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L’Unione Europea «fusa» nella NATO
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Avverrà nel 2009. Tutto è già deciso, anche se come al solito sopra le teste dei cittadini europei e a loro insaputa. La UE sarà «integrata» nella NATO (1), o se volete la NATO nella UE: il che significa molte cose allarmati.

Anzitutto, in ogni caso, la militarizzazione dell’Europa per servire meglio agli Stati Uniti. Lo ha lasciato capire Jaap De Hoop Scheffer, segretario generale della NATO (tutta una carriera nell’eurocrazia a-democratica e mai votata) al German Marshall Fund di Bruxelles.

«Sono convinto che prendere sul serio la riforma della NATO significa cercare maggiori sinergie con l’Unione Europea», ha detto l’olandese: «Voglio vedere molta messa in comune delle nostre capacità, specialmente in aree come trasporti ed elicotteri, ricerca e sviluppo, armonizzazione e addestramento.…E’assolutamente essenziale che la totalità delle capacità che siamo capaci di generare da questo bacino di forze siano egualmente a disposizione della NATO e della UE».

Si legga bene l’ultima frase, la più inquietante, alla luce della insoddisfazione del Pentagono per la renitenza degli alleati europei a mandare rinforzi nelle zone di combattimento in Afghanistan. Nel progetto del massone olandese, uomo di fiducia delle entità sovrannazionali che l’hanno messo lì, le forze armate italiane o tedesche saranno automaticamente «a disposizione della NATO». Come anche della Unione Europea, dice mellifluo l’eurocrate olandese.
«Egualmente a disposizione».

E questo significa, tra le righe, qualcosa di ancora più inquietante: la trasformazione della NATO - che è nata come entità inter-statale, alleanza di Stati sovrani - in una UE burocratico-militare: e la UE è una entità non già inter-statale, ma sovra-nazionale; in essa gli Stati non hanno sovranità (2), e sono tenuti ad obbedire (ratificare) le normative confezionate dalle oligarchie di Bruxelles e dalle loro lobby di riferimento. La proposta di De Hoop Scheffer è dunque che la NATO diventi un nucleo militare sovrannazionale, i cui Paesi membri non possono negare «l’accesso» alle loro forze, soldati e armamenti.

Ma la NATO non è solo europea. E’ anche americana, anzi Washington esercita nella NATO la sua egemonia assoluta. Dunque, se De Hoop Scheffer l’avrà vinta, il Pentagono avrà «accesso diretto» alle forze armate dei venti Paesi europei della UE-NATO, senza possibilità per i Paesi membri di opporre un rifiuto. Da alleanza fra Stati sovrani a servitù totale, sovrannazionale.

Ciò che sta per nascere è un mostro geneticamente modificato, un ibrido «NEUTO»  che unisce le peggiori caratteristiche oligarchico a-democratiche dell’Unione Europea con il militarismo neo-coloniale globale della NATO. Il peggio delle due cose. Sarà l’opaca oligarchia di Bruxelles a farci sapere che siamo in guerra, contro chi e a quale distanza dalla nostra area, e quali elementi delle forze armate ci toccherà fornire alle guerre decise non solo «altrove», ma non si sa bene dove, esattamente come non si sa dove e come la UE concepisca le sue «direttive» che dobbiamo applicare.

Questa opacità non è casuale, ma voluta. L’Unione Europea, che ha privato i governi della loro sovranità, non dichiara se stessa sovrana: è una entità di gestione, in qualche modo «a-politica», ed è proprio con questa scusa che può fare a meno del controllo democratico, di obbedire alla volontà popolare, di attenersi alle decisioni del parlamento (quello europeo è solo consultivo, ossia è niente).

Non ha potere legislativo, e il suo potere esecutivo è la «Commissione», nome che evoca non decisione politica, ma amministrazione burocratica. La Commissione non «decide», emana «regolamenti» e «direttive». E’ irresponsabile. Non può essere chiamata a rendere conto, né bocciata con elezioni. Questa assenza di sovranità, comodissima per l’oligarchia burocratica i cui membri si cooptano a vicenda, è peggio di ogni totalitarismo classico.

