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Il Tempio del popolo
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James Warren «Jim» Jones (1931-1978)

La storia del Tempio del popolo si concluse con un gigantesco suicidio collettivo voluto dal fondatore della setta.
L'esito tragico conferma l'analisi sostanzialmente corretta fatta da Daniele Arai (1) in «L'alienazione americanista che inquina il mondo».
Si tratta ora di verificare l'analisi di Arai su casi realmente accaduti, che dovrebbero appartenere alla storia dell'americanismo se gli statunitensi non avessero rifiutato la storia, compresa la loro, decidendo di vivere solo nel presente.
Cominceremo quindi proprio dalla storia del Tempio di Popolo e del suicidio collettivo che ne sancì la fine.
Nella storia delle sette americane non è certo l'unico esempio.
Si vedrà che tutta la vicenda del suicidio di massa degli adepti della setta del Tempio del Popolo è stata la conseguenza logica, portata sino alle estreme conseguenze, dei principi fondanti della religione panteistica, che impera negli USA e che viene lentamente esportata in tutto il mondo.
«Erano anni che una notizia non mi impressionava tanto».
Così avrebbe commentato il guru italiano Goffredo Parise nell'apprendere la strage o meglio il suicidio di massa avvenuto a Jonestown, nella Guyana.
In tutto novecentoventuno persone seguirono l'incitamento e l'esempio del loro capo spirituale, il reverendo Jim Warren Jones, fondatore della setta del Tempio del Popolo (o dei Popoli). (2)
Il Tempio dei Popoli fu fondato in Indiana dal reverendo Jim Jones, trasferendosi poi in California negli anni '60.
Il Tempio, affiliato ai Discepoli di Cristo, era una miscela di pentecostalismo e attivismo comunitario.
Gestiva programmi per fornire cibo e alloggi ai meno abbienti, ed acquisì forte potere politico.
Nel 1977 le inchieste della stampa sulle pratiche settarie del Tempio provocarono l'esodo in Guyana.
La tragedia si consumò nel novembre del 1978, in un angolo della giungla, con l'uccisione anche di alcuni membri del congresso che tardivamente erano andati ad indagare. (3)

Sono le 5 del pomeriggio del 18 novembre 1978.
Il deputato della California Leo J. Ryan finisce di caricare un baule su un piccolo aereo della Guyana al campo di atterraggio di Port Katyuma.
Assieme alla sua delegazione del congresso e a diverse troupe televisive aveva appena lasciato Jonestown, il Progetto Agricolo del Tempio del Popolo.
La vice legislativa di Ryan, Jackie Speier, prima di partire per quel viaggio era così terrorizzata che aveva lasciato le ultime volontà e il testamento nel cassetto della scrivania di Capitol Hill, e si era assicurata che anche Ryan facesse lo stesso.
Mentre 15 tra disertori e parenti di altri membri del Tempio del Popolo stanno salendo la scaletta dei loro aeroplani, all'improvviso un trattore ruggisce sulla pista.
A bordo, armati di pistole e fucili, ci sono nove uomini del Tempio.
Puntano velocemente le armi e sparano fucilate mortali.
La delegazione si disperde, molti corrono nella giungla.
Ma undici rimangono feriti.
Sono colpiti a morte Ryan, tre giornalisti e la disertrice del tempio Patricia Parks.
Ryan giace morente a fianco della Speier gravemente ferita.
Prima di morire trova la forza per sussurrarle che vuole che lei prenda il suo posto alle successive elezioni.
E' un atteggiamento molto americano, di troppa ostentata indifferenza verso la morte.
Qualche momento più tardi uno dei sicari del reverendo Jim Jones finisce il deputato Ryan con un colpo in testa.
Ryan aveva cercato di opporsi al reverendo Jones perché non approvava i suoi modi per scalare il potere e per gestirlo all'interno della sua comunità.
Tuttavia il reverendo Jones era un perfetto animale politico e sapeva controllare molti voti, e quindi non lo si poteva ignorare.
Ma Ryan non aveva neppure lontanamente pensato che il fine ultimo di Jones fosse il suicidio collettivo, suo e di tutti i suoi seguaci.
Non poteva capirlo perché da bravo figlio del pragmatismo anglosassone era implicito che ogni individuo che voleva scalare il potere lo faceva per un sano e rassicurante egoismo.
Un egoismo che doveva sfociare nel possesso di denaro e di beni e di potere personale.
E poi, come quasi tutti gli americani, non aveva forse rifiutato ogni congettura che sconfinasse nella filosofia?
 
