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L'Archeosofia
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«Gentile direttore,

mi ritrovo con una zia completamente dedita (da una vita ormai) alla ricerca archeosofica. Per farla breve pare che abbia maturato una enorme conoscenza circa la Tradizione, oltre ad una grande fede cristiana. Il punto è che non ho capito molto bene cosa sia questo  movimento archeosofico, nè ho trovato analisi adeguate in rete; trattandosi di una parente sono particolarmente interessato a sapere quale grado di eresia, se presente, sia contenuta da tale pensiero. Le sarei grato se potesse occuparsene o potesse passare lo spunto a qualche collaboratore di EFFEDIEFFE.

Cordiali saluti,

Riccardo Mariani»


Per dare una risposta migliore al gentile lettore, cercherò di riportare alcune citazioni che è possibile rinvenire nel sito ufficiale di tale movimento religioso (anche se forse tale connotazione è impropria).

Iniziamo dalle definizioni.

«L’Archèosofia non è soltanto una filosofia che spiega l’origine e il fine dell’uomo e del cosmo di cui fa parte, ma è innanzi tutto un metodo sperimentale puro; essa non perde mai di vista che la filosofia è stata il surrogato, sovente insicuro, del sostegno morale e intellettuale dell’uomo, che assiste impotente alla propria e altrui caducità dalla nascita alla morte. Essa ritiene che la filosofia è nata quando l’uomo perdette il contatto spirituale con l’Assoluto o Arkè, ossia non appena il dialogo e la vita d’unione con Dio si fecero sempre più offuscati, frammentari e dubbi.
La filosofia divenne lo strumento, in certo qual modo, per formulare l’ipotesi di lavoro, la via teoretica per ritornare all’Arkè, piena di stridenti contraddizioni. Perciò l’Archeosofia, prima di farsi filosofia, è sperimentazione continua, è conoscenza profonda di noi stessi (gnosi), della natura e di Dio; è il reinserimento nella Tradizione Primordiale, quale contatto vero, reale e vivo con i mondi soprasensibili» (1).

I postulati alla base di tale concezione sono tipici di ogni orientamento esoterico.
La prassi operativa che supera e determina la filosofia (e quindi l’idea, il pensare ed il credere) si espone alle debolezze dell’utilitarismo filosofico, rischiando di lasciar sfociare la propria crescita spirituale in un acritico e smarrito procedere, col privare l’uomo di una delle difese necessarie al suo reale avanzamento: il discernimento.

Esso è autentico davvero quando il vivere si accorda al pensare e questi, a sua volta, ad un’istanza superiore (adesione ad una verità più piena e più grande), il credere (altrimenti l’esito inevitabile potrebbe essere quello di pensare e credere sulla base di come si vive; questo rischio comporta per l’uomo la soggezione delle proprie facoltà superiori alle inferiori).
Se vero che questo discernimento è un dono dello Spirito, è pur vero che viene concesso nella struttura ontologica propria dell’uomo stesso, che è necessariamente razionale e metarazionale: non è contro la ragione, ma la presuppone e la soverchia, colmandone tutte le sue esigenze.
Questo implica un riempimento esistenziale di tutte le facoltà superiori e salva dal repentaglio della nullificazione dell’intelletto nelle sfere inferiori dell’umanità.

La caduta originale - definita dall’archeosofo come la perdita di contatto con l’Assoluto - è determinata da un atto volontario; non si tratta di un evento gnosticamente o antroposoficamente inteso come quasi ineluttabile, altrimenti Dio sarebbe un burattinaio che si diverte con le sue creature, tirandole per i fili ove il suo capriccio determini; sarebbe un Dio-non-amore; ma questo, oltre ad essere terrificante, è certamente falso.
Il Dio vero deve essere amore liberissimo e totale; fuori di questa ipotesi vi è solo l’imperfezione che non può appartenere all’Essere eterno, infinito ed onnipotente.

«Una delle esperienze di queste ascesi è la morte apparente volontaria, lo sdoppiamento o fuoriuscita dell’uomo energetico dal corpo fisico, per visitare, esplorare e prendere contatto cosciente con i diversi piani o mondi e con i loro guardiani e abitanti: sdoppiamento o viaggio di andata e ritorno in piena coscienza. L’Archeosofia è perciò una filosofia a posteriori, perché gli sperimentatori che fanno parte dei suoi gruppi hanno scoperto e imparato i veri metodi psicobiosofici e spirituali per calcare uno ad uno i gradini delle diverse e numerose iniziazioni».

