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Israele, Stato divino o satanico? (parte VI)
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Dunque riprendiamo il nostro discorso sulla Bestia dell’Apocalisse. Veniamo alle dieci corna e ai dieci diademi che vi stanno sopra.

Al capitolo 17 è scritto che «le dieci corna sono dieci re, i quali non hanno ancora ricevuto un regno, ma riceveranno potere regale, per unora soltanto insieme con la Bestia. Questi hanno un solo disegno (gnòme): consegnare la loro forza e il loro potere alla Bestia. Essi combatteranno contro lAgnello, ma lAgnello li vincerà, perché è il Signore dei signori e il Re dei re e quelli con lui sono i chiamati, gli eletti e i fedeli».

Per capire cosa rappresentino questi dieci re occorre a questo punto rifarsi alla seconda Bestia. Il motivo è presto detto: questo medesimo ruolo di consegnare la loro forza e il loro potere alla Bestia è svolto dalla seconda Bestia, di cui si parla al capitolo 13. Di essa è detto infatti che costringerà la terra e i suoi abitanti ad adorare la prima Bestia e che sedurrà gli abitanti della terra inducendoli ad erigere una statua alla prima Bestia. Dunque le dieci corna che stanno sulla prima Bestia, sembrerebbero esprimere in realtà una sorta di specificazione relativa al potere della seconda Bestia. I dieci re, infatti, non sembrano essere espressione del potere della prima Bestia, ma riceveranno potere regale, per un’ora soltanto insieme con essa. Dunque sembra trattarsi di un potere parallelo a quello della prima Bestia e l’unico che sembra coesistere con esso è appunto quello della seconda.

Già si è detto dei dieci diademi che stanno sulle dieci corna della prima Bestia e si è precisato che il diadema, segno di sovranità, nel drago stava invece direttamente sulle sette teste: ciò significa che mentre la sovranità del drago (il serpente antico o Satana) è una sovranità diretta e per così dire autocefala, nella prima Bestia, per contro, essa è mediata attraverso il potere delle corna, cioè dei dieci re, diversi dalla Bestia, che regneranno insieme con essa. La prima Bestia, infatti, non sembra esercitare il potere direttamente, ma attraverso la seconda Bestia, la quale a sua volta è detto che esercita appunto tutto il potere della prima, ma solo in sua presenza: insomma si tratta di una sorta di simbiosi tra le due bestie per l’esercizio del potere. Nessuna delle due può esercitarlo indipendentemente dall’altra. Ognuna delle due pare in qualche modo vincolata all’altra, poiché Satana ha concesso sì il potere alla prima Bestia, che però sembra esercitarlo mediante la seconda.

Per capire chi siano le dieci corna, cioè i dieci re, occorre – come dicevamo – rifarsi alla seconda Bestia. Ma per capire chi sia la seconda Bestia occorre richiamare la figura del falso profeta che compare improvvisamente per la prima volta nel capitolo 16, ove è scritto che «dalla bocca del drago e dalla bocca della Bestia e dalla bocca del falso profeta vidi uscire tre spiriti immondi, simili a rane: sono infatti spiriti di demòni che operano prodigi e vanno a radunare tutti i re di tutta la terra per la guerra del gran giorno di Dio onnipotente». Che questo falso profeta corrisponda alla seconda Bestia lo si arguisce dal capitolo 19, ove è detto che il falso profeta è colui che alla presenza della prima Bestia, quella salita dal mare, aveva operato quei portenti con i quali aveva sedotto quanti ne avevano ricevuto il marchio e ne avevano adorato la statua. Ma questo è per l’appunto ciò che si dice anche della seconda Bestia, quella che sale dalla terra. Dunque la seconda Bestia, che pare specificata nelle dieci teste della prima Bestia, coincide con il falso profeta.

C’è una sequenza trinitaria ripetitiva, che caratterizza per imitazione negativa e blasfema, l’azione anticristica: il diavolo, la prima Bestia e la seconda Bestia costituiscono una trinità satanica, la sorgente degli spiriti di demoni, (Apocalisse 16:14, Marco 5:20). Questi demoni costituiscono lo strumento di inganno per persuadere le nazioni a radunarsi «per la guerra del gran giorno di Dio onnipotente, lArmagheddon». La prima Bestia a sua volta costituisce una propria trinità specificativa insieme con la prostituta e la città (che a sua volta è specificata dai sette monti, che sono anche sette re), così come la seconda Bestia costituisce la propria dimensione trinitaria insieme con le dieci corna ed il falso profeta.

