Basta mettere in fila alcune notizie o voci di propaganda.
1) Lo Stato Islamico proclama di essere in grado di acquistare dal Pakistan, entro dodici mesi, la sua prima bomba atomica e di farla penetrare negli Stati Uniti. Se n’è vantato su Dabiq, la rivista patinata e plurilingue che Daesh pubblica con grande scialo.
2) È una vanteria? No, assicura il fotoreporter britannico John Cantlie: «Lo Stato Islamico ha miliardi di dollari in banca, così possono comprare un ordigno atomico attraverso mediatori collegati con funzionari corrotti» del Pakistan. «Lo Stato Islamico non fa mistero di voler colpire l’America sul suo proprio suolo...». Ora, dove ha scritto John Cantlie queste cose? Sullo stesso Dabiq. E come fa l’inglese a collaborare come redattore di Dabiq? Semplice: è un ostaggio dello Stato Islamico. Da due anni, dicono le narrative. Lo tengono prigioniero lì (dove?) ma invece di decapitarlo lo obbligano a scrivere articoli per Dabiq. Anzi, Cantlie viene regolarmente usato dai terroristi – chissà da quali torture forzato – come presentatore di una serie di video di propaganda di Daesh, dal titolo collettivo Lend Me Your Ears (Prestami Ascolto), una vera e propria serie tv destinata ad attrarre reclute dall’Occidente british. Piccolo particolare: nell’ultimo, ricchissimo numero di Dabiq, c’è anche un articolo che se la prende contro «i complottisti» (conspiracy theorists) i quali sostengono – falsamente – che Daesh è una creazione della CIA, e fanno allontanare molti aspiranti jihadisti... Anche sui media americani di prima classe, e su quelli europei, si trovano spesso lo stesso tipo di lamentela contro i complottisti. Non è una strana coincidenza? Se poi voleste procurarvi un numero di Dabiq, tanti auguri: nessuno riesce a mettere le mani su una copia cartacea patinata da sfogliare. Nelle edicole non si trova... Ma per fortuna c’è un «contributing editor» della rivista americana The Atlantic, di nome Graeme Wood, che fa un video regolare per spiegare che cosa c’è scritto sull’ultimo numero di Dabiq.
Perché lui lo scova. Un po’ come Rita Katz.
3) La monarchia dell’Arabia Saudita fa sapere ai media occidentali: anche noi vogliamo procuraci una bomba atomica. Comprandola direttamente dal Pakistan, di cui abbiamo finanziato il nucleare militare. Lo facciamo perché le aperture di Obama verso l’Iran consentiranno al nostro nemico mortale a Teheran di farsi la Bomba, e dunque anche noi dobbiamo averne una (lo stesso argomento di Netanyahu, interessante coincidenza). E ancor più interessante, i prìncipi sauditi hanno avuto la stessa idea di Daesh nello stesso momento. Wahabiti e jihadisti devono essere in contatto telepatico. Ed è tutto vero, dice un anonimo «ex esponente della Difesa USA al New York Post»: Sono anni che la Casa dei Saud parla di acquistare una Bomba dal Pakistan, «adesso ha preso la decisione strategica di passare all’azione».
4) In questi stessi giorni, la polizia di frontiera-portuale americana (TSA) ha annunciato di aver intensificato la sorveglianza su tutti i nodi intermodali in America, perché ha ricevuto da una fonte la notizia che «ISIS progetta un attacco su suolo USA» («ISIS plans an attack on U.S. soil»). Anche l’FBI fa sapere che si aspetta un attentato dell’ISIS sul suolo della patria. Davanti alle telecamere della CNN si succedono da settimane (ex) agenti della CIA che avvertono: attenti, l’ISIS farà un attentato qui, nella nostra amata patria. E sarà qualcosa di grosso.
5) Per fortuna, le forze di polizia americane si stanno addestrando a sventare l’attacco sul patrio suolo: da ben otto settimane, su gran parte del suddetto territorio, conducono l’esercitazione Jade Helm 15 (ne avevamo data notizia qui). Una esercitazione enorme e pesante, con cingolati ed armi da guerra, di cui le polizie federali sono state potentemente fornite. Per qualche motivo il 45% dei cittadini USA, sondato dai sondaggi, ritiene che questa mega-esercitazione sia una preparazione alla imposizione della legge marziale in USA, quando il Governo federale – con la motivazione dell’emergenza dopo un mega-attentato – esautorerebbe i Governi degli Stati e instaurerebbe le leggi di guerra in casa.