Questo conferma il pericolo appena enunciato: quello di una illusione consistente nella dimensione spirituale della vita. (2)
L’esperienza dello sdoppiamento secondo la grazia è possibile nella vita del cristiano: San Padre Pio aveva il dono dell’ubiquità (è solo un esempio tra altri nella storia), che comporta questa capacità dello spirito di andare oltre i limiti dello spazio; ma esiste anche il dono della conoscenza e del superamento del tempo e delle anime: il dono di profezia e di conoscenza dei pensieri e del cuore; esiste il dono del discernimento degli spiriti, per riconoscere i propri angeli custodi, i santi protettori e pure gli avversari e nemici, gli spiriti infernali e le anime dannate.
Come sempre succede quando ci si accosti ad un testo di esoterismo, si scoprono cose antiche, del tutto cristiane, ma, come dire, deviate, non completamente centrate nel loro senso e significato profondo, prive della luce di Dio e quindi, in definitiva, abbastanza sterili.
Altro aspetto fortemente sospetto di ogni movimento che si definisca di esoterismo cristiano è la sottile vena ecumenica che è sempre dato riscontrare.

«Tradizione Archeosofica e unità delle religioni vanno pienamente d’accordo, perché l’idea fondamentale sulla quale poggia la nostra scienza sperimentale dello spirito, è quella di una Tradizione universale e primordiale dalla quale sono sgorgate tutte le religioni, e di cui le filosofie sono un’espressione minorata e parziale, che rappresenta tutto il travaglio  dell’umanità per avvicinarsi all’unità religiosa nel corso di migliaia di anni ad oggi. Questa Tradizione è costituita da un insieme di princìpi permanenti e trascendenti, la cui origine è solo in parte umana, e non sono suscettibili di evoluzione, appunto perché princìpi permanenti e trascendenti. Questa Tradizione è qualcosa che è stato trasmesso da uno stato anteriore del genere umano al suo stato attuale. La Tradizione primordiale è l’Archeosofia stessa, ovvero la Conoscenza integrale che doveva essere concessa al così detto Uomo dell’Eden, e che Mosè, già istruito nella tradizione dagli Egiziani, indica in certo qual modo simbolicamente nell’Albero della Vita, difeso dalla spada infuocata del Cherubino. Troviamo tracce di questa tradizione sia nei ‘Misteri Minori’ sia in quelli ‘Maggiori’ del paganesimo, e in quelli della Chiesa Cristiana dei primi secoli, nell’Islamismo, nel Vedanta, ecc. Le religioni costituite sarebbero semplicemente una degradazione della tradizione vera, e per questo esse sono un aspetto popolare o esteriore e deteriore (essoterico), una volgarizzazione, una esteriorizzazione di una conoscenza esoterica o iniziatica, riservata per necessità a un gruppo incaricato di trasportare e trasmettere agli uomini di buona volontà, che nel corso dei tempi avrebbero dimenticato e in parte falsato. Gesù Cristo aveva dato ai suoi Discepoli le Chiavi della Tradizione Arcaica, cioè dell’Archeosofia, e perciò dell’Ascesi veramente totale, cioè dell’Ascesi biofisica, mistica nel senso superiore e iniziatica. Gesù parlò un linguaggio exoterico o popolare, e un linguaggio esoterico riservato ai pronti. L’esoterismo cristiano è nella sua essenza la messa in luce della Tradizione Arcaica, ed è sempre esistito da Cristo ad oggi, per quanto la Chiesa di Roma ed i Protestanti non abbiano mai acconsentito a riconoscerlo».

Sembra di leggere Steiner o Guenon (3), ferme le distanze; tuttavia vorremmo far notare come il tentativo ecumenico superconciliante si coniughi sempre e comunque con una malcelata pretesa di essere lo scopritore della chiave di lettura autentica di tale perenne tradizione.
L’intransigenza cattolica, tanto odiata e lamentata, finisce per caratterizzare l’animo di ogni sedicente iniziato alle pratiche esoteriche, in specie se si tratta di un autorevole personaggio o di un fondatore di un movimento.
Cosa possiamo dire in proposito?

