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Consigli pratici per il digiuno
24 Febbraio 2012
Insisto sull’argomento, perché ritengo sia di grande importanza, sia per la crescita spirituale sia per la guarigione fisica.
Siamo in Quaresima, pertanto, viviamo un tempo privilegiato, in cui Dio concede grazie particolari. Si sappia con certezza questo: i tempi liturgici sono una elargizione della Divina Misericordia, che viene incontro alle necessità fisiologiche, alle ciclicità cosmiche del creato e del microcosmo-uomo; è un modo di comunicare e far partecipare la Vita Divina, adattando alla creatura uomo questa incommensurabile donazione.
Non soltanto questo. Con la scansione del tempo liturgico, l’uomo impara la distinzione del momento; «C’è un tempo per ogni cosa», recita l’Ecclesiaste. Imparare tempi e stagioni aiuta la pazienza e la temperanza, l’attesa speranzosa in Dio, che aumenta fede e virtù. Inoltre, entrare nel tempo della Chiesa, significa eternizzare il presente, proiettare se stessi nel tempo di Cristo Gesù; entrare nel Mistero insondabile del suo Cuore, dove infinito e finito, Creatore e creatura si uniscono, dove lo spazio è ridotto a nulla ed il tempo all’attimo vissuto.
Questo, ma non solo questo, è cercare di vivere la santa Quaresima, con l’intento profondo di uniformare la propria esistenza ai battiti di Cristo Signore, avendo e nutrendo i medesimi sentimenti di glorificazione per Dio e di salvezza per l’uomo.
I mezzi pratici si conoscono da parte di tutti i lettori di questo sito. Sono i tradizionali: preghiera, digiuno, astinenza ed elemosina.
Velocemente sull’astinenza e l’elemosina: se non diamo del nostro a chi è nel bisogno ed alla Chiesa (è un dovere) non siamo in grado di «dare in elemosina quel che è dentro», come dice Gesù. Donare genera gioia e libera dalla concupiscenza del mondo. Le cose non ci possederanno; saremo noi ad usare di esse.
«Il mio segreto è semplicissimo: Dare tutto e non conservare niente» (San Giovanni Maria Vianney).
L’astinenza è una sorta di digiuno selettivo. Diciamo che il digiuno è il più che contiene il meno. Ma l’astinenza ci può aiutare a mirare il nostro percorso ascetico: eliminare un difetto, un vizio, piuttosto che altro può essere pedagogicamente utile per un progressivo avanzamento verso la libertà totale dei figli di Dio.
Sulla preghiera non v’è bisogno che mi dilunghi. Senza preghiera non c’è nulla che porti frutto. «Rimanete in me ed io in voi»; «Chi rimane in me, porta molto frutto»; «Perché senza di me non potete far nulla». Pregare è stare alla presenza; vivere la presenza, in maniera osmotica; per questo le pratiche esicaste di armonizzazione della preghiera alle funzioni fisiologiche possiedono un significato profondo: unire Gesù alla vita, in maniera fisica, legandone il ricordo e la presenza al battito cardiaco o al respiro, cosa perfettamente evidente nei grandi santi.
«Vi amo, o mio Dio, e il mio unico desiderio è di amarvi fino all’ultimo respiro. Vi amo, o mio Dio infinitamente amabile, e preferisco morire amandovi, che vivere senza amarvi. Vi amo, Signore, e la sola grazia che vi chiedo è di amarvi eternamente (...). Mio Dio, se la mia lingua non può ripetere, ad ogni istante, che vi amo, voglio che il mio cuore ve lo ripeta tutte le volte che respiro» (Santo curato D’Ars).
Per quel che riguarda il digiuno, aiutiamoci ancora con il santo curato D’Ars:
«La mortificazione ha un balsamo e dei sapori di cui non si può fare a meno quando li si abbia una volta conosciuti... In questa via quello che costa è solo il primo passo».
La prima regola nella pratica del digiuno: decidersi a cominciare. Le motivazioni sono importanti. Se non bastano quelle di fede, assolutamente sufficienti!, legate alla liberazione del nostro spirito, ne abbiamo molte di ordine prettamente utilitaristico. Digiunare aiuta a star meglio!
