La storia del Tempio del popolo si concluse con
un gigantesco suicidio collettivo voluto dal fondatore della setta.
L'esito tragico conferma l'analisi sostanzialmente corretta fatta
da Daniele Arai (1) in «L'alienazione
americanista che inquina il mondo».
Si tratta ora di verificare l'analisi di Arai su casi realmente
accaduti, che dovrebbero appartenere alla storia dell'americanismo
se gli statunitensi non avessero rifiutato la storia, compresa la
loro, decidendo di vivere solo nel presente.
Cominceremo quindi proprio dalla storia del Tempio di Popolo e del
suicidio collettivo che ne sancì la fine.
Nella storia delle sette americane non è certo l'unico
esempio.
Si vedrà che tutta la vicenda del suicidio di massa degli
adepti della setta del Tempio del Popolo è stata la
conseguenza logica, portata sino alle estreme conseguenze, dei
principi fondanti della religione panteistica, che impera negli USA
e che viene lentamente esportata in tutto il mondo.
«Erano anni che una notizia non mi impressionava
tanto».
Così avrebbe commentato il guru italiano Goffredo Parise
nell'apprendere la strage o meglio il suicidio di massa avvenuto a
Jonestown, nella Guyana.
In tutto novecentoventuno persone seguirono l'incitamento e
l'esempio del loro capo spirituale, il reverendo Jim Warren Jones,
fondatore della setta del Tempio del Popolo (o dei Popoli).
(2)
Il Tempio dei Popoli fu fondato in Indiana dal reverendo
Jim Jones, trasferendosi poi in California negli anni '60.
Il Tempio, affiliato ai Discepoli di Cristo, era una miscela di
pentecostalismo e attivismo comunitario.
Gestiva programmi per fornire cibo e alloggi ai meno abbienti, ed
acquisì forte potere politico.
Nel 1977 le inchieste della stampa sulle pratiche settarie del
Tempio provocarono l'esodo in Guyana.
La tragedia si consumò nel novembre del 1978, in un angolo
della giungla, con l'uccisione anche di alcuni membri del
congresso che tardivamente erano andati ad indagare. (3)
Sono le 5 del pomeriggio del 18 novembre 1978.
Il deputato della California Leo J. Ryan finisce di caricare un
baule su un piccolo aereo della Guyana al campo di atterraggio di
Port Katyuma.
Assieme alla sua delegazione del congresso e a diverse troupe
televisive aveva appena lasciato Jonestown, il Progetto Agricolo
del Tempio del Popolo.
La vice legislativa di Ryan, Jackie Speier, prima di partire per
quel viaggio era così terrorizzata che aveva lasciato le
ultime volontà e il testamento nel cassetto della scrivania
di Capitol Hill, e si era assicurata che anche Ryan facesse lo
stesso.
Mentre 15 tra disertori e parenti di altri membri del Tempio del
Popolo stanno salendo la scaletta dei loro aeroplani,
all'improvviso un trattore ruggisce sulla pista.
A bordo, armati di pistole e fucili, ci sono nove uomini del
Tempio.
Puntano velocemente le armi e sparano fucilate mortali.
La delegazione si disperde, molti corrono nella giungla.
Ma undici rimangono feriti.
Sono colpiti a morte Ryan, tre giornalisti e la disertrice del
tempio Patricia Parks.
Ryan giace morente a fianco della Speier gravemente ferita.
Prima di morire trova la forza per sussurrarle che vuole che lei
prenda il suo posto alle successive elezioni.
E' un atteggiamento molto americano, di troppa ostentata
indifferenza verso la morte.
Qualche momento più tardi uno dei sicari del reverendo Jim
Jones finisce il deputato Ryan con un colpo in testa.
Ryan aveva cercato di opporsi al reverendo Jones perché non
approvava i suoi modi per scalare il potere e per gestirlo
all'interno della sua comunità.
Tuttavia il reverendo Jones era un perfetto animale politico e
sapeva controllare molti voti, e quindi non lo si poteva ignorare.
Ma Ryan non aveva neppure lontanamente pensato che il fine ultimo
di Jones fosse il suicidio collettivo, suo e di tutti i suoi
seguaci.
