George Bush, le frasi storiche
28 Aprile 2008
Il pubblico italiano può non avere una chiara idea dell’eloquenza di George Bush, dei suoi strafalcioni, della confusione mentale e del pressapochismo che rivela la sua parlata. Diamo qui alcuni esempi. A quale altro presidente è stato perdonato tanto, dai media e dalla cosiddetta opinione pubblica?
«Stamattina la mia amministrazione ha diffuso il bilancio per l’anno fiscale 2006. I numeri di questo budget non sono solo stime; sono i risultati effettivi dell’anno fiscale che è finito il 30 febbraio».
(Washington, 11 ottobre 2006. L’anno fiscale finisce il 30 settembre. E il mese di febbraio non ha 30 giorni).
«Ho una foto nel mio ufficio, anche. E tutti gli americani hanno visto quella foto. Quattro settembre 2001: io in piedi fra le rovine delle Twin Towers. Un giorno che non dimenticherò mai».
(Marlton,, New Jersey, 18 ottobre 2004).
«Abbiamo discusso su come progredire in Iraq, discusso l’importanza di una democrazia nel grande Medio Oriente per lasciarci alle spalle un domani di pace!
(Tbilisi, Georgia, 10 maggio 2005)
«E’ un mito credere che io non so cosa succede. E’ un mito credere che io non sappia che ci sono opinioni che non si accordano con le mie, perché ne sono pienamente cosciente».
(Philadelphia, 12 dicembre 2005)
«Secondo il mio giudizio, quando gli Stati dichiarano che ci saranno gravi conseguenze, e poi non ci sono gravi conseguenze, ciò crea conseguenze avverse».
(Per difendere la sua decisione di invadere l’Iraq, 8 febbraio 2004).
«Questa gente (i terroristi) non hanno carri armati. Non hanno navi. Si nascondono in caverne. Mandano fuori i suicidatori».
(Portsmouth, 1 novembre 2002).
«Io sono il comandante – vedete, non ho bisogno di spiegare – non devo spiegare perché dico le cose. Questa è la cosa interessante dell’essere presidente».
(Citato da Bob Woodward sul Washington Post, 20 novembre 2002).
«Dunque, abbiamo parlato con Joan Hanover. Lei e suo marito, George, ci hanno fatto visita. Sono vicini alla pensione – vanno in pensione – sulla via della pensione, il che significa che sono gente molto intelligente, attiva e capace che sono arrivati all’età della pensione e vanno in pensione».
(Alexandria, Virginia, 12 febbraio 2003).
«Questo mio viaggio in Asia comincia qui in Giappopne per un importante motivo.. Comincia qui perché, ormai da un secolo e mezzo, l’America e il Giappone hanno formato una delle più grandi e durature alleanze dei tempi moderni».
(Tokio, 18 febbraio 2002).
«Insegni a un bambino a leggere, e lui o lei sarà capace di superare un esame di lettura».
(Townsend, Tennessee, 21 febbraio 2001).
«Il mio piano riduce il debito nazionale, e molto rapidamente. Così rapidamente, di fatto, che gli economisti temono che resteremo senza debito per la pensione».
(Dicorso radiofonico, 24 febbraio 2001.
«Anzitutto, lasciatemi dire molto chiaramente, i poveri non sono necessariamente assassini. Solo perché ti capita di non essere ricco, ciò non significa che tu voglia uccidere».
(Washington, 19 maggio 2003).
«Non c’è dubbio che il nemico ha tentato di diffondere la violenza settaria. Essi usano la violenza come strumento per far questo».
(Washington, 22 marzo 2006).
«Se gli iraniani dovessero avere un’arma nucleare, potrebbero proliferare».
(Washington, 21 marzo 2006).
«C’è sfiducia a Washington. Sono francamente sorpreso di quanta sfiducia esiste in questa città. Me ne dispiace, e io lavorerò duro per cercare di elevarla».
(Alla National Public Radio, 29 gennaio 2007).
«Voi siete liberi. E la libertà è meravigliosa. E, lo sapete, occorrerà del tempo per restaurare il caos e l’ordine, voglio dire, l’ordine dal caos».
(Al popolo iracheno, 13 aprile 2003),
«Il senato degli Stati Uniti commetterebbe un errore se lasciasse uscire da quest’aula un qualunque tipo di clone umano».
(Washington, 10 aprile 2002).
«Ma l’Iraq ha – hanno gente là che vuole uccidere, e sono assassini duri. Noi lavoreremo con gli iracheni ad assicurare il loro futuro».
