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Nuovi diritti, complotto globale
06 Giugno 2013
Mentre Indesit annuncia il licenziamento di 1425 lavoratori; mentre 40 mila posti sono messi in pericolo dalla crisi dell’Ilva provocata dai giudici; mentre oltre 550 mila posti di lavoro sono persi dal 2007; mentre il 15% del potenziale industriale del Paese è stato distrutto e non sarà più ricostituito; mentre il credito s’è completamente prosciugato per famiglie e aziende; mentre il tracollo della società italiana accelera in implosione e buco nero... qual è il bisogno più urgente per il Paese, quale la categoria in pericolo cui occorre dimostrare appoggio e solidarietà? Laura Boldrini presidente della Camera e per la ministra delle pari opportunità Josefa Idem non hanno dubbi: partecipare al gay pride nazionale che si terrà a Palermo il 14 giugno: «È necessario un forte impegno nazionale e europeo per garantire parità di trattamento e dignità delle persone lgbt» ha detto la ministra. La sigla non sta per «Lavoratori gettati buttati e tagliati», bensì per «Lesbiche Gay Bisessuali Transgender»: le categorie di cui le alte autorità pubbliche si occupano, perché stanno tanto soffrendo (almeno abbiamo imparato una sigla nuova). La Idem ha fatto sapere che ha già iniziato a lavorare con il collega ministro all’Integrazione congolese Cecile Kyenge «per prevenire e contrastare gli odiosi episodi discriminatori» attraverso un «piano biennale nazionale contro il razzismo, la xenofobia e l’intolleranza». Finalmente il governo sovviene alla crisi. Finalmente un piano biennale. Naturalmente ormai bisogna stare attenti alle parole, perché le nuove leggi sui nuovi diritti sono pronte a fulminarci: il presidente del Senato, Sebastiano Grasso, ha sancito recentemente: «Gli omofobi sono cittadini meno uguali degli altri», il che significa che noi non potremo invocare l’uguaglianza di fronte alla legge che viene riconosciuta ai sodomiti; noi, avremo diritti minori. Grasso è anche quello che ha invocato «una corretta educazione su questi temi - ha sostenuto - la dobbiamo fare soprattutto per chi soffre di questa “malattia”» – la malattia sarebbe l’omofobia, o ciò che la Boldrini ritiene tale – insomma ci minaccia di internarci in qualche campo di rieducazione. Tuttavia, corro il rischio per dire a lorsignori: nella condizione attuale, la vostra è una odiosa provocazione contro i bisogni urgenti della gente vera e normale, che sta affondando nella crisi più atroce della nostra storia recente. Siete peggio di Maria Antonietta che giocava a far la pastorella con le dame di corte al Petit Trianon, mentre la gente a Parigi rumoreggiava per i rincari del pane. Siete voi quelli che ci stanno dicendo: «Non avete pane? Mangiate la brioche!». Siete voi la classe più odiosamente inutile, che vive in un suo mondo leziosamente confettoso, dove i problemi sono i diritti da riconoscere ai trans, visto che ormai tutti hanno tutto... Che si tratti di una provocazione, lo prova il fatto che – per renderla più derisoria e urticante – la centrale sodomitica ha scelto, per la sua sfilata, Palermo: forse si spera in qualche atto di insofferenza da mettere poi sul conto della «omofobia», onde accelerare le leggi repressive (repressive della normalità) che si accumulano, pronte al lancio, nelle Camere? La città di Palermo aveva veramente bisogno di uscire dall’arretratezza provinciale, dal proverbiale sottosviluppo, di scuotersi la fama di oscurantismo e di ignoranza: i suoi politici pensano la Sfilata dei Ricchioni, col suo tripudio di paillettes ed esibizionismi ributtanti, sia il più urgente e necessario passo per il riscatto, la prima entrata nella modernità progressista. Il sindaco Orlando è felice, e così il presidente regionale Crocetta (lui è ovvio). E ci sarà la Boldrini con la canoista ministra. Ciò che vi offrono è: un giorno da Ricchioni, ed altri cent’anni da pecora. Complimenti, panormiti. Dove tutto è cominciato Se ci si chiede chi ha concepito le parole d’ordine, in quale sede sono stati elaborati e poi lanciati «i nuovi diritti», sigle come «lgbt» , termini come «genere» a sostituire «sesso», ed espressioni come «femminicidio», si