Non poteva capirlo perché da bravo figlio del pragmatismo
anglosassone era implicito che ogni individuo che voleva scalare il
potere lo faceva per un sano e rassicurante egoismo.
Un egoismo che doveva sfociare nel possesso di denaro e di beni e
di potere personale.
E poi, come quasi tutti gli americani, non aveva forse rifiutato
ogni congettura che sconfinasse nella filosofia?
Di che cosa veniva accusato il reverendo Jim
Jones, che peraltro era un perfetto americano, dotato di
tutti i caratteri tipicamente americani?
Cresciuto nell'indigenza Jones aveva percorso tutte le tappe di
una vita scandita dal più profondo spirito americanista.
James Warren Jones era nato a Lynn, nell'Indiana, nel 1931.
E' l'America profonda, dove anche il giovane Jim Jones
apparteneva al Ku Klux Klan locale, pur avendo sangue indiano per
parte di madre, almeno se si dà credito a ciò che lui
stesso raccontava.
Il padre era tornato malato dalla prima guerra mondiale e percepiva
una misera pensione.
La famiglia era povera e Jones crebbe mostrando subito la sua
inclinazione per la religione, anzi per le religioni.
In paese c'erano ben sei chiese e Jones passava indifferentemente
da una all'altra.
Egli quindi fu il prodotto della libertà di culto e delle
aberrazioni a cui questa libertà può portare. Jones
era un capo, aveva il carisma del capo e la vocazione
dell'organizzatore.
Così alla fine si fece una sua religione, una religione di
ispirazione cristiana fondamentalista.
Agli inizi aveva aderito alla Chiesa Metodista, poi alla Chiesa
Pentecostale.
Si nutriva anche degli ideali di fratellanza razziale.
Egli veniva costruendo un'utopia.
Nel 1964 fu ordinato pastore della Chiesa Cristiana, diramazione
dei Discepoli di Cristo.
La sua utopia oggi non appare neppure tanto stramba; egli voleva
l'integrazione razziale universale; a quei tempi era difficile
anche solo parlarne.
Bambini della setta attorno a
«papà» Jones
Il Reverendo Jones aveva creato negli adepti ed
in lui stesso uno «stato nascente», se
seguiamo lo schema interpretativo creato da Francesco Alberoni.
Ma sappiamo che la fine di uno stato nascente provoca un'enorme
disillusione e quindi crea pulsioni di morte.
«Papà (così si faceva chiamare il
reverendo Jones dai suoi seguaci), non vedo nessuna via
d'uscita - sono d'accordo con la mia decisone - ho paura soltanto
che senza di te il mondo non ce la faccia ad arrivare al comunismo
… Da parte mia sono più che stanco di questo
disgraziato, spietato pianeta e dell'inferno che offre a
così grandi masse di gente meravigliosa … grazie per
la sola vita che io abbia mai conosciuto».
Questo era scritto in un biglietto, certamente di un seguace che
aveva già ricevuto l'invito ad uccidersi, trovato addosso
al corpo di Jones.
Si deve desumere che Jones era ben convinto della sua visione del
mondo e lo erano anche i suo seguaci.
Non si è trattato certamente di una infatuazione
superficiale, ma si deve pensare che i lunghi sermoni con cui Jones
bombardava i suoi seguaci abbiano avuto l'effetto non solo di
ipnotizzarli ma anche di convincerli.
Nella casa di Jones morirono tredici persone, comprese Carolyn e
suo figlio.
Annie (sorella di Carolyn, una delle amanti di Jones), 24 anni, fu
trovata con un colpo di 357 magnum in testa, a fianco del cadavere
la pistola e un messaggio di addio:
«Sembra che alcune persone - forse la maggioranza -
vogliano distruggere la cosa migliore che sia mai accaduta ai
mille e duecento di noi che hanno seguito Jim; moriamo
perché non ci lascereste vivere».
Si potrebbe dire che si è trattato di possibili, inevitabili
esiti di una fede fai da te.
Le fedi religiose sono il risultato anche di secoli di eresie e di
persecuzioni crudeli.
