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Ucraina: secessione. Buona idea, anche per la Padania…
22 Febbraio 2014
Secessione! È il grido che comincia ad elevarsi nelle città dell’Ucraina occidentale. E anzitutto a Lvov, la capitale, dove i rivoltosi si sono impadroniti delle armi di un arsenale militare, e non si vede in giro un poliziotto. «Il parlamento ucraino deve cambiare la legge e trasferire la responsabilità della sicurezza alle autorità locali elette», dichiara il sindaco Andriy Sadovyi, che nelle infocate giornate della rivolta s’è rivelato un federatore di assemblee comunali e regionali: «I Paesi che hanno un alto livello di auto-governo e di auto-organizzazione sono quelle che hanno successo!». Lvov, cattolica, polacca di dialetto e di cultura, ha esercitato nella storia vaste autonomie quando è stata sotto la Polonia, e poi un ricco centro commerciale sotto l’impero absburgico: sempre con lo sguardo all’Europa occidentale, prima di cadere sotto il tallone sovietico. In pratica, il sindaco Sadovyi ha preso il governo della sua città, e non risponde agli ordini di Kiev. Similmente, le città di Ivano-Frankivsk, Ternopil, Khmelnytskyi and Lutsk sono sotto il governo dei sindaci, e tutti sono in collegamento con quello di Lvov. Tutte le città e cittadine dell’Ucraina occidentale hanno inviato alle barricate di piazza Maidan uomini, rifornimenti, denaro. Ben 70 poliziotti di Lvov hanno disertato, e sono riapparsi –in uniforme – sulle barricate di Kiev a fianco degli insorti, accolti da urrà ed applausi. Lo ammette il Capo della polizia Sergei Zyubanenko, lo stesso che racconta che gli insorti hanno saccheggiato un arsenale (senza che i suoi agenti lo impedissero), ed ora hanno in mano un migliaio di armi da fuoco, pistole Makarov, mitra Kalashnikov. Molti dei suoi uomini si sono messi in malattia, e lui non li ha certo biasimati: gli ha detto di decidere, nel calduccio di casa, da quale parte vogliono stare. (Ukraine's western pro-European cities warn they could break away) Per contro, nella città di Zvenigorodka (regione di Cherkassy, Ucraina centrale) la popolazione ha spontaneamente bloccato diversi pulmann ed autobus pieni di giovanotti, che transitavano diretti a Kiev; hanno obbligato i giovani a scendere, li hanno pestati un po’ e gridato loro: «Vergognatevi!». (Ukraine: Les habitants d’une ville interceptent des bus de manifestants se dirigeant vers Kiev) La frattura fra le due zone dell’Ucraina divise dalla storia, dalle fede, dai centri di gravità geo-politici, si configura ogni giorno più chiara. E la secessione è persino la possibile soluzione meno sanguinosa pensabile; Mosca l’accetterebbe, mettendo il cappello sulla zona industriale est-sovietica e sulla penisola di Crimea, l’irrinunciabile sede della flotta del Mar Nero; a Lvov, la rinuncia alla Crimea non sembra importare tanto: queste zone sono state pesantemente russificate durante lo stalinismo, sono abitate da «stranieri» mandati a riempire i vuoti lasciati dall’ Holodmor, dalla repressione dei fascisti filo-hitleriani, dalle altre eliminazioni comuniste di massa.... Secessione? Finalmente una buona idea dal carnaio ucraino: secessione, perché no? I poteri europei, governi filo-americani ed eurocrati, che hanno istigato la destabilizzazione, favorendo la secessione della «europea» Lvov, non potranno poi dire no alla Catalogna, ai Baschi, alla Scozia, e magari alla Lombardia... o alla Sicilia, se è per questo. Di questo possibile esito politico della stupidità europoide, che ha condotto la politica dettata dagli USA (e dalla fazione neocon) con sonnambolico servilismo, aizzando le terribili forze del sottosuolo ucraino con superficialità e improvvisazione, si stanno accorgendo in pochi. Uno di questi – tanto di cappello – è Pino Arlacchi, eurodeputato PD con notevoli esperienze internazionali. Intervistato da Radio 24, ha detto: «Dovremmo cercare di interferire molto di meno nella faccende interne degli altri Paesi. Questo intervento dell’Europa in Ucraina è stato disastroso perché ha diviso il