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Putin. Ossia, «vivere senza menzogna»
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Un lettore ci ha segnalato un video. Non è recentissimo. È un breve discorso che Vladimir Putin ha pronunciato il 13 giugno 2013 davanti ad una grossa delegazione di ebrei (per lo più americani) della potente setta Lubavitcher, la quale pretende da anni di prendersi, e portare a New York, i 4500 volumi della «Biblioteca Schneerson», raccolta dal fondatore della setta (primo «Messia» di questi fanatici e capostipite di altri «messia»), rabbi Yosef Yitzhak Schneerson, vissuto nell’impero zarista alla fine del 19° secolo. Nel 1917 la preziosa raccolta fu sequestrata dai bolscevichi che la conferirono alla Biblioteca di Stato, allora «Biblioteca Lenin».

Putin ha opposto un rifiuto alla cessione della collezione, motivata fra l’altro dal fatto che sette volumi di essa, prestati alla Congress Library nel quadro di uno scambio fra musei, non sono stati più restituiti (more judaico). La causa intentata dalle autorità russe per riavere i volumi s’è conclusa con una sentenza more amerikano: nel 2010 un giudice di Washington sancì che i Lubavitcher avevano comprovato di essere i legittimi proprietari dei libri, e nel gennaio 2013 un altro giudice di Washington ha condannato il Governo russo a pagare una multa di 50 mila dollari al giorno fino al giorno in cui avesse «ridato» ai messianici Habad – Lubavitcher la collezione.



Alla fine, Putin ha proposto un compromesso: disporre la Biblioteca Schneerson a Mosca in un museo appositamente costituito, il Museo Ebraico e della Tolleranza (sic), sotto il controllo dei Lubavitcher e costruito con 50 milioni di dollari di donazioni di noti «oligarchi», a condizione che fosse aperta agli studiosi che volessero consultarla: la collezione comprende edizioni del 16 secolo della Hagaddah, un Talmud di Babilonia del 17°, i «preziosi» responsi (fatwa, diremmo) del terzo rebbe quasi-messia, copie antiche dello Zohar...

E veniamo al breve video:



Putin dice: «La decisione di nazionalizzare la biblioteca Schneerson è stata presa dal primo Governo dell’Unione Sovietica.

E l’80-85% dei membri del primo Governo dell’Unione Sovietica erano ebrei.

E questi ebrei, guidati da falsi princìpi ideologici, hanno arrestato e represso membri del giudaismo, del cristianesimo, dell’Islam e delle altre religioni. Non hanno fatto differenza. Grazie a Dio questi paraocchi ideologici e falsi pensieri sono crollati».

Asciutto, senza polemica, col tono realista di chi riporta un fatto comprovato e noto.

«L’80-85% per cento dei membri del primo Governo bolscevico erano ebrei», e sono stati loro gli autori delle persecuzioni anti-religiose, è una verità che non siamo abituati a sentire da nessun personaggio ufficiale del nostro mondo «libero». Vien da pensare che Vladimir Putin, il vecchio agente del Kgb, abbia non solo letto – questo è certo – ma adottato l’esortazione che nel ’74 Solgenitsin rivolse a ai suoi concittadini sovietici timorosi:

Vivere senza menzogna: «Ognuno di noi dunque, superando la pusillanimità, faccia la propria scelta: o rimanere servo cosciente della menzogna (certo non per inclinazione, ma per sfamare la famiglia, per educare i figli nello spirito della menzogna!), o convincersi che è venuto il momento di scuotersi, di diventare una persona onesta, degna del rispetto tanto dei figli quanto dei contemporanei. (...) Per chi voglia essere onesto non c’è scappatoia: mai (...) si può evitare l’uno o l’altro dei passi che si son descritti, dalla parte della verità o dalla parte della menzogna: dalla parte dell’indipendenza spirituale o dalla parte della servitù dell’anima. E chi non avrà avuto neppure il coraggio di difendere la propria anima non ostenti le sue vedute d’avanguardia, (...): si dica invece, semplicemente: sono una bestia da soma».