Fondare liberamente nuove religioni non necessariamente apre la
strada verso Dio, ma può anche spalancare la porta del male
che è insito negli uomini.
Con l'appello alla religiosità che vive dentro ogni uomo
vengono messi in moto meccanismi che possono liberare grandi
energie distruttive.
Gli americani hanno fatto tabula rasa dell'eredità della
storia europea e della loro stessa storia. Vivono il presente e
quindi non traggono alcun insegnamento dalle esperienze precedenti.
Distruggono anche la loro stessa storia.
E quindi la loro anima.
E tuttavia credono di poter dominare il mondo, mentre in
realtà si sono a tal punto estraniati dal resto del mondo da
aver suscitato alleanze segrete tutte rivolte contro di loro.
Riprendendo l'analisi di Arai: per il pensiero
cristiano, formato nella visione del Bene = Vero, l'essere umano
deve vivere come pensa e pensare come crede, cioè secondo la
Verità rivelatagli per procedere nel bene ed evitare il
male.
Altrimenti cade nell'opposto: crede come pensa e pensa come vive
ovvero forma il proprio pensiero secondo le tendenze
economico-politiche e le mode. …
E' vera libertà «scegliere» una fede, col
«solo» vincolo di non confessare apertamente che essa
è l'unica vera?
Perché, se l'uomo fu creato da Dio libero per accogliere la
Verità, non equivale ciò a credere che essa induca
l'uomo ad arrogarsi una scelta religiosa?
Significherebbe, inoltre, l'abuso di voler mutilare la
Verità divina dal suo assoluto per trasferirlo alla
libertà umana, divinizzandola, come voleva la Rivoluzione
Francese con la sua dea ragione.
Ebbene, a dispetto dell'apparenza cristiana, a questa si aggancia
la religione americanista che, con pari moti libertari e gnostici
riguardo la vita dei popoli, ha finito coll'assoggettare le genti
ad una legge scritta proprio in funzione della libertà
disgiunta dall'ordine.
Ecco il «nuovo ordine», stabilito per garantire anche
la libertà del disordine secondo la parola volterriana:
«Discordo da quanto dici, ma sono pronto a morire per
assicurarti il diritto alla libertà di dirlo».
Siccome al diritto di dire segue quello di fare, al delitto di
adulterio, tanto per fare un esempio, va assicurato un diritto, per
cui la rivoluzione è pronta fino alla morte! …
Gli USA sono una nazione moderna che non può essere
considerata poco religiosa; al contrario, lì, accanto alle
fedi tradizionali, sono sorte e continuano a sorgere tante nuove
religioni; lì la parola biblica è citata dovunque e
le assemblee e comunità religiose sono quasi una regola
sociale.
A causa di ciò in America vige il «pensiero»
ecumenista, assunto quasi a «fede» nazionale.
Dato, però, che il principio della fede è fondato
sull'ascolto e sul legame tra Creatore e creatura ovvero sulla
Verità che procede da Dio all'uomo, mentre l'idea
ecumenista va in senso opposto, dall'uomo a Dio, come può
attribuirsi a tale «pensiero» un vero carattere
religioso?
E' la vecchia questione irrisolta tra cattolicesimo e
protestantesimo.
Infatti, mentre il primo si fonda su questioni oggettive, sul sacro
e sui sacramenti, su tutto quanto proviene da Dio, il secondo
amplifica i moti soggettivi delle anime verso l'Alto.
Mentre la musica nella Chiesa cattolica è amalgamata con il
rito, nei templi protestanti la musica e il canto costituiscono il
rito stesso.
L'eccidio di Waco
Ma è necessario parlare anche dell'eccidio compiuto a Waco,
in cui l'autorità governativa sterminò un'intera
comunità religiosa, che aveva adottato costumi di vita che
non piacevano alla maggioranza degli americani. (4)
Il 28 Febbraio 1993, a Waco, in Texas, un gruppo di agenti
dell'ATF (Alcohol, Tobacco and Firearms) bureau, cioè
l'ufficio statunitense preposto al controllo di alcool, tabacco ed
armi da fuoco, attaccò con le armi la comunità
religiosa guidata da David Koresh, alla ricerca di armi illegali.
