziale della parte superiore si assiste
anche al suo inspiegabile successivo sgretolamento.
Si tratta di un edificio in acciaio che non può sgretolarsi
come se fosse fatto in mattoni o in cemento armato, a meno che non
sia sottoposto all'azione di qualche altro agente distruttore,
oltre al fuoco ed alla forza di gravità.
La fugace apparizione del crollo della parte
superiore
Paolo Attivissimo è stato imprudente nel mostrare il
crollo della Torre Sud nella fase iniziale.
Il crollo partì, come si è detto, con un vistoso
sbandamento laterale della parte superiore (figura 2).
Quindi, nelle condizioni che appaiono in figura 2 e 3, sul tronco
di grattacielo restante, inizialmente avrebbe dovuto
gravare il peso della parte sovrastante inclinata, peso che si
sarebbe concentrato prevalentemente sul lato B (figura 3b). Con
queste condizioni iniziali, ammesso che i crolli siano stati
originati dal cedimento improvviso dei piani
direttamente coinvolti nell'impatto degli aerei, la parte
sottostante non poteva crollare verticalmente ma sarebbe dovuta
crollare dal lato del carico, ribaltandosi (secondo la
modalità illustrata in figura 5b - particolare e).
Invece incredibilmente poi la parte sottostante ha avuto un crollo
verticale, come si può vedere dalle sequenze
fotografiche successive (figure 2a, b, c).
La sezione superiore, pur restando inclinata, è scesa poi
verticalmente, come se fosse stata risucchiata da quella
inferiore.
La dinamica del crollo, come risulta da una interpretazione
compatibile con l'esclusione di qualsivoglia agente, oltre gli
aerei ed il loro carburante, è invece illustrata nella
sequenza di figura 5a.
Questa figura sintetizza il pregevole studio condotto da Zdenek
Bazant e Young Zhou (1) (di seguito li indicheremo
come BZ).
Ma, come vedremo, questa interpretazione è in contrasto con
la documentazione delle immagini del crollo.
Analizzeremo in dettaglio questo aspetto poiché da esso si
possono trarre indicazioni interessanti.
Il NIST, come altri enti governativi, non ha fatto una simulazione
numerica dettagliata della fase finale dei crolli ed in particolare
della Torre Sud, partendo dalle condizioni iniziali che sono ben
chiarite dalla fotografie e dai filmati.
Dalle fotografie riportate nelle figure 2 e 3 si può stimare
la velocità di rotazione e di traslazione orizzontale della
parte superiore della Torre Sud, i 25 piani più alti.
La trattazione di BZ ha fornito una interpretazione del
perché, nonostante la rotazione iniziale di quel blocco di
25
piani, la Torre Sud abbia poi proseguito nel crollo verticale, con
l'improvvisa apparente scomparsa della rotazione. L'ipotesi di
BZ, nel caso della Torre Sud, è l'unica possibile per
fornire un minimo di veridicità ad un crollo che fosse
dovuto all'impatto della parte superiore (figura 5a) su quella
inferiore.
Ma come vedremo questa unica ipotesi possibile è smentita
dalla documentazione fotografica.
Si può valutare in circa 30° l'angolo di
rotazione effettivamente subito dalla parte superiore,
dopo circa un secondo dall'inizio del crollo.
Quindi la sua velocità angolare sarà stata
dell'ordine di 5÷6 giri/min.
La velocità di traslazione del baricentro G avrà
raggiunto i 20÷30 metri/secondo (forse un valore più
elevato se si considera che il baricentro reale era più in
alto del punto di mezzo) se la rotazione si è svolta sempre
attorno al punto A.
Questa velocità conferisce al blocco di 25 piani un'energia
cinetica «orizzontale» enorme a causa della sua massa
di circa 8÷9٠107kg.
Anche Bazant e Zhou (BZ) affermano che la parte superiore
iniziò effettivamente la rotazione attorno al punto A a
cau-sa del cedimento laterale dei pilastri dei piani incendiati
(figura 5a - fase b).
Ma questa rotazione, dovuta all'azione della gravità sul
baricentro G, esigeva una reazione vincolare che i pilastri dei
piani incendiati non avrebbero potuto sostenere.
Dopo una rotazione di appena 2.8°, secondo BZ, i pilastri non
avrebbero dovuto reggere lo sforzo orizzontale generato dalla
rotazione.
