>> Login Sostenitori :              | 
header-1

RSS 2.0
menu-1
TUTTI |0-9 |A |B |C |D |E |F |G |H |I |J |K |L |M |N |O |P |Q |R |S |T |U |V |W |X |Y |Z

Archivio Articoli FREE

petraeus.jpg
Tragicomica ricerca di un pretesto contro l’Iran
Stampa
  Text size
Il titolo del Telegraph non può essere più esplicito: «Ufficiali britannici temono che il comandante USA [in Iraq] stia battendo la grancassa per attaccare l’Iran» (1). Il comandante USA è il generale David Petraeus, che sta proclamando in questi giorni quanto segue: è Teheran che ha diretto gli attacchi delle milizie sciite di Muktada al-Sadr contro «lo Stato iracheno e gli alleati degli USA». La verità è lievemente diversa.

Anzitutto non è stato Al-Sadr ad «attaccare». E’ stato invece attaccato dagli armati di Nouri al-Maliki, il capo del governo collaborazionista, sciita ma favorevole allo smembramento dell’Iraq; siccome Al-Sadr, clerico sciita, è invece «nazionalista», si batte per mantenere l’Iraq unito, e tuttora dice che può radunare una maggioranza di iracheni sotto il progetto unitario nelle elezioni prossime di ottobre, il calcolo del governo «legale» di Baghdad era liquidare un avversario politico prima del voto.

Palesemente, su istigazione del generale Petraeus (lo smembramento dell’Iraq essendo il progetto di USA e soprattutto di Israele): tant’è che quando dopo i primi scontri le milizie di Al-Maliki hanno cominciato ad avere la peggio, le forze americane - che s’erano tenute in disparte credendo in una facile vittoria del «governo» di Baghdad - sono intervenute al suo fianco con pesantissimi bombardamenti.

Inutilmente, perché la milizia sadrista ha tenuto le posizioni, mentre il cosiddetto «esercito regolare» iracheno mandato a battere Al-Sadr s’è squagliato, decimato dalle defezioni e dai passaggi di molti uomini al «nemico». Al-Maliki ha dovuto accettare un disagevole armistizio, offerto da al-Sadr.

Questo è comunque rimasto padrone di Bassora (la zona petrolifera più ricca), e politicamente più forte di prima, avendo dimostrato non solo di essere militarmente capace di tenere le posizioni, ma di avere dalla sua una maggioranza di iracheni, anche sunniti. Infatti, ha indetto una manifestazione di massa contro il governo Maliki per il 9 aprile: e non a Bassora che è il suo feudo, ma a Baghdad.

Per il generale Petraeus è stata invece un’umiliante sconfitta politico-strategica: prima ha sottovalutato le forze avversarie, poi  ha gettato la maschera della neutralità, parteggiando per una delle due forze politiche irachene principali, e non riuscendo comunque ad imporre la sua volontà con la forza.

Oltretutto, gli americani subiscono attacchi sempre più intensi nella stessa Zona Verde, il loro santuario fortificato: uno schiaffo alla superpotenza che, dopo cinque anni dooccupazione, non riesce a difendere nemmeno le proprie enclaves.

Come può giustificarsi un generale così nei guai, di fronte al Congresso?

Lo dice al Telegraph una fonte britannica del Foreign Office: «Petraeus picchierà durissimo contro l’Iran, in quanto sorgente degli attacchi agli sforzi americani in Iraq. L’Iran sta facendo una guerra in Iraq. L’idea che l’America non possa condurre una guerra su due fronti è sbagliata, possono esserci incursioni aeree ed altre contromisure».

«Petraeus - aggiunge la fonte britannica - sottolinea che l’America ha dovuto combattere la battaglia per conto dell’Iraq [sic]. Nel suo rapporto (al Congresso) può metterla in congiunzione con i nostri soldati e diplomatici uccisi nella Zona Verde».

Infatti Petraeus ha già detto: «I razzi lanciati nella Zona Verde sono razzi fatti in Iran e forniti dall’Iran. E ciò in completa violazione delle promesse fatte dal presidente Ahmadinejad e dai capi iraniani al più alto livello alle loro controparti irachene».

Questa frase ha un lato farsesco (la pretesa che l’Iran, minacciato ogni giorno di annichilimento da Washington, tenga fede a «promesse» di non-intervento) ma rivela una parte di verità, che probabilmente non doveva essere rivelata: Teheran esercita sull’Iraq «liberato» un’influenza reale che non poteva nemmeno sognarsi ai tempi di Saddam. Sotto il naso dell’occupante, e con il suo tacito forzato consenso, il governo collabò di Al Maliki intrattiene rapporti stretti e cordiali con Ahmadinejad e ne ottiene «promesse» - promesse che l’occupante americano prende per buone, pur vietandosi di trattare con l’Iran e vietandolo a tutti gli alleato occidentali. A tutti, meno che al suo Al-Maliki.

La faccenda diventa ancor più surreale, in quanto si apprende che la tregua tra i sadristi e la miliizia di Al-Maliki è stata ottenuta grazie ai buoni uffici diplomatici iraniani: Teheran ha evidentemente ascendente su entrambe le fazioni, che sono entrambe sciite, e i cui capi hanno studiato nella città santa (e universitaria) di Qom in Persia.