Esiste una Rivelazione primordiale: quella che Dio dono ad Adamo stesso e che passò per Noè, i patriarchi, Mosè ed i profeti, fino a giungere all’Incarnazione del Verbo eterno, nel quale e per il quale ebbe piena effusione e completa esplicazione e che permane integra soltanto nella Chiesa cattolica, per la promessa che il Salvatore fece di perpetuare in essa la sua presenza per tutti i secoli.
Questo insegna la Sacra Scrittura alla luce dell’insegnamento della Chiesa e dei commenti dei Padri.
Tale autentica Tradizione si è pervertita nel «filone cainita» ed in Babele è esplosa nella confusione massima della diversificazione ed incomprensione: la pluralità delle lingue e del pensiero, delle religioni e delle filosofie.
Tutto il paganesimo sorge da questa dispersione dell’unità determinata dal peccato; questa idea è rafforzata non soltanto dall’incredibile corrispondenza di comuni credenze che è dato riscontrare da una parte all’altra del globo terrestre, ma anche dai ritrovamenti archeologici, che confermano, proprio da Babilonia, l’irradiazione di una civiltà religiosa che poi migrò in India (dove ebbero vita i Veda, ritenuti i primi scritti sacri religiosi).

Nel cristianesimo confluiscono soltanto gli elementi autentici di queste tradizioni, non per particolare abilità, ma per i meriti e la volontà di Cristo; l’uomo, infatti, con la sua carnalità, è capace infatti di piegare lo splendore della Verità alla volubilità dei propri movimenti passionali oppure ai moti smisurati del proprio orgoglio mai domo.
Queste tentazioni si celano sempre nelle pieghe del cuore di ogni persona, che, proprio per questo, deve vigilare e vagliare con l’aiuto della grazia ogni moto anche minimi dei pensieri e delle pulsioni: è la virtù della vigilanza del cuore, raccomandata da Gesù insieme alla preghiera.

«Chi muore impuro e non abituato allo scenario degli stati dopo la morte, entra in un mondo dove sarà costretto a provare le paure, e le sofferenze e la desolazione del limbo, del purgatorio e dell’inferno. In questo nuovo mondo e nel suo stato di coscienza, anche se la permanenza non è eterna ma transitoria, è pur piena  di rischi, di sgomenti, e può dare l’impressione dell’eternità. I rischi consistono nello smarrimento, angoscia, confusione e incapacità di trovare la via verso la Luce di Dio. E allora fuggirà verso una nuova reincarnazione come via di scampo, dopo una crisi fra gli stati del sonno, sogno, le visioni paurose, accusatrici. Né c’è speranza di salvarsi con l’assoluzione e l’assistenza sacramentale da parte del sacerdote, per chi ricorre ad esso, mosso dalla paura di una punizione divina. Anche se tale soccorso è una forma d’Iniziazione in punto di morte, il morente deve avere una preliminare preparazione religiosa ordinaria e straordinaria, exoterica ed esoterica, e l’educazione alle prove dell’aldilà, già qui in vita, quando si è nella piena coscienza e vigore. La Redenzione di Cristo c’è, ma a condizione di morire Iniziati».

Immancabile il riferimento alla teoria falsa (ribadiamolo ancora una volta!) della reincarnazione.
La prova della reincarnazione stessa giacerebbe nelle pieghe esoteriche della Sacra Scrittura, che, arbitrariamente interpretata e forzata (contro lo stesso comando di San Pietro Apostolo, che vieta interpretazioni soggettive e personali del Testo sacro), costringe l’esoterista a dimenticare ed obliare interi passi della Medesima, dai quali è chiaramente possibile evincere l’inconsistenza di questa dottrina (si veda la Lettera agli Ebrei e l’insegnamento di San Paolo sulla resurrezione dei corpi o le parabole evangeliche sulla vita eterna; il Magistero di Gesù stesso sull’eternità dell’inferno, che contraddice appieno la teoria di una nuova nascita in un corpo! la stessa esperienza della Trasfigurazione, ecc..).
A nulla giova al riguardo richiamare qualche, tra l’altro, oscuro passaggio di qualcuno dei Padri della Chiesa (si precisa tra l’altro che alcuni di essi si pronunciarono in maniera veemente contro questa falsa dottrina!), perché essi vincolano il fedele soltanto nel caso di una loro unanime concordanza.

