>> Login Sostenitori :              | 
header-1

RSS 2.0
menu-1
TUTTI |0-9 |A |B |C |D |E |F |G |H |I |J |K |L |M |N |O |P |Q |R |S |T |U |V |W |X |Y |Z

Archivio Articoli FREE

College-in-Cambridge.jpg
Bianchi, cioè arretrati
Stampa
  Text size
In Gran Bretagna, «i maschi bianchi tendono ad andare all’università meno che i loro omologhi dei gruppi etnici minoritari»: la conclusione di uno studio del Department for Innovation, Universities and Skills e commissionato dal governo britannico sta suscitando allarme (1). Secondo lo studio, il 23% dei bianchi maschi inglesi ha intenzione di proseguire gli studi all’università, contro il 66% degli indiani, il 64% dei cinesi, e il 43% degli africani. A fare peggio dei bianchi sono solo coloro che si autodefiniscono «neri caraibici» e «neri non-africani».

Il dato conferma un’indagine condotta nel 2007 dall’università di Manchester, che ha cercato di indagare la connessione tra disagio sociale e cattiva riuscita scolastica. Ed ha scoperto che sì, i giovani bianchi inglesi che vengono da famiglie povere e marginali vanno male; ma che i giovani di colore provenienti da famiglie anche più povere, vanno comunque meglio. Per esempio, negli ultimi tre anni il 7% dei bianchi inglesi socialmente sfavoriti ha ottenuto i massimi punteggi al GCSE (General Certificate of  Secondary Education, una specie di esame di controllo); ma i ragazzi di famiglie poverissime native del Bangladesh ad avere i massimi voti sono stati il 12%, i pakistani il 10%, e persino i neri (caraibici e africani) hanno raggiunto il 9%.

La ricerca di Manchester ne fa una questione di fondi. «Lo Stato spende molto a sostegno degli alunni delle minoranze etniche e che non parlano inglese come madrelingua - 178 milioni di sterline - mentre per gli allievi bianchi di estrema povertà non c’è nulla di simile».

Cameron Watt, vicedirettore del Centre for Social Justice, ha aggiunto: «C’è una lobby politica che  richiama l’attenzione sulla cattiva riuscita scolastica dei ragazzi neri, ed è giusto; ma la povertà bianca non fa notizia sui media, e questo scolari sono spesso trascurati, per loro non c’è un progetto di sostegno». E’ un tema, come si capisce, delicato. «Non voglio attizzare l’odio razziale, ma è un problema che va affrontato», dice Watt.

Preoccupa il fatto che si sta formando un sottoproletariato permanente  bianco, che si vedrà scavalcare nel lavoro e nella riuscita sociale dai «colorati». E questo rischia di essere, fra l’altro, «un regalo al British National Party», il partito neofascista britannico. Dove il termine «neofascista» descrive male una (in)cultura di graffiti, rock duro, skinhead, tifoseria teppista e violenza spicciola per bande.

Qualcosa che vediamo anche in Italia: atteggiamenti e marginalità tipici dei «negri» americani, oggi sono dei bianchi sfavoriti. Un sintomo terribile per la nostra civiltà.

In questo dibattito britannico, ha suscitato proteste la proposta del professor John White, un pedagogista che ha contribuito ad elaborare il programma di studi delle scuole statali inglesi. Secondo White - o almeno i giornali hanno riportato così le sue idee - la scuola secondaria dovrebbe abbandonare materie come storia, geografia, matematica e inglese, e invece insegnare qualcosa che lui chiama «capacità personali», come civismo, educazione «personale, sociale e sanitaria», «risparmio energetico»  e persino «capacità di gestire il debito» (certo un’abilità che servirebbe  agli inglesi, già indebitati con le carte di credito ancor prima di raggiungere i 18 anni).

I programmi con le vecchie materie come storia e geografia, scienza e latino, dice White, sono «creazioni della classe media»; miravano a formare una «solida classe media», quella che esisteva nel secolo 19mo, laddove le classi superiori imparavano alle «public schools» programmi basati sui classici, e al popolino si insegnava a leggere, scrivere e far di conto. L’imposizione di un insegnamento da classe media, oggi, «aliena tantissimi giovani, specie delle classi svantaggiate» (2).