Paese. Ha fomentato tutta la parte antirussa del Paese contro l’altra metà del Paese che è filorussa, senza avere in mente niente di preciso se non quello di una continuazione della guerra fredda. Ho sostenuto e continuo a sostenere, insieme a tanti altri colleghi, che spaccare un Paese in questo modo non è coerente con il messaggio europeo, non fa gli interessi dell’Europa, e che occorrerebbe fondare una nuova politica verso l’Est, basata sul dialogo e l'inclusione anche della Russia invece che comportarsi come se fossimo ai tempi della peggiore guerra fredda». Parole da incidere nel marmo. Del buonsenso. Un altro è Martin Sieff, dieci anni di direzione dei servizi internazionali dell’agenzia UPI, tre Pulitzer, oggi direttore di un sito che si chiama The Globalist; dunque tutt’altro che un uomo anti-sistema. Nella destabilizzazione operata dal Dipartimento di Stato (leggi: Nuland) vede «un movimento catastrofico, un movimento rivoluzionario. Con conseguenze pericolose molto più gravi di quanto in Washington e in Europa occidentale si tenda a capire. L’Unione Europea e gli Stati Uniti si pongono a fianco del caos e disordine rivoluzionario, non solo quando scoppierà in altre parti del mondo (il che è già abbastanza male), ma nella stessa Europa. È un’azione irresponsabile. (...) Ci sono movimenti secessionisti notevoli nelle nazioni euro-occidentali: la Scozia sta per diventare indipendente in modo pacifico, un referendum è previsto per fine anno. La Spagna ha scongiurato la disintegrazione del Paese, specie in Barcellona-Catalogna. In Italia, la Lega Nord è una forza relativamente moderata e responsabile... ma se esplodessero insurrezioni violente (come quelle ucraine) nelle piazze di Spagna, Francia, Italia Gran Bretagna, con l’esplicito scopo di rovesciare il governo in carica e spaccare lo Stato, la UE non soffierebbe sul fuoco delle forze di distruzione, cercherebbe di frenarle. Perché allora l’Europa soffia sul fuoco in Ucraina?». È all’incirca il pericolo che intravvede Arlacchi: «Favorevoli all’Unione europea, i nazionalisti di Kiev?, non mi pare proprio. Essere favorevoli all’Europa significa che devono essere favorevoli anche ai metodi e ai valori della UE. Andare in piazza armati e sparare, saccheggiare e distruggere edifici pubblichi, e poi pretendete che il Governo faccia quello che loro dicono non mi sembra molto europeo. Pare che un certo numero di euro-parlamentari condividano i timori di Arlacchi. E soprattutto, dalle parti di Berlino e di Bruxelles, ci si sia accorti di aver innescato una bomba che poteva scoppiare in faccia all’europeismo burocratico, e far saltare la «costruzione» europea per obbedienza cieca e non meditata alla politica dettata da Washington. Specie dopo il colloquio telefonico in buon tedesco fra la Merkel e Vladimir Putin, la Cancelleria ha cercato rapidamente di ricondurre la protesta ucraina entro canali parlamentari, utilizzando il «suo» uomo a Kiev, l’ex pugile Vitali Klitsko: costui era stato convocato a Berlino lunedì scorso per discutere le prossime fasi. Il presidente Yanukovitch aveva offerto al leader dell’opposizione Arseni Yatsenyuk il posto di capo del governo, e a Klitsko la poltrona di vice-primo ministro... È stato a questo punto che Victoria Nuland, l’assistente alla Segreteria di Stato (maritata Kagan, ebreo neocon), ha forzato la situazione, accendendo le sue bombe ad orolegiria che aveva seminato in piazza, e impedendo un ritorno alla «normalità» eurocratica. È stata intercettata – o si è fatta intercettare – a strillare “Fuck EU” (UE vaffanculo , che a questo punto acquista un significato più preciso – e soprattutto, a dare giudizi spregiativi su Klitsko e sull’altro. Ed ha mosso le sue pedine in piazza. Ferro e fuoco, sparatorie, caduta e fuga di Yanukovitch, occupazione della capitale dal Pravi Sektor, vuoto di potere, caos, e aggravate relazioni dell’Europa dei sonnambuli con la Russia. fornitrice energetica primaria». Del resto, la Nuland – come aveva dichiarato lei stessa al National Press Club in Washington nel dicembre