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Protezione, destino e guarigione
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Io, Patrizio, vado avanti per la mia strada, sostenuto dalla forza di Dio.

La potenza di Dio mi protegge, la saggezza di Dio mi guida.

L’occhio di Dio mi indica la via, l’orecchio di Dio è testimone delle mie parole.
Le parole di Dio siano sulle mie labbra, la mano di Dio mi sostenga,
si apra dinanzi a me la via che conduce a Dio, lo scudo di Dio mi difenda
l’armata invisibile di Dio mi salvi dalle insidie del demonio,
dai difetti che mi imprigionano, da tutti coloro che mi vogliono ingannare.
Durante il mio viaggio, breve o lungo, da solo o accompagnato da molti,
Cristo mi protegga sulla mia via,
perché una messe abbondante sia il frutto della mia missione.
Cristo davanti a me, Cristo dietro di me,
Cristo sotto e sopra di me, Cristo dentro e di fianco a me,
Cristo attorno a me dappertutto, Cristo con me mattino e sera.
Cristo nel cuore di chi pensa a me, Cristo sulle labbra di chi parla di me,
Cristo nello sguardo di chi mi guarda, Cristo negli orecchi di chi mi ascolta.

San Patrizio d’Irlanda


Riporto questa preghiera attribuita a san Patrizio, perché la trovo di una bellezza e di una profondità notevole, nonché di una utilità estrema per il quotidiano incedere delle nostre esistenze verso la casa del Padre.

Io, Patrizio, vado avanti per la mia strada, sostenuto dalla forza di Dio. Un’esperienza personale, a tutti comune, il decorso del tempo, inesorabile, che ci spinge avanti a percorrere la strada della vita. Solo gli stolti non si fanno domande in questo vertiginoso percorso verso quello che per molti, se non lo è teoricamente, lo è praticamente, l’ignoranza dell’avvenire. L’uomo che non si domanda dove vada e se la propria esistenza abbia un fine, uno scopo determinato, vive in un perso utilitarismo filosofico (prevalenza della prassi sulla teoria), tale da distorcere qualunque valutazione obiettiva del vero e quindi del bene (ed in ultima analisi della propria gioia di vivere). Questo atteggiamento accomuna molte delle filosofie NewAge, prese in prestito da orientalismi più o meno accentuati: il buddismo, ad esempio, al di là della sua veste mediatica buonista e pacifista, si connota come spietatamente affine a tale mentalità, al punto che, di fronte all’impossibilità di assicurare una vera felicità hic et nunc, percepisce come unica soluzione il vuoto assoluto di un freddo Nirvana, dove l’impermanenza è assorbita nel nulla dell’esistente e dell’individuo. Il cristiano ha pienezza e senso di vita e felicità, perché sostenuto dalla forza di Dio. La potenza di Dio mi protegge, la saggezza di Dio mi guida, L’occhio di Dio mi indica la via, l’orecchio di Dio è testimone delle mie parole. Forza di Dio che si esplica in tutte le attività ed in tutte le circostanze: proteggendoci dai nemici, indicandoci la via ed il discernimento nelle decisioni e nelle azioni.

La protezione della quale molti credenti dubitano - armati di inutili ed a volte dannosi “amuleti” propiziatori: dal corno all’acchiappasogni, dal simbolo orientale dell’armonia universale alla pietra dotata di “benefici” influssi di energia o peggio al simbolo satanico del peace - è una protezione che Dio accorda sempre, purché si viva in grazia e la si chieda con fede senza dubbio. Lo scudo di Dio mi difenda l’armata invisibile di Dio mi salvi dalle insidie del demonio; lo scudo di grazia è difesa contro tutti i nemici visibili ed invisibili; dai difetti personali, caratteriali, che spesso costituiscono una delle cause dei nostri malanni fisici e di quello che ci succede nella vita.

Dio permette infatti la purificazione non soltanto dei peccati, ma anche delle imperfezioni, per risparmiarci il purgatorio dopo la morte ed entrare perfetti nel regno dei Cieli. Nessuna imperfezione è ammessa in Cielo; simili a Lui, Lo vedremo come Egli è, puro e noi puri in Lui. Ogni imperfezione anche caratteriale, che siamo chiamati a correggere con l’aiuto della grazia, è sempre in definitiva un’incapacità di amare Dio e quindi il prossimo o noi stessi e dal momento che ogni atto d’amore è un atto di giustizia (perché ad amare siamo chiamati e l’amore, atto libero per essenza, è comunque un obbligo costitutivo per la felicità dell’uomo, che solo amando realizza se stesso: amando Dio, perché Egli merita di essere amato sopra ogni cosa; amando il prossimo, perché chi ama Dio non può non amare l’altro, partecipando dello stesso Spirito di Cristo; amando se stessi, perché siamo obbligati a conservare e custodire l’essere da Dio ricevuto, per poterlo servire ed amare con tutto noi stessi; ed anche per questo Dio è Giudice ed è Amore), la deficienza di esso ci porta ad un debito, che va pagato, espiato in questa vita o nell’altra.