Ne seguì un conflitto a fuoco ed un assedio di 51 giorni,
che si concluse con l'uccisione di quattro agenti dell'ATF e di
86 seguaci di Koresh, compreso lui e 24 bambini.
Assistendo al film «Waco - il giorno del
sacrificio», di Dick Lowry, che ne racconta in modo
romanzato e fazioso, ma sicuramente incompleto (manca interamente
l'assedio e il massacro finale), la vicenda, una delle scene mi ha
colpito: quella in cui il capo dell'ATF raccomanda ai propri
commilitoni di impedire che qualche appartenente alla
comunità inghiotta del cianuro, affermando
«Dobbiamo proteggere quei poveracci anche da loro
stessi».
I bravi agenti non dovevano essere privati del piacere di uccidere.
Infatti poi, il medesimo capo dell'ATF parte alla carica e uccide
il fondatore della setta ed altri 85 adepti, dopo un assedio senza
pietà durato 51 giorni.
L'assedio di Waco
Massimo Introvigne ha analizzato i molti suicidi
collettivi ispirati da motivazioni religiose. (5)
Non sempre la sua analisi può essere condivisa, in
particolare dove assegna una connotazione prevalentemente politica
al movimento del reverendo Jones.
Non si accorge ad esempio che la strage di Waco, avvenuta molti
anni dopo il suicidio della Guyana, è la prova che Jones
aveva perfettamente capito che per un movimento che tenda al
riscatto dei più miseri non c'è nessuno spazio negli
Stati Uniti.
Tuttavia l'analisi di Introvigne per certi aspetti è molto
utile per inquadrare l'argomento.
Dal lavoro citato riportiamo:
«Negli Stati Uniti sono attivi più di 1.500
diversi nuovi movimenti religiosi. Le spiegazioni della loro
proliferazione offerte dagli storici, dai sociologi e dagli
psicologi della religione sono molteplici. … Non costituisce
una spiegazione adeguata della nascita e del perdurare nel tempo
dei nuovi movimenti religiosi la presunta 'follia' dei capi e dei
seguaci. Se si dà alla parola 'follia' un senso tecnico
riconoscibile dalla scienza psichiatrica non si può non
concludere che la presenza di 'folli' nei nuovi movimenti
religiosi non è più alta che nella popolazione in
generale, a meno di adottare un pregiudizio pseudo-scientifico di
tipo positivistico e chiamare 'folle' chiunque professi idee
religiose considerate inaccettabili dal 'mondo moderno' o dalla
maggioranza sociale. Quanto alle relazioni fra i capi e gli adepti
dei nuovi movimenti religiosi, i processi psico-sociali all'opera
sono a loro volta complessi e la metafora del 'lavaggio del
cervello' non ne rende affatto ragione in modo adeguato. Applicata
a movimenti religiosi la teoria del 'lavaggio del cervello'
è stata dichiarata, dopo un lungo studio, 'non
scientifica' dall'American Psychological Association, forse la
più autorevole organizzazione professionale del mondo nel
campo della psicologia e della psichiatria. Risolvere quindi tutti
i problemi relativi alla tragedia di Waco parlando del 'profeta
pazzo' o dichiarando tranquillamente - ignorando tutte le critiche
scientifiche che hanno demolito queste teorie - che 'David Koresh
aveva reclutato un numero imprecisato di giovani sottoponendoli poi
al lavaggio del cervello', non solo non aiuta a comprendere che
cosa è successo a Waco ma contribuisce a diffondere
nell'opinione pubblica stereotipi pseudo-scientifici e
dannosi».
I movimenti anti-sette
La scena americana - e ormai anche quella europea - è
pure caratterizzata dalla presenza di piccoli ma aggressivi
movimenti «anti-sette» e «contro le sette».
Mentre i movimenti «contro le sette» denunciano le
«sette» partendo da una prospettiva di carattere
religioso, i movimenti «anti-sette» hanno
un'impostazione laicista e attaccano le «sette» in
quanto vivono la religione con un'intensità che sarebbe
inaccettabile nel mondo moderno.