Conosciamo i danni che ha prodotto la (volontaria) rinuncia alla sovranità monetaria degli Stati europei, non sostituita dalla sovranità della UE: la Banca Centrale è totalmente irresponsabile e le sue azioni sono dettate da automatismi, dedotti dall’ideologia economica corrente, nella più assoluta indifferenza alla realtà e ai problemi dei popoli.

Portata nel settore militare, questa perdita di sovranità non sostituita da una sovranità politica europea (l’Europa non è nemmeno una federazione, è qualcosa di politicamente e giuridicamente indefinibile), porta ad esiti anche più devastanti. I burocrati possono decidere - ma non parleranno mai di decisione, mai se ne assumeranno la responsabilità - quanti uomini, elicotteri e cingolati l’Italia deve mandare in Afghanistan o, domani, in Georgia per difendere questa nuova «democrazia» dalla Russia.

In fondo, già abbiamo visto questa militarizzazione burocratica in Kossovo: la cui indipendenza è stata riconosciuta da tutti gli Stati membri su ordine oscuro (americano), e che la NATO sta difendendo sul terreno. Senza una minima discussione, un dibattito aperto di cui le opinioni pubbliche abbiano avuto notizia. Ora, con il Trattato di Lisbona che surrettiziamente viene imposto ad ogni Paese senza referendum, viene eliminato il diritto di veto dei singoli Stati: un’altra rinuncia a un elemento di sovranità.

La «riforma» della NATO cui allude l’olandese contempla la stessa meccanica: anche qui per decidere una guerra, un intervento «fuori area», basterà un voto di maggioranza, e i singoli Stati non avranno diritto di veto.

«Le due istituzioni saranno fuse in un’unica struttura imperiale e nessuno Stato membro può permettersi di opporsi ai dispiegamenti militari», come ha scritto Helga Zepp LaRouche. Senza discussione - almeno senza discussione aperta, in un qualche parlamento, riportata sui giornali - questo avverrà nel 2009.

«Come stanno le cose», ha detto De Hoop Scheffer, «mi aspetto che il lavoro su un nuovo Concetto Strategico comincerà nel nostro vertice del 2009, il 60mo anniversario della NATO. Gli anniversari nella NATO non celebrano solo le passate realizzazioni; anzitutto e più di tutto, riguardano il futuro. Con un nuovo presidente USA in carica, un nuovo atteggiamento francese verso la NATO [Sarko sta facendo rientrare la Francia nell’Alleanza Atlantica da cui De Gaulle l’aveva fatta uscire appunto perché ‘solo un capo di Stato votato può ordinare di mandare in guerra i suoi cittadini’), e una nuova dinamica nel processo di integrazione europea, penso che il nostro vertice 2009 produrrà un breve ma potente documento che riaffermi i duraturi fondamenti della cooperazione transatlantica nella sicurezza, e delinei i parametri basilari del nuovo Concetto Strategico. In mancanza di un termine migliore, chiamerò questo documento Carta Atlantica».

Un nuovo Trattato di Lisbona, dunque: una Costituzione che non si dichiara tale. Quanto ai «duraturi fondamenti della cooperazione militare transatlantica», sono stati rovesciati dalle volontà oligarchiche: la NATO era una alleanza «difensiva», volta a difendere l’Europa su suolo europeo; oggi è diventata una unione di forze neo-imperiali, impegnate out-of-area, in occupazioni come in Afghanistan, a sostegno di governi-fantoccio insediati da Washington. Anche questo, naturalmente, senza alcuna discussione aperta (3).

Il nostro presidente Napolitano ci esorterà a cooperare a quelle guerre, come ha esortato a ratificare il Trattato di Lisbona senza dibattito e men che meno per referendum, lui e gli altri Venerati (Gran)  Maestri tipo Ciampi.E poi criticavano Licio Gelli.

Questi sviluppi occulti assumono un senso anche più inquietante nel contesto della crisi sistemica e del collasso finanziario globale. Già nel 1974 il Club di Roma aveva elaborato un modello computeristico in cui aveva «previsto» i problemi che ora sembrano avventarcisi contro tutti insieme: sovrappopolazione, penuria alimentare, esaurimento delle risorse, degrado ambientale… e le aveva salutate come «una opportunità». Una opportunità per instaurare un governo mondiale - ma non un governo politico, sovrano e dunque responsabile.