Di che cosa veniva accusato il reverendo Jim Jones, che peraltro era un perfetto americano, dotato di tutti i caratteri tipicamente americani?
Cresciuto nell'indigenza Jones aveva percorso tutte le tappe di una vita scandita dal più profondo spirito americanista.
James Warren Jones era nato a Lynn, nell'Indiana, nel 1931.
E' l'America profonda, dove anche il giovane Jim Jones apparteneva al Ku Klux Klan locale, pur avendo sangue indiano per parte di madre, almeno se si dà credito a ciò che lui stesso raccontava.
Il padre era tornato malato dalla prima guerra mondiale e percepiva una misera pensione.
La famiglia era povera e Jones crebbe mostrando subito la sua inclinazione per la religione, anzi per le religioni.
In paese c'erano ben sei chiese e Jones passava indifferentemente da una all'altra.
Egli quindi fu il prodotto della libertà di culto e delle aberrazioni a cui questa libertà può portare. Jones era un capo, aveva il carisma del capo e la vocazione dell'organizzatore.
Così alla fine si fece una sua religione, una religione di ispirazione cristiana fondamentalista.
Agli inizi aveva aderito alla Chiesa Metodista, poi alla Chiesa Pentecostale.
Si nutriva anche degli ideali di fratellanza razziale.
Egli veniva costruendo un'utopia.
Nel 1964 fu ordinato pastore della Chiesa Cristiana, diramazione dei Discepoli di Cristo.
La sua utopia oggi non appare neppure tanto stramba; egli voleva l'integrazione razziale universale; a quei tempi era difficile anche solo parlarne.


Bambini della setta attorno a «papà» Jones


Il Reverendo Jones aveva creato negli adepti ed in lui stesso uno «stato nascente», se seguiamo lo schema interpretativo creato da Francesco Alberoni.
Ma sappiamo che la fine di uno stato nascente provoca un'enorme disillusione e quindi crea pulsioni di morte.
«Papà (così si faceva chiamare il reverendo Jones dai suoi seguaci), non vedo nessuna via d'uscita - sono d'accordo con la mia decisone - ho paura soltanto che senza di te il mondo non ce la faccia ad arrivare al comunismo … Da parte mia sono più che stanco di questo disgraziato, spietato pianeta e dell'inferno che offre a così grandi masse di gente meravigliosa … grazie per la sola vita che io abbia mai conosciuto».
Questo era scritto in un biglietto, certamente di un seguace che aveva già ricevuto l'invito ad uccidersi, trovato addosso al corpo di Jones.
Si deve desumere che Jones era ben convinto della sua visione del mondo e lo erano anche i suo seguaci.
Non si è trattato certamente di una infatuazione superficiale, ma si deve pensare che i lunghi sermoni con cui Jones bombardava i suoi seguaci abbiano avuto l'effetto non solo di ipnotizzarli ma anche di convincerli.
Nella casa di Jones morirono tredici persone, comprese Carolyn e suo figlio.
Annie (sorella di Carolyn, una delle amanti di Jones), 24 anni, fu trovata con un colpo di 357 magnum in testa, a fianco del cadavere la pistola e un messaggio di addio:
«Sembra che alcune persone - forse la maggioranza - vogliano distruggere la cosa migliore che sia mai accaduta ai mille e duecento di noi che hanno seguito Jim;  moriamo perché non ci lascereste vivere».
Si potrebbe dire che si è trattato di possibili, inevitabili esiti di una fede fai da te.
Le fedi religiose sono il risultato anche di secoli di eresie e di persecuzioni crudeli.
Fondare liberamente nuove religioni non necessariamente apre la strada verso Dio, ma può anche spalancare la porta del male che è insito negli uomini.
Con l'appello alla religiosità che vive dentro ogni uomo vengono messi in moto meccanismi che possono liberare grandi energie distruttive.
Gli americani hanno fatto tabula rasa dell'eredità della storia europea e della loro stessa storia. Vivono il presente e quindi non traggono alcun insegnamento dalle esperienze precedenti. Distruggono anche la loro stessa storia.
E quindi la loro anima.
E tuttavia credono di poter dominare il mondo, mentre in realtà si sono a tal punto estraniati dal resto del mondo da aver suscitato alleanze segrete tutte rivolte contro di loro.