Questo rude richiamo pubblico costò a Solgenitsyn l’espulsione dall’URSS e l’esilio. È impressionante come ora il suo monito rimproveri – ancor più tagliente – la nostra «civiltà occidentale». Siamo noi che viviamo nella menzogna ormai, schiere di giornalisti pusillanimi e di politici opportunisti che per la carriera, ripetono, diffondono e rendono ufficiale la menzogna. Magari, solo per scongiurare di essere chiamati «complottisti» o «antisemiti» da mezze cartucce spregevoli che «ostentano vedute di avanguardia».

Sull’orribile oppressione, sul vero sterminio che il regime ebraico bolscevico esercitò contro il popolo russo, Solgenitsyn ha scritto un’opera monumentale e assolutamente documentata, Due secoli insieme. Ci basti qui riportare una frase di Solgenitsyn rivolta agli americani durante una conferenza:

«Voi dovete capire: i capi bolscevichi che si sono impadroniti della Russia non erano russi. Odiavano i russi. Odiavano i cristiani. Spinti dall’odio razziale hanno torturato e macellato milioni di russi senza un briciolo di rimorso umano. La Rivoluzione di Ottobre non fu quella che voi in America chiamate “la rivoluzione russa”. Fu un’invasione e una conquista del popolo russo. Dei miei compatrioti, un numero più grande ha subito orrendi crimini da quelle mani insanguinate, di quanto qualunque popolo o nazione abbia sofferto nella storia umana. Non si deve sottovalutare. Il bolscevismo è stato il più grande macello umano di tutti i tempi. Il fatto che il mondo sia ignorante di questa realtà è prova che i media globali stessi sono nelle mani dei perpetratori».

Putin sembra aver adottato questa regola. Ai Lubavitcher, ha detto la verità. E non solo: sappiamo chi siete, ha sottinteso.

In un incontro con esponenti dei BRICS, fra cui i cinesi, con pari franchezza Putin ha detto che sono gli interventi – illegali – dell’Occidente in Medio Oriente ad aver fatto nascere lo Stato Islamico:

«Sappiamo quello che sta accadendo in Medio Oriente e Nord Africa. Vediamo problemi causati da una organizzazione terrorista che si autonomina lo Stato Islamico. Non c’era terrorismo in quei Paesi prima che l’inaccettabile interferenza dall’esterno avesse luogo senza autorizzazione del Consiglio di Sicurezza ONU. È ovvio che le conseguenze sono dure. Tutto ciò che è avvenuto nell’arena internazionale l’ultimo biennio deve essere riaggiustato. È ovvio che le nostre nazioni sono minacciate, e questo è dovuto al fatto che il diritto internazionale è stato violato insieme alla violazione della sovranità di diversi stati e delle loro sfere d’influenza».

E l’Occidente mente perdutamente

Interessante mettere a confronto questa decisione di vivere senza menzogna, con le «informazioni» emanate dai media occidentali, e dai politici e dal Governo americano in particolare, allo scopo di demonizzare il presidente russo.

Bloomberg: «La Russia usa forni crematori mobili per distruggere i corpi dei suoi morti in Ucraina». La storia è questa: «La NATO è sicura che migliaia di soldati russi combattono coi separatisti nel Donbass» ma non ne trova, allora è certo che i cadaveri dei caduti vengono dissipati in forni crematori montati su autocarri, che inceneriscono da 8 a 10 corpi al giorno. Putin peggio di Hitler, che almeno usava forni crematori fissi con cui ha bruciato i ben noti 6 milioni di ebrei. Fonte della notizia: i senatori repubblicani USA Mac Thornberry e Seth Moulton, membri della commissione Forze Armate, che l’hanno ricevuta dal capo dell’intelligence di Kiev, Valentin Nalivaïtchenko.

Il Sole 24 Ore (ma qualunque altro media ha strillato uguale): «Oppositore di Putin in fin di vita. La moglie: «Sintomi di avvelenamento». L’ANSA è ancora più esplicita: «Avvelenato giornalista anti-Putin, nuovo giallo in Russia». L’oppositore risponde al nome di Vladimir Vladimirovich Kara-Murza jr., del movimento d’opposizione Open Russia (una entità creata e pagata dal noto oligarca Mikhail Khodorkovski) che è stato ricoverato in un ospedale di Mosca con una grave insufficienza renale. Il Guardian britannico ipotizza che al poveretto sia stato somministrato uno yogurt avvelenato... anche se il padre del dissidente, lui stesso un oppositore di Putin, ha detto che suo figlio è sempre stato affetto da insufficienza renale, e che le sue condizioni aggravate possono essere spiegate dal fatto che soffre di allergia e ha «uno stile di vita stressante, con pasti irregolari e mancanza di sonno».