Ora, al contrario della prima, questa seconda Bestia (o falso profeta) è senza caratteristiche fisiche precise: al contrario della prima non ha sembianze di animali conosciuti ed anzi non si sa proprio che sembianze abbia. Non si sa se sia un erbivoro o carnivoro, se sia grande o piccolo, se sia un animale da preda o non lo sia, se sia un animale esistente o – come la prima Bestia – una sorta di chimera di altre bestie. Si sa solamente che:

- ha due corna simili all’agnello:

- sale dalla terra

- parla come un drago

- esercita tutta la potestà della prima Bestia alla sua presenza

- fa in modo che gli abitanti della terra adorino la prima Bestia

- opera dei grandi segni, come far scendere fuoco dal cielo sulla terra davanti agli uomini e per mezzo di questi segni sedurre gli abitanti della terra dicendo loro di erigere una statua alla prima Bestia che era stata ferita dalla spada, ma si era riavuta

- dà a questa immagine uno spirito affinché parli e faccia sì che quanti non l’adorino muoiano.

- fa in modo che tutti gli uomini della terra abbiano un marchio sulla mano destra o sulla fronte, sicchè nessuno possa vendere o comprare senza il marchio, cioè il nome o il numero del nome della Bestia, che è il 666.

Inoltre essa

- è il falso profeta, al servizio della prima Bestia ed è quindi un profeta di satana,

- agisce mediante il governo di dieci re, divenuti tali per un’ora soltanto insieme con la Bestia e portatori tutti dell’unico disegno di consegnare la loro forza e il loro potere alla Bestia.


Partendo da questi ultimi due elementi, possiamo dire che la seconda Bestia è profeta per conto della prima Bestia e del dragone. In quanto profeta non è manifestazione di un mero potere politico, ma di un potere politico-ideologico, finalizzato al culto della prima Bestia. La seconda Bestia è dunque portatrice di un kerygma, cioè di un annuncio, che ha come fine la sottomissione di tutte le genti all’adorazione della prima Bestia, al punto tale che senza il suo marchio chiunque venga escluso da qualsiasi transazione economica e che chi non l’adora, muoia. Possiamo parlare di una forma estrema e sottile di totalitarismo, in cui la potenza tecnologica a disposizione, capace da far scendere fuoco dal cielo, è comunque strumentale rispetto all’obiettivo primario della sottomissione dei cuori e delle menti degli uomini. Chi può essere?

Il fatto che essa venga descritta come salente (anabàinon) dalla terra, sembra un modo per contrapporre questa seconda Bestia alla prima, che sale invece dal mare. Se le acque del mare simboleggiano popoli, moltitudini, genti e lingue, sicchè la prima Bestia sarebbe un’entità politica che esce (anzi sale) dai popoli in cui era immersa, per la seconda Bestia dobbiamo pensare l’opposto. Potremmo dunque parlare di una entità politica che non nasce uscendo dalla storia di altri popoli, ma che sembra al contrario costituirsi senza l’eredità di alcuna radice: sembra quindi una potenza nuova, che si costituisce a partire da un luogo tendenzialmente spopolato e dopo avere reciso ogni radice.

Se pensiamo alla storia degli Stati uniti d’America, queste caratteristiche sembrano davvero esserci tutte. I coloni inglesi delle tredici colonie americane, che si ribellarono nel 1774 all’Inghilterra, due anni dopo si federarono e proclamarono l’indipendenza nazionale, recidendo appunto i legami con la madre-patria ed assumendo la denominazione di Stati Uniti d’America. Sin dalla sua origine, gli USA nascono proprio da un rifiuto dell’Europa, anzi da un odio dell’Europa, da un desiderio di vendetta e di rivincita sull’Europa. Dopo che divenne nel 1558 regina d’Inghilterra, Elisabetta I prese a restaurare il protestantesimo anglicano. Ma molti protestanti, che durante il regno cattolico di Maria Stuart si erano recati in esilio in Europa, tornarono in Inghilterra con idee calviniste e si accorsero che era sempre più difficile vivere la loro fede in conformità ai precetti della Chiesa d’Inghilterra, che volevano purificare dalla corruzione che conteneva: furono conosciuti sotto il nome di puritani. Ma il puritanesimo non ebbe vita facile sul suolo inglese. In compenso, sull’altra riva dell’Atlantico, le colonie fondate dai puritani si erano considerevolmente sviluppate e da allora esso costituì il fermento principale dell’americanesimo.

