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Nozze gay: dissidenti europei uniti. Con Mosca.
24 Novembre 2013
A Lipsia si è tenuta una conferenza degli oppositori europei alle «nozze gay», e soprattutto al «diritto» delle coppie omosessuali ad adottare bambini (in Francia è legge, Lois Taubira). Erano attese 700 persone da Germania, Francia e Russia; esperti di diritto familiare, politici, attivisti che intendono organizzare la resistenza pan-europea alla distruzione della famiglia tradizionale accanitamente perseguita dalle legislazioni in progresso in Occidente, sotto dettatura delle lobbies. «Il futuro delle nostre famiglie» è infatti il titolo della conferenza. Secondo molti dei partecipanti, le leggi pseudo anti-omofobia in via di realizzazione e quelle per l’adozione da parte di omosessuali fanno parte di un piano coordinato, al cui fondo ci sono gli uteri in affitto e l’imposizione dell’ideologia del «gender», invece che della complementarietà sessuale. Interessante la lista dei conferenzieri: Thilo Sarrazin, già — banchiere centrale tedesco alla Bundesbank, politico socialdemocratico, che è stato demonizzato dopo l’uscita del suo saggio «Deutschland schafft sich ab», «La Germania si auto-abolisce», una forte denuncia dell’immigrazione musulmana che non si vuole integrare pur approfittando dei benefici sociali e previdenziali germanici. Frauke Petry, per il partito euroscettico “Alternative für Deutschland” Béatrice Bourges, fondatrice di «Printemps français», forse la principale animatrice delle grandi manifestazioni di popolo avvenute a Parigi contro la legge del «matrimonio per tutti». Dice di lottare per «la vera Europa, quella voluta dal generale De Gaulle, che rifiuta lo smantellamento della sua storia, della sue tradizioni e delle sue origini storiche». John Laughland, uno dei maggiori giornalisti e saggisti britannici, acuto critico della Unione Europea come entità anti-democratica, distruttrice della sovranità nazionale, che è il solo spazio dove può realizzarsi la libertà politica. Oggi Laughland, divenuto ammiratore di Putin (lo ha intervistato più volte) è direttore dell’Institut pour la Démocratie et la Cooperation (IDC), un think tank fondato da un ricco avvocato russo, Anatoly Kucherena, con lo scopo di far avanzare nelle opinioni pubbliche occidentali il punto di vista russo su diritti umani e sulla moralità sociale e sessuale. L’IDC ha tre sedi, Parigi, New York e Mosca. E infatti, è numerosa la delegazione di personalità russe giunte alla conferenza: Natalia Narotchnitskaya, presidente dell'IDC. Olga Batalina, députata della Duma, vicepresidente della Commissione Affari familiari; Elena Mizoulina, altra deputata, presidentessa della medesima Commissione. André Sikojev, prete ortodosso… Fra i tedeschi, da segnalare ancora Eva Herman, nota presentatrice della tv, Monika Ebeling (pedagoga), vari scrittori ed autori come Ulrich Schacht e il franco-tedesco P. Scholl Latour, nonché Jürgen Elsässer, redattore capo di Compact Magazin, rivista ritenuta di estrema destra. Interessante questa mescolanza di persone di opposta provenienza, al disopra degli steccati tradizionali. Nessun italiano, ovviamente noi siamo occupati dai camalli genovesi e dai comici in politica... (www.compact-magazin.com) Come da copione, decine di attivisti tedeschi LGBT (la sigla indica: lesbiche, gay, bisessuali e trans: l’intero pianeta Kulatonsk) hanno accolto con insulti la deputata Mizulina della Commissione russa per la famiglia, le donne e i minori e gli altri delegati russi, protestando per i «diritti negati» dei gay dal regime di Mosca. La Mizulina ha replicato che «contro la Russia è stata lanciata una guerra ideologica» e che, lei, è venuta qui «a difesa della democrazia», avendo infatti le norme che vietano la propaganda gay il vastissimo appoggio dell’opinione pubblica russa. I media occidentali hanno (come da copione) ridicolizzato l’ordine della procura di Stavropol, di ritirare dalle biblioteche pubbliche il romanzo-pedo «Lolita» di Vladimir Nabokov, che narra la relazione di un adulto con una dodicenne. Insieme, a dire il vero, alle opere del poeta Esenin. Ciò in quanto la legge russa vieta la distribuzione tra i minori di pornografia o materiali potenzialmente in grado di suscitare un desiderio di utilizzare sostanze stupefacenti, alcool, fumo, gioco d’azzardo, prostituzione