MSNBC: «Vladimir Putin attaccherà gli USA nel gennaio 2017 con un bombardamento elettromagnetico. Morirà l’80% della popolazione USA». Lo afferma Herman Cain, un ex candidato repubblicano alla presidenza. Come l’ha saputo? Dalla Bibbia, che contiene una chiarissima profezia sulla Russia che aggredisce gli Stati Uniti; solo che – aggiunge Cain – il presidente Obama nasconde questa profezia al pubblico americano...

«Putin è l’uomo più ricco del mondo: ha 100 miliardi di dollari, e la sete di denaro è la sua vera motivazione»: lo afferma tale Kareen Dawisha, una «political scientist britannica», laureata alla London School of Economics, che ha condotto un’indagine veridica sulla vera natura di Putin e del suo potere: «Putin’s Kleptocracy»; da quel momento è intervistatissima in tutte le tv anglo-americane. Solo che il suo annunciatissimo libro è stato rifiutato dal prestigioso e scientifico editore, la Cambridge University Press, con la seguente motivazione: «Dato il soggetto controverso del saggio, basato sulla premessa che il potere di Putin si fonda sul crimine organizzato, non siamo convinti che ci sia un modo di riscrivere il libro in modo da renderci confortevolmente sicuri» di non essere querelati. Precauzione sensata, dato che il prestigiosissimo Economist, nel 2009, ha pubblicato notizie scottanti che disse di aver ottenuto da «un insider del Cremlino», Stanislav Belkovski: Putin controllava in segreto il 70% della Gunvor, un’impresa energetica. A prendersela non fu Putin bensì l’azionista di maggioranza della Gunvor, Gennady Timchenko, che minacciò di chiedere danni per milioni se Economist non smentiva le accuse, calunniose e del tutto infondate. Cosa che l’Economist fece, scusandosi...

Messaggero: «Putin mette al bando 89 politici europei. La blacklist segreta comprende Daniel Cohn Bendit (le pédo, ndr) e Bernard Henry Levy (1). Martin Schulz: «È inaccettabile». Portavoce della Mogherini : «totalmente arbitraria e ingiustificata». Sdegno e indignazione e dolore per l’atto incivil del barbaro Putin.

Nessuno ricorda che USA ed UE hanno stilato da almeno un anno liste nere di personalità del Cremlino, o in rapporti di amicizia con Putin, a cui è vietato viaggiare in Occidente. La lista nera occidentale comprende 150 nomi di persone fisiche russe, e una quarantina di persone giuridiche che non possono operare nella UE, e a cui sono stati anche bloccati (si può dire rubati?) i beni che detengono nella banche europee.

Ciò, ci è stato detto, nel quadro delle sanzioni punitive imposte alla Russia per l’annessione alla Crimea; in realtà, è dal 2010 che il dissidente Boris Nemtsov (quello ucciso a Mosca a febbraio) aveva presentato al Congresso americano una lista nera di personalità putiniane a cui negare il visto d’entrata nei paesi occidentali. La lista nera di Nemtsov si apre con il nome di Vladimir Putin, continua con il suo vice-portavoce Vladislav Surkov, con il capo della commissione elettorale Vladimir Churov, il vice-primo ministro Igor Sechin («come persecutore di Mikhail Khodorkovsky») e quattro procuratori d’accusa nei processi a Kohodorkovski, l’oligarca su cui l’Occidente aveva puntato per sostituire Putin, e i Rotschild di Londra per fregare ai russi il patrimonio petrolifero. Come si vede, l’idea di negare la libera circolazione ad avversari politici russi è nata prima da noi.

Anzi: al ministro della Gioventù Vasili Yakemenko, la libera Europa ha chiuso lo spazio Schengen dal 2007: su richiesta dell’Estonia (sic) da allora non può entrare in 25 Paesi europei, né lui né «centinaia» di giovani della formazione nazionalista «Nasci». Se si presentano, viene loro negato il visto. Dal 2007 lo spazio Schengen tiene una «lista nera segreta» di russi sgraditi per motivi politici, senza che i nostri media l’abbiano mai rivelato. Sarebbe bene che la Mogherini si informasse.

