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Le sinistre condensazioni del catalizzatore Renzi
Ferruccio Benevieri
01 Marzo 2014
In un articolo a firma di Ariel David, il quotidiano israeliano Haaretz saluta Renzi come il Primo Ministro più giovane di sempre in Italia. Inoltre potrebbe essere uno fra i più filo-israeliani. L’ambizioso leader del centro sinistra, si legge, potrebbe infatti portare Roma, che è già uno alleato chiave di Israele in seno all’Europa, ancora più vicina allo Stato ebraico. Il motivo di tanto giubilo risiederebbe in alcune dichiarazioni fatte dall’ex sindaco di Firenze che ha indicato il regime di Teheran come la maggiore fonte di disordine nel Medio Oriente, augurandosi che l’Europa farà di più in futuro per sostenere i movimenti per la democrazia in Iran. Renzi, infatti, vede l’Iran come il principale problema dell’area. Nel 2012 dichiarò «se non risolviamo questo conflitto, non saremo in grado di risolvere quello israelo-palestinese», per poi lamentarsi del fatto che l’Europa non dava ascolto al grido di dolore di quanti contestavano l’elezione di Ahmadinejad. Ma non è tutto. L’amicizia di Renzi per Israele viene rinnovata in un’altra importante occasione. Quando da alcuni Paesi fu fatta richiesta affinché la Palestina diventasse membro dell’ONU, Renzi, in qualità sindaco di Firenze (una città che non conta nemmeno mezzo milione di abitanti), sollevò dubbi a riguardo e criticò la decisione dell’Italia di seguire altri Paesi europei nella votazione a favore. Ovviamente Renzi non s’è fatto mancare la più classica delle dichiarazioni a favore di Israele: «Israele è un Paese circondato da altri che vogliono la sua distruzione, a partire dall’Iran». E qui non perde occasione per sferrare l’ennesima critica ad alcuni colleghi della sua area politica, rei di non essere abbastanza filo-israeliani: «troppo spesso c’è stato un atteggiamento della sinistra anti-israeliano inconcepibile ed insopportabile. Israele è un Paese che è circondato da realtà che vogliono la sua distruzione, a partire dall’Iran». Forse per questo, Bersani una volta ha sbottato: «su Israele e Palestina Renzi dice cose che neanche tutte le destre messe insieme». (Bersani: “Su Israele Renzi è più a destra di tutti”) In occasione delle primarie del 2013, Renzi avrebbe guadagnato il sostegno della comunità ebraica italiana. La questione tuttavia è fumosa perché se da una parte Riccardo Pacifici, il presidente della comunità ebraica di Roma, ha negato di aver dato indicazione di voto, dall’altra, come riporta anche l’articolo di Haaretz, una catena di sms e un tam tam sui social network ci sono stati eccome a favore di Matteo Renzi. D’altronde, la natura di questi sms, diffusi come in un modello virale, è tale da non lasciar dubbi sulle intenzioni ed interessi di chi li ha scritti. (Primarie centrosinistra, appelli sul web ed sms tra gli ebrei romani: "Fatelo per Israele, votate Renzi") «Dopo le ultime affermazioni di Bersani su Israele, dopo il riconoscimento della Palestina come osservatore all’Onu e dopo i recenti conflitti con Hamas, pensi che ad Israele serva perdere un alleato prezioso come è stata sempre l’Italia?» recita un messaggio. Mentre un altro: «domenica si vota. Bersani al momento è in vantaggio. Fai la tua parte, impedisci che vinca. Vai a votare. Se non lo fai per l’Italia fallo per Israele». Per l’autore o gli autori di questi messaggi, è chiaro: Renzi rappresenta una garanzia, non tanto per l’Italia quanto per Israele. In realtà, com’era spaccata la sinistra in quei giorni, era spaccata anche l’opinione all’interno della comunità ebraica. Gad Lener avvertì: «I leaders dell’ebraismo italiano non facciano giochetti ridicoli come il voto anti-Bersani contro la scelta del Governo», appello sottoscritto da varie personalità, tra le quali Tobia Zevi, presidente dell’Associazione di cultura ebraica Hans Jonas. Gad Lerner si è ricreduto ed il cambio d’opinione su Renzi è stato un salto mortale: «Ero convinto che Matteo Renzi fosse un formidabile fenomeno mediatico, invece mi sbagliavo è un capo che ha bruciato le tappe ed ha formato un Governo di larghe intese, quelle che aveva detto di voler superare. Tutti guardano a come lui comanderà il nuovo che avanza. L’importante è riconoscere che abbiamo vissuto un passaggio storico: dopo gli anni opachi dei tecnici stiamo passando dall’Italia di Berlusconi all’Italia di Renzi». Queste sono le dichiarazioni di Gad Lerner ospite da Fabio Fazio il 23 febbraio. Ed il giorno dopo scrive: «…è furbo e tracotante insieme; però Renzi dominerà la politica». Gad Lerner sveste i panni del supporter ufficiale della vecchia classe dirigente del PD ed indossa quelli del profeta. Vede la storia: «Renzi non sarà un premier qualunque, il suo nome sarà associato a quello di un epoca». Gad Lerner ci è arrivato o ci è voluto arrivare solo ora mentre altre persone avevano già scommesso da tempo su Renzi.