scorso – «Gli USA hanno investito 5 miliardi di dollari nell’insurrezione ucraina». E non sia mai che un così cospicuo investimento vada perduto. Da ultime notizie, sarebbe stato catturato in Ucraina un agente della CIA coinvolto come consigliere a fianco degli insorti. Sarebbe (il suo nome non è stato fatto) un agente della SAD, Special Activities Division, un dipartimento della CIA per le operazioni coperte. La SAD ha una branca (SOG) per le operazioni paramilitari tattiche, e un’altra (PAG) dedita all’azione politica clandestina. Qui si veda il suo documento: CIA Agent Captured In Ukraine Helping Ukranian Protesters. Ma ormai è tardi, i giochi sono fatti. È possibile che Arlacchi, quando s’è dichiarato contrario a legittimare un tipo di azione politica che consiste nello «andare in piazza armati e sparare, saccheggiare e distruggere edifici pubblichi, e poi pretendete che il Governo faccia quello che loro dicono», abbia in mente l’Italia? La rabbia che cresce contro una la politica corrotta, e irriformabile, le nomenklature incompetenti e la tassazione feroce ed ottusa, ormai omicida? Magari, sarà preoccupato per il suo PD che sta consumando tutti i possibili leader l’uno dopo l’altro (Prodi, D’Alema, Veltroni, Fassino, Bersani, Letta, ora Renzi: il fondo del barile) assumendosi responsabilità enormi ? E forse ne ha ben donde. Se mi chiedete un parere sui Ministri di Renzi, ve lo dò in un titolo: Governo Renzi? La Crociata dei bambini. Non c’è molto di più da dire. Anche perché gli audaci finanzieri, capitani d’industria, capitalisti pieni d idee sulle «riforme» da fare, che circondavano Renzi cime profondi amici pronti a tutto, al momento di essere convocati a fare i Ministri – ossia a riformare davvero un Paese che è ostaggio bloccato delle sue super-burocrazie, magistrature, direttori generali, la banda della Corte Costituzionale, Befera, Mastropasqua et similia, grand commis pagati 3 volte più di Obama e che hanno in mano le vere leve del potere – e le useranno sempre a loro favore prima di tutto, sabotando ogni «riforma» – si sono tirati indietro. Così, il governo della sinistra giovane e moderna è un po’ un Letta-bis con le solite facce di impuniti clientelisti (Lupi, Alfano...) ed un po’ di «volti nuovi» la cui unica dote è «la freschezza»: ossia la totale inesperienza, l’ingenuità neonatale, il digiuno completo su cosa siano le burocrazie bloccanti ogni governo che pretenda di riformarle, come disciplinarle, come far diminuire un debito pubblico spaventoso, e rilanciare un paese nella crisi più grave della storia: crisi che ha bisogno non di riforme ma di un 25 Luglio, e magari, del fuoco nelle piazze, e fors’anche di un piazzale Loreto. Amici ed amiche sue, di Renzi, compagni e compagne di giochi: speriamo bene. Le sole scelte cruciali: Padoan, uno che ci farà rimpiangere Saccomanni e Monti per la loro libertà di spirito rispetto a Bruxelles e Berlino, e agli Esteri, la Mogherini, prima della classe permanente, reginetta del «politicamente corretto»: in breve, la più atlantista e filo-americana che hanno potuto trovare nel PD. Di fronte alla crisi economica più grave, e alla situazione internazionale più destabilizzata e percorsa da pulsioni irrazionali, come risponde il Paese? Come risponde il PD? Allestisce la Crociata dei Bambini, senza nemmeno pregare che Dio ne abbia misericordia. La sola forza di Renzi mi pare questa: che i vecchi marpioni, i D’Alema, i Napolitano e i Prodi, e i giovani sicari «della sinistra», trattengano la tentazione di eliminarlo e il pugnale fratricida che già gli prude nelle mani. Non per compassione (è esclusa), ma per l’inquietante sensazione che, dopo Renzi, non gli resta più nessuno. E che dunque, al fondo della loro lucrosa carriera politica, ci può essere una piazza Maidan, e magari – all’italiota – una piazzale Loreto per loro. Bene, si apre uno di quei periodi che il celebre augurio cinese dichiara «interessanti». Ma almeno, la UE adesso consente la secessiùn. Sveglia, lumbard.
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