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Bambino americano «miracolato»
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Nella sera del 21aprile la cosa assolutamente sbalorditiva dei telegiornali italiani era l’argomento della «notizia d’apertura»: un bambino americano di 10 anni in gita a Roma coi suoi genitori si è perso, per poi essere rintracciato qualche ora dopo.

Va bene che già ci siamo abituati a «prime notizie» del tipo «pirata della strada investe vecchietta» e simili, ma un bambino che si perde e poi viene ritrovato non si capisce proprio quale «notizia» possa rappresentare.
Al massimo potrebbe figurare nelle curiosità di un TG locale, ma se con tutti i bambini che si perdono ogni giorno per questo qua si apre un telegiornale un motivo ci dev’essere, mi sono chiesto.

La prima risposta potrebbe essere: tutta quest’importanza deriva dal fatto che si tratta di un bambino americano, rappresentante di un’umanità di serie A, e l’Italia è una colonia degli Stati Uniti.
Altri bambini non fanno mai «notizia», anche se «spariscono» in un altro modo: si pensi ai bambini palestinesi trucidati dall’esercito sionista, che non solo non sono mai l’argomento della «notizia d’apertura», ma vengono eufemisticamente contati tra i «morti palestinesi», compresi quelli di polmonite.

Ma il motivo di tutto il patema mediatico effuso dalle TV non era questo.
A questo punto bisogna fare mente locale al fatto che i TG, che sembrano tanto banali, sono invece strumenti raffinati, confezionati da staff di psicologi, i quali anche se non intervengono direttamente nella fabbricazione della notizia influiscono in maniera determinante nell’imprimere il taglio della notizia stessa, con l’inserimento di alcuni dettagli apparentemente insignificanti e di tutto ciò che va a condizionare inavvertitamente lo spettatore.

Si tratta di lasciargli alcune impressioni sfruttando determinate associazioni d’idee, con l’obiettivo di produrre gli stati d’animo desiderati e prese di posizione pro o contro qualcuno o qualcosa, sulla base d’elementi irrazionali ma carichi di simbolismo per chi è già adeguatamente predisposto.

Si rilegga ora la notizia nei suoi elementi essenziali
www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/

Così, invece, la dà il sito di «Repubblica»
www.repubblica.it/2008/04/sezioni/cronaca/bambino-musei-vaticani

Quello che resta impresso è dunque che il bambino americano è scomparso in Vaticano e poi è ricomparso in Via Vittorio Veneto, dove c’è l’ambasciata degli Stati Uniti.
Si consideri che un bambino è il simbolo dell’innocenza, e tutti sono turbati dalla scomparsa di un bambino.
Ovviamente, il luogo in cui un bambino scompare non viene percepito come un «bel posto».
Questo «brutto posto» è il Vaticano.

A questo punto bisogna ricordarsi che proprio in questi giorni il Papa era negli Stati Uniti, dove ha riscosso un notevole successo, soprattutto nel recuperare una situazione difficile per la Chiesa dopo lo «scandalo dei preti pedofili», vicenda che al di là di qualche possibile caso di pedofilia in abito talare ha assunto le dimensioni di un affare di tipo diverso: un «affare di Stato».
O una macchinazione ordita per ricattare un ambiente da imbarcare nello «scontro di civiltà».
Il bambino, si ricordi, è la vittima della pedofilia.

Quindi il bambino americano rappresentava tutti i bambini americani vittime dei mostruosi «preti pedofili».
Infatti, «è sparito in Vaticano»… e dove «riappare» il bambino?
All’ambasciata americana, a 4 km di distanza (il bambino si chiamata Ethan, che in ebraico significa «forte», «potente», «resistente»…).
Un miracolo!

La degna conclusione di ore di ansia vissute da chi ha seguito la vicenda sulle radio e le TV, in una specie di «Chi l’ha visto» in diretta.
Un «miracolo» associato all’ambasciata del suo Paese, quella di un Paese «buono», era la degna conclusione di questa «notizia».
I bambini vengono inghiottiti dai preti, ma la Grande madre America li protegge.

Questo per quanto riguarda la manipolazione delle menti operata da questo capolavoro di psicologia mediatica.
Ma la cosa va anche letta come un messaggio in codice, un avvertimento al Vaticano da parte di chi evidentemente non ha digerito il successo della visita del Papa negli Stati Uniti, magari anche su cose che non sappiamo.
Come a dire: «Occhio che se sgarrate facciamo scoppiare un altro scandalo dei preti pedofili».

Enrico Galoppini


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