Marco Carrai
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Marco Carrai è uno di questi. Negli anni in cui Renzi è presidente della Provincia di Firenze, Carrai è capo della segreteria e consigliere della Florence Multimedia. Florence Multimedia è la società di comunicazione che avrebbe contribuito a creare l’immagine di Renzi (secondo la Corte dei Conti anche a spese dei contribuenti fiorentini). È stato poi responsabile della campagna elettorale, fondatore del think tank del renzismo, la «Fondazione Big Bang» e consigliere comunale. Marco è legatissimo a Matteo: da ragazzo ha passato ben otto anni su un letto di ospedale e l’amicizia che gli ha dimostrato Renzi in quel brutto periodo gli ha «salvato la vita». Con Renzi sindaco di Firenze, Marco Carrai viene nominato, dal comune, Consigliere dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze. Un socio ricorda che «quando venne la prima volta all’assemblea dei soci dell’Ente Cassa di Risparmio, Carrai si presentò dicendo che Renzi era come un fratello per lui». E fra fratelli i favori non finiscono mai: Carrai diventa anche Amministratore delegato di «Firenze Parcheggi» e Presidente di «Aeroporto di Firenze Spa». Sarà poi membro del Cda della Banca di Credito Cooperativo di Impruneta e della Banca di Credito Cooperativo del Chianti fiorentino. Marco Carrai non ricopre però solo cariche pubbliche, è anche imprenditore. Davanti al notaio Filippo Russo e con un capitale di 10 mila euro fonda a Firenze la Cambridge Management Consulting (Cmc), di cui era socio e Amministratore unico. La newco poco dopo vara un aumento di capitale fino a 70 mila euro ed ecco il debutto di nuovi azionisti fra cui FB Group (con 10 mila euro), il consulente aziendale Renato Attanasio Sica (con 30 mila euro), Giampaolo Moscati e la società israeliana Jonathan Pacifici & Partner (ciascuno con 10 mila euro). La FB Ggroup appartiene a Franco Bernabè. Il figlio di Franco Bernabè, Marco Norberto Bernabè, è lui stesso accanto a Marco Carrai in alcune società. L’amicone di Renzi infatti è socio di «Wadi Ventures Management Company Sarl», società registrata in Lussemburgo, comproprietaria di «Wadi Ventures Sca». Nella Wadi Ventures chi ci troviamo? Marco Norberto Bernabè appunto, come general partner ed investor, Jonathan Pacifici come general partner e Reuven Ulmansky, un veterano della unità 8200, il reparto tecnologico di spionaggio della Israeli Defense Force ovvero l’esercito israeliano. (Wadi ventures)
Jonathan Pacifici
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Jonathan Pacifici è un imprenditore nato a Roma ma trasferitosi in Israele e scrive anche articoli (su torah.it e kolot.it) a carattere religioso, in uno di questi («l’ebraico non è un optional del nostro essere ebrei») ricorda la sacralità della lingua ebraica e l’importanza di saperla parlare. Lo dice in italiano su un sito internet da lui aperto, sito che è pubblicato a Gerusalemme ma col dominio italiano, lui che è nato in Italia ma tornato in Israele per affari, affari che come abbiamo visto sono anche in Italia. Ohibò! Marco Norberto Bernabè e Jonathan Pacifici sono anche presenti nella YourFuture, una srl fondata sempre da Marco Carrai e di cui Carrai è stato Amministratore delegato fino a gennaio di quest’anno. Nella YourFuture compare riappare la FB Group (di Bernabè padre) e ci troviamo anche tale Roberto Hassan. Roberto Hassan è nientemeno che il coordinatore per l’Italia e l’Europa della ISGAP (Institute for the Study of Global Antisemitism and Policy). Per queste e forse anche per altre ragioni l’ultimo cassiere dei DS, Ugo Sposetti disse: «Dietro i finanziamenti milionari a Renzi c’è Israele e la destra americana». E Massimo D’Alema ha visto in Renzi l’espressione di «quei poteri forti che vogliono liquidare la sinistra». Ma questi giudizi potrebbero essere l’espressione del mal di pancia di una classe dirigente prossima a un pensionamento forzato. Ma che Renzi abbia dietro a sé «poteri forti» a dirlo è anche il New York Post che intravede la lobby israeliana ed il partito repubblicano.