Riprendendo l'analisi di Arai: per il pensiero cristiano, formato nella visione del Bene = Vero, l'essere umano deve vivere come pensa e pensare come crede, cioè secondo la Verità rivelatagli per procedere nel bene ed evitare il male.
Altrimenti cade nell'opposto: crede come pensa e pensa come vive ovvero forma il proprio pensiero secondo le tendenze economico-politiche e le mode. …
E' vera libertà «scegliere» una fede, col «solo» vincolo di non confessare apertamente che essa è l'unica vera?
Perché, se l'uomo fu creato da Dio libero per accogliere la Verità, non equivale ciò a credere che essa induca l'uomo ad arrogarsi una scelta religiosa?
Significherebbe, inoltre, l'abuso di voler mutilare la Verità divina dal suo assoluto per trasferirlo alla libertà umana, divinizzandola, come voleva la Rivoluzione Francese con la sua dea ragione.
Ebbene, a dispetto dell'apparenza cristiana, a questa si aggancia la religione americanista che, con pari moti libertari e gnostici riguardo la vita dei popoli, ha finito coll'assoggettare le genti ad una legge scritta proprio in funzione della libertà disgiunta dall'ordine.
Ecco il «nuovo ordine», stabilito per garantire anche la libertà del disordine secondo la parola volterriana: «Discordo da quanto dici, ma sono pronto a morire per assicurarti il diritto alla libertà di dirlo».
Siccome al diritto di dire segue quello di fare, al delitto di adulterio, tanto per fare un esempio, va assicurato un diritto, per cui la rivoluzione è pronta fino alla morte! …
Gli USA sono una nazione moderna che non può essere considerata poco religiosa; al contrario, lì, accanto alle fedi tradizionali, sono sorte e continuano a sorgere tante nuove religioni; lì la parola biblica è citata dovunque e le assemblee e comunità religiose sono quasi una regola sociale.
A causa di ciò in America vige il «pensiero» ecumenista, assunto quasi a «fede» nazionale.
Dato, però, che il principio della fede è fondato sull'ascolto e sul legame tra Creatore e creatura ovvero sulla Verità che procede da Dio all'uomo, mentre l'idea ecumenista va in senso opposto, dall'uomo a Dio, come può attribuirsi a tale «pensiero» un vero carattere religioso?
E' la vecchia questione irrisolta tra cattolicesimo e protestantesimo.
Infatti, mentre il primo si fonda su questioni oggettive, sul sacro e sui sacramenti, su tutto quanto proviene da Dio, il secondo amplifica i moti soggettivi delle anime verso l'Alto.
Mentre la musica nella Chiesa cattolica è amalgamata con il rito, nei templi protestanti la musica e il canto costituiscono il rito stesso.
 