Ultimamente, per i movimenti «anti-sette», le
«sette» sono nocive in quanto espressione di un
«fanatismo religioso» che dovrebbe essere limitato, con
apposite leggi, dallo Stato moderno, che dovrebbe fissare in modo
rigoroso i limiti quantitativi entro i quali l'intensità
dell'esperienza religiosa può essere tollerata.
Molti movimenti «anti-sette» - anche se non tutti -
favoriscono la cosiddetta «deprogrammazione», una
pratica - considerata illegale dalla maggioranza dei tribunali
americani che hanno avuto occasione di occuparsene - che consiste
nel rapire l'adepto maggiorenne di una «setta» - in
genere su incarico dei genitori o di altri parenti - e nel tenerlo
quindi rinchiuso contro la sua volontà in un luogo dove i
«deprogrammatori» - che non sono medici né
psichiatri, ma in genere ex-membri di «sette» che
svolgono questa attività a scopo di lucro - lo
«bombardano» con pressioni psicologiche - e spesso
anche con violenze fisiche - finché il
«deprogrammato» dichiara di essersi convinto ad
abbandonare la «setta».
Mentre i movimenti «contro le sette» d'ispirazione
protestante - se si eccettuano alcune dichiarazioni del professor
Ronald M. Enroth - hanno mantenuto un profilo piuttosto basso sulla
vicenda di Waco, i due maggiori movimenti «anti-sette»
statunitensI, il CAN, cioè Cult Awareness Network,
«Rete di consapevolezza nei confronti delle sette», e
l'AFF, cioè l'American Family Foundation,
«Fondazione americana per la famiglia», ne sono stati
fra i maggiori protagonisti.
Le violazioni alle leggi sulle armi sono combattute da un corpo
speciale di pubblica sicurezza chiamato ATF, il Bureau of Alcohol
Tobacco and Firearms, «Ufficio per l'alcool, il tabacco e le
armi da fuoco», paragonabile per certi versi alla Guardia di
Finanza della Repubblica italiana - si occupa infatti anche di
contrabbando - e da non confondere né con le polizie locali
né con la polizia federale, l'FBI, il Federal Bureau of
Investigation, «Ufficio federale d'investigazione».
Come chi scrive sa anche per esperienza personale, numerosissimi
gruppi religiosi statunitensi - come del resto i loro avversari dei
movimenti «anti-sette» -, ritenendosi a torto o a
ragione minacciati, fanno largo uso della facoltà di portare
armi consentita dalla legge del Paese.
La conclusione di Massimo Introvigne
(6) per il suicidio in massa della Guyana
è: «L'errore forse involontario compiuto dal
movimento anti-sètte nel 1978 diventa evidentemente
malizioso nel 1988, dopo che dieci anni di studi e intere
biblioteche di documenti mostrano, a chiunque voglia consultarli,
che il Tempio del Popolo non era un gruppo religioso, ma un
movimento socialcomunista».
Introvigne forse non ricorda gli Atti degli Apostoli, dove si narra
come i primi cristiani mettessero in comune tutti i loro averi.
La comunanza dei beni, quindi è all'inizio del
cristianesimo, e non è troppo diversa dal comunismo.
L'ecumenismo di stampo americano imposto alla Chiesa cattolica
impedisce di contrastare le sette con strumenti pastorali.
Arai così prosegue: «Non c'è dubbio che la
tentazione 'ecumenista', causa di tanti inganni, perché
vuol far convivere nel mondo umano ogni visione di verità,
è vecchia come la storia.
Già nell'era cristiana (agli inizi del
cristianesimo) essa causò persecuzioni e conflitti
all'insegna della parola di Cristo stesso. Studiando poi gli
eventi attorno alle grandi eresie, di Ario, di Nestorio, di Sergio
da Costantinopoli, ecc., si scorge il contrasto tra la giusta
preoccupazione dei Concili Ecumenici d'evitare la convivenza
civile tra verità ed errore e quella imperiale di sedarla.
