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Quelle carneficine, e Blackwater
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Una strage: qualcosa di mai visto anche nel Pakistan abituato alla violenza. L’auto bomba ha colpito nel mercato delle donne di Peshawar, facendo strage di donne e bambini. Sono stati i Talebani? Può darsi, l’esercito pakistano li sta combattendo nel Waziristan. La strage è stata compiuta in coincidenza con la visita diHillary Clinton. Ma non mancano altri sospetti (1).

Il 27 settembre scorso (attenzione alla data: un mese prima della strage a Peshawar) un ex capo del Jamaat-i-Islami  (un partito religioso pakistano storico, nato nel 1941 in funzione antibritannica, che nel suo statuto rifiuta «metodi illegali o clandestini per giungere al potere») fece un’accusa precisa: «La ditta di sicurezza americana Blackwater è coinvolta in attività terroristiche nel Paese».

Il nome del personaggio politico è Qazi Hussain Ahmed. A vari giornalisti, il settembre scorso, ha spiegato che la nota agenzia di mercenari Blackwater (che ora ha cambiato nome, XE International) «sta addestrando ex-commandos» per destabilizzare il Pakistan. Ha aggiunto che «India e Israele vanno ritenute responsabili del peggioramento dell’ordine pubblico in Baluchistan», in quanto forniscono appoggio logistico ai separatisti e agli estremisti.

«Il nostro governo chiede l’elemosina agi USA a costo della nostra sovranità  e indipendenza. Bisogna che la gente si svegli, il nostro programma nucleare è in pericolo».

Qazi echeggiava una polemica che era in corso già da mesi. Il 28 luglio 2009 (quattro mesi prima della strage odierna) l’ambasciatore pakistano a Washington, Hussain Haqqani, scrisse al ministero degli Esteri e al direttore dell’ISI (il servizio segreto pakistano) avvertendo che «se si continuano a negare i visti, o ad intimidire, o a mettere sotto sorveglianza  cittadini USA nel Paese, si rischiano restrizioni  negli aiuti e nella fornitura di armi da parte degli Stati Uniti». Haqqani chiedeva «spiegazioni» per questi comportamenti e una copia di una «lista nera» di individui e organizzazioni non governative USA che l’ISI aveva stilato per filtrare gli accessi. L’ambasciatore Haqqani ha concesso centinaia di visti a cittadini americani, senza comunicare agli apparati di sicurezza del suo Paese le generalità dei visitatori.

Effettivamente, come scrisse l’esperta militare pakistana Shireen Mazari, «funzionari civili degli aeroporti pakistani sussurrano la loro preoccupazione per una quantità di voli charter che portano americani senza visto d’entrata – nemmeno gli equipaggi hanno i visti – sicchè non si può tenere alcuna registrazione di quanti americani vanno e vengono dal Pakistan».

Su indicazione dei vicini, i giornali locali hanno riportato che individui di nazionalità statunitense avevano affittato circa 200 abitazioni ad Islamabad  e le avevano fortificate. Inoltre, 300 «addestratori militari» avevano allestito un campo a Tarbela, e che una base per 200 Marines USA era in corso di allestimento a Ghar, una cittadina del Sindh, sotto gli auspici della marina pakistana. Nella capitale Islamabad, è stata approntata una vasta base d’intelligence USA che pare ospitare un migliaio di Marines, con molti automezzi militari ed apparati di guida per droni, aerei senza pilota.

Nello stesso mese di luglio, gli abitanti di University Town, un quartiere signorile di Peshawar, lamentano le scorribande in città di individui in borghese, occhiali neri ed armati che scorrazzano sulle loro Chevy nere corazzate irte di fucili mitragliatori, inveendo contro i passanti. L’agenzia di stampa germanica Deutsche Presse spiega che si tratta di  uomini della Blackwater, che apparentemente si occupano della «security» per una ONG americana chiamata Creative Associates International, impegnata in un vago progetto di sviluppo, dotato però di molti milioni di dollari dal governo USA, nella zona tribale chiamata Federally Administered Tribal Area (FATA), covo i militanti islamisti e sospetta ultima ridotta di Al Qaeda.

Si apprende che la ditta sta reclutando ex commandos dell’esercito pakistano attraverso sub-contractors locali. Il sito della ditta espone addirittura un questionario per l’arruolamento: chiede uomini che parlino urdu e punjabi, le due lingue della nazione. Non si può immaginare che questi uomini vengano impiegati se non all’interno del Pakistan.



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Torniamo alla sedicente organizzazione non-governativa Creative Associates International. Ai primi di agosto il più diffuso giornale in lingua urdu, «Jang», informa che il direttore della NGO sul terreno, tale Craig Davis, è stato arrestato dai servizi di sicurezza (ISI) sotto l’accusa di aver «preso contatti con nemici del Pakistan» nelle aree confinanti con l’Afghanistan: apparentemente, metteva in contatto spie indiane con «alti esponenti pakistani» nella propria abitazione.

In quell’occasione, il governo del Pakistan riferisce a Washington che i terroristi operanti nel suo territorio sono dotati di armi americane molto sofisticate. E ne danno le prove. La stampa USA si affretta a montare «inchieste» su armi che gli americani avrebbero fornito all’esercito afghano, e che sono «scomparse».