deve indicare la gran macchina dell’ONU, e i suoi sub-ingranaggi in gran parte invisibili alle opinioni pubbliche, quali la International Planned Parenthood Federation (IPPF, dedito alla diffusione della contraccezione) , lo UN Development Program (UNDP), che stila annualmente un Human Development Report, che classifica i progressi nei Paesi in base ai «nuovi diritti», lo United Nation Population Fund (UNFPA) e numerose organizzazioni non-governative (ONG) create ad hoc e che fanno da cinghia di trasmissione e insieme da altoparlanti della ideologia concepita nel Palazzo di Vetro. In questo senso, una pietra miliare è stata la Quarta Conferenza per la Donna tenutasi a Pechino nel 1995, con lo scopo di promuovere la «gender equality», l’uguaglianza dei generi, e «il diritto delle donne di decidere, come persone libere e responsabili, il numero di figli desiderati, l’intervallo tra due nascite, il momento della gravidanza, e che esse dispongano in proposito delle informazioni e dei mezzi necessari» – tradotto, la contraccezione e il diritto all’aborto. In contemporanea alla Women Conference di Pechino, l’UNESCO indiceva nello stesso 1995 una «Commissione Mondiale della Cultura e dello Sviluppo», presentato da Perez de Cuellar, il segretario generale in un rapporto, che al capitolo I ha come titolo «Vers une étique universelle». L’elaborazione della nuova etica universale già delineava i nuovi diritti, all’omosessualità, aborto, eutanasia, e alla soppressione del controllo parentale sui minori. Interessante sapere che a formulare tale nuova etica ha contribuito il cosiddetto teologo Hans Kung, che ha pubblicato tale suo contributo con il titolo «A new global ethic» un anno dopo. Cinque anni più tardi, a New York, si tiene a New York la quinta Conferenza dell’Onu sulla Donna – titolo «Gender Equity, development and Peace for the 21st Century», detta anche «Pechino più 5» perché doveva verificare l’avanzamento e l’espansione dei nuovi diritti nel mondo lanciati nel summit di Pechino: vi parteciparono, almeno secondo le vanterie dell’Onu, 200 ONG e ottomila rappresentanti di 180 Paesi. In quella sede sono state messe a punto le procedure per far accettare dagli stati i nuovi diritti umani onusiani. Si è lì stabilito che le differenze tra uomo e donna «non sono naturali, sono culturali» ; che ognuno ha diritto di scegliere il proprio sesso o di cambiarlo; che esistono modelli di famiglia multipli, e che la famiglia omosessuale ha il diritto di adottare. Lì si è deciso di promuovere la libertà sessuale (pardon, la «salute riproduttiva») dei minorenni, sottraendola al controllo dei genitori, con la proposta di accesso all’aborto o alla contraccezione discreta, fornita nelle scuole o in speciali dispensari per adolescenti all’insaputa dei parenti. Un tentativo di far condannare la prostituzione fallì, in quella sede, per l’opposizione di ONG che rappresentavano i «sex workers» americani, ossia i lavoratori sessuali dell’industria porno californiana (la vera Silycon Valley), e di varie organizzazioni radicali femministe promotrici di ogni «libera scelta». C’erano organizzazioni non-governative a rappresentare l’etica cattolica? C’erano i Catholics for Free Choice, che andarono a «Pechino più 5» a denunciare «il Vaticano che si oppone ai diritti della donna». Di queste ONG ce ne sono migliaia. Misteriosamente ben finanziate (da tipi come Soros e Rockefeller, quando non dai Dipartimenti di Stato, Foreign Offices e agenzie di spionaggio) e transnazionali, con infaticabili uffici stampa per la comunicazione continua, l’ONU finge di considerarle organizzazioni «di base» (grassroot), formate spontaneamente da cittadini qualunque del mondo. L’Onu finge di essere in ascolto di tali cittadini, e di farsi «ispirare» da loro nella promozione delle sue direttive sui «nuovi diritti». Un grandioso esempio di questa finzione sono i giganteschi lavori in corso per la costruzione di una «Carta dei diritti della Terra», che raduna tutti gli ecologismi immaginabili, e che si congiunge – come una manovra a tenaglia – alle Conferenze su donne, omosessuali e «salute riproduttiva». Poco prima del 2000, l’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) e