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Gli ebrei europei hanno nuovi capi
04 Novembre 2010
L’European Council of Jewish Communities (ECJC, un consesso che raccoglie le comunità ebraiche di tutta Europa, interlocutore privilegiato del Consiglio Europeo) ha un nuovo presidente: l’oligarca ucraino e banchiere Igor Kolomoisky, uno dei 500 uomini più ricchi del mondo (patrimonio sui 2 miliardi di dollari).
Igor Kolomoisky
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Così è stato deciso nella riunione del ECJC tenuta a Berlino il 25 ottobre. Ma la cosa ha suscitato una tempesta nel consesso. Il fatto è che il discutibile personaggio non è stato eletto dai delegati. Come scrive la JTA (Jewish Telegraphic Agency) è stato «nominato unilateralmente dal presidente uscente, Jonathan Joseph, che aveva incontrato Kolominsky per la prima volta quel mattino», a dire di Joseph perchè l’oligarca ha promesso di donare all’organizzazione 14 milioni di dollari nei prossimi 5 anni. «Bisognava rispondere a un uomo che non è incline ad aspettare un voto ufficiale del consiglio direttivo», ha detto Joseph – che probabilmente oggi è un uomo più ricco. (Like NBA’s Nets, European Jewish group gets an oligarch, but some see Soviet-style takeover)
Yona Metzeger brinda con Kolomoisky
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Sempre l’agenzia ebraica nota che mentre i delegati venuti da tutta Europa discutevano nelle varie sessioni, il miliardario ucraino non s’è fatto mai vedere; invece, con altri miliardari ucraini, «ingollava vodka con il rabbino capo d’Israele nel salone dello sfarzoso centro Chabad (Lubavitcher) di Berlino». Sono dunque i Chabad ad aver decretato la nomina. La JTA pubblica una foto dove si vede il rabbino capo Yona Metzeger mentre brinda con vodka a fianco di Kolomoisky.
Il fatto sarebbe passato inosservato, se non fosse per un particolare: la delegazione italiana s’è dimessa al completo per protesta: Arturo e Bianca Tedeschi, Claudia De Benedetti e Annie Sacerdoti. Si sono dimessi inoltre un membro olandese e uno tedesco. «E’ stato un golpe di stile sovietico», ha detto Arturo Tedeschi alla JTA. Parlando al portale dell’ebraismo italiano Moked, il Tedeschi è stato più esplicito: l’European Council of Jewish Communities, che esiste da 30 anni, «ha finora sempre mantenuto una linea precisa: tenersi lontano dalle vicende politiche. Ma con l’ultima convention, le cose sono cambiate (...). Quella di Berlino era stata programmata come una conferenza per i presidenti delle comunità che fanno parte dell’ECJC – sottolinea – invece, al posto dei consueti seminari riguardanti i profili organizzativi della vita comunitaria, ci siamo trovati di fronte a un’agenda improntata a contenuti politici é si è parlato di far guerra (all’Iran, ndr) e a una presenza israeliana insolitamente numerosa e importante (ministri, ambasciatori e politici, ndr). Fino al momento in cui, con una procedura assolutamente illegittima e antidemocratica, senza il necessario passaggio per l’assemblea dell’ECJC, è stato nominato un nuovo presidente Igor Kolomoisky, oligarca ucraino dal profilo discutibile». Lapoliticizzazione del gruppo è voluta. Nel comunicato finale emesso a Berlino si legge: «L’ECJC ha deciso che la linea artificiale che separa gli affari che riguardano le Comunità dalle vicende politiche, che costantemente ne influenzano la vita, verrà immediatamente a cessare». (ECJC: nuovo corso, dimissioni a catena) Linea dura, sotto il segno dei Lubavitcher e direttive del Likud. La linea dura coincide con la presa di potere di oligarchi malavitosi in tutte le organizzazioni ebraiche occidentali.
Moshe Kantor
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Nel 2007, Moshe Kantor, uno dei mille uomini più ricchi del mondo (agrochimica) è stato eletto presidente del Congresso Ebraico Europeo (1). Aleksandr Mashkevitch (gas e metalli in Kazakhstan) ha preso in mano lo Euro-Asian Jewish Congress (2). Vladimir Rabinovitch, altro ucraino e colosso dei media e gangster riconosciuto (3) è diventato vicepresidente dell’organizzazione da cui si sono ritirati gli italiani, e la regge adesso a fianco del Kolominsky. E questi arricchiti euro-orientali, spiega la JTA, «vedono i delegati dell’Europa occidentale come timidi e inefficaci, esitanti ad ergersi incondizionatamente a fianco di Israele e contro l’antisemitismo». Un parere condiviso dall’uscente Joseph: gli oligarchi «vestono in modo volgare e bevono troppo, ma sono più decisi. Non sono ancora infiacchiti e spenti» come gli ebrei dell’Europa occidentale. Per esempio? Rabinovitch, il neo-vicepresidente dell’ECJC, dice alla JTA: «In Ucraina, abbiamo identificato le organizzazioni antisemite e le abbiamo liquidate. Nell’Est, tutti i nostri antisemiti sono in galera. In Europa occidentale è diverso, ci sono problemi legali...». Quei problemi legali che, su richiesta della Nirenstein e di Pacifici, i nostri parlamentari sono pronti in massa a rimuovere. E’ chiaro che questi personaggi senza scrupoli, spesso sospettati come mandanti di omicidi, vogliono portare i loro metodi di liquidazione in Europa, approfittando del fatto che lo ECJC è un interlocutore dell’eurocrazia di Bruxelles, sempre prona ai voleri sionisti.