e atti violenti. Naturalmente i nostri media tacciono che questo genere di divieti non sono fatti per accanimento ideologico; sono parte di una politica, attivamente perseguita da Putin, di ricostruzione demografica della Russia, per frenare il collasso della natalità prodotto dai tempi sovietici e aggravato dall’entrata «shock» nel capitalismo, con la perdita di tutte le reti sociali e del potere d’acquisto del rublo. Il calo delle nascite e l’alta mortalità precoce degli adulti decretava la scomparsa della popolazione in meno di un secolo: dal 1999, ogni anno la popolazione diminuiva di 900 mila viventi. La politica di natalità ha successo Invece, la politica di Vladimir Putin sta conseguendo i primi successi: al primo settembre, la popolazione russa conta 143,5 milioni di abitanti, e risultava aumentata dall’inizio dell’anno di 183.400 individui. Può sembrare poco, ma è un rovesciamento della tendenza. Ed è tanto più impressionante, in quanto i cali demografici, quando sono tragicamente ripidi come erano in Russia, si auto-alimentano. Viene il momento in cui non è più possibile invertire la tendenza, perché il numero delle donne in età fertile diventa troppo basso. E in effetti, dal 2008 il numero delle donne russe fra i 18 e i 29 anni (da cui viene il 75% delle nascite) sta calando. E tuttavia, dal 2008 e contro ogni previsione, il numero delle nascite ha continuato a crescere: 1,717.500 nel 2008, 1.764.000 nel 2009, 1.789.600 nel 2010, 1.793.828 nel 2011, e 1.896.263 nel 2013. Contemporaneamente la mortalità precoce degli adulti (alcolismo né è fra le cause principali) ha cominciato a calare: dai 2.081.000 di decessi nel 2008, a 1898.836 nel 2012. Anche il numero dei matrimoni continua ad aumentare: nei primi nove mesi del 2013 sono stati 949.510 , contro i 932.26 8 dei primi nove mesi dell’anno precedente - aumento dell’1,8 per cento – il che pronostica un più robusto aumento delle nascite negli anni o mesi a venire. Il numero degli aborti procurati cala del pari, come si vede dalla tabella:
Crescita di nascite e dei matrimoni (etero) e calo degli aborti danno un segnale inequivocabile, a gran dispetto della propaganda occidentale e della Kulatonska globale: dicono che la popolazione russa è più serena oggi e fiduciosa del futuro, è un referendum implicito per il governo putiniano. Nel 2050 la popolazione russa toccherà di nuovo i 150 milioni. Un successo che possiamo addizionare a quelli che Mosca raccoglie in politica estera. Dopo aver sventato l’aggressione occidentale contro la Siria, ecco l’accordo raggiunto a Ginevra fra l’Iran e i 5+1, che allevia alquanto le sanzioni a Teheran – potrà accedere a 4,2 miliardi di dollari suoi, bloccati nelle banche occidentali per volontà di Usrael – mentre il regime iraniano congela per sei mesi il suo intero programma nucleare: un successo del ministro degli esteri Sergei Lavrov, che lo considera un primo passo sì, ma decisivo. E fa schiumare di rabbia Nethanyahu. (Geneva agreement lowers risks of mass destruction weapons' proliferation - Lavrov) L’altro successo è, ovviamente, il fatto che l’Ucraina ha deciso di sospendere la firma dell’accordo di associazione con l’Unione Europea, decidendo invece di «recuperare i volumi di produzione perduti e le direzioni di relazioni commerciali ed economiche con la Russia e gli altri stati membri dell'Unione Eurasiatica “al fine di tutelare e rafforzare il potenziale economico dello Stato, deve essere ripreso un dialogo attivo con la Russia e gli altri membri dei Paesi dell'Unione doganale e della CSI per rilanciare le relazioni economiche e commerciali” », ha detto un portavoce. Un successo anche per l’Ucraina, che ha scongiurato il pericolo di finire sotto il tallone eurocratico, che sta strangolando tutti noi. Come hanno scritto cittadini ortodossi al presidente Yanukovich, «associandosi o integrandosi con l’Unione Europea, l’Ucraina si sarebbe schiavizzata da sola, come hanno fatto Grecia, Cipro, Romania e Bulgaria. Nella sua nuova schiavitù, l’Ucraina avrebbe perso le sue radici culturali di civiltà cristiana, tradendo questa fede unica per il piatto di lenticchie laicista offerto dall’Unione Europea sostenuta dagli Stati Uniti»: entità che gli autori della lettera chiamano “Eurosodoma”. Parole sante. Alla faccia di Eurosodoma.
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