(Washington, 28 aprile 2005).
«Non mi rallegra affatto che Hamas ha rifiutato di annunciare il suo desiderio di distruggere Israele»
(Washington, 4 maggio 2006).
«Questo è George Washington, il primo presidente naturalmente. La cosa interessante di lui è che l’anno scorso ho letto tre – tre o quattro libri su di lui. Non è interessante?».
(Il 5 maggio 2006, mostrando a un giornalista tedesco l’Ufficio Ovale).
«Secondo me la guerra è un posto pericoloso».
(Washington, 7 maggio 2003).
«Per ogni sparatoria con esito mortale, ce ne sono state circa tre con esito non mortale. E questo, ragazzi, in America è inaccettabile. Inaccettabile. E noi faremo qualcosa per questo».
(A proposito della violenza in Usa, Philadelphia, 14 maggio 2001).
«Non sono molto analitico. Sa, io non passo un sacco di tempo a pensare a me stesso, a perché faccio certe cose».
(Sull’Air Force One, intervista, 4 giugno 2003).
«Io so in cosa credo. Io continuerò ad articolare ciò in cui credo e ciò a cui credo – io credo che ciò a cui credo è giusto».
(Roma, 22 luglio 2001).
«I nostri nemici sono innovativi e pieni di risorse? Lo siamo anche noi. Essi non cessano mai di escogitare nuovi modi di nuocere al nostro paese e al nostro popolo? E noi facciamo lo stesso».
(Washington, 5 agosto 2004),
«Troppi buoni dottori hanno perso il lavoro. Troppi ginecologi non riescono più a praticare il loro amore con le donne in tutto questo paese»
(Poplar Bluff, Missouri, 6 settembre 2004).
«La verità è, se ci pensate con attenzione, che Saddam sarebbe ancora al potere se fosse il presidente degli Stati Uniti, e il mondo sarebbe in forma molto migliore».
(St.Louis, Missouri, 8 ottobre 2004).
«Io dò un’occhiata ai titoli giusto per avere un senso di ciò che avviene. Di rado leggo gli articoli. Ricevo un briefing da persone che probabilmente hanno letto gli articoli essi stessi».
(Washington, 21 settembre 2003).
«Amo dire alla gente che quando la storia finale sarà scritta sull’Irak, sarà solo una virgola perchè c’è…voglio dire che c’è un forte desiderio di democrazia».
(alla CNN, 24 settembre 2006).
«Le nostre importazioni provengono in sempre maggiore quantità dall’estero».
(Beaverton, Oregon, 25 settembre 2005).
«Non sono un esperto di come la pensa il popolo iracheno, perché io vivo in America, dov’è più simpatico, sicuro e assicurato».
(Washington, 23 settembre 2004),
«Vedete, le nazioni libere sono nazioni pacifiche. Le nazioni libere non si aggrediscono l’un l’altra. Le nazioni libere non sviluppano armi di distruzione di massa».
(Milwaukee, 3 ottobre 2003).
«Quando un medicinale viene dal Canada, io voglio assicurarmi che ti curi, non che ti ammazzi…..Ho un obbligo di esser sicuro che il governo fa’ tutto quel che può per proteggerti. E una… la mia preoccupazione è che è che sembra che venga dal Canada, e può venire da un terzo mondo»
(St. Louis, 8 ottobre 2004).
«Che sia cristiana, ebrea, musulmana o indù, la gente ha udito la chiamata universale ad amare il prossimo come amerebbero essere chiamati loro stessi».
(Washington, 8 ottobre 2003).
«E’ importante per noi spiegare alla nazione che la vita è importante. Non solo la vita dei bambini, ma la vita dei figli che vivono, sapete, negli oscuri sotterranei di Internet».
(Arlington Heights, Illinois, 24 ottobre 2000).
«Wow! Il Brasile è grosso!».
(Davanti a una carta del Brasile all’incontro con il presidente Lula da Silva, Brasilia, 6 novembre 2005).
«Avete dei negri anche voi?»
(al presidente brasiliano Fernando Cardoso, 8 novembre 2001).
«Non posso immaginare qualcuno come Osama bin Laden comprendere la gioia di Hanukkah».
(Alla cerimonia di accensione della menorah alla Casa Bianca, 10 dicembre 2001).
«Se questa fosse una dittatura, tutto sarebbe un sacco più facile, sempre che fossi io il dittatore».
(Washington,19 dicembre 2000).