Resta evidente una verità: Dio si rivela e dona del tutto all’uomo; e non soltanto all’umanità, genericamente intesa, ma ad ogni individuo che voglia abbracciare la redenzione.
Questa possibilità è data a tutti (secondo le circostanze e maniere che solo Dio conosce; nessuno resta fuori! Non v’è necessità di dover frazionare l’esistenza dello spirito umano in una sorta di evoluzione progressiva che lo porti al Verbo eterno; Cristo abbraccia ogni vita ed ogni sofferenza, per la gloria del Padre e per amore a ciascuno; nel segreto di ogni vita, parla e bussa al cuore, senza dimenticare alcuno).
Unica è l’Incarnazione!
Unica la Redenzione!
Unica la vita di ogni essere umano.

Proseguiamo nella disamina.

«La salita o ascesi poggia sulla conoscenza di leggi, metodi e concezioni confermate dall’osservazione e dalla sperimentazione:
1) il flusso e riflusso della vita universale, cioè la doppia corrente che costituisce il movimento del mondo;
2) l’unità materiale dell’universo;
3) l’evoluzione organica;
4) gli stati di coscienza che con la suggestione e l’ipnotismo differiscono dallo stato ordinario;
5) la pluralità delle forme, cioè l’uomo composto di diversi corpi sottili presieduti da tre princìpi: spirito, anima emotiva ed anima erosdinamica;
6) i centri di forza e la Potenza ignea;
7) l’evoluzione planetaria;
8) la dottrina della reincarnazione;
9) l’unità delle religioni;
10) i Messia ed il geocentrismo cristico;
11) lo stato mistico e lo stato oltre o iniziatico, ecc.».

Qui ravvisiamo una contraddizione di pensiero con quanto affermato in premessa; lì si poneva l’accento sulla prassi, sulla pratica spirituale, esperenziale… qui, invece, si lascia seguire tale «ascesi» dall’accettazione passiva di alcuni assiomi non direttamente «provati» o sperimentati. Perché tali princìpi e non altri?
Se deve essere l’esperienza a dover vagliare la bontà di quanto creduto, perché anteporre, ora, assiomi alla pratica?
Chi saprà sondarne la veridicità?
Si tratta chiaramente di un’imposizione autocratica; caso che si verifica ogni volta che un maestro inizi qualcuno ad una pratica esoterica.

«La religione integrale non può essere altro che il cristianesimo esoterico, preceduto da quello exoterico o di massa, popolare. la Chiesa Cattolica, se lo volesse, senza smentirsi potrebbe iniziare nei tempi moderni la seconda parte della missione, quella di presentare l’altro volto del cristianesimo, il suo esoterismo o, se volete, il ‘Cristicismo secondo una visione archeosofica’. Se un tempo il grande Clemente Alessandrino affermò: ‘Io passo sotto silenzio certe cose, secondo una scelta premeditata, nel timore di scrivere ciò che ho evitato anche di dire... non vorrei dare... una spada ad un bambino...’ (Stromata - I,1,14,3), ebbene, oggi la Chiesa potrebbe rompere, sia pure cautamente, questo inutile e dannoso silenzio. Oggi, a noi sembra sia venuto il momento di parlare. Per lo meno secondo una certa misura».

Altro indizio di questa sottile «tirannia del pensiero» giacerebbe nella rinnovata pretesa (anche Steiner era di tale avviso!) di aver individuato l’ora presente come momento propizio nel quale rivelare tutta questa verità nascosta; il tempo giusto per svelare la tesi reincarnazionista come dogma veramente cristiano!
Ci si domanda: perché tale momento e non altro?
Perché non quello dei «templari» o dei «rosacroce», perché non quello dell’inizio?
Perché - si risponde - ora l’umanità è pronta!
Ora è pronta?
Domandiamo noi!
Ora che l’essere umano sta sforando i più bassi livelli di rigore e logica nel pensiero e i peggiori momenti di bassezza morale!
Lasciateci dubitare!
E che autorità avrebbe la Chiesa cattolica che smentisse se stessa, insegnando in materia di Fede una verità di fede completamente contraria a quanto offerto alle anime per la loro salvezza eterna?!