Durante il digiuno è importante:
1) Assumere un atteggiamento ottimista Gesù avvisava contro ogni ipocrisia: non ostentare il proprio sacrificio come un qualcosa di unico e di assolutamente edificante. Ricorda: se digiuni, lo fai perché Dio merita una privazione fisica in suo onore; bruciamo il grasso prelibato durante i riti dell’Antico Testamento. Togliamoci qualcosa: all’inizio sarà soltanto superfluo. Questo ci aiuterà a diventare essenziali. Nessuno che non sia essenziale può divenire un vero cristiano. Questa connotazione infatti è tipica dell’anima pura. La purezza del cuore, accesso alla visione di Dio, passa attraverso la trasparenza dello spirito. Essa si fonda sulla castità (ognuno nel suo stato), perché elimina ogni doppiezza interiore; sulla semplicità ed innocenza, che aiuta a fidarsi di Dio, con fede cristallina e senza dubbi; sul disinteresse ed impassibilità, che donano capacità relazionali magnifiche nei confronti del prossimo. Queste virtù non si ottengono se non si è essenziali: «Dio solo basta» proclamava Santa Teresa d’Avila; si tratta di un’affermazione che andrebbe approfondita, ma limitiamoci a questo: l’essenzialità è lo scoprire quel Pane che non si conosce e di cui Cristo diceva di nutrirsi.
2) Avere il senso della misura Non pensiate di digiunare al di là di ogni limite; state digiunando per Dio e, come salario, anche per la vostra salute. Sappiate moderare gli eccessi. Spingetevi fin dove l’orgoglio o la presunzione non vi possano ingannare, facendo credere a voi stessi di essere dei grossi digiunatori. San Francesco digiunava dal 1 novembre al Santo Natale e dall’Epifania alla santa Pasqua. Questo è digiuno, signori! Auguro a tutti di digiunare l’intera Quaresima, ma occorre abituarsi e procedere per gradi. Certo non morireste, ma non dimentichiamo mai il fine.
3) Di contro: non abbiate paura di osare Non vi fermate al primo crampo di fame. Andate oltre; lasciate che la vostra lingua si copra di una patina bianca e che il vostro alito puzzi! State entrando nel tempo del digiuno. Senza fame non c’è ascesi e senza ascesi non c’è crescita spirituale. Hai voglia a pregare! La preghiera, assolutamente necessaria ed indispensabile, mezzo sublime ed unico di incontro con Dio, ha bisogno di fisicizzare la nostra anima, affinché essa diventi una sola cosa con la preghiera stessa.
4) Bere molto L’assunzione di liquidi (acqua per lo più) vi aiuterà a drenare meglio e a disintossicarvi.
5) Bere tisane, tè verde, spremute di limone Il tè verde è risaputo possedere numerose proprietà terapeutiche. Fondamentalmente si tratta di un eliminatore. Aiuterà il corpo a liberarsi di grassi e sostanze tossiche. Lo consiglio. Il limone invece ha proprietà terapeutiche uniche; già scrivemmo in proposito. Il corpo che assuma limoni, anche solo spremuti, otterrà un generale rinvigorimento, una disintossicazione certa ed una interna alcalinizzazione dell’organismo, principio utilissimo alla guarigione da virus, batteri, parassiti e perfino tumori.
6) Cercare di dormire il necessario Non privatevi del sonno, perché altrimenti vivrete il digiuno come un fattore di stress. Tuttavia, assicuro che, digiunando, il riposo sarà maggiormente ristoratore e ne sentirete minor necessità.
7) Pregate molto Soprattutto al mattino. Vi accorgerete che il corpo che non mangia ha capacità di direzionare meglio l’attenzione del suo spirito verso Dio. «A panza piena, si prega male».
8) Copritevi un po’ di più, se avete un po’ più di freddo Il vostro metabolismo basale potrebbe abbassarsi; quindi brucerete meno calorie e sentirete un po’ più freddo; ma si tratta di uno stato momentaneo. Una volta abituati al digiuno sono effetti che spariscono facilmente.
Auguro di cuore un sano digiuno nel Signore.
Stefano Maria Chiari
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