Il centro di rotazione sarebbe quindi passato nel baricentro G
della parte superiore, così che questa parte avrebbe ruotato
attorno a G, lasciando il baricentro quasi allineato con l'asse
della torre.
Questo particolare, come si è detto, è di vitale
importanza per garantire un minimo di credibilità alla
teoria del crollo indotto dalla parte superiore, un crollo che
è stato sostanzialmente verticale.
Nella fase finale (figura 5a - e) la parte superiore si sarebbe
distrutta cadendo sulla parte inferiore ancora ferma, innescandone
poi il crollo.
Ma le immagini fotografiche contraddicono inequivocabilmente questa
ipotesi.
La nube, che BZ fanno giustamente comparire solo in questa ultima
fase, in realtà (inspiegabilmente per le spiegazioni
ufficiali basate sul crollo termico) si è creata sin
dall'inizio del crollo, oscurando i particolari, che nella foto
sono stati ricostruiti prolungando gli spigoli nella parte
visibile.
Una struttura d'acciaio non si sgretola, ma si accartoccia e si
deforma, tanto più se il suo fattore di sicurezza è 5
(o 6) e non 2, come asseriscono BZ.
Inoltre, se con l'impatto con la parte inferiore viene bloccato lo
spostamento della parte superiore, questa ruoterà attorno al
punto di arresto e quindi in ogni caso crollerà
lateralmente.
Ma, come appare dalle fotografie, tutto questo non è vero.
La parte superiore ebbe il baricentro spostato lateralmente
rispetto all'asse della torre.
Proprio ciò che BZ avevano cercato di negare.
Poi le due parti rimasero agganciate e, a causa
del crollo indipendente della parte inferiore, quest'ultima
trascinò nel crollo verticale anche la parte superiore
ruotata.
La rotazione della parte superiore venne arrestata dal crollo della
parte inferiore.
Si deve infine notare che nella fase del crollo della parte
inferiore, questa agì su quella superiore sottoponendo
a trazione ciò che restava dei pilastri inizialmente
collassati.
Dallo schema di figura 3b appare che proprio lo schiacciamento dei
piani, causa della rotazione attorno ad A, può aver
assicurato il sostegno dello sforzo laterale, che BZ non trovarono
in un modello costituito da pilastri integri.
In ogni caso la rotazione del blocco superiore sino ad un angolo di
circa 30° è testimoniata inequivocabilmente dalla
documentazione fotografica, della quale proprio il sito di
Attivissimo ha fornito le immagini più significative.
a)
b)
Figura 3a, b - La fotografia in a)
mostra il lato B dove si è verificato lo schiacciamento
iniziale. Il centro di rotazione iniziale è attorno ad A, il
lato dove non si verifica inizialmente lo schiacciamento. Dal lato
B si sarebbe avuta una grande compressione applicata alla rimanente
struttura verticale. Se il crollo di questa parte fosse stato
causato dall'impatto della parte superiore, l'intera struttura
sarebbe crollata accartocciandosi ed adagiandosi dal lato di B
(come illustrato in figura 5b). I detriti avrebbero raggiunto
una distanza superiore all'altezza dell'edificio e quindi
sarebbero arrivati da quel lato ad una distanza pari a
500÷600 metri dalla base.
a) b)
Figura 4 - In a) viene mostrato
in nero la posizione che avrebbe dovuto avere il blocco superiore
secondo BZ, in viola la posizione che avrebbe dovuto assumere il
blocco se la rotazione fosse avvenuta attorno al vero baricentro G,
in azzurro è rappresentata la posizione reale come risulta
dalle fotografie e dai filmati.
In b) vengono indicate le tre diverse posizioni utilizzando colori
diversi per necessità di contrasto.
Essendo il baricentro della parte superiore G spostato verso
l'alto, avremmo dovuto vedere sporgere lo spigolo come appare in
colore viola.
La conclusione è che un crollo sostanzialmente verticale
appare inspiegabile, se si ipotizza l'assenza di altre cause oltre
il cedimento «termico».
Infatti le condizioni iniziali lasciavano prevedere un crollo
laterale di tutta la struttura (figura 5b).
Si noti che un ribaltamento laterale avrebbe interessato gli
edifici, che su quel lato, si trovavano entro 500÷600 metri
dalla base della Torre Sud, quindi ben oltre la zona realmente
ricoperta dai detriti.
Si deve infine notare che durante le demolizioni le cose non vanno
sempre perfettamente come previsto e l'iniziale deviazione nel
crollo della Torre Sud è da considerare normale durante
queste operazioni.