L'eccidio di Waco
Ma è necessario parlare anche dell'eccidio compiuto a Waco, in cui l'autorità governativa sterminò un'intera comunità religiosa, che aveva adottato costumi di vita che non piacevano alla maggioranza degli americani. (4)
Il 28 Febbraio 1993, a Waco, in Texas, un gruppo di agenti dell'ATF (Alcohol, Tobacco and Firearms) bureau, cioè l'ufficio statunitense preposto al controllo di alcool, tabacco ed armi da fuoco, attaccò con le armi la comunità religiosa guidata da David Koresh, alla ricerca di armi illegali.
Ne seguì un conflitto a fuoco ed un assedio di 51 giorni, che si concluse con l'uccisione di quattro agenti dell'ATF e di 86 seguaci di Koresh, compreso lui e 24 bambini.
Assistendo al film «Waco - il giorno del sacrificio», di Dick Lowry, che ne racconta in modo romanzato e fazioso, ma sicuramente incompleto (manca interamente l'assedio e il massacro finale), la vicenda, una delle scene mi ha colpito: quella in cui il capo dell'ATF raccomanda ai propri commilitoni di impedire che qualche appartenente alla comunità inghiotta del cianuro, affermando «Dobbiamo proteggere quei poveracci anche da loro stessi».
I bravi agenti non dovevano essere privati del piacere di uccidere.
Infatti poi, il medesimo capo dell'ATF parte alla carica e uccide il fondatore della setta ed altri 85 adepti, dopo un assedio senza pietà durato 51 giorni.


L'assedio di Waco

Massimo Introvigne ha analizzato i molti suicidi collettivi ispirati da motivazioni religiose. (5)
Non sempre la sua analisi può essere condivisa, in particolare dove assegna una connotazione prevalentemente politica al movimento del reverendo Jones.
Non si accorge ad esempio che la strage di Waco, avvenuta molti anni dopo il suicidio della Guyana, è la prova che Jones aveva perfettamente capito che per un movimento che tenda al riscatto dei più miseri non c'è nessuno spazio negli Stati Uniti.
Tuttavia l'analisi di Introvigne per certi aspetti è molto utile per inquadrare l'argomento.
Dal lavoro citato riportiamo:
«Negli Stati Uniti sono attivi più di 1.500 diversi nuovi movimenti religiosi. Le spiegazioni della loro proliferazione offerte dagli storici, dai sociologi e dagli psicologi della religione sono molteplici. … Non costituisce una spiegazione adeguata della nascita e del perdurare nel tempo dei nuovi movimenti religiosi la presunta 'follia' dei capi e dei seguaci. Se si dà alla parola 'follia' un senso tecnico riconoscibile dalla scienza psichiatrica non si può non concludere che la presenza di 'folli' nei nuovi movimenti religiosi non è più alta che nella popolazione in generale, a meno di adottare un pregiudizio pseudo-scientifico di tipo positivistico e chiamare 'folle' chiunque professi idee religiose considerate inaccettabili dal 'mondo moderno' o dalla maggioranza sociale. Quanto alle relazioni fra i capi e gli adepti dei nuovi movimenti religiosi, i processi psico-sociali all'opera sono a loro volta complessi e la metafora del 'lavaggio del cervello' non ne rende affatto ragione in modo adeguato. Applicata a movimenti religiosi la teoria del 'lavaggio del cervello' è stata dichiarata, dopo un lungo studio, 'non scientifica' dall'American Psychological Association, forse la più autorevole organizzazione professionale del mondo nel campo della psicologia e della psichiatria. Risolvere quindi tutti i problemi relativi alla tragedia di Waco parlando del 'profeta pazzo' o dichiarando tranquillamente - ignorando tutte le critiche scientifiche che hanno demolito queste teorie - che 'David Koresh aveva reclutato un numero imprecisato di giovani sottoponendoli poi al lavaggio del cervello', non solo non aiuta a comprendere che cosa è successo a Waco ma contribuisce a diffondere nell'opinione pubblica stereotipi pseudo-scientifici e dannosi».


