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Padre Pio, le verità nascoste
Lorenzo de Vita
16 Giugno 2016
È per me motivo di grande allegrezza dare alle stampe, e comunicare ai nostri lettori la prossima uscita di un lavoro serio ed importante su Padre Pio. Poter realizzare un tale progetto editoriale era da anni un mio vivo desiderio, che vedo oggi coronarsi dopo un lungo tempo di attesa e di ricerca. Il motivo di gioia e soddisfazione è anzi doppio. In primo luogo perché di libri “giornalistici” o di “cronaca” che narrano le gesta del santo campano se ne contano ormai a decine — alcuni belli ed edificanti, altri che rientrano nelle mere operazioni speculative e commerciali. Quello che oggi presentiamo appartiene senza dubbio alcuno alla categoria dei testi belli ed edificanti. Don Gabriele Amorth – che insieme a don Curzio Nitoglia introduce questo libro – scrive difatti: “La lettura di queste pagine stupisce ed arricchisce, per quello che c’è di mai detto e per quello che promettono per il futuro”. Inoltre (e questo è il secondo motivo di gioia per me), l’autore di questo libro non è un opinionista tra i tanti; non è un giornalista, od un “esperto” di cose di santi, ma a tutto diritto può vantare di essere uno degli ultimi figli in spirito di Padre Pio ancora in vita, chiamato dal santo alla figliolanza durante gli anni ’60. Affidando a noi la stampa di questo suo scritto, l’autore ha operato una scelta di umiltà e nascondimento: «Chi avrà in mano questo libro – scrive l’autore nel frontespizio dell’opera – sappia che “Gedeone La Spada” è lo “pseudonymum”, l’alter ego di uno degli ultimi testimoni di Padre Pio. Uno degli ultimi figli spirituali viventi, accettati e benedetti personalmente dal santo cappuccino». L’autore, scegliendo l’anonimato, ha voluto accentrare tutta la nostra attenzione su San Pio e lui soltanto, rimanendo nascosto, da parte. Quando da bambino, ad appena sei anni, incontrò per la prima volta P. Pio, si sentì preannunziare: “Ritornerai e porterai con te tanti altri giovani”. Più tardi P. Pio lo accettò come figlio spirituale: “Sì, ora lo puoi”. E così ha fondato un Gruppo di preghiera con giovani di nazionalità diverse. Il Padre benedicendoli li chiamava bonariamente “fracassoni”. Ognuno di quei giovani ha trasmesso la Fede ai suoi figli, perché la vivano e la diffondano intorno a loro. Tale diffusione può oggi continuare ad avvenire in molti modi, sia attraverso l’esempio, sia attraverso varie forme di apostolato. In uno dei tanti dialoghi riportati nel libro, di cui l’autore fu diretto destinatario o prossimo uditore, Padre Pio soleva consigliare: “mi raccomando la buona lettura. Mi fa raccapriccio il danno che reca la privazione di libri buoni”. È questo il motivo per cui EFFEDIEFFE prosegue da quasi 30 anni nella sua opera editoriale con il vivo desiderio di far giungere ai suoi lettori qualcosa di realmente “trasformante”. Oggi raggiungiamo pienamente questo traguardo realizzando un’opera editoriale che chiamerà urgentemente il lettore alla preghiera, al ritorno alla sana pratica dell’imitazione, e, invitandolo a meditare sui Novissimi (pratica che ormai il popolo di Dio ha dimenticato) e sulle conseguenze eterne delle nostre azioni, farà sorgere immediato un sentimento ardente di operare il bene, in un cammino di conversione continua. Trattando con tanta familiarità di Padre Pio, mistico per eccellenza, non poteva dunque che essere un testo dal forte carattere soprannaturale. Attraverso le sue pagine saremo trasportati nelle pieghe della battaglia sacerdotale condotta da San Pio per 50 anni; una battaglia combattuta contro le tenebre del peccato e dell’errore per amore dei suoi figli. Padre Pio, perfetto imitatore, come Cristo ebbe un unico scopo durante la sua esistenza: “vivere morendo”, per donare la vita a chi era morto nello spirito. Ma per riuscire a descrivere e trasmettere la reale portata apocalittica della missione del frate con le stigmate, unico sacerdote stigmatizzato della storia del Cristianesimo, è necessario il sentimento d’amore filiale caratteristico del discepolo, di uno di coloro che, per provvidenza, ne hanno vissuto e vivono tutt’oggi con trepidazione la vicinanza spirituale. Il risultato voluto dall’autore è quello di non affastellare elenchi di miracoli, ma di riuscire a far risaltare, trasmettendocela, l’assoluta coincidenza dell’uomo-martire con Dio, nell’imitazione pressoché perfetta che l’anima di padre Pio – un cielo tersissimo in cui gli angeli si riflettevano, stupendosi – manifestò con Nostro Signore. Due tratti peculiari di San Pio emergono da questa amorevole descrizione del suo figlio: lo spirito di sacrificio assoluto, che, secondo L’Imitazione di Cristo, l’innamorato deve sempre dimostrare, e di cui già padre Pio biasimava la mancanza nei cristiani moderni (asserì davanti all’attore Carlo Campanini: “Vedi, figlio mio, quasi tutti vengono a chiedere che venga tolta loro la croce, invece di chiedere aiuto per portarla”) e la conseguenza diretta di tale sacrificio, ovvero il dono di sé ai fratelli d’esilio fino alla consumazione, che in Padre Pio, per quanto la natura creata può realizzare, fu al grado più sommo che mai uomo macchiato dal peccato d’origine abbia potuto sperimentare. Il dono totalizzante si palesa nella risposta che il santo frate diede ad un fedele, come racconta l’autore: “Padre, voi siete tutto per tutti!”, disse questo. “Non tutto per tutti, ma tutto per ciascuno”. Questa asserzione è l’emblema, il sigillo più sublime di tutta la sua vita, perché l’amore vissuto da San Pio è l’amore che Dio stesso nutre per gli uomini. Quell’essere “tutto per ciascuno” è propriamente il sentimento specifico di un Padre fonte di vita, quel medesimo sentimento che fa dire al Figlio durante l’ultima sua cena: “Chiunque mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà, e verremo da lui, e faremo dimora presso di lui” (Giov. XIV, 23). La vulgata di questo passo utilizza il termine mansionem per indicare la dimora, il soggiorno che Dio – Padre e Figlio – desidera ardentemente prendere nell’anima nostra, in maniera unica e speciale. Questa “cella”, quasi fosse quella di un monastero, Dio l’ha predestinata per ognuno di noi (il greco di per tutti è difatti ὑπὲρ παντός = per ognuno singolarmente), secondo quel proposito eterno che ebbe di usare misericordia a ciascuno trovando spazio nel suo immenso cuore, ovvero nel cuore dell’unigenito morto per la moltitudine degli uomini (e non solo per gli eletti come sosteneva Giansenio), riscattandoci singolarmente, uno ad uno. San Paolo non ci chiama forse domus di Dio (Ebrei, III), e tempio dello Spirito Santo (I Corinti, IV)? Una dimora personalissima viene dunque a realizzarsi tra la creatura ed il creatore; quel tutto per ciascuno che fu il monito dell’intera vita del frate stigmatizzato. L’uomo si allontana unicamente per sua colpa da questa eterna vocazione, poiché Dio, con volontà antecedente vuole sinceramente che tutti si salvino, e a tal fine ha disposto che Gesù morisse per tutti, nessuno eccettuato; ma al tempo stesso, permettendo che alcuni, di loro libera volontà, cadano in peccato senza più risorgere, con volontà conseguente esclude dalla salute alcuni uomini solo dopo averne preveduto i demeriti (al contrario di quanto sosteneva Calvino, ovvero che Dio, prima di ogni previsione di demerito, aveva già predestinato alcuni alla dannazione). Con la stessa volontà dunque Dio vuole che siano salvi solo coloro che la sua grazia rende perseveranti sino alla fine. Padre Pio, ricalcando il carattere e la forza dei grandi profeti dell’antico testamento (anzi, di molto superiore, come è superiore Cristo rispetto alle figure del passato), fu mandato a ricordarci questa chiamata alla santità, che Dio ci ha garantito, ci ha promesso, ed ha già per ciascuno di noi realizzato attraverso le sofferenze di Cristo. La pienezza di questa verità risiede nelle parole che Padre Pio riferisce al suo direttore spirituale nel 1913, raccontando una visione drammatica in cui Gesù gli disse: “Figlio mio, non credere che la mia agonia sia stata di tre ore. No. Io sarò, per cagione delle anime da me più beneficate, in agonia sino alla fine del mondo”. Come ricorda l’autore, Padre Pio spiegava difatti ai figli spirituali: “Le anime si riscattano a caro prezzo. Voi non sapete quanto costarono a Gesù. È sempre con la stessa moneta che le si paga”. Padre Pio – come si legge nella Lettera ai Colossesi – partecipò in maniera pressoché perfetta a questo riscatto cruento, e diede compimento a quel che rimane da compiere dei patimenti di Gesù, ovvero quel che manca ancora a Cristo di soffrire non già nel suo corpo fisico e reale (la cui Passione ha già conseguito meriti perfetti ed infiniti), ma nelle sue membra mistiche, finché non sarà raggiunta la misura fissata dal Padre (S. Tommaso, h. 1.). Di queste membra fanno parte tutti i figli di Dio, e specialmente i santi. La missione di San Pio dunque, se per carattere ricalca la forza e la purezza dei santi profeti dell’Antico Testamento, per vocazione spirituale è paragonabile a quella del grande San Paolo. Come narra la lettera ai Galati (IV, 19), San Paolo ha molto sofferto quando convertì i figliuolini alla fede e li generò a nuova vita; ma dovette nuovamente sopportare incessanti dolori quando, sedotti dai falsi apostoli, questi avevano continuamente bisogno che fosse formato in loro Cristo, non già per un nuovo Battesimo (Tit. III, 5), ma per il ritorno all’antica fede e all’antico fervore. Quando si convertirono essi presero in certo modo la forma di Cristo, a cui per il Battesimo vennero incorporati, ma questa