«L’Archeosofia insegna i metodi per abbreviare la durata dell’evoluzione, allo scopo di farla finita con la catena delle reincarnazioni, con questo ‘vai e vieni’ dall’aldilà all’aldiqua e viceversa, sferzati dalla legge del karma (=destino, risultato della causa e dell’effetto), invischiati nel samsâra o mondo fenomenico. E poiché l’Archeosofia è prima di tutto un modo di vivere fatto di accorgimenti psico-fisici, di metodi, di operazioni che prendono il nome di ‘Iniziazioni’, ne consegue il raggiungimento in una sola vita terrena (se la persona lo vuole) dell’Illuminazione, dell’unione con la Divinità, seguendo la propria religione, qualunque essa sia, benché il Cristianesimo sia da noi ritenuto il migliore basamento, la più efficace pedana di lancio per catapultarci nel Regno di Dio, il Paradiso perduto. Il Cristianesimo inteso nel suo duplice aspetto - esoterico (o popolare), ed esoterico (o più profondo e senza troppi misteri) - è la rivelazione ultima che non può essere sostituita da nessun’altra religione, perché spiega da dove veniamo, perché soffriamo, che cosa dobbiamo fare per liberarci».

Si tratta tuttavia di conciliare posizioni non proprio conciliabili: è il Cristianesimo, la Sacra Scrittura ad affermare l’irriducibilità del messaggio cristiano e la sua non omogeneizzazione;
lo stesso martirio degli apostoli e dei primi cristiani conferma questa posizione; se il cristianesimo fosse stata la via migliore, tra le diverse possibili, e non l’unica, non avremmo avuto la testimonianza del martirio.
Le risposte fornite dalle diverse religioni inoltre sono a volte completamente incompatibili, in quanto suppongono premesse differenti (per esempio in Oriente: impersonalità del divino) ed arrivano ad esiti diametralmente opposti (sempre in Oriente: nullificazione dell’individualità) e a spiegazioni dagli opposti esiti: si veda per esempio sul problema del male!

«I Padri della Chiesa dei primi secoli indicarono anche i metodi ascetici per realizzare la morale assoluta del Cristo. Noi siamo riusciti, con l’Archeosofia, a portarci più avanti, grazie a quelle conoscenze scientifiche che si sono venute ad assommare nel corso dei tempi. Quindi, non è una esagerazione se affermiamo che il Cristianesimo integrale (exoterico ed esoterico) e l’Archeosofia costituiscono insieme, per tutta l’umanità e per tutte le religioni, l’ultima sintesi salvifica».

Anche qui è possibile rinvenire una comunanza di pensiero con altri grandi pensatori del cosiddetto esoterismo cristiano (il quale supporrebbe una via parallela e più vera, rispetto a quella insegnata ufficialmente dalla Chiesa stessa).
Non v’è esoterista che riconosca umilmente l’Autorità Divina infusa nella Chiesa; questa, intesa non semplicemente come istituzione umana, bensì come fondazione divina, organismo vivente attraverso cui si effonde la medesima Vita Divina.
Del resto un’altra obiezione forte all’esoterismo cristiano consta proprio nella presa di coscienza della totalità del Cristo!
In particolare, dopo la nascita della Chiesa, tale totalità suppone la prerogativa della donazione infinita del Sangue di Cristo, che si effonde per il piccolo e per il semplice; che giunge anche al contadino incolto, che nonostante la sua insipienza è in grado di raggiungere, prostrato davanti all’Altissimo, i veri vertici della mistica e dell’unione con la beata Trinità.

La visione esoterica è sempre classista, perché presume di saper leggere il cuore dell’umanità; di giudicarla come un «porco», al quale non si devono elargire le perle e le ricchezze del Regno!
Eppure Gesù amava i semplici e i poveri in spirito, al punto da considerarli i veri eredi del suo Impero.
Ma queste affermazioni sono mal comprese o volutamente forzate nell’interpretazione faziosa di chi non vuol vedere.
Quanto all’ascesi e alle pratiche ascetiche, vorremmo precisare quanto segue.
Il cristianesimo insegna un’ascesi che è sempre meramente strumentale; il fine ultimo è quello della morte dell’ «io», per far vivere Dio nel cuore ed in tutta la persona.
Tuttavia esiste nel cristianesimo una libertà che non è dato trovare altrove.

