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Un Cuore per la vita eterna (lancio libro)
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Nell’estate del 1263, a Bolsena, da un’ostia consacrata tra le mani di un prete boemo che dubitava della Presenza Reale, sprizzò sangue vivo, intridendo il corporale; e siccome il boemo corse in sacrestia cercando nella confusione di nascondere il fatto, numerose gocce di sangue gocciolarono sul marmo pavimentale.

Grande ed immediato fu il clamore di questo evento, in cui tutti videro l’impressionante conferma della fede: in quel secolo tredicesimo era cresciuta tra il popolo una vivace devozione all’Eucarestia. Un cinquantennio prima (1215) il Concilio quarto Lateranense aveva adottato il concetto della «transustanziazione» del pane e del vino nel Corpo e Sangue di Cristo, aveva prescritto l’obbligo della Comunione almeno a Pasqua, e ordinato di custodire le particole consacrate in luogo sicuro.

Una mistica fiamminga, santa Giuliana di Cornillon (1191-1258),   aveva rivelato che Cristo stesso – con cui parlava – desiderava che l’istituzione del Sacramento fosse celebrata con speciale solennità. Così, già nel 1246 una festa del Corpus Domini si celebrava a Liegi, diffondendosi poi in tutto il Belgio. In quegli stessi anni, fu la volontà dei fedeli – che la reclamavano a gran voce, per il desiderio di «vedere» coi loro occhi Gesù realmente vivo e presente nel pane e nel calice, nelle chiese affollate – ad imporre ai preti l’uso dell’elevazione delle sacre specie.

Dunque a Bolsena, in quel 1263, il popolo locale accolse il miracolo con stupore, commozione e gratitudine; peccatori e santi caddero in ginocchio; la voce corse immediata dal grandioso miracolo per tutta la cristianità; accorse il Pontefice Urbano IV che si trovava ad Orvieto; indisse per tutto l’orbe cattolico la festa del Corpus Domini, celebrante il corpo del Signore; Tommaso d’Aquino, il doctor angelicus, fu incaricato di scrivere la solenne Messa e a liturgia delle ore per questa festività, cuore della stessa fede cattolica. La processione solenne seguì, per così dire, spontaneamente: è la processione del Corpus Domini che si compie ancor oggi; tradizionalmente, un corteo gioioso «nella luce della Resurrezione», quasi (ha scritto Benedetto XVI) «in obbedienza all’invito di Gesù di “proclamare sui tetti” ciò che egli ci ha trasmesso in segreto».

Per conservare le reliquie del gran miracolo eucaristico, l’ostia e il corporale insanguinati, fu costruito il Duomo di Orvieto, inestimabile gioiello dell’arte italiana, un altro miracolo che ancor oggi stupisce ogni visitatore.

Sette secoli dopo – nei nostri tempi grigi e secolarizzati – l’evento si è ripetuto. A cominciare dal 1992, a Buenos Aires, in Argentina, nella chiesa di Santa Marìa – che sorge in Avenida La Plata 286 – per tre volte, ostie consacrate si sono mutate in carne e sangue, che le analisi hanno mostrato essere parte di un cuore umano vivente e sofferente, e sangue umano del gruppo AB. Di questo miracolo eucaristico contemporaneo sono venuto personalmente a conoscenza molto tardi, nel 2013, nei giorni dell’elezione di Papa Francesco, e solo per caso.

Il 1992 è stato l’anno in cui Bergoglio diventa vescovo, ausiliare di Buenos Aires, e comincia la carriera che lo porterà al Soglio. Quel sanguinamento significa qualcosa per lui? Per noi?

Blondet è voluto andare sul posto, in Argentina, per capirne di più, per capire come la Chiesa e i fedeli del nostro secolo hanno accolto questa manifestazione terribilmente concreta del Cristo. Al contrario: come definire il modo in cui il miracolo è stato accolto dalle gerarchie di Buenos Aires? Ostilità, forse.

L’assenza di meraviglia dell’alto clero di fronte a quello che il popolino non può trattenersi dal chiamare miracolo, può avere due motivi opposti: o una fede immensa assoluta e inconcussa («Lo sappiamo già, avviene tutti i giorni quando consacriamo, non ci bisognano manifestazioni straordinarie») oppure un’altra ragione. Magari, la preoccupazione cosiddetta «pastorale» di scoraggiare nei fedeli una fede «superstiziosa», alimentata da curiosità su fatti paranormali. Papa Bergoglio condivide questa forma di «pastoralità militante» fino ad estremi che potremmo chiamare di «pastorale dispotica».

Forse. Ma un’ostia consacrata che spilla sangue a Buenos Aires, che diventa un Cuore umano vivente e sofferente, con la sua sola presenza scredita e smentisce le innovazioni di Mancuso, abbatte le elucubrazioni e gli universalismi rahneriani e gli svaporati ecumenismi martiniani; ricorda che il peccato esiste, e che per riscattarci da quello originale Cristo è qui ancora a sanguinare; sfata tutte le velleità di ripulire il racconto evangelico dei «miti» residuo di epoche passate, che «l’uomo moderno non può più credere». Un’Ostia consacrata che diventa un pezzo di cuore palpitante, sotto lo sguardo di diversi osservatori, smentisce queste pseudo-filosofie e conferma – scandalosamente – il realismo di Aristotile, di Tommaso d’Aquino: la realtà esiste, e davvero la materia è fatta di «accidenti» sotto cui esiste la «sostanza». Conferma che sì, nell’Eucarestia, per opera di un Dio (che è padrone del reale) pane e vino perdono la sostanza (realtà) di pane e vino che avevano, per assumere la sostanza di Corpo e Sangue del Dio-uomo.

In altre parole, in questi tempi, è uno scandalo e un imbarazzo per questa Chiesa percorsa da tali suggestioni e tentazioni. Forse per questo, lì come in Vaticano, hanno continuato la loro vita come se nulla fosse accaduto. Ma le domande che ancora attendono una risposta ed il silenzio dimostrato davanti alla Presenza Reale senza più veli, esposta per volontà stessa di Colui che è capace di compiere un simile miracolo, possono avere conseguenze apocalittiche per Sancta Romana Ecclesia a causa dell’apostasia che l’ha travolta, anch’essa predetta.

Il miracolo eucaristico avvenuto nella capitale quando ne era vescovo il cardinal Bergoglio è stato un messaggio e un avvertimento al futuro Pontefice? Come ha preso l’evento il Papa argentino? L’avrà inteso come rivolto anche a sé? È possibile che l’eloquente «segno», il doloroso segno della Presenza Reale, sia voluto apparire proprio a Buenos Aires, e con tanta insistenza, per ben tre volte, carico di un segreto avvertimento per il futuro Papa?

Il viaggio a Buenos Aires è partito con l’intento di dare una risposta a tali quesiti. E questo volume è il parziale resoconto di questi fatti.

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