l’UNESCO uniscono i loro sforzi per giungere alla già citata Carta della Terra. Lo fanno, dicono, su sollecitazione di varie ONG. Due di esse vengono scelte per stilare la bozza di questa costituzione ecologista: una si chiama Green Cross International ed è presieduta – guarda guarda – da Michail Gorbaciov (un modo di stipendiare questo utile strumento di un progetto onusiano fallito, l’integrazione dell’URSS nel governo mondiale). L’altra ONG si chiama Earth Council, ha sede in Costa Rica, ma il suo presidente è Gustave Speth, un luminare laureato a Yale (Skull and Bones?), e docente universitario in Vermont, che poi sarà amministratore dell’UNDP, ossia nella seconda motrice del malthusianesimo dopo l’IFPP. Gorbaciov, al termine della riunione all’UNESCO nel 2000, auspicò che la Carta della Terra diventasse «il decalogo della nuova etica globale». Di che si tratta? Dell’abolizione di ogni antropocentrismo: l’Uomo, nella Carta, diventa solo un elemento del sistema ecologico planetario (Gaia), non più titolare di diritti di qualunque panda. Tra i «princìpi» che devono, secondo la bozza, essere scolpiti nella Carta, si legge: «Riconoscere che tutti gli esseri viventi sono interdipendenti e che ogni forma di vita è preziosa, a prescindere dalla sua utilità per gli esseri umani» Secondo principio: «Assicurare l’accesso universale all’assistenza sanitaria che tuteli la salute riproduttiva e la riproduzione responsabile...» e abbiamo già visto che «salute riproduttiva», nel gergo orwelliano- onusiano, significa aborto e contraccezione e limitazione delle nascite («riproduzione responsabile»): di fatto, «ogni forma di vita è preziosa», zanzare e coccodrilli compresi, tranne la forma di vita umana. Nel marzo del 2000, la Commissisone dei Diritti Umani dell’Onu, con sede a Ginevra, ha emanato una «Dichiarazione sul diritto e la responsabilità di individui, gruppi e organismi sociali per promuovere e difendere i diritti umani universalmente riconosciuti e le libertà fondamentali»: come capite, è da qui che Boldrini, Idem Kyenge – e tutti i governanti europei, che si precipitano ad approvare le nozze gay – prendono i loro ordini. Noi ci limitiamo ad avvertire che la suddetta Dichiarazione è un documento «aperto» a suggerimenti: chi ha nuovi diritti da esigere, si faccia avanti. S’è fatta avanti una associazione di base benemerita, chiamata North American Man/Boy Love Association (NAMBLA), ossia «Associazione per l’amore fra adulti e ragazzi», che pretende la protezione pubblica per i rapporti sessuali pedofili con bambini «consenzienti». Ignoro se la NAMBLA abbia già lo status di ONG riconosciuta; so che l’ha chiesto. Non c’è dubbio che saranno accontentati; e già il «diritto» delle coppie finocchie ad adottare orfanelli è un passo avanti nella conquista del nuovissimo diritto ai pervertiti. Del resto Kofi Annan, durante il Millennium Forum del maggio 2000, s’è rivolto alle ONG istruendole così: «Voi potete, esercitando pressioni sui governi affinché sottoscrivano e ratifichino i trattati e le convenzioni internazionali, proseguire nello slancio delle campagne mondiali che avete già felicemente condotto in favore dell’istituzione di regimi giuridici. Una volta ratificati, potete contribuire a far applicare quei trattati e convenzioni. Dalla fondazione dell’ONU sono state adottate più di 500 convenzioni: insieme, costituiscono un ampio quadro giuridico che pone le basi di un mondo migliore (...). Mi aspetto da voi che facciate ciò che sapete così bene fare: spingere i governi all’azione, pretendendo che la ragion di Stato ceda il passo alle aspirazioni dei popoli». Fra gli scopi strategici, come si vede, c’è sempre – unito ai nuovi diritti – quello della demolizione degli Stati nazionali e la loro sovranità. In questo senso, ha detto Annan nel discorso sopra citato, «la rivoluzione delle ONG è uno dei risultati più felici della globalizzazione». Non si può essere più chiari di così. Boldrini & Farabutti Politici eseguono queste direttive. E voi, popoli, siete esauditi nelle vostre aspirazioni. Dovete essere contenti, e denunciare gli omofobi tra voi.
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