«Teheran, usando la sua positiva influenza, ha posto le basi per il ritorno della pace in Iraq, e la nuova situazione è il risultato degli sforzi iraniani», ha detto un alto esponente del Supremo Concilio Islamico Iracheno (2): ossia l’altra formazione con sua milizia sciita (la Brigata Badr) che contrasta l’influenza di Al-Sadr nella regione di Bassora, e nella battaglia s’è schierata con Al-Maliki.

Dunque Petraeus ha dovuto vedere - e persino approvare, vista la brutta piega che la battaglia per Bassora aveva preso per il suo fantoccio Al-Maliki - gli iraniani in veste di mediatori di pace fra le due fazioni irachene che egli aveva spinto l’una contro l’altra.

Ad aggiungere ridicolo all’umiliazione della sola superpotenza rimasta, si fa il nome del mediatore iraniano tra Al-Maliki ed Al-Sadr: è il generale Qassem Suleimani, comandante del gruppo d’elite «Quds» (Gerusalemme) delle Guardie Islamiche Rivoluzionarie iraniane (3). Il lato comico è che il generale Suleimani è stato messo dagli americani nella lista dei terroristi, perché lo sospettano, o lo accusano, di essere l’inventore delle bombe a lato strada più sofisticate (explosively formed proiectiles), che sono costate la vita e le gambe a decine di soldati USA, e per soprammisura anche la mente del programma nucleare persiano.

Ebbene: a quanto s’indovina, questo «terrorista» può andare nell’Iraq occupato - non si capisce se con tacito salvacondotto dell’occupante - o secondo un’altra versione convocare Al-Sadr nella città santa persiana di Qom, a mettere pace fra le due fazioni sciite, che ascoltano lui e non gli americani.

Imbarazzante: infatti l’ambasciatore USA a Baghdad, Ryan Crocker, ha dovuto dire ai giornalisti che lui «non era al corrente di un ruolo dell’Iran nella decisione di Sadr (di offrire tregua), se pur c’è stato un ruolo». C’è stato eccome, insiste Joost Hiltermann, vicedirettore dell’International Crisis Group (una ONG) per il Medio Oriente: «L’Iran ha dimostrato di esser capace di mediare il cessate-il-fuoco, mentre gli USA hanno mostrato di avere pochissima influenza. Gli Stati Uniti si accaniscono a denunciare il ruolo di sabotaggio dell’Iran in Iraq, ma la realtà è che USA e Iran hanno qui molti interessi in comune».

Singolarmente, è un parere molto simile a quello espresso da Putin al vertice NATO di Bucarest: «Nessuno può credere seriamente che l’Iran osi attaccare gli USA. Invece di mettere nell’angolo l’Iran sarebbe più sensato pensare insieme a come aiutarlo a diventare più prevedibile e più trasparente» (4).

Ma non è questa l’idea che sta agitando Petraeus: anzi, oggi, per salvarsi la carriera, offre a  Bush il pretesto per il sospirato attacco aereo alle installazioni nucleari iraniane. E il Wall Street Journal (giornale neocon, da quando è passato alla proprietà di Rupert Murdoch, zelante per Sion), ha scritto: «Gli USA devono riconoscere che l’Iran è in guerra con l’Iraq per interposte milizie», e dunque lo sforzo bellico americano in Iraq «deve avere un doppio bersaglio».

La firma è quella di Kimberly Kagan, membro della numerosa famiglia dei neocon ebrei Kagan.




1) Damien McElroy, «Britishfear US commander is beating the drum for Iran strikes», Telegraph,
4 aprile 2008.
2) Si tratta di Mohsen Hakim, figlio di Abdul Aziz Al-Hakim, capo del Supremo Concilio Islamico Iracheno, sciita e avverso a Moktada (fonte Reuters).
3) Warren P. Strobel, «Iranian who brokered Iraqi peace is on U.S. terrorist watch list», McClatchy Washington Report, 31 marzo 2008.
4) «Putin: Iran Should Be Helped, Not Threatened» - AFP, 4 aprile 2008.


Home  >  Medioriente                                                                                         Back to top  
Nessun commento per questo articolo

Aggiungi commento


Libreria Ritorno al Reale

EFFEDIEFFESHOP.com
La libreria on-line di EFFEDIEFFE: una selezione di oltre 1300 testi, molti introvabili, in linea con lo spirito editoriale che ci contraddistingue.

Servizi online EFFEDIEFFE.com

Archivio EFFEDIEFFE : Cerca nell'archivio
EFFEDIEFFE tutti i nostri articoli dal
2004 in poi.

Lettere alla redazione : Scrivi a
EFFEDIEFFE.com

Iscriviti alla Newsletter : Resta
aggiornato con gli eventi e le novita'
editorali EFFEDIEFFE

Chi Siamo : Per conoscere la nostra missione, la fede e gli ideali che animano il nostro lavoro.



Redazione : Conoscete tutti i collaboratori EFFEDIEFFE.com

Contatta EFFEDIEFFE : Come
raggiungerci e come contattarci
per telefono e email.

RSS : Rimani aggiornato con i nostri Web feeds

effedieffe Il sito www.effedieffe.com.non è un "prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare e contraddistinto da una testata", come richiede la legge numero 62 del 7 marzo 2001. Gli aggiornamenti vengono effettuati senza alcuna scadenza fissa e/o periodicità