In particolare nel 1620 dei presbiteriani e dei protestanti indipendenti che volevano avere la libertà di pregare in pace s’imbarcarono a bordo del Mayflower. Sono i Pilgrim Fathers, i padri pellegrini, che si stabilirono a Plymouth, nella Nuova Inghilterra, mentre altri si stabiliranno a Rhode Island. Alexis de Tocqueville in Democrazia in America scriveva non a caso che «lintero destino dellAmerica è contenuto nel primo puritano che sbarcò in America».

L’afflusso degli emigrati continua incessante ed attrae tutti quanti incontrano difficoltà politiche, religiose ed economiche nei loro Paesi d’origine. Ai puritani inglesi ed olandesi si aggiungono ben presto radicali irlandesi, sectarians tedeschi, emigrati francesi, spagnoli in rivolta contro la corona, ebrei, scozzesi, etc. In seguito giungeranno i rivoluzionari, i seguaci di Fourier, gli Icariani.

Dalla sua creazione, nell’immaginario dei nuovi arrivati, l’America si pone come la Nuova Israele. Essa è Canaan, la Terra Promessa, il rifugio di tutti gli esclusi e i perseguitati d’Europa, di tutti coloro che per anni hanno ripetuto con Mosè: Let my people go! I primi Americani si considerano dei diseredati, ma pretendono di essere dei giusti, in marcia verso la terra che Dio ha loro riservato.

L’enfasi religiosa è fortissima: i mormoni di Brigham Young partono verso il Grande Lago Salato per fondarvi la Città di Dio, così come, ispirandosi ai temi della fratellanza tra gli uomini, nel 1682 William Penn fonda la città dellamore fraterno, Filadelfia. Nel 1668 William Stoughton dichiara: «God sifted a whole nation that he might mend choice into willderness», ovvero «Dio ha filtrato unintera nazione per inviare un seme scelto nel deserto».

L’America è sì protestante, ma nella sua forma calvinista: il calvinismo si articola interamente intorno ad una morale e la politica non è che una applicazione della morale. I puritani si propongono come compito quello di moralizzare la vita sociale, di cristianizzare lo Stato. È moralizzando la società, sforzandosi di creare in terra la Città di Dio, che il Cristiano, rigenerato dalla Grazia, obbedisce alla volontà del Creatore. Sin dal principio, il mito della Terra Promessa, propagato da tutto un pullulare di sette, prende forma di religiosità sociale: l’americanismo trova il suo principale supporto nella religione.

Tocqueville osservava già nel 1835: «La maggior parte dellAmerica anglosassone è stata popolata da uomini che, dopo essersi sottratti allautorità del Papa, non si erano sottomessi ad alcuna supremazia religiosa. Essi portavano dunque nel Nuovo Mondo un cristianesimo che non saprei dipingere meglio che chiamandolo democratico e repubblicano: questo favorirà singolarmente listituzione della repubblica e la democrazia negli affari. Sin dal principio, la politica e la religione si trovarono daccordo, e da allora in poi non hanno affatto cessato di esserlo» (La democrazia in America, volume I).

Ad eccezione d’Israele, in nessun altro Stato del mondo la Bibbia costituisce come in America il centro della vita sociale. Eccola dunque questa nazione giovane, dichiaratamente cristiana, che avanza nella storia, portatrice di due libri sacri, the Holy Bible e la Costituzione, circondati della stessa venerazione. In America il viaggiatore trova una Bibbia sul comodino in ogni camera d’albergo, ma ciò si accompagna ad una profonda ipocrisia, che è la forma americana della contraddizione. Di nuovo Alexis de Tocqueville fu il primo a vedere l’essenza stessa dell’America nell’opposizione fra gli ideali e la pratica quotidiana, di cui esempio illuminante è ad esempio il fatto che tra i firmatari della Dichiarazione d’Indipendenza, documento che proclama che tutti gli uomini sono uguali, si trovano ventidue proprietari di schiavi, a cominciare da Thomas Jefferson: un tradimento simultaneo della Costituzione e del Vangelo!