I movimenti anti-sette
La scena americana - e ormai anche quella europea - è pure caratterizzata dalla presenza di piccoli ma aggressivi movimenti «anti-sette» e «contro le sette».
Mentre i movimenti «contro le sette» denunciano le «sette» partendo da una prospettiva di carattere religioso, i movimenti «anti-sette» hanno un'impostazione laicista e attaccano le «sette» in quanto vivono la religione con un'intensità che sarebbe inaccettabile nel mondo moderno.
Ultimamente, per i movimenti «anti-sette», le «sette» sono nocive in quanto espressione di un «fanatismo religioso» che dovrebbe essere limitato, con apposite leggi, dallo Stato moderno, che dovrebbe fissare in modo rigoroso i limiti quantitativi entro i quali l'intensità dell'esperienza religiosa può essere tollerata.
Molti movimenti «anti-sette» - anche se non tutti - favoriscono la cosiddetta «deprogrammazione», una pratica - considerata illegale dalla maggioranza dei tribunali americani che hanno avuto occasione di occuparsene - che consiste nel rapire l'adepto maggiorenne di una «setta» - in genere su incarico dei genitori o di altri parenti - e nel tenerlo quindi rinchiuso contro la sua volontà in un luogo dove i «deprogrammatori» - che non sono medici né psichiatri, ma in genere ex-membri di «sette» che svolgono questa attività a scopo di lucro - lo «bombardano» con pressioni psicologiche - e spesso anche con violenze fisiche - finché il «deprogrammato» dichiara di essersi convinto ad abbandonare la «setta».
Mentre i movimenti «contro le sette» d'ispirazione protestante - se si eccettuano alcune dichiarazioni del professor Ronald M. Enroth - hanno mantenuto un profilo piuttosto basso sulla vicenda di Waco, i due maggiori movimenti «anti-sette» statunitensI, il CAN, cioè Cult Awareness Network, «Rete di consapevolezza nei confronti delle sette», e l'AFF, cioè l'American Family Foundation, «Fondazione americana per la famiglia», ne sono stati fra i maggiori protagonisti.
Le violazioni alle leggi sulle armi sono combattute da un corpo speciale di pubblica sicurezza chiamato ATF, il Bureau of Alcohol Tobacco and Firearms, «Ufficio per l'alcool, il tabacco e le armi da fuoco», paragonabile per certi versi alla Guardia di Finanza della Repubblica italiana - si occupa infatti anche di contrabbando - e da non confondere né con le polizie locali né con la polizia federale, l'FBI, il Federal Bureau of Investigation, «Ufficio federale d'investigazione».
Come chi scrive sa anche per esperienza personale, numerosissimi gruppi religiosi statunitensi - come del resto i loro avversari dei movimenti «anti-sette» -, ritenendosi a torto o a ragione minacciati, fanno largo uso della facoltà di portare armi consentita dalla legge del Paese.