Chiedere lo scudo di Dio contro i difetti e gli inganni, ci salva da questi pericoli.

Cristo mi protegga sulla mia via, perché una messe abbondante sia il frutto della mia missione. Il fine della vita è la messe del Regno dei Cieli; perché la vita in abbondanza sia riversata su tutte le anime e perché nessuno si perda.

Il finale della preghiera è assolutamente magnifico. Essa può considerarsi la sintesi della nostra vita intima con il Signore.

Cristo davanti a me, Cristo dietro di me: Gesù si occupi del mio passato e del mio futuro; mi preceda in quel che faccio, nel mio operare, nel mio agire; che perdoni i molti errori, peccati, imperfezioni, torti o mancanze commesse durante la mia vita; quelle che ora determinano il mio soffrire, il mio castigo quotidiano; la croce che mi sono fabbricato per seguire Cristo.

Cristo sotto e sopra di me, Cristo dentro e di fianco a me: la presenza di Dio è avvolgente; come la nube di Israele copre il nostro cammino, ci protegge dal suole infuocato e rischiara le notti del nostro peregrinare con la luce della speranza.

Cristo attorno a me dappertutto, Cristo con me mattino e sera: Gesù mi circondi e mi inondi del suo Essere; penetri ogni singola cellula del mio corpo, fino a penetrare nell’anima e nelle viscere del cuore. Questo è il fine vero di ogni preghiera: la compenetrazione di Cristo Gesù all’interno della persona, mediante perfino (vedi la tradizione esicasta) l’armonizzazione fisiologica della preghiera alla vita dell’orante; ogni organo prega Cristo, perché è strumento utile a raggiungere tale unione. Il respiro veicola simbolicamente lo Spirito di Dio che, attraverso le narici, penetra nell’’organismo, rinnovando l’atto creativo di Genesi, rivitalizza l’essere intero, donando salute e vitalità. Il percorso dell’aria, che raggiunge ogni poro interno ed esterno del nostro corpo, è simbolo e figura dell’azione dello Spirito Santo che vuole possedere anche la nostra fisicità. La carne infatti è nemica dell’anima, non il corpo. Il corpo è per il Signore ed il Signore per il corpo.

Questo significa far passare la preghiera dalla mente al cuore. Entrare in totale armonia ed unità di essere nel silenzio utile all’incontro divino. Questo non comporta necessariamente sentire chissà cosa o avere visioni di chissà che genere…basta solo la consapevolezza, ossia la fede senza dubbio del fatto che, se in grazia, Dio penetra anche il nostro cuore e comunque avvolge e sostiene il nostro essere con la sua medesima energia vitale. In Oriente esistono molte pratiche fisiche e piscofisiche volte ad ottenere l’aumento del Qui o Ki che dir si voglia, l’energia vitale, sottile, presente in natura, quasi monisticamente pervasiva…ignorando del tutto che la natura ha si! In sé la vita, ma ricevuta da Dio, il quale è fonte e sorgente di ogni vita e di ogni essere; e se è vero che dalla natura possiamo assumere forza e vitalità (dagli alimenti, dall’aria, dalla luce del sole, dalla dolce melodia di un bosco in canto, ecc.), questa ricarica è oltremodo ampliata se siamo inseriti in Cristo Gesù, culmine del Creato, primogenito di ogni creazione, dal quale possiamo ricevere ogni pienezza, fisica, materiale, mentale e spirituale. Questo comporta anche il miracolo e la guarigione da ogni malattia (anche attraverso l’impiego, ispirato da Dio, dei farmaci “naturali” giusti); l’esorcismo e la liberazione da ogni male. Basta credere sul serio.

Per questo pregare col cuore o nel cuore deve necessariamente comportare l’invocazione di Cristo dentro di me…”chiunque invoca il nome del Signore, sarà salvato”; salvato da tutto il male che ci circonda; dal peccato in primo luogo e da ogni genere di disgrazia che ci attiriamo addosso coi nostri comportamenti e con le nostre scelte sbagliate. Gesù nel cuore per amare Lui, come merita! ed essere un segno di tale amore nell’altro e per l’altro.

Cristo nel cuore di chi pensa a me, Cristo sulle labbra di chi parla di me, Cristo nello sguardo di chi mi guarda, Cristo negli orecchi di chi mi ascolta.

Stefano Maria Chiari



 
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