«Voglio ringraziarvi per aver preso tempo alla vostra giornata per venire qui e assistere al mio appendimento».
(Austin, Texas, 4 gennaio 2002, alla cerimonia di dedica di un suo ritratto. Egli ringrazia la gente »to come here to witness my hanging», che significa »assistere alla mia impiccagione»).
«Voglio ringraziare gli astronauti che sono fra noi, i coraggiosi imprenditori spaziali che hanno dato un così meraviglioso esempio alla gioventù del nostro paese».
(Washington, 14 gennaio 2004).
«La mia posizione pro-vita è: io credo che c’è vita. Non è necessariamente basata sulla religione. Io penso che c’è vita lì, da cui la nozione di vita, libertà e perseguimento della felicità».
(Washington, 23 gennaio 2001).
«Voglio garantire che le nostre truppe abbiano tutto quel che è necessario per completare la loro missione. E’ per questo che sono andato al Cogresso lo scorso settembre ed ho proposto fondi fondamentali – fondi aggiuntivi, che sono denaro per le corazzature e le parti del corpo e le munizioni e il carburante».
(Erie, Pennsylvania, 4 settembre 2004).
«Lei è uno dei leader più notevoli in una parte molto importante del mondo. Voglio ringraziarla per strategizzare le nostre discussioni».
(Al primo ministro della Malaysia, New York, 18 settembre 2006).
«Gli americani devono essere prudenti nell’uso dell’energia durante le prossime settimane, Non comprate benzina se non ne avete bisogno».
(Washington, 1 settembre 2005).
«Tutto è stata spazzato via totalmente…E’ devastante, e dev’essere il doppio più devastante al suolo»
(osservando dall’Air Force One i danni dell’uragano Katrina, 31 agosto 2005).
«Se dovesse piovere un sacco, c’è preoccupazione da parte del Genio Militare che gli argini possano rompersi. E così, quindi, siamo cauti a incoraggiare la gente a tornare a questo momento della storia» (Washington, 19 settembre 2005).
«Abbiamo avuto una bella riunione di gabinetto, parlato di un sacco di argomenti. Il Segretario di Stato e della Difesa ci hanno aggiornati sul nostro desiderio di diffondere la libertà e la pace nel mondo»
(Washington, 1 agosto 2003).
«Se dovessimo rifarlo, dovremo considerare le conseguenze di un successo catastrofico, aver successo così rapidamente che il nemico che doveva arrendersi o essere liquidato è fuggito e vive per combattere ancora un giorno»
(Al Time Magazine, per spiegare come mai aveva sottovalutato la resistenza irachena, 29 agosto 2004).
«Io ho fiducia che Dio parla attraverso di me. Senza questo, non potrei fare il mio lavoro».
(Ad un gruppo di Amish, 9 luglio 2004).
«Abbiamo speso un sacco di tempo a parlare dell’Africa, come è dovere. L’Africa è una nazione che soffre di incredibili malattie».
(Gotheborg, Svezia, 14 giugno 2001).
«Capite, non solo gli attentati (dell’11 settembre) hanno contribuito ad accellerare una recessione, gli attentati ci hanno ricordato che siamo in guerra».
(Washington, 8 giugno 2005).
«Mi pare che abbiano basato certe loro decisioni sulla parola – e sulle asserzioni – di persone che sono state in detenzione, gente che odia l’America, gente che a volte è stata addestrata a disassemblare – cioè a non dire la verità».
(Replica al rapporto di Amnesty International sulle torture ai detenuti di Guantanamo, 31 maggio 2005).
«Sono onorato di stringere la mano ad un valoroso cittadino iracheno che ha avuto le mani tagliate da Saddam Hussein».
(Washington, 25 maggio 2004)
«Sapete, una delle parti più difficili del mio lavoro è collegare l’Iraq alla guerra al terrore» (alla CBS News, 6 settembre 2006).
«Abbiamo trovato le armi di distruzione di massa. Abbiamo trovato laboratori biologici… ne troveremo sempre più col tempo. Ma quelli che dicono che non abbiamo trovato gli apparecchi di fabbricazione proibiti, o le armi proibite, sbagliano; le abbiamo trovate».
(Washington, 30 maggio 2003).
«Vedete, la mia linea di lavoro è: continua a ripetere le cose, continua e continua, finchè la verità affonda».
(New York, 24 maggio 2005).
«E’ nell’interesse del nostro paese trovare quelli che vogliono farci danno, e metterli fuori pericolo».
(Washington, 28 aprile 2005).
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