Una cosa è la tolleranza cristiana verso l'errore,
un'altra è l'aggiornamento del cristianesimo per animare
le 'verità umaniste' volute dagli imperi. La tentazione di
accettare compromessi sulle differenze religiose sono dovute a
molte eresie, come l'arianesimo e il monotelismo, accettate da
alcuni imperatori. Ma ciò fu superato e preservata la Fede
unica…
Il contrasto profondo tra il cattolicesimo e la Rivoluzione
americana, di cui l'americanismo 'cattolico' si faceva garante,
è presentato come definitivamente risolto. Tale
è l'immane minaccia incombente sulla Chiesa universale e
sul futuro dei popoli: l'alleanza di ferro tra imperialismo
mondialista e conciliarismo ecumenista. … Ma la formula
più corrosiva è soprattutto quella che insinua
l'idea che si deve 'cercare ciò che unisce e non
ciò che divide'». …
Dato, però, che le società hanno bisogno di una fede
assoluta e che alle fedi è legato un culto,
s'instaurò il culto della democrazia assoluta in
sostituzione della dea ragione onorata sugli altari rivoluzionari.
Tale culto diveniva così modello d'esportazione, e gli USA
divenivano il vettore messianico della «fede
democratica» che da più di un secolo s'impianta in
ogni luogo.
Dove ci sono conflitti nel mondo gli USA appaiono per bruciare i
vecchi ordini e in seguito spegnere l'incendio con le benemerenze
del suo «nuovo ordine» globale.
La forza di tali imprese viene dalla semplificazione mentale
ereditata dalla cultura inglese, sospettosa del pensiero teorico.
…
Il pragmatismo americano completa quest'opera.
Basti pensare alla filosofia di Emerson e di William James, secondo
il cui pragmatismo la verità ha per criterio, nell'ordine
del credere, la fecondità, nell'ordine dell'azione, il
successo. …
Si trattava, sostanzialmente, di
«stabilire una sintesi religiosa» di stampo
modernistico, diretta a quanti erano in attesa che la Chiesa
universale si convertisse ai compromessi gnostici di parvenza
cattolica.
L'estensione del danno che essa ha procurato alla Chiesa
può essere misurato solo esaminando il baratro aperto dal
Vaticano II, messo in luce dal moltiplicarsi delle crisi e delle
sette nelle varie nazioni.
La causa? L'appiattimento d'ogni fede rivolta al vero.
La fede immolata al moloc del pluralismo… che
«è stato uno dei mezzi più efficaci di
repressione nel corso della storia; reprime tollerando tutto fino
alla morte, come nota Marcuse» (John Rao,
«Americanism», St Paul). …
Per l'americanismo di Murray: «Come cristiani si deve vedere
la democrazia come una richiesta naturale imposta dalla ragione
stessa di cui è la più perfetta espressione in
politica, economia e vita sociale che è stata presente nella
democrazia in America».
Le sue parole confermano il suo profondo americanismo:
«D'ora in avanti la Chiesa definisce la sua missione
nell'ordine temporale nei termini della realizzazione della
dignità umana, della promozione dei diritti dell'uomo, la
crescita della famiglia umana verso l'unità, e la
santificazione delle attività secolari del
mondo». …
Gli USA si identificano nel loro apparire come il solenne e
maestoso spettacolo di una nazione che stabiliva un governo
inaugurato sotto gli auspici del Creatore, una scena tanto nuova e
trascendente da essere senza pari nel mondo europeo, al tal punto
che nominarla Rivoluzione e non «Rigenerazione
dell'Uomo», o governo edificato su una nuova teoria morale,
sarebbe riduttivo!
La rivoluzione americana metterebbe in atto la
«religione» divina!
La nazione messianica dei «British-israelites»
finalmente realizzata! …
Così la civiltà fondata sul vero fu alienata in
America e oggi lo è, per imitazione o imposizione, in quasi
tutto il mondo.
Ecco allora la nuova «civiltà» fondata sul modo
di vita moderno.
In essa non si vive come si pensa; si pensa come si vive.
Saranno le idee elettrizzanti, di successo, a dettare la
«verità»!
