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Il Pentagono combatte i terroristi. Addestrandoli.
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Ricordate? Era il 2012. «Assad gasa il suo stesso popolo», strillarono i nostri media. Davano cifre precisissime: «Almeno 1.429 persone, tra cui 426 bambini, sono morte a causa dei gas letali». Foto di poveri innocenti bambini che sembravano dormire, invece erano morti asfissiati. L’orrore, la pietà ci venivano somministrate a piene mani dalla libera stampa. Il tremendo dittatore (l’ultimo laico rimasto nell’area) aveva usato le sue spaventose armi chimiche («di distruzione di massa», ovviamente) contro i ribelli che vogliono rovesciarne il regime. Urgeva l’intervento umanitario: «Le armi chimiche di Assad sono una sfida al mondo», proclamò Obama. Era il segnale: USA, Francia e Inghilterra (e Turchia e Saudia) stavano per entrare nel conflitto a fianco dei ribelli.

Il cattivo dittatore Assad commise la suprema cattiveria: offrì di eliminare tutti i propri arsenali chimici, cosa che fu fatta rapidamente sotto controllo ONU. Più tardi, Carla del Ponte, la magistrata svizzera, rilevò che erano stati i ribelli a lanciare armi chimiche, per darne la colpa all’avversario e precipitare l’intervento occidentale, visto che si trovavano a malpartito dal punto di vista militare.

Nell’agosto 2013 lo Human Right Council dell’ONU ha dichiarato ufficialmente che video e foto che riportavano l’attacco chimico e i cadaverini degli innocenti sterminati da Assad, erano tutti falsi. L’attacco umanitario ha dovuto essere rimandato. Nel frattempo, i ribelli siriani ardenti di democrazia diventavano Al Nusra, Al Qaeda, Daesh, ISIS, e quest’ultimo apparve con i suoi nerovestiti hollywoodiani a bordo di decine di pickup Toyota nuovi fiammanti, occupando parte dell’Iraq, impegnando i curdi, sterminando yazidi a mazzi e decapitando giornalisti — tutti delitti takfiri documentati e diffusi dai video prodotti dal SITE, la nota ditta di Rita Katz.

Gli americani hanno preso a bombardare l’ISI o Daesh o Califfato, con molti “errori” dei piloti — hanno colpito attrezzature civili del Governo siriano, fra cui i silos granari che il regime del malvagio Assad usava per conservare le riserve alimentari per la sua popolazione rimastagli fedele: più numerosa e decisa del previsto ahimè, specie dopo aver fatto per esperienza il confronto coi jihadisti.

È poi apparsa qualche foto che mostra il senatore McCain in colloqui con il futuro Califfo dell’ISIS. Ma cosa volete, il programma ha avuto una battuta d’arresto. Obama ha rinunciato, con grande dispetto di Erdogan e della famiglia saudita che da allora lo riempiono di sgarbi.

Ma questo è solo il riassunto delle puntate precedenti.

Adesso, l’attentato di Parigi consente di ritentare l’abbattimento di Assad. In grande.

La notizia è praticamente ufficiale: a cominciare da marzo, il Pentagono invierà altri 400 addestratori militari (oltre a quelli che già sono sul campo da tre anni) per formare al combattimento qualcosa come 5400 ribelli anti-Assad ogni anno, per almeno tre anni, in corsi di sei-otto settimane. Questi 400 saranno assistiti da «personale supplementare» in numero di «centinaia» per assicurare la sicurezza e il funzionamento dei campi d’addestramento; campi che saranno installati in tre Paesi circonvicini: Turchia, Katar, Arabia Saudita. Già dall’inizio dell’anno sono arrivati a Istanbul due Generali USA d’alto profilo, Michael Nagata (il supervisore della forza operativa inter-arma) ed il Generale Daniel Rubinstein, J, inviato speciale USA per la Siria. I due hanno incontrato i capi dell’opposizione siriana per informarli del nuovo programma di addestramento-equipaggiamento.

Daniel Rubinstein
  Daniel Rubinstein
Già i numeri dicono la vastità ed imponenza dell’operazione. Ovviamente gli americani avranno cura di selezionare per l’addestramento esclusivamente terroristi islamici moderati, non come quelli di prima: è accaduto ripetutamente che dopo essere armati ed addestrati, i ribelli si univano al Califfato. Ultima, in ordine di tempo, la brigata ‘moderata’ Al Yarmuk Shuhada, duemila guerriglieri armati e formati dalla CIA ed ufficiali americani in Giordania, appoggiati dall’armata israeliana che li ha curati nei suoi ospedali, e – disdetta – si sono uniti anche loro alle file dello Stato Islamico, portando tutto l’armamento americani, i veicoli e l’equipaggiamento ricevuto. E chi l’avrebbe mai detto?