forma, offuscata dai falsi apostoli, dai giudei e dai nemici dello Spirito, doveva essere costantemente rinnovata per mezzo di nuovi dolori da parte dell’apostolo (Rom. XIII, 14). San Pio soffrì tutta la vita per le medesime ragioni, e per questo motivo numerose volte asserì: “non ho un minuto libero…” per guadagnare e riguadagnare i figli spirituali a Cristo. Sospeso tra mondo naturale e soprannaturale, Padre Pio ha liberato migliaia di anime dai lacci di satana, pagandone le colpe con le sue sofferenze, per meritare loro uno stato di innocenza riacquistata e, dopo questa vita, quella seconda ed eterna, mostrandoci al tempo stesso il vero volto del sacerdozio cattolico e come dovrebbe essere ed operare un perfetto modello di Cristo in un tempo di tenebra e di apostasia quale è il nostro. Finalmente, attraverso il libro che oggi presentiamo, si possono risolvere due interrogativi inquietanti sulla vita del padre (da cui il titolo del libro: Padre Pio, le verità nascoste), la cui spiegazione è fonte di meraviglia per il nostro secolo senza fede e poteva essere realizzata solamente da qualcuno che San Pio lo ha conosciuto ed amato mentre era ancora in vita, vedendosi ricambiato in un tale affetto: 1) in qual modo Gesù glorifica Padre Pio; 2) quale il preciso significato delle misteriose e confortanti parole-testamento, che Padre Pio, poche ore prima di morire, affidò in confessione al suo figlio spirituale Giovanni Bardazzi, il 22 settembre 1968: “Dopo morto sarò più vivo di prima”. Per comprendere la “missione grandissima” a lui affidata rimandiamo al libro ed alla narrazione costruita dall’autore. Basti qui accennare che questa missione è intimamente connessa ai “tempi ultimi”, poiché il compito affidato a San Pio non si è esaurito con la sua morte fisica (da qui il satanico nascondimento dei miracoli operati da Dio sul suo corpo) ma si protrarrà fino alla consumazione dei secoli. È da intendersi in tal senso il testamento spirituale del santo di Pietrelcina, che disse: “Quando il Signore mi chiamerà gli dirò: Mi fermo alle porte del paradiso e non vi entro, fino a quando non sarà entrato l’ultimo dei miei figli spirituali”. Entrerà quindi alla fine dei tempi e nessuno dei suoi figli spirituali si perderà. Per questo motivo l’autore parla diffusamente di un “tremendo monito per l’immediato futuro” lasciatoci da Padre Pio. Non a caso la missione terrena del frate campano è iniziata proprio dove è finita la manifestazione visibile della Vergine a Fatima. Tra il termine delle apparizioni del 1917 e l’arrivo di Padre Pio sul Gargano nel 1918, insieme alle sue stigmate visibili, non esiste soluzione di continuità; quel carattere profetico ed apocalittico si è riversato in testimonianza cinquantennale nella vita del religioso stigmatizzato, facendoci guardare con tremore (ma anche speranza) alla scadenza che oramai si approssima di questi due grandi anniversari (1917-2017 / 1918-2018). Come vediamo, Padre Pio ci è stato dato per contrastare il piano malefico nel periodo finale del suo massimo scatenamento. Per questo fanno tremare le parole riferite ai tempi che viviamo, da San Pio comunicate ad un parente dell’autore ed in sua presenza: “Prego il Signore che non mi faccia assistere a quanto dovrà succedere. Non vorrei essere nei figli dei vostri figli!”. Quest’umile e malaticcio frate cappuccino – scrive l’autore –, rinchiuso in un eremo sperduto in un borgo quasi sconosciuto del Gargano, con la sua lunga testimonianza di sangue riaccende la fede nel sacrificio eucaristico. Con i prodigi operati, conferma che Gesù di Nazareth è il figlio di Dio e nostro Redentore; che “la vita è una lotta dalla quale non possiamo ritirarci, ma dobbiamo trionfarvi” mediante i sacramenti; che la santa Messa è la rinnovazione del sacrificio del calvario e l’Eucarestia è Gesù con noi in corpo, sangue, anima e divinità; che esistono Inferno, Purgatorio e Paradiso. Purtroppo, le meraviglie del Creatore per contrastare l’operato di satana, i prodigi connessi e promessi a questo frate unico nella storia del mondo, la sua stessa missione affidatagli da Dio sono tenuti nascosti e coperti. Come denuncia l’autore: “I fautori dell’errore non sono da ricercare tra i nemici dichiarati del santo di Pietrelcina, ma – ciò dà somma pena e timore – si nascondono nel seno stesso della Chiesa, tanto più pericolosi quanto meno sono in vista. Costoro, fingendo amore per il Padre ed i luoghi ove ha vissuto, si dedicano a riformarli, non risparmiando nemmeno la persona stessa del santo, la cui contemporaneità sacrificata velano, rendono lontana, rimpiccioliscono, quasi fosse un oggetto da reliquiario, sicché l’immagine che se ne ha non ricorda neanche lontanamente il martire cappuccino del XX secolo”. Mentire dunque, per negare le meraviglie del Padre. Quindi si nasconda il