Lazar Kaganovich (in alto a destra)
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Il termine usato – liquidazione – evoca una vecchia tradizione, da quando Lazar Kaganovich, numero 2 dietro Stalin, negli anni ‘30 liquidò alcuni milioni di piccoli contadini ucraini che resistevano alla sovietizzazione, requisendo tutti i raccolti e lasciando i contadini a morire di fame, quando non li fucilava in massa. La JTA cita Bianca Tedeschi, moglie del delegato dimissionario Arturo: «Si sono presi questo giocattolo e adesso possono andare in giro a dire che la loro opinione è quella degli ebrei europei. E’ spaventoso». Se la presa di potere di questi figuri è spaventosa (e lo è) forse sarebbe ora che gli ebrei europei denunciassero l’esproprio di cui sono vittime, la natura dei personaggi che hanno preso il loro posto, e rifiutassero apertamente di farsi rappresentare dagli ucraini nelle sedi eurocratiche. Ci si dice continuamente che non esistono islamici moderati; è il momento di chiedere agli ebrei moderati, se esistono, di battere un colpo. Perchè persino gli elettori e i cittadini israeliani subiscono un certo genere di esproprio della loro volontà politica. Il quotidiano Yedioth Ahronoth ha pubblicato la lista dei donatori stilata dagli uffici del premier Benjamin Netanyahu, finanziatori della sua campagna elettorale del 2009.
Sono anche questi tutti miliardari, stavolta per lo più americani. Sono divisi in quattro liste, la numero 1 essendo quella dei finanziatori sicuri, e le altre – via via – quelle dei donatori a cui vale più o meno la pena di battere cassa per il capo del Likud. Netanyahu vi ha aggiunto di suo pugno dei nomi, con i numeri che li indicano come più o meno entusiasti della causa del sionismo estremista.
Ognuno può divertirsi a cercare sul web chi sono questi personaggi, e come abbiano fatto i loro miliardi. La cosa significativa – nota Yedioth Ahronoth – è che «il 98% dei fondi che riceve Netanyahu, li riceve dall’estero, in genere da ebrei americani», e non da cittadini israeliani.
Sheldon Adelson
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Sheldon Adelson, il primo della lista, è un magnate del gioco d’azzaro a Las Vegas, repubblicano, che è anche il più ricco degli ebrei d’America, e finanziatore dell’American Enterprise. Ronald Perelman, il secondo, è il finanziere specializzato nell’acquisto di imprese in difficoltà, che smembra e poi vende a pezzi e bocconi, lucrando immensi profitti, è vicino ai Lubavitcher. Stephen Wynn è un altro tycoon di Las Vegas (casinò e immobiliare). Ronald Lauder è l’erede della multinazionale dei cosmetici Estée Lauder.
Ronald Perelman
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Fra quelli di cui Bibi ha scritto i nomi a penna, va notato Motti (Mordechai) Zisser, un grande immobiliarista di Londra. David Hager non è un ebreo, ma un cristiano rinato, medico, conservatore, vicino a George Bush.
Haim Saban
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Ma per lo più, questi sono personaggi dichiaratamente di destra, spesso con doppia cittadinanza. Più significativo trovare, tra i finanziatori di Netanyahu e del suo partito che sostiene l’espulsione dei palestinesi ed ha compiuto la strage di Gaza e della Mavi Marmara, personaggi che in America si danno un’immagine liberal, di progressisti democratici e vicini ad Obama. Come Haim Saban, un miliardario dello spettacolo che ha donato 7 milioni di dollari per la nuova sede del Comitato Nazionale Democratico, e Mort Zuckerman, padrone di catene di giornali e periodici (New York Daily News e US News and World Report) anche lui uno dei più generosi donatori del partito democratico; ma quando si tratta di Israele, entrambi sono per l’espulsione dei palestinesi.
1) Moshe Kantor è uno dei cento uomini più ricchi della Russia, con un patrimonio valutato sui 4 miliardi di dollari accumulati oscuramente negli anni delle privatizzazioni selvagge. Adesso si dedica a «promuovere la tolleranza in Europa contrastando la xenofobia e l’anstisemitismo», nonchè a «preservare la memoria dell’olocausto». E’ diventato noto in Germania per aver offerto in dono ad Angela Merkel una sbarra di sapone, «onde ricordarle quello che i nazisti hanno fatti di noi ebrei». 2) Lo scorso settembre la polizia turca ha fermato Mashkevitch a bordo del suo lussuoso yacht, dove avveniva un’orgia con prostitute minorenni. Mashkevitch ha dichiarato di non essere il padrone della rete di prostitute, ma solo l’utilizzatore finale. Mashkevitch ha annunciato di essere pronto a finanziare la costruzione di una chiesa cattolica o ortodossa «in un Paese musulmano». 3) Secondo Der Spiegel, Rabinovich è un complice di Victor Bout, l’ex agente del KGB divenuto il maggior trafficante d’armi del mondo: nel 2002 i due compari hanno venduto 150-200 carri armati sovietici T-55 e T-62 ai talebani. A Rabinovich è vietato l’ingresso in USA per «coinvolgimento nel crimine organizzato, riciclaggio, traffico di droga e armi, vendita di armamenti alla Corea del Nord, omicidi su commissione ed altri reati».
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