Sicché i takfiri dell’ISIS sono talvolta ripresi ad alloggiare in tende che portano la scritta «US Army», come se fossero proprio soldati americani, invece di terroristi islamici che l’America ha giurato di debellare. Non è bello, ma è solo un’illusione ottica. I nostri media infatti non hanno pubblicato nessuna di tali foto.



Un cambio di strategia

Va’ che dallo scorso novembre, ambienti strategici americani avevano proposto alla Casa Bianca un’altra strategia: contrariamente alla propaganda occidentale, il regime di Assad essendosi rivelato più forte e sostenuto dalla popolazione del previsto, e i ribelli più islamisti e mascalzoni del verosimile, e di poco seguito popolare, tanto valeva prenderne atto. E proporre una serie di cessate il fuoco locali fra le forze regolari di Assad e l’opposizione. Tale proposta fu avanzata da Foreign Policy, la rivista dello storico think tank CFR, e da David Ignatius, influentissimo giudeo strategico sul Washington Post. Il nostro Staffan De Mistura fu mobilitato per sondare il terreno, ottenendo il sì della Siria. Incontri per definire questa strategia si sono tenuti alla Casa Bianca il 6-13 novembre, presieduti da Obama in persona. Ma si vede che hanno vinto ancora una volta i neocon, e dunque si ripete la stessa strategia di prima: armare i ribelli, terroristi moderati.

L’eccidio di Charlie Hebdo ha dato ad Hollande il motivo per riprendere l’attacco. Ciascuno può capire quanto il motivo sia fondato: la Siria nulla c’entra con quel che hanno fatto a Parigi i «terroristi islamici» fossero o no kidonim o gente addestrata dagli stessi francesi per andare a combattere in Siria. Ma non fu lo stesso l’11 settembre? I piloti dei voli che si avventarono contro le Twin Towers ed il Pentagono – come ci fu raccontato – erano per lo più sauditi, con qualche egiziano; ma Bush jr. lanciò l’aggressione contro l’Iraq di Saddam, ostilissimo ad Al Qaeda.

Non è da oggi che Parigi ha deciso di mettere le mani in pasta nel carnaio siriano, a fianco dei ribelli. Basti ricordare che, quando l’armata siriana liberò Homs all’inizio del 2012, strappandola ai ribelli di Al Nusra, che sarebbe Al Qaeda combattente in Siria, catturò coi jihadisti ben 13 ufficiali francesi. Come: ufficiali illuminati del Paese di Voltaire guidavano gli oscurantisti wahabiti tagliagole? La notizia era così imbarazzante, che i nostri media hanno avuto la delicatezza di trascurarla.

Adesso, sull’onda dell’emozione, l’Assemblée nationale (il Parlamento) ha votato, a maggioranza totale (488 voti contro 1 contrario) la prosecuzione della guerra in Iraq, ma attenzione, «con licenza di estensione ad altri territori vicini». Così, il 14 gennaio Hollande ha tenuto un discorso alle forze armate, secondo programma, a bordo della portaerei nucleare Charles de Gaulle.

È il gioiello della marina francese, ed Hollande l’ha spedita alla guerra «contro il terrore», sotto il comando americano, vale la pena di sottolineare. Scortata dalla fregata Chevalier Paul, dalla petroliera per rifornimento Meuse e da un sottomarino nucleare. Ricalco dal blog corriere della collera: la De Gaulle «imbarcherà uno stato maggiore al completo, 12 caccia multiruolo Rafale marine, 9 caccia Super Étendards Modernisés (SEM), 1 aereo da ricognizione Hawkeye e 4 elicotteri. I marinai impiegati saranno 2.600. Andranno a rafforzare il contingente già dispiegato nell’ambito dell’Operazione Chammal tra il Golfo di Aden e il Golfo Persico: sul posto sono infatti già presenti 15 caccia tra Mirage e Rafale, 1 aereo radar e un’aviocisterna, In questo modo l’intero GAN (Groupe AéroNaval) sarà di stanza nel Golfo Persico. Il GAN francese opererà sotto il controllo operativo americano. La fregata britannica HMS Kent raggiungerà il gruppo nell’Oceano indiano e opererà con questo in modo integrato. L’obiettivo dichiarato è il Daesh in Iraq, ma il ministero della difesa francese confessa che il GAN può adattarsi e modificare in qualsiasi momento il proprio programma in funzione delle evoluzioni della crisi nel Levante».