Esame delle immagini
Dal confronto delle due immagini in figura 4a e 4b si comprende la
difficoltà da cui BZ avevano tentato di uscire.
Per salvare l'ipotesi di un crollo dovuto all'impatto della parte
superiore, è essenziale che questa abbia ruotato attorno al
suo baricentro G e non abbia subito uno spostamento laterale per
rotazione sino a 30° attorno ad A.
Ma le fotografie invece mostrano proprio che la rotazione è
avvenuta totalmente attorno ad A (figura 3b).
Se la rotazione fosse avvenuta attorno a G, nella foto di figura 4b
la posizione del blocco superiore sarebbe dovuta essere quella
indicata con la linea viola.
Invece non è stato così.
La posizione del blocco è stata quella indicata dalla linea
azzurra.
La massa della parte superiore è enorme: dell'ordine di
8÷9•107 kg.
Come risulta dalle foto il baricentro G di questa massa si è
spostato di circa 20 metri dalla sua posizione iniziale (per avere
un'idea approssimata della scala si consideri la lunghezza dei
lati della pianta delle due Torri, che è di 64 metri), che
ovviamente prima del crollo era collocata sull'asse
dell'edificio.
Inoltre al momento della foto quella massa stava viaggiando
orizzontalmente a circa 20 metri al secondo.
La conseguenza di questa differenza è che, se fosse vero
ciò che affermano BZ, il blocco superiore potrebbe essere
ricaduto sulla parte inferiore provocandone il crollo (vedi figura
5a - e, ammesso che il crollo della parte superiore possa aver
provocato da solo il collasso di quella inferiore).
Se invece, come risulta dalle foto, la parte superiore ha
effettivamente ruotato attorno al punto A, allora, poiché
quella parte non è caduta lontano dalla base del
grattacielo, il blocco superiore deve aver subito un trascinamento
dovuto al crollo della parte inferiore.
Quindi il crollo della parte inferiore non può essere stato
causato dall'azione della parte superiore, ma deve essere dipeso
da altra causa.
La formazione di una densa nube di polvere ha oscurato la zona del
cedimento iniziale.
Ma anche appare strano che ci sia stata la creazione di una nube
già così estesa in leggero anticipo
sull'inizio del collasso.
Nella loro simulazione BZ infatti hanno giustamente disegnato la
nube quando inizia il collasso della parte inferiore (fi-gura 5a -
e, ricavata dal rapporto di BZ). (1)
Figura 5a - Nella descrizione di BZ
all'inizio abbiamo la rotazione attorno al lato A.
Poi, per evitare di vedere innescato un crollo laterale (vedi
figura seguente 5b), BZ debbono fare l'ipotesi che
la rotazione prosegua attorno al baricentro G, che essi,
trascurando il peso delle travi superiori, collocano a metà
altezza.
Così si potrebbe giustificare il crollo totale come causato
dal crollo verticale della parte superiore su quella
inferiore.
Si deve infine osservare che, dai dati forniti
dagli stessi BZ, il baricentro G si trova molto più in alto
del punto
di mezzo.
Infatti, a causa del «cappello» (figura 6 ) di travi
che collegava l'anima centrale con le travi periferiche, il
baricentro G si sarebbe dovuto trovare a circa ¾
dell'altezza (figura 4a).
Figura 5b - La rotazione
attorno al punto A, che effettivamente è avvenuta sino a
circa 30°, avrebbe dovuto causare poi il ribaltamento di tutta
la torre e non certamente un crollo verticale.
Figura 5c - Nella fase d ed
e è la parte inferiore che attira nel crollo la parte
superiore arrestandone la rotazione.
Questa è la ricostruzione del crollo più vicina alle
evidenze documentate.
Il crollo della parte superiore non ha causato il crollo della
parte inferiore, ma è stato da questa trascinato in basso,
mentre la rotazione veniva arrestata.
Figura 6 – Schema della struttura delle Torri. Nel
particolare di destra è rappresentato l'insieme delle travi
che nella sommità collegavano le travi esterne con il gruppo
di travi interne.
Figura 7 - Riassunto dei
fatti dell'11 settembre per le due Torri del WTC. Le Torri avevano
110 piani ed un'altezza di 417 metri.