Scrive San Paolo: «Nessuno dunque vi condanni più in fatto di cibo o di bevanda, o riguardo a feste, a noviluni e a sabati: tutte cose queste che sono ombra delle future; ma la realtà invece è Cristo! Nessuno v’impedisca di conseguire il premio, compiacendosi in pratiche di poco conto e nella venerazione degli angeli, seguendo le proprie pretese visioni, gonfio di vano orgoglio nella sua mente carnale, senza essere stretto invece al capo, dal quale tutto il corpo riceve sostentamento e coesione per mezzo di giunture e legami, realizzando così la crescita secondo il volere di Dio. Se pertanto siete morti con Cristo agli elementi del mondo, perché lasciarvi imporre, come se viveste ancora nel mondo, dei precetti quali ‘Non prendere, non gustare, non toccare’? Tutte cose destinate a scomparire con l’uso: sono infatti prescrizioni e insegnamenti di uomini! Queste cose hanno una parvenza di sapienza, con la loro affettata religiosità e umiltà e austerità riguardo al corpo, ma in realtà non servono che per soddisfare la carne» (Col 2, 16-23).

L’esoterista non è capace di tale libertà, perché, volente o nolente, in fin dei conti non è convinto di potersi salvare soltanto aderendo a Cristo con tutto se stesso e liberandosi pertanto di tutto quel che lo ostacoli a questa unione (questa è appunto la vita ascetica), ma ritiene di doversi imbattere in un percorso iniziatico, che ricorda piuttosto pratiche sciamaniche che l’insegnamento apostolico e che è pericoloso per la morte dell’ «io», perché invece che ucciderlo ne culla beatamente l’esistenza, alimentandolo di innumerevoli leccornie, nascosto nella stanza segreta dell’intimo.

Stefano Maria Chiari



1) Tutte le citazioni sono tratte da http://www.archeosofica.org
2) Non vogliamo chiamare in causa il demonio e l’opera incessante delle sue suggestioni e  tentazioni, che comunque, sappiamo dalla Sacra Scrittura, aggirarsi come leone ruggente in cerca di chi sbranare, ma, pur astenendoci da ogni forma di giudizio sulle persone, non possiamo che condannare l’operato e l’assioma filosofico ad esso sotteso.
3) «La dottrina archeosofica è ferma nel distinguere exoterismo da esoterismo, e ritiene questi due aspetti della verità complementari l’uno dell’altro. La grande via comune a chiunque è la religione exoterica; al gruppo più evoluto, più avanzato, spetta il diritto di conoscere e realizzare ben altro, secondo la gerarchia dei valori spirituali. L’Archeosofia è la religione completa, perché unifica tutte le religioni, le decifra,  fa vedere la Rivelazione progressiva dei Profeti e degli Avatâr, l’ultimo dei quali è stato il Cristo. Del resto è innegabile che la pluralità delle religioni può avere un significato provvisorio, mentre l’uomo man mano che avanza ha bisogno della conoscenza pura offerta dall’esoterismo, perché quest’ultimo, oltre a dare la conoscenza pura, offre i mezzi e le tecniche più adatte per conoscere e salvarsi. Ora, malgrado si siano avuti parecchi intermediari e vie iniziatiche, si tratta in tutti i casi di adattamenti e di centri che risalgono alla stessa fonte. Ciò è valido per le Sacre Scritture dei Veda, le Upanishad, la Baghavad-Gîtâ, il Corpus Hermeticum, il Corano, ecc. Le Sacre Scritture hanno gli esegeti, cioè gli interpreti esterni ed interni. Vi sono i competenti per il solo aspetto exoterico che si affidano ai procedimenti linguistici, teologici, logici, letterali, ma vi sono anche altri competenti o esperti per decifrare il lato nascosto, i dottori esoterici. Si tratta di due campi d’azione nettamente differenti, tra i quali non dovrebbero esserci conflitti, ma cooperazione e integrazione. L’Iniziazione antica dei pagani si compiva nello stato letargico e per suggestione di un Maestro, ma l’Iniziazione di nuovo tipo, quella insegnata da Cristo, si compie allo stato di veglia, in piena coscienza, liberamente, evitando la dipendenza del discepolo dal maestro, sdoppiandosi con le proprie forze, con la propria volontà, sperimentando un aldilà reale, non suggestivo, non allucinatorio, non ipnotico, ma assistiti dalla Luce cristica interiore e dalla proiezione risvegliatrice dell’Iniziatore terreno e da parte dei Fratelli del ‘Corpo Iniziatico’. Quale? Quello dell’Ordine Loto+Croce».


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