Una «civiltà» articolata su un presente fugace,
che compromette ogni futuro, perché se non è il
pensiero a guidare la vita e controllare il potere materiale,
è il fugace presente a indicare l'uso del potere e a
scandire ogni pensiero.
Tutto ciò non edifica ma dissipa le basi della
civiltà.
Come si poteva dedurre riguardo alla democrazia
americana, le cui radici rivoluzionarie non sono diverse
da quelle protestanti e pure sovietiche. …
Il piano è favorito dal fatto che lo spirito che guida la
vita americana porta i più a rifiutare che il soprannaturale
interferisca negli affari terreni. …
Simile «pluralismo», elevato a bene supremo, promuove
conseguentemente una legislazione repressiva nei confronti di chi
osa «discriminare» e denunciare errori e
falsità, specialmente in materia di fede.
La fede nella Parola divina viene in questo modo considerata, da
tale «nuovo ordine democratico», come elemento di
disturbo, tollerabile, solo se confessato in un ambito che non
interferisca con le questioni pubbliche.
Il distacco dall'Europa viene consumato dagli Stati Uniti nella
convinzione di scrollarsi di dosso le debolezze e le incertezze
della vecchia Europa.
Gli americani vivono nella convinzione di poter creare un impero
sul mondo senza dover utilizzare neppure la parola Impero.
Un Impero che nulla dovrebbe avere a che vedere con i precedenti,
un impero quello americano dove non dovrebbe essere necessario
ottenere il rispetto di un minimo di regole con il minor impiego
possibile della forza.
Un'utopia vissuta ad occhi spalancati.
Ma chi non rispetta le regole sarà punito in modo molto duro
perché il reprobo ha offeso il bene personificato dalle
istituzioni americane.
Ed allora l'impero torna nel solco dei vecchi imperi, anzi con il
difetto di suscitare un odio profondo proprio a causa della sua
pretesa indiscutibile superiorità etica.
Vediamo allora che tutta l'utopia americana non è poi tanto
diversa da quella sognata dal reverendo Jones, o da David Koresh.
Nel Paese dove la gente ha il diritto di sognare che i suoi
progetti possano diventare realtà, scegliere quali sono i
progetti da bocciare senza appello e senza spiegazioni non è
facile.
Gli USA dovranno ripercorrere in pochi anni tutte le eresie e tutte
le guerre di religione che hanno martoriato per secoli la vecchia e
disprezzata Europa.
Il tutto viene reso ancora più drammatico dal fatto che non
esiste la storia negli USA, dove è d'obbligo vivere alla
giornata nel modo più stupido possibile.
Allora hanno solo una via d'uscita: pregare di trovare in America
un nuovo padre Pio da Pietralcina, cercando di non rivederlo in un
reverendo Jones redivivo.
Negli USA non esiste più neppure l'arte.
La perdita totale della trascendenza, con il rischio sempre
presente di sconfinare nello spiritismo, o nell'esaltazione
indotta per via chimica dalle droghe, è la ragione prima
della distruzione dell'arte negli USA e di riflesso in tutto il
resto del mondo.
Professor Raffaele Giovannelli
Note
1) Daniele Arai in «
L'alienazione americanista che inquina il
mondo», Effedieffe giornale on-line 11-12-2006.
2) Tim Reiterman redattore del Times: «In
ricordo di Jonestown: 20 anni dopo il massacro in Guyana, un
giornalista racconta come il tempo non ha cancellato
l'orrore». Los Angeles Times, edizione della domenica, 14
novembre 1998. Traduzione in italiano di Alessia Guidi.
3) Kathleen Kinsolving and Tom Kinsolving,
«
Il pazzo è tra noi: Jim Jones e l'insabbiamento
californiano»,
http://home.earthlink.net/~kkinsolv/
18 novembre 1978 - Guyana, Sud America.
4) Marcello Gardani, 25 Agosto 1996:
«
Donna Prassede e il massacro di Waco».
5) Massimo Introvigne: «
Che cosa
è veramente accaduto a Waco», in
Cristianità numero 217 (1993).
6) Massimo Introvigne: «
Il suicidio
della Guyana fra mito e storia», in Cristianità,
numero 162, ottobre 1988, pagina 11.