Le domande che dobbiamo porci, dopo aver visto
la parte superiore della Torre Sud fortemente inclinata, sono: che
cosa ha impedito a quel blocco, pari a 25 piani, di scivolare verso
terra rotolando e staccandosi dalla restante parte (secondo la
sequenza di figura 5a)?
Nonostante la velocità orizzontale iniziale, che la parte
superiore aveva acquistato, che cosa ha riagganciato le due parti
facendole crollare assieme verticalmente?
Le risposte a queste domande alla fine necessariamente inducono a
ipotizzare altri agenti distruttori, che hanno operato in
concomitanza con l'impatto degli aerei e con gli incendi che sono
seguiti.
Il tempo di caduta
Nel sito di Attivissimo si ironizza sul fatto che tutti i
dissidenti dalle interpretazioni ufficiali (siamo in attesa ancora
di sapere quale ha da essere la spiegazione ufficiale unica della
causa dei crolli) si ostinano a dichiarare che tempi di
caduta così brevi sarebbero una palese dimostrazione che la
causa vera dimostrerebbe l'esistenza di una sorta di
demolizione programmata.
E' indubbio che un corpo di qualsivoglia massa in caduta libera
è soggetto all'accelerazione di gravità e quindi per
scendere da una assegnata altezza impiega lo stesso tempo impiegato
da una massa molto più piccola, purché in entrambi i
casi la resistenza dell'aria abbia la stessa influenza e le
velocità iniziali siano uguali.
Ed è su questo particolare che Attivissimo ha commesso un
altro errore, quando afferma che si vedono grosse travi di ferro
sopravanzare parti delle torri mentre cadono, fornendo così
una chiara indicazione che queste (le torri) non sarebbero scese in
caduta libera ma sarebbero state più lente.
In realtà il paragone non si può fare perché
ignoriamo con quale velocità iniziale sono state scagliate
le travi prese a confronto, mentre sappiamo con certezza che le
Torri partivano da una velocità verticale nulla e la
resistenza dell'aria per detriti più leggeri è
superiore a quella per una trave di ferro.
I tempi di caduta risultano in modo inequivocabile dai filmati dei
quali si conoscono le velocità di ripresa (i fotogrammi al
secondo).
Nessuno degli esperti schierati sul fronte dell'ufficialità
ha contestato i dati circa i tempi di caduta.
Vediamo ora perché i critici delle versioni ufficiali
annettono tanta importanza a questi tempi.
Essi dicono che la caduta si sarebbe dovuta rallentare a causa
della distruzione delle strutture sottostanti, strutture che in
ogni caso avrebbero dovuto offrire una certa resistenza al collasso
anche se fossero state a temperatura elevata.
Ma rimane il contenzioso circa lo stabilire quanta resistenza si
sarebbe incontrata alle diverse temperature a cui potevano essere
arrivate le strutture in acciaio.
Il contenzioso passa allora a valutare le temperature e qui la
polemica divampa con la formazione di schieramenti e diverse scuole
di pensiero.
Tuttavia esiste una grandezza che non viene toccata dalla
temperatura: le masse degli edifici che stanno cadendo.
Alle masse, indipendentemente dalla loro temperature, è
associata l'inerzia.
Sono affermazioni di una ovvietà disarmante ma lo scopo
è proprio quello di disarmare qualsiasi obiezione.
Costruiamo quindi l'ipotesi detta del
«pankake» o accatastamento
Questa ipotesi è stata poi rifiutata dal NIST, che ha
preferito adottare l'ipotesi del crollo per implosione, un
meccanismo per il quale è difficile calcolare il tempo
necessario per completare il crollo.
L'ipotesi fondata sul «pankake» consiste in un modello
formato da 110 masse sovrapposte, una massa M per ogni piano dei
grattacieli (scendendo la massa M aumenta di un fattore 1.049).
Sarà n il numero dei piani più alti che iniziano a
cadere in un sol blocco.
La massa totale del blocco dei piani superiori sarà:
n•M. la distanza tra un piano e l'altro è uguale a d.
Il blocco di n piani cade, come nel caso della Torre Sud, da
un'altezza di 8•d, essendo 8 il numero di piani che
cedono, supponiamo improvvisamente, a causa dei danni determinati
dall'aereo e dall'incendio.
Quando la massa dei 25 piani più alti (supponiamo che le
travi ed i solai degli 8 piani bruciati siano stati espulsi) arriva
a colpire la massa del primo piano che non ha bruciato (il 77mo ),
possiamo ragionevolmente supporre che si verifichi un urto
anelastico.