Terroristi moderati, resistete, l’Occidente corre in vostro aiuto!

Israele salda i conti con Hezbollah

Va inteso nel quadro di questa nuova fase offensiva con grandi forze impiegate, l’assassinio compiuto da elicotteri israeliani penetrati nello spazio della Siria, di un gruppo di ufficiali Hezbollah e di Guardie della Rivoluzione iraniane. Fra i caduti, spiccano i nomi di Jihad Moghniyé (figlio del capo militare di Hezbollah, Imad Moghniyé, assassinato dai giudei nel 2008), Mohammad Ahmad Issa, capo degli Hezbollah combattenti in Siria, il Generale iraniano Mohammad Ali Allah Dadi. Israele ha avanzato il sistema antimissile Iron Dome verso il Libano, dichiarando di temere la ritorsione di Hezbollah: di fatto si prepara alla guerra contro Hezbollah, alla soluzione finale del problema Hezbollah, a fianco dell’ISIS…

Nello stesso quadro di offensiva totale va la scoperta di sette camion turchi pieni di armamenti (fra cui RPG e Razzi anticarro) che stavano passando il confine tra Turchia e Siria. Armi destinate ad Al Qaeda in Siria (o ISIS, chiamateli un po’ come volete), bloccate al confine dal procuratore turco della città di Adana, che ha mobilitato anche le truppe a sua disposizione, come si vede in questa foto:



Il procuratore – sia noto il suo nome onorato, Aziz Tkaci – è stato rimosso e i soldati che vedete nella foto coi mitra spianati, avendo scoperto che il «carico umanitario» consisteva in realtà in tonnellate di munizionamento e centinaia di razzi probabilmente forniti dall’Ucraina (le scritte sulle casse erano in cirillico) incriminati dal Governo Erdogan per «spionaggio» (20 anni di galera). Huseyin Celik, il vice presidente del partito di Erdogan, ha spiegato che i camion viaggiavano con l’autorità del MIT (i servizi turchi); «Che cosa c’è dentro non è affare di nessuno. Questi procuratori non conoscono limiti, e saranno chiamati a rispondere».

Persino la Nuova Zelanda è stata chiamata a partecipare a questa nuova, esaltante fase della «lotta al terrorismo islamico» con contingenti militari. Il suo Primo Ministro John Key ha dovuto spiegarlo al Parlamento in questi termini: «È la quota che paghiamo per essere nel club», il club anglosassone. Hollande ha fatto entrare la Francia nel club come subalterna. Povero De Gaulle.

Anche la spallata offensiva in grande stile tentata da Poroshenko contro il Donbass, dopo aver rigettato la proposta di mediazione per un armistizio da parte di Putin, va intesa nel generale quadro di una ripresa offensiva del «club»: massicci bombardamenti con bombe da 500 chili sulle installazioni civili del Donbass, mobilitazione totale della propria popolazione (fra le proteste della popolazione stessa, e i giovani che si nascondono nei boschi per non essere arruolati) in un Paese in bancarotta che viene tenuto in vita artificialmente dal FMI e da Bruxelles, non si giustifica se non come l’estremo tentativo della giunta di Kiev di attrarre Mosca direttamente nel conflitto, unica salvezza per il regime che allora sarebbe protetto dalla NATO.

È come ha scritto il professor Valentin Katasonov sul sito Strategic Culture, il think tank del Ministro degli Esteri Lavrov:

«La terza guerra mondiale sarà fondamentalmente diversa da qualunque altra che il mondo abbia visto. Comincerà senza essere ufficialmente proclamata. Farà uso di mercenari (privati contractors militari), si appoggerà a quinte colonne interne a certi Paesi, userà attivamente tecniche “Maidan”, il coinvolgimento dei media controllati da Washington, la proclamazione di sanzioni economiche, eccetera. Questa guerra non dichiarata sarà scatenata sotto la maschera di guerra contro il terrorismo e l’Islam radicale, aggressione russa, violazione di diritti umani ecc. Nel corso di questa guerra non dichiarata, i padroni del denaro , gli azionisti della FED, risolveranno tutti i problemi che hanno ammassato sul dollaro... Questa corrente instabilità segnala in sé la debolezza del dollaro e del fatto che i padroni della macchina da stampa della Fed si sentono nelle fauci della morte. Ma come animali feriti, combatteranno fino alla fine».

Da notare, fra le risposte russe, questa: Russia e Cina comprano oro. «Furiosamente», secondo i siti americani specializzati. Chissà perché.




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