È una bufera di menzogne (2), sparate con una frenesia, una rabbia che ha del delirio, e manifesta una voglia enorme di umiliare, colpire, fino ad accettare la guerra mondiale.

«Saremo probabilmente in guerra quest’estate. Con un po’ di fortuna, non sarà nucleare»: così il 20 maggio, un alto funzionario della NATO, non americano, ha detto a John Schindler, un ex analista della NSA con ottimi agganci fra i militari, oggi saggista e conferenziere. Continue provocazioni armate di navi ed aerei NATO sono in corso mentre scrivo.

L’assuefazione alla menzogna fa strani scherzi. Il quotidiano preferito dal Papa, La Repubblica, ha pubblicato uno stralcio del discorso di Solgenitsin «Vivere senza menzogna», che fa parte di una raccolta di un libro appena pubblicato da Jaca Book, annunciandolo trionfalmente come «un inedito». Invece «Vivere senza Menzogna» è già stato pubblicato in Italia nel 1974. Come nota giustamente Antonio Socci, quello scritto famosissimo dello scrittore sarà «inedito» per quelli di Repubblica, perché all’epoca i progressisti illuminati italioti – come i comunisti – «non» leggevano Solgenitsin. Se ne vantavano perfino: un reazionario, un fanatico della religione ortodossa, un ammiratore di Pinochet... «Ostentando le loro vedute d’avanguardia», avevano paura di farsi contagiare dalla verità che sull’inferno sovietico raccontava Solgenitsyn.

Naturalmente, al giornale preferito dal Papa restano gli stessi vili di allora, la stessa gente serva della menzogna. Un amico mi ha rimandato una foto della dell’interno della navicella spaziale Soyuz, che nel 2014 mostrava la nostra Samantha Cristofoletti insieme a due colleghi astronauti, Anton Shkaplerov e Terry Virts, mentre mangiano.



Come nelle vecchie case russe, gli astronauti moscoviti hanno creato nel modulo spaziale l’angolo delle icone, crocifissi e immagini. L’immagine è parte di un video girato dalla NASA: tutto il mondo ha visto quelle icone e ne ha colto, con commozione, il significato spirituale. La Santa Russia uscita dalla menzogna.

Ed ecco come Repubblica pubblicò la foto:



Miserabili codardi, hanno paura della verità e devono nasconderla.

A voi – a noi – si applica il disprezzo furente di Solgenitsin:

«Stiamo ormai per toccare il fondo, su tutti noi incombe la più completa rovina spirituale. Siamo a tal punto disumanizzati, che per la modesta zuppa di oggi siamo disposti a sacrificare qualunque principio, la nostra anima. Non abbiamo più nessun orgoglio, nessuna fermezza, nessun ardore nel cuore. (…) La violenza invecchia presto, dopo pochi anni non è più tanto sicura di sé, e per reggersi, per salvare la faccia, si allea immancabilmente con la menzogna. Infatti la violenza non ha altro dietro cui coprirsi se non la menzogna, e la menzogna non può reggersi se non con la violenza. Non tutti i giorni né su tutte le spalle la violenza abbatte la sua pesante zampa: da noi esige solo docilità alla menzogna, quotidiana partecipazione alla menzogna: non occorre altro per essere sudditi fedeli».




1) Cohn-Bendit ha promosso il boicottaggio internazionale dei giochi invernali di Soci. Henry Lévi è andato a Kiev, nel febbraio 2014, per sostenere i golpisti di piazza Maidan, ed ha promosso l’intervento armato della NATO in Libia. Si tratta di due plateali provocatori. Altri personaggi che non potranno entrare in Russia: Stefan Fuele, ex commissario all’allargamento europeo; Guy Verhofstadt, ex primo ministro belga; Malcolm Rifkind, ex ministro britannico della Difesa e deghli Esteri. «Nessuno è sulla lista per caso», ha ricordato l’ambasciatore russo presso la UE, Vladimir Chijov.
2) Fra i pochi giornalisti che vivono senza menzogna, è da onorare Marcello Foa, del Giornale, che recentemente ha posto la domanda: «Ma perché l’America NON vuole distruggere l’ISIS?».



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