Davide Serra
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E poi chi troviamo accanto a Renzi? C’è Davide Serra che, come molti già sanno, entra nel 2001 alla Morgan Stanley per una carriera fulminante: in cinque anni diventa direttore generale e coordinatore della ricerca globale sulla finanza. Poi nel 2006 apre la società di gestione del risparmio Algebris, di cui è amministratore delegato. Serra è protagonista della più grande scalata ostile a una banca, la ABN AMRO, scalata che si concluse con le dimissioni dell’amministratore delegato Rijkman Groenink e con un’OPA lanciata dal consorzio Royal Bank of Scotland, Fortis, Banco Santander Central Hispano. Davide Serra è un finanziere molto capace, abita a Londra dal 1995 ma dalla City riesce a conoscere Renzi e crede in lui. Per quello che è ancora il sindaco di una piccola città, Serra organizza una cena di raccolta fondi a Milano in occasione delle primarie del centrosinistra del 2012. Bersani punta il dito contro Renzi ricordando agli elettori quanto sia impropria la confidenza di un politico di sinistra con i finanzieri. E già che c’è Bersani attacca proprio Davide Serra (chiamandolo «bandito delle Cayman»). È l’ottobre 2012, da quel momento da parte di molti attori politici (fra tutti lo stesso Bersani e Vendola), si fa sempre più pressante la richiesta di trasparenza sui finanziamenti alla Leopolda. A marzo 2013, Renzi non ha ancora fornito risposte al riguardo. Solo ad aprile pubblica i nomi dei finanziatori: evidentemente per mettere quella lista in bella copia sono stati necessari dei mesi. Nel frattempo il giocattolino si era un po’ rotto, la vecchia dirigenza aveva avuto la meglio e Serra si allontana il giusto. Infatti consuma un breve tradimento con Monti, tradimento forse mai troppo sentito e di sicuro provvidenziale perché questo «cheek to cheek» di Renzi con i finanzieri aveva intaccato troppo l’alone di genuinità del sindaco di Firenze. Poi, dopo due governi tecnici impopolari, Davide Serra si riaffianca a Matteo per le altre primarie, quelle giuste, quelle che lo portano a Roma. Anche De Benedetti, con i suoi strumenti di «distrazione di massa» appoggia sempre più Renzi. Nel 2013 «la Repubblica delle idee» viene ospitata proprio a Firenze: un segno. Nel frattempo avviene l’endorsement di importanti quotidiani e periodici stranieri. Fra questi troviamo il New York Times, il Financial Times ed il Time che definisce Renzi «l’Obama italiano». Sarebbe un complimento? Renzi in qualità di sindaco di Firenze ha fatto molti viaggi all’estero e ha stretto la mano a Obama ed alla Merkel. Quando viene nominato premier, Barroso dichiara di aver già incontrato Renzi in varie occasioni e di averne ricevuto una buona impressione. Quindi Renzi, ancora prima di diventare segretario del proprio partito, quando era solo sindaco di Firenze è stato ricevuto da queste ed altre personalità risultando a tutti molto simpatico ed ispirando grande fiducia. Un po’ inspiegabilmente, così come sembrano inspiegabili gli osanna della stampa estera. È stato proprio un sindaco fuori dal comune, in tutti i sensi, è la bella battuta d’un gesuita che conosco! I renziani son sempre più numerosi. Fra questi c’è Yoram Gutgeld, un israeliano naturalizzato italiano. Nato a Tel Aviv nel 1959, Gutgeld è stato prima senior partner e poi direttore della «McKinsey & Company», una multinazionale di consulenza di direzione. Nel 2013 diventa deputato del PD, giusto in tempo per assumere il ruolo di consigliere di Renzi in materia economica (Yoram Gutgeld, consigliere economico di Matteo Renzi: "Se fossi ministro, privatizzazioni subito e tagli alle pensioni" ). Quanti giornali, persone, società hanno sostenuto il passo di Renzi nella sua scalata verso la poltrona di Primo Ministro! Un sostegno dall’alto ed anche da fuori l’Italia, non certo dal basso, dal popolo di questo Paese. Infatti elezioni non ce ne sono state, a parte la farsa delle primarie con due sconosciuti. Se si volessero considerare le primarie del PD come elezioni nazionali, Renzi sarebbe stato scelto da 2 milioni di persone, ovvero il 4,2% degli italiani aventi diritto al voto. Il suo partito, il partito dei «renziani», se andasse alle elezioni da solo, in questo modo non si avvicinerebbe nemmeno a quella soglia dell’8% previsto dall’Italicum. Ma non è un problema che Renzi si pone: è stato nominato premier da Napolitano. Però dopo aver sostenuto più volte che lui, fosse mai salito al colle, l’avrebbe fatto solo in seguito a delle regolari elezioni. Invece ha accettato l’investitura spacciando queste primarie per consenso popolare. Il giovane premier oggi dice una cosa e domani ne fa un’altra. A questo eravamo già abituati, dalla classe politica in generale ed in particolare da Berlusconi da cui Renzi sembra aver imparato molto. L’ha capito infine anche Gad Lerner, secondo il quale Renzi è «furbo e tracotante insieme» ma che «dominerà la politica» perché dopo l’Italia di Berlusconi siamo passati all’Italia di Renzi. Già... «l’Italia di» è un’espressione azzeccata. L’Italia è sempre di qualcuno mai di sé stessa. Ferruccio Benevieri
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Primarie centrosinistra, appelli sul web ed sms tra gli ebrei romani: "Fatelo per Israele, votate Renzi"
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