6) Proprio in questi giorni dei documenti segreti della DIA (Defense Intelligence Agency, lo spionaggio militare USA), di cui l’organizzazione Judicial Watch ha imposto la declassificazione, rivelano che già nel 2012 il governo americano, con la Turchia e le monarchie del Golfo, aveva pianificato la creazione dello Stato Islamico per rovesciare il regime siriano di Assad. Il documento DIA era stampigliato come «SECRET//NOFORN» è datato 12 agosto 2012, ed ha circolato tra le agenzie governative come CENTCOM, CIA, FBI, Il Dipartimento della Homeland Security, il Dipartimento di Stato (leggasi la nostra traduzione sull’argomento). Nel documento di 7 pagine si prevede, e si auspica, «la possibilità di instaurare un principato salafita, dichiarato o non dichiarato, nella Siria orientale...è esattamente ciò che vogliono le potenze che sostengono l’opposizione (siriana) per isolare il regime siriano (...) Ciò creerebbe la situazione ideale per AQI (Al Qaeda in Iraq) di tornare alle sue vecchie sacche di Mossul e Ramadi, e rinnoverebbe l’impulso ad unificare i jihadisti dall’Iraq sunnita alla Siria sunnita... L’ISIS può anche dichiarare uno Stato islamico fra Siria e Ira1, che sarà un grave ostacolo al mantenimento dell’unità territoriale dell’Iraq». E’ una bella previsione, nel 2012. Quasi paranormale. È esattamente quello che sta avvenendo, con i soldi sauditi e l’addestramento della CIA ai « ribelli moderati».
Dunque sì: Daesh può fare un attentato su territorio USA. Con una bomba atomica comprata in Pakistan? Possibilissimo: lo dice Dabiq, e il redattore-capo di Dabiq, che è il fotoreporter inglese Cantlie da due anni prigioniero del Califfato, e non ancora decapitato (lo sarà sicuramente, e lo sapremo quando uscirà il video della Katz). Ciò obbligherà la Casa Bianca ad instaurare la legge marziale nella Superpotenza e incarcerare tutti i cittadini sospetti, e allo stesso tempo andare a togliere le atomiche in possesso al Pakistan, che le avrà fornite ai terroristi: unica potenza nucleare islamica, il che preoccupa Israele... È giusto privare i militari pakistani di quelle armi, visto che non è capace di sorvegliarle.
Come vedete, nel documento declassificato si parla di Al Qaeda in Iraq. E infatti – non bastava DAESH? – dobbiamo segnalare il grande ritorno di Osama Bin Laden
Bin Laden minaccia la Francia
Sì, avete letto bene, non è un errore: Bin Laden come tutti sanno è stato ucciso dagli eroici commandos americani ad Abbottabad in Pakistan nel 2011. Poi sepolto in mare dai suoi assassini, secondo il noto uso islamico. Ma parla dall’oltretomba. Come può accadere? Nulla di paranormale.
Siccome il giornalista Seymour Hersh ha scritto che il presidente Obama ha mentito sulle circostanze dell’assassinio di Bin Laden, la Casa Bianca – per dimostrare la sua veridicità – ha ordinato ai suoi uffici di rendere noti i documenti trovati nell’abitazione di Abbottabad, documenti di Bin Laden e giustamente mantenuti segretissimi fino ad oggi. Il più importante è il formulario di tre pagine che gli aspiranti all’arruolamento in Al Qaeda dovevano riempire. Domande come: «Desideri compiere una operazione suicida?», «Chi vuoi che contattiamo della tua famiglia se diventi un martire? Scrivi qui sotto il numero telefonico», «Quanta parte del Corano hai memorizzato?». Gli aspiranti suicidi sono invitati a «scrivere in modo chiaro e leggibile» («please write clearly and legibly»), ed aggiungere soprannomi ed hobbies preferiti. Un documento la cui importanza non ha bisogno di essere sottolineata.
Tra i documenti di Bin Laden c’erano libri come «The 9/11 Commission Report» (l’inchiesta del Congresso sull’11 settembre), «Imperial Hubris,» di Michael Scheuer, ex direttore della Central Intelligence Agency diventato oppositore, «Bloodlines of the Illuminati», di Fritz Springmeier, and «The Secrets of the Federal Reserve», di Eustace Mullins, un negazionista dell’olocausto: libri che si possono catalogare nel genere complottista (vedete cosa succede a leggere complottisti). Altri studi di think-tank, enti governativi o del Dipartimento di Stato che anche voi e noi possiamo trovare su Internet.
Ma i più strani sono documenti e volumi che mostrano un insolito interesse di Bin Laden per la Francia e la sua situazione economica. Il terrorista s’era procurato testi eruditi come «La France économique et sociale au XVIIIe siècle» (Henri Sée, 1925) e uno studio americano dal titolo significativo: «È stata la Francia a causare la Grande Depressione?» (del 1929). Poi uno studio della banca olandese Rabobank, sulla crisi economica della Francia oggi, datato 2011; uno studio sui rifiuti nucleari e su come vengono trattati dalle centrali francesi, una lista delle compagnie di trasporto marittimo di Francia, uno studio sempre americano sugli acquisti di armamenti da parte del ministero della Difesa di Parigi. A che scopo? L’ha spiegato il Figaro: «Ben Laden accarezzava l’idea di un attacco all’economia francese nella speranza di provocare un crollo economico, hanno detto gli agenti del controspionaggio USA». Ecco qua la fonte: il controspionaggio USA. Per qualche motivo, sta avvertendo Parigi che «Bin Laden» lo aveva preso di mira, e siccome sappiamo quali rapporti abbia il detto controspionaggio con l’IS o Daesh, effettivamente è possibilissimo che DAESH un giorno o l’altro faccia un attentato ai francesi, se non si adeguano alla linea...
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