Supponiamo che ogni piano sia sostenuto dalla struttura che
però non avrebbe offerto alcuna resistenza al trascinamento
verso il basso quando arriva il crollo della parte superiore.
Tutte le ipotesi fatte sono per ottenere la massima velocità
di caduta, conservando un minimo di verosimiglianza.
La massa del 77mo piano viene inglobata nella massa dei 25 piani
che stanno cadendo, provocando un piccolo rallentamento
perché si tratta dell'urto tra un corpo in movimento ed uno
25 volte più piccolo ma fermo.
La massa che crolla aumenta ad ogni piano e l'urto si ripete per
77 volte.
Alla fine la caduta viene un po' rallentata, anche se si considera
nulla la resistenza della struttura.
Mentre in caduta libera il blocco dei 25 piani impiegherebbe 8,07
secondi, con il rallentamento inerziale delle masse dei piani
inferiori si avrebbe un tempo di caduta dell'ordine dei 15
secondi, tenendo conto del fatto che la struttura diventa
più pesante scendendo d'altezza poiché deve
sostenere un carico statico maggiore.
Succede allora che la caduta del blocco superiore nella
realtà del crollo delle Torri ha impiegato un tempo
inferiore al tempo di caduta libera comprensivo dei rallentamenti
necessari per mettere in movimento i singoli piani del grattacielo.
La conseguenza è la prova che i grattacieli hanno subito una
demolizione progressiva programmata in modo da consentire il crollo
in caduta libera della parte superiore.
Prima di distribuire patenti di bufala Attivissimo dovrebbe
impegnarsi a fornire repliche tecnicamente accettabili ai punti
sopra menzionati.
E' chiaro che se anche uno solo dei punti contestati resta senza
una spiegazione valida, tutto il castello delle versioni ufficiali
crolla.
Per una panoramica delle critiche alle versioni ufficiali si vedano
i siti riportati al punto. (2)
Qualche osservazione sui documenti
ufficiali
A sostegno delle tesi ufficiali tra le tante pubblicazioni
primeggia l'imponente mole di lavori del NIST (ente statuniten-se
per la normazione e la tecnologia).
Si tratta di 43 volumi di documentazione e di ricerca sugli
attentati dell'11 settembre 2001 al World Trade Center.
I volumi, pubblicati nell'ottobre 2005 e noti collettivamente come
NIST NCSTAR, sono tutti scaricabili da wtc.nist.gov.
Per chi desidera conoscere i segreti costruttivi dei grattacieli in
acciaio si tratta di una lettura molto interessante, consigliata ai
giovani ingegneri civili desiderosi di conoscere tecniche in Italia
poco note.
Purtroppo si incontrano anche defatiganti ripetizioni, che
ovviamente sono da saltare.
Agli effetti della comprensione di che cosa è realmente
accaduto nelle Torri dopo l'impatto con gli aerei, si trova solo
un'accurata simulazione numerica dell'impatto.
Ivi si mostra come gli aerei avrebbero facilmente demolito le travi
della parete esterna arrivando a danneggiare seriamente i pilastri
del nucleo centrale delle due strutture.
Da notare che i danni risultano essere del tutto asimmetrici.
Non viene detto perché poi i pilastri dei piani interessati
dall'impatto avrebbero ceduto tutti insieme allo stesso modo
provocando una traslazione verticale per la Torre Nord.
Sul mistero del crollo verticale della Torre Sud si è
ampiamente parlato sopra.
Poiché nel nucleo centrale erano contenute anche le scale,
che in parte sono rimaste agibili durante l'incendio, si
può nutrire qualche dubbio sulla veridicità dei
risultati delle simulazioni.
In realtà una sola versione ufficiale che spieghi in modo
esauriente la dinamica dei crolli non esiste.
Le bufale che Paolo Attivissimo crede di aver trovato e di aver
distrutto restano come legittime richieste di chiarimento che un
fatto di tanta gravità esige.
Professor Raffaele Giovanelli
Riferimenti
1)
http://www.civil.northwestern.edu/test/news/wtc/media/bazantwtcstory.pdf
http://gordonssite.tripod.com/id1.html
2)
http://911research.wtc7.net/mirrors/guardian2/wtc/WTC_ch2.htm
http://911research.wtc7.net/mirrors/guardian2/wtc/WTC_apndxB.htm
http://911research.wtc7.net/mirrors/guardian2/wtc/WTC_ch2.htm