C’è nella mente dei Padri Pellegrini l’idea che il loro viaggio oltreoceano, per fondare la loro Gerusalemme nel Nuovo Mondo, sia paragonabile al passaggio del Mar Rosso compiuto dal popolo ebraico. Il teologo puritano Cotton Mather esprimerà efficacemente questa pretesa, affermando che «la chiesa di Nostro Signore ora vittoriosamente in viaggio verso lIsraele della Nuova Inghilterra (…) nel lasciare lInghilterra ha avuto gli stessi motivi degli israeliti nel lasciare lEgitto».

E’ la liberazione dalla schiavitù della vecchia Europa e il senso di eccezionalismo messianico a guidare i coloni dapprima oltreatlantico e poi verso Ovest: sono gli eletti chiamati ad una missione speciale, quella di cambiare il mondo. Ancora Tocqueville colse lucidamente quel sentimento di superiorità dei primi puritani, quando scriveva: «si strappavano alle dolcezze della patria per obbedire a un bisogno puramente intellettuale; nellesporsi alle inevitabili miserie dellesilio, essi intendevano far trionfare unidea».

Dietro questo eccezionalismo messianico vi è la Bibbia, the Holy Bible, ma in una interpretazione veterotestamentaria: Jesus non è il cuore della loro Fede, ma al più un sospiro devozionale.

Al centro del cristianismo americano c’è l’idea di un rapporto privilegiato tra questi veri credenti e il loro Dio, la cui benevolenza nei loro confronti si manifesta nel possesso della terra e nelle ricchezze.

Il destino manifesto dei Padri pellegrini è in realtà dall’inizio quello di essere un Novus Israel per l’intera umanità, ma al contrario della Chiesa cattolica che dell’antico Israele denuncia l’incompiutezza, il puritanesimo americano ne ripropone una versione aggiornata, globale: Thomas Paine, teorico dei diritti dell’uomo sostiene che l’America, asilo per tutta lumanità, è la nuova Canaan cui Dio affida la causa del mondo intero, anzi che le è stata affidata «la possibilità di cominciare da capo a costruire il mondo. Una situazione simile allattuale non si è verificata dai tempi di Noè (…). La causa dellAmerica è in grande misura la causa dellintera umanità».

Sono parole che fanno eco a quelle che, già nel 1630, aveva pronunciato il leader puritano John Winthrop: «Dobbiamo considerare che saremo come una Città sulla Collina, gli occhi di tutti saranno su di noi; se ci comporteremo falsamente con Nostro Signore (…) faremo sì che i nemici possano aprire la bocca per dire male delle vie del Signore e di chi opera per Dio».

La Città sulla Collina acquista un valore universale: nasce l’Impero della libertà (Thomas Jefferson).

Da qui discende la natura universale della sua missione: come per l’antico Israele, gli USA percepiscono se stessi come popolo eletto, chiamato a realizzare l’opera di Dio. L’impero della Libertà, la Città sulla collina è l’incarnazione del Bene. Chi è contro gli USA è per antonomasia il Male e in questa logica il Male si antropomorfizza e va annientato. In base a ciò gli USA, rivivendo nella conquista dell’Ovest la conquista della terra di Caanan da parte dell’Israele biblico, anticipano anche nelle motivazioni (un popolo senza terra per una terra senza popolo) la riconquista sionista della Palestina. Non a caso negli anni che precedono lo sbarco, il padre pellegrino Bradford, autore della Storia della colonia di Plymouth dichiarava, ponendo ex ante le premesse per una giustificazione ideologica del genocidio degli indiani, che l’America viene scelta perché priva di abitanti civilizzati e popolata da uomini selvaggi e animaleschi che vagano su e giù come le bestie selvatiche.

Bradford non è solo. Il teologo Cotton Mather a sua volta così incitava i suoi: «Quando avrete trovato le tracce di quei lupi famelici che ululano, inseguiteli con la forza; non tornate indietro finché non li avrete distrutti. Riduceteli in polvere». E O. W. Holmes, famoso medico di Harvard, giustificando il massacro delle bestie selvagge della foresta affermava che in tal modo «la tela è pronta per una pittura di una umanità un po più somigliante allimmagine di Dio». Quanto al futuro premio Nobel per la pace Theodore Roosevelt dichiarava di non giungere a pensare che «gli unici indiani buoni siano gli indiani morti, ma credo che nove su dieci lo siano e non mi piacerebbe indagare troppo a fondo nel caso del decimo».