Il governo di una tecnocrazia autonominatasi maestra di saggezza, che si impone insensibilmente, attraverso una «educazione» delle masse (leggi: propaganda), che imponga nuovi valori, adatti a una «nuova umanità». «Oggi sembra che i valori vigenti, che sono insiti nelle società umane di ogni ideologia e religione, sono responsabili dei nostri problemi. Se si dovranno evitare le future crisi, come ri-dirigere questi valori?»: così si chiedeva il Club di Roma (4).

Oggi, possiamo constatare quanta strada sia stata fatta: oggi i valori vigenti sono quelli di una «nuova coscienza ecologica», quelli favorevoli alla limitazione delle nascite e  all’accettazione dei «diversi» con pari diritti. E questi valori del politicamente corretto hanno sostituito ogni ideologia ed ogni religione. «L’analisi dei problemi e delle crisi che ci attendono», diceva nel ‘74 il consesso oligarchico, «indicano che occorre
1) una ristruturazione ‘orizzontale’ del sistema mondiale, ossia un cambiamento nelle relazioni tra nazioni e regioni, e
2) una ristrutturazione ‘verticale’, ossia drastici cambiamenti nello strato normativo, cioè
nel sistema di valori e di fini dell’uomo, necessari per risolvere le crisi energetiche, alimentari, eccetera. Intendiamo con ciò cambiamenti sociali e cambiamenti negli atteggiamenti individuali, che sono necessari perché possa aver luogo la transizione alla crescita organica».

Per crescita «organica» dell’umanità, il Club di Roma intendeva crescita insieme «sostenibile» (non troppa) e «interdipendenza» della produzione e commercio globali, l’attuale liberismo instaurato con così grandi benefici, ma governato dietro le quinte da organi sovrannazionali e non-sovrani (ossia non controllabili dalla volontà popolare).

«Lo sviluppo di cornici internazionali [….] essenziali per l’emergere di una nuova umanità diretta alla crescita organica diverrà una necessità da non lasciare alle buone volontà e alle preferenze. […] La NATO-Europa integrate sono appunto parte delle nuove cornici internazionali auspicate».

Ma si domandava il Club di Roma: «Avrà il genere umano la saggezza e la forza di volontà di mettere in atto una strategia adeguata a produrre la transizione? A considerare i precedenti storici, si possono avere legittimi dubbi - a meno che la transizione non avvenga per necessità. Ed è qui che le future crisi - nel campo dell’energia, dell’alimentazione e del resto - possono diventare catalizzatori del cambiamento, delle opportunità fortunate dietro le apparenze». Ed ecco che la Grande Crisi è qui. L’hanno provocata loro, per spingerci volenti o nolenti verso la «nuova umanità» necessaria?

Come minimo, l’hanno «prevista» da oltre trent’anni, ci hanno lavorato; il disastro che ci pare incontrollato e sparge il panico fra gli operatori di Borsa, può essere invece controllatissimo; le conseguenze di fame, disoccupazione, penuria, perdite di ricchezza e guerre, una «opportunità» da non perdere. Il governo mondiale avrà le forme extra-giuridiche dell’Europa: ossia delle azioni dietro le quinte, di entità che non rispondono a nessuno.

Il nuovo governo mondiale non sarà nemmeno un governo, ma un «ordine», una «direttiva», un insieme di «regolamenti».




1)
Elaib Harvey, «NEUTO», The Brussels Journal, 16 marzo 2008.
2) Il concetto di «sovranità» non è ovviamente quantitativo: non ha alcuna relazione
con la maggiore o minor potenza di uno sStato. Uno Stato piccolo non è meno sovrano di uno Stato grosso e potente; la sua sovranità consiste nel fatto di potersi legare in alleanze ed accordi con altri Stati, o denunciare quegli accordi e ritirarsi da quelle alleanze. «Sovranità» è per gli Stati ciò che per gli individui è la libertà giuridica, libertà di assumere impegni contrattuali (e la responsabilità conseguente).
3) «Impedire la militarizzazione dell’Europa!», Eir Strategic Alert, 20 marzo 2008.
4) Tratto da «Mankind at the Turning Point: The Second Report to The Club of Rome (1974)», citato da Brent Jessop, «The transition to a totalitarian world government», .GlobalResearch, 18 marzo 2008.


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