La conclusione di Massimo Introvigne (6) per il suicidio in massa della Guyana è: «L'errore forse involontario compiuto dal movimento anti-sètte nel 1978 diventa evidentemente malizioso nel 1988, dopo che dieci anni di studi e intere biblioteche di documenti mostrano, a chiunque voglia consultarli, che il Tempio del Popolo non era un gruppo religioso, ma un movimento socialcomunista».
Introvigne forse non ricorda gli Atti degli Apostoli, dove si narra come i primi cristiani mettessero in comune tutti i loro averi.
La comunanza dei beni, quindi è all'inizio del cristianesimo, e non è troppo diversa dal comunismo.
L'ecumenismo di stampo americano imposto alla Chiesa cattolica impedisce di contrastare le sette con strumenti pastorali.
Arai così prosegue: «Non c'è dubbio che la tentazione 'ecumenista', causa di tanti inganni, perché vuol far convivere nel mondo umano ogni visione di verità, è vecchia come la storia.
Già nell'era cristiana (agli inizi del cristianesimo) essa causò persecuzioni e conflitti all'insegna della parola di Cristo stesso. Studiando poi gli eventi attorno alle grandi eresie, di Ario, di Nestorio, di Sergio da Costantinopoli, ecc., si scorge il contrasto tra la giusta preoccupazione dei Concili Ecumenici d'evitare la convivenza civile tra verità ed errore e quella imperiale di sedarla. Una cosa è la tolleranza cristiana verso l'errore, un'altra è l'aggiornamento del cristianesimo per animare le 'verità umaniste' volute dagli imperi. La tentazione di accettare compromessi sulle differenze religiose sono dovute a molte eresie, come l'arianesimo e il monotelismo, accettate da alcuni imperatori. Ma ciò fu superato e preservata la Fede unica…
Il contrasto profondo tra il cattolicesimo e la Rivoluzione americana, di cui l'americanismo 'cattolico' si faceva garante, è presentato come definitivamente risolto.  Tale è l'immane minaccia incombente sulla Chiesa universale e sul futuro dei popoli: l'alleanza di ferro tra imperialismo mondialista e conciliarismo ecumenista. … Ma la formula più corrosiva è soprattutto quella che insinua l'idea che si deve 'cercare ciò che unisce e non ciò che divide'
». …
Dato, però, che le società hanno bisogno di una fede assoluta e che alle fedi è legato un culto, s'instaurò il culto della democrazia assoluta in sostituzione della dea ragione onorata sugli altari rivoluzionari.
Tale culto diveniva così modello d'esportazione, e gli USA divenivano il vettore messianico della «fede democratica» che da più di un secolo s'impianta in ogni luogo.
Dove ci sono conflitti nel mondo gli USA appaiono per bruciare i vecchi ordini e in seguito spegnere l'incendio con le benemerenze del suo «nuovo ordine» globale.
La forza di tali imprese viene dalla semplificazione mentale ereditata dalla cultura inglese, sospettosa del pensiero teorico. …
Il pragmatismo americano completa quest'opera.
Basti pensare alla filosofia di Emerson e di William James, secondo il cui pragmatismo la verità ha per criterio, nell'ordine del credere, la fecondità, nell'ordine dell'azione, il successo. …


Si trattava, sostanzialmente, di «stabilire una sintesi religiosa» di stampo modernistico, diretta a quanti erano in attesa che la Chiesa universale si convertisse ai compromessi gnostici di parvenza cattolica.
L'estensione del danno che essa ha procurato alla Chiesa può essere misurato solo esaminando il baratro aperto dal Vaticano II, messo in luce dal moltiplicarsi delle crisi e delle sette nelle varie nazioni.
La causa? L'appiattimento d'ogni fede rivolta al vero.
La fede immolata al moloc del pluralismo… che «è stato uno dei mezzi più efficaci di repressione nel corso della storia; reprime tollerando tutto fino alla morte, come nota Marcuse» (John Rao, «Americanism», St Paul). …
Per l'americanismo di Murray: «Come cristiani si deve vedere la democrazia come una richiesta naturale imposta dalla ragione stessa di cui è la più perfetta espressione in politica, economia e vita sociale che è stata presente nella democrazia in America».
Le sue parole confermano il suo profondo americanismo: «D'ora in avanti la Chiesa definisce la sua missione nell'ordine temporale nei termini della realizzazione della dignità umana, della promozione dei diritti dell'uomo, la crescita della famiglia umana verso l'unità, e la santificazione delle attività secolari del mondo». …
Gli USA si identificano nel loro apparire come il solenne e maestoso spettacolo di una nazione che stabiliva un governo inaugurato sotto gli auspici del Creatore, una scena tanto nuova e trascendente da essere senza pari nel mondo europeo, al tal punto che nominarla Rivoluzione e non «Rigenerazione dell'Uomo», o governo edificato su una nuova teoria morale, sarebbe riduttivo!
La rivoluzione americana metterebbe in atto la «religione» divina!
La nazione messianica dei «British-israelites» finalmente realizzata! …
Così la civiltà fondata sul vero fu alienata in America e oggi lo è, per imitazione o imposizione, in quasi tutto il mondo.
Ecco allora la nuova «civiltà» fondata sul modo di vita moderno.
In essa non si vive come si pensa; si pensa come si vive.
Saranno le idee elettrizzanti, di successo, a dettare la «verità»!
Una «civiltà» articolata su un presente fugace, che compromette ogni futuro, perché se non è il pensiero a guidare la vita e controllare il potere materiale, è il fugace presente a indicare l'uso del potere e a scandire ogni pensiero.
Tutto ciò non edifica ma dissipa le basi della civiltà.