E’ il ritorno alla falsa religione di carne e sangue, ad una concezione dell’elezione divina come diritto di sterminio del pagano e del cananeo, è la Parola di Dio che si libera del Cristo e della croce, è l’ennesimo caduta in una rigiudaizzazione del cristianesimo.

Sono queste premesse spirituali a far sì che, quando sorgerà, la nazione americana riconosca da sùbito come proprio e sostenga il progetto sionista. Il destino manifesto dell’America, apparentemente ispirato dalla matrice del cristianesimo puritano, si ricongiunge in realtà con la matrice veterotestamentaria e a partire da lì quasi consequenzialmente l’America non potrà che sostenere a secolare aspirazione giudaica di ricostituire il regno di Israele: i cristiano-sionisti di oggi hanno in queste premesse le loro radici.

E’ qui il mistero: gli Stati Uniti, considerata la nazione più religiosa del mondo, con le sue innumerevoli sette protestanti ed il suo cristianismo ideologico, ha nella sua radice spirituale cristiana-puritana le premesse teologiche per snaturare la fede in Cristo in una fede di fatto giudaizzante. Se fossero davvero gli USA la seconda Bestia dell’Apocalisse, ciò ben si attaglierebbe con la circostanza che essa abbia «due corna, simili a quelle di un agnello» e però parli come un drago. Quelle due corna lasciano intendere che a prima vista la seconda Bestia sembra appartenere alla discendenza dell’Agnello, ma in realtà essa è della discendenza del drago.

Proprio questo tipo di religiosità ha fatto sì che fin dall’inizio una falsa profezia accompagni la coscienza della storia americana, mutuata non dalla Croce, ma dall’epopea dell’antico Israele: il binomio «popolo eletto/missione universale degli Stati Uniti dAmerica» postula una rappresentazione manichea della storia, uno scontro apocalittico Bene-Male, che si sposta dal terreno spirituale ed etico a quello storico-politico, inverando nella Storia l’avvento del Regno e travolgendo e sterminando chiunque intralci questo cammino, a partire dai musi rossi che avevano il solo torto di abitare da secoli il continente nordamericano (un po’ come i palestinesi la loro terra).

Le atomiche di Hiroshima e Nagasaki sono la cifra emblematica di questa furia purificatrice contro chi resiste alla missione universale. Da allora, da quando gli USA hanno fatto scendere fuoco dal cielo sulla terra davanti agli uomini, la missione planetaria del falso profeta si è resa via via sempre più manifesta e ognuno può constatare come lentamente, ma incessantemente siano stati sedotti gli abitanti della terra a quel disegno (gnòme) unico di consegnare la loro forza e il loro potere alla Bestia. Giacchè, se la (prima) Bestia fosse Israele, a seguito dei fatti dell’11 settembre il kèrigma del falso profeta sembra abbia raggiunto la pienezza della propria rivelazione, manifestando come l’appoggio incondizionato che l’America ha sempre fornito allo Stato ebraico, sia in termini economici che militari, che politici, non è giustificabile, se non in minima parte, con motivazioni strategiche o morali.

Come ha mostrato il libro di John J. Mearsheimer e Stephen M. Walt la vera ragione di un rapporto così speciale risiede nel grande potere di influenza che una coalizione informale di gruppi e individui, impegnati nella difesa degli interessi nazionali di Israele (la cosiddetta Israel lobby), possiede nei confronti del Parlamento, del governo e della stessa presidenza degli Stati Uniti.

Se la prima Bestia fosse Israele e la seconda fossero gli USA, potrebbero essere dunque le istituzioni americane le dieci corna che, pur riferite alla seconda Bestia, sono però come innestate nella prima. Sono loro che hanno un solo disegno (gnòmen), cioè quello di consegnare la loro forza e il loro potere alla Bestia? Sono loro le dieci corna, cioè i dieci re, i quali al tempo in cui l’Apocalisse fu scritta non avevano «ancora ricevuto un regno, ma riceveranno potere regale, per unora soltanto insieme con la Bestia»?

Lo vedremo la prossima volta e mi impegno coi lettori a non farli aspettare troppo a lungo.

(continua)

Domenico Savino


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