Detto così, sembra un puro e semplice cedimento alla realtà di fatto, con l’abbandono definitivo del modello educativo umanista-rinascimentale che mirava all’«uomo completo» (e non come crede White, alla «classe media»). O il ritorno - molto british - a scuole classiste, diversificate per gerarchia sociale. In realtà, l’intenzione del professor White è l’opposta: «Nel secolo scorso si credeva che la diversità d’intelligenza fosse innata, e che le scuole secondarie fossero per i più intelligenti e richiedessero programmi più ‘accademici’ che quelle per gli altri giovani. I testi d’intelligenza  sono stati costruiti attorno ad  abilità  linguistiche, logiche e matematiche».

Oggi queste teorie di stampo eugenetico che consideravano innata la quantità d’intelligenza sono abbandonate, ma i programmi che ne discendono sono rimasti - secondo White - e infatti  le materie che esigono pensiero astratto, come matematica e fisica, sono le più apprezzate. E queste materie sono insegnate come temi «distinti», secondo un modello «introverso e specialistico, come ad addestrare gli alunni al modo di pensare richiesto a matematici o a geografi, e come per prepararli a studi più avanzati in quei campi». Certo, dice, la conoscenza è necessaria; ma - si domanda il professore - ciò «giustifica 11 anni di matematica obbligatoria per tutti?». Le materie per argomenti distinti «non sono il solo modo di generare piacere intellettuale - ammesso che lo generino, visto che in molti alunni generano noia».

Divertenti alcune altre considerazioni del professore. Per lui, l’obbiettivo più o meno dichiarato delle scuole è: occorre più cultura per potere vivere «una vita di successo». Che poi, nella società attuale, si è ridotto al successo economico.

Ma «se il successo è misurato in reddito, può esser vero che studiare a testa bassa equazioni simultanee, la fisica dei gas e la Guerra dei Trent’anni è un buon avviamento per l’entrata nelle università prestigiose e stipendi da 70 mila sterline l’anno. Ma in tal modo i programmi diventano solo corse ad ostacoli verso la ricchezza. Senza contare che, come tali, le materie sono sostituibili con altre. Se per l’ammissione  ad Oxford e Cambridge si richiedesse il sanscrito, la storia della Persia e la logica formale, molti dei nostri più risoluti giovani ingollerebbero queste» (3).

Meno convincenti, e meno comprensibili, le proposte alternative del professor White. Il suo merito, lo dice lui stesso, è porre «le domande difficili radicali su qual’ è l’obbiettivo della scuola». Forse questo è il punto.

Nell’Italia appena unificata, gli obbiettivi erano chiari perchè elementari: si trattava di dare un’istruzione di base a una popolazione rurale e analfabeta, e una unità linguistica a genti che non ne avevano, perchè parlavano dialettti diversi. Elaborare obbiettivi in società complesse, con fenomeni sociali inquietanti (come la de-industrializzazione e la pluri-etnicità) è molto più difficile. Ma bisogna cominciare, e radicalmente. Se non altro, perchè l’uomo bianco sta diventando il negro del prossimo secolo.




1) Alexandra Frean, «White teenagers are significantly less likely to go to university than their peers from ethnic minority groups», Times, 18 giugno 2008.
2) Laura Clark, «Drop ‘middle-class’ academic subjects, says school adviser», Globe & Mail,
4 giugno 2008.
3) John White, «Toward an aims-led curriculum», www.qca.org.uk/futures/.

Home  >  Pedagogia                                                                                         Back to top

 
Nessun commento per questo articolo

Aggiungi commento


Libreria Ritorno al Reale

EFFEDIEFFESHOP.com
La libreria on-line di EFFEDIEFFE: una selezione di oltre 1300 testi, molti introvabili, in linea con lo spirito editoriale che ci contraddistingue.

Servizi online EFFEDIEFFE.com

Archivio EFFEDIEFFE : Cerca nell'archivio
EFFEDIEFFE tutti i nostri articoli dal
2004 in poi.

Lettere alla redazione : Scrivi a
EFFEDIEFFE.com

Iscriviti alla Newsletter : Resta
aggiornato con gli eventi e le novita'
editorali EFFEDIEFFE

Chi Siamo : Per conoscere la nostra missione, la fede e gli ideali che animano il nostro lavoro.



Redazione : Conoscete tutti i collaboratori EFFEDIEFFE.com

Contatta EFFEDIEFFE : Come
raggiungerci e come contattarci
per telefono e email.

RSS : Rimani aggiornato con i nostri Web feeds

effedieffe Il sito www.effedieffe.com.non è un "prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare e contraddistinto da una testata", come richiede la legge numero 62 del 7 marzo 2001. Gli aggiornamenti vengono effettuati senza alcuna scadenza fissa e/o periodicità