Come si poteva dedurre riguardo alla democrazia americana, le cui radici rivoluzionarie non sono diverse da quelle protestanti e pure sovietiche. …
Il piano è favorito dal fatto che lo spirito che guida la vita americana porta i più a rifiutare che il soprannaturale interferisca negli affari terreni. …
Simile «pluralismo», elevato a bene supremo, promuove conseguentemente una legislazione repressiva nei confronti di chi osa «discriminare» e denunciare errori e falsità, specialmente in materia di fede.
La fede nella Parola divina viene in questo modo considerata, da tale «nuovo ordine democratico», come elemento di disturbo, tollerabile, solo se confessato in un ambito che non interferisca con le questioni pubbliche.
Il distacco dall'Europa viene consumato dagli Stati Uniti nella convinzione di scrollarsi di dosso le debolezze e le incertezze della vecchia Europa.
Gli americani vivono nella convinzione di poter creare un impero sul mondo senza dover utilizzare neppure la parola Impero.
Un Impero che nulla dovrebbe avere a che vedere con i precedenti, un impero quello americano dove non dovrebbe essere necessario ottenere il rispetto di un minimo di regole con il minor impiego possibile della forza.
Un'utopia vissuta ad occhi spalancati.
Ma chi non rispetta le regole sarà punito in modo molto duro perché il reprobo ha offeso il bene personificato dalle istituzioni americane.
Ed allora l'impero torna nel solco dei vecchi imperi, anzi con il difetto di suscitare un odio profondo proprio a causa della sua pretesa indiscutibile superiorità etica.
Vediamo allora che tutta l'utopia americana non è poi tanto diversa da quella sognata dal reverendo Jones, o da David Koresh.
Nel Paese dove la gente ha il diritto di sognare che i suoi progetti possano diventare realtà, scegliere quali sono i progetti da bocciare senza appello e senza spiegazioni non è facile.
Gli USA dovranno ripercorrere in pochi anni tutte le eresie e tutte le guerre di religione che hanno martoriato per secoli la vecchia e disprezzata Europa.
Il tutto viene reso ancora più drammatico dal fatto che non esiste la storia negli USA, dove è d'obbligo vivere alla giornata nel modo più stupido possibile.
Allora hanno solo una via d'uscita: pregare di trovare in America un nuovo padre Pio da Pietralcina, cercando di non rivederlo in un reverendo Jones redivivo.
Negli USA non esiste più neppure l'arte.
La perdita totale della trascendenza, con il rischio sempre presente di sconfinare nello spiritismo, o nell'esaltazione indotta per via chimica dalle droghe, è la ragione prima della distruzione dell'arte negli USA e di riflesso in tutto il resto del mondo.


Professor Raffaele Giovannelli


Note
1) Daniele Arai in « L'alienazione americanista che inquina il mondo», Effedieffe giornale on-line 11-12-2006.
2) Tim Reiterman redattore del Times: «In ricordo di Jonestown: 20 anni dopo il massacro in Guyana, un giornalista racconta come il tempo non ha cancellato l'orrore». Los Angeles Times, edizione della domenica, 14 novembre 1998. Traduzione in italiano di Alessia Guidi.
3) Kathleen Kinsolving and Tom Kinsolving, «Il pazzo è tra noi: Jim Jones e l'insabbiamento californiano»,  http://home.earthlink.net/~kkinsolv/ 18 novembre 1978 - Guyana, Sud America.
4) Marcello Gardani, 25 Agosto 1996: «Donna Prassede e il massacro di Waco».
5) Massimo Introvigne: «Che cosa è veramente accaduto a Waco», in Cristianità numero 217 (1993).
6) Massimo Introvigne: «Il suicidio della Guyana fra mito e storia», in Cristianità, numero 162, ottobre 1988, pagina 11.
 
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