Craig Davis, il presunto operatore umanitario, viene espulso, il suo visto cancellato, e il suo ufficio – guarda caso, nel quartiere di lusso di Peshawar dove impazzano gli armati di Blakcwater – è chiuso. Da quel momento le autorità cominciano a bloccare «giornalisti» e funzionari americani di ONG che entrano nel Paese con visto concesso dall’ambasciata pakistana a Wahington, e che non risulta comunicato in Pakistan. Da qui la protesta dell’ambasciatore Haqqadi.

Il 13 settembre, la sopra ricordata analista della difesa Shireen Mazari (evidentemente ben informata dall’ISI) lancia l’allarme: «Craig Davis della ONG Creative Associates International (CIA/Blackwater), che era stato espulso, è attualmente tornato a Peshawar».

A Peshawar. Un mese prima dell’immane attentato nel mercato delle donne. In una città dove spadroneggiano in lungo e in largo gli armati della Blackwater, che secondo l’ISI hanno contatti con «estremisti islamici» delle zone tribali. Un attentato classico da strategia della tensione.

E’ interessante ricordare che proprio Hillary Clinton, quando era candidata presidenziale, nel febbraio 2008, appoggiò un progetto di legge presentato da un deputato e da un senatore (Bernie Sanders) che, se approvato, avrebbe sancito il divieto di usare mercenari armati nelle zone di guerra sotto controllo USA. Il progetto di legge si chiamava significativamente «Stop Outsourcing Security» (SOS).

In quell’occasione, la Clinton disse: «Questi contractors privati non conoscono regole ed hanno compromesso la nostra missione in Iraq. E ormai tempo di mostrare la porta a questi mercenari. Dobbiamo smettere di riempire le casse dei contractors in Iraq, e assicurare che il personale armato in Iraq risponda pienamente al governo americano e alla catena di comando USA» (2).

La Blackwater era stata accusata dal governo iracheno collaborazionista di stupri, commerci in prostituzione, e violenze immotivate verso i civili, e dichiarata organizzazione non grata in Iraq.

Ma oggi, come segretario di Stato, la Clinton ha esteso a Blackwater, ribattezzatasi XE International e «US Training Center», contratti per un totale di 187 milioni di dollari, fra l’altro per non meglio definiti «servizi d’aviazione».

Nel contratto, il Dipartimento di Stato esplicitamente dice: «E’ permesso (agli uomini di Blackwater) portare armi in Iraq». La durata del contratto è «indefinita». Inoltre, la Blackwater ha avuto un’estensione da 23 milioni per il suo contratto in corso in Afghanistan (che vale 156 milioni) in compiti di «security». Questo in aggiunta a contratti in essere col Pentagono e con la CIA, in cui l’agenzia privata assiste l’agenzia pubblica nei bombardamenti con droni in Afghanistan e Pakistan.

E come prima, la ditta di mercenari «non risponde al governo USA nè alla catena di comando». Può darsi che i suoi caporioni, coperti da un potere superiore al governo USA, abbiano il dente avvelenato contro Hillary Clinton e le abbiano voluto dare una lezione sanguinosa? O perseguono un programma dettato da un altro potere? Il programma di spaccare il Pakistan per linee etniche,  preconizzato negli anni ‘80 da «Kivunim», l’organo ufficiale del Congresso sionista Mondiale? Di destabilizzarlo per avere la scusa di «mettere in sicurezza» le testate nucleari del Pakistan,onde non cadano nelle mani dei «fondamentalisti»?

E’ un antico desiderio di Israele, essendo il Pakistan l’unico Paese musulmano ad avere bombe atomiche.

blackwater_pakistan.jpgNo, non si deve esagerare in complottismo. Ma proprio nel giorno dell’attentato, è uscito un recentissimo video – che ci assicurano girato durante la festa di rottura del Ramadan, ossia il 20 settembre scorso – che dimostra come Osama bin Laden sia ancora vivo e vegeto, dunque capacissimo di organizzare mostruosi attentati come la strage del mercato di Peshawar.

Ecco un fotogramma dell’inequivocabile video (ma è mai possibile che non si riescano ad ottenere di bin Laden immagini migliori?). E come si vede dalla sigla in alto – questa perfettamente a fuoco – il video è stato scoperto e distribuito da IntelCenter: il famoso sito della famosa Rita Katz, figlia dell’agente del Mossad, cittadino iracheno, che Saddam fece impiccare per tradimento.




1) Le informazioni per questo articolo sono state ricavate in gran parte dal sito pakistano «Haqeeqat.org»: http://www.haqeeqat.org/2009/08/09/american-ngo-covers-for-blackwater-in-pakistan/
2) Jeremy Scahill, «Why doesn’t Hillary Clinton fire Blackwater?», RebelReports, 2 settembre 2009. Ecco la conclusione dell’articolo: «Here are some questions for Secretary Clinton about Blackwater: Why do you continue to pay hundreds of millions of dollars to a company whose operatives have been indicted for manslaughter of Iraqi civilians; that is under investigation for arms smuggling and other possible crimes; that has been implicated in the CIA assassination program allegedly withheld from Congress; that is owned by a man, Erik Prince, whom a former employee says ‘views himself as a Christian crusader tasked with eliminating Muslims and the Islamic faith from the globe?’ Moreover, why are you using a company you pledged to ban now that you actually have the power to ban them? If you thought in February of 2008 that the ‘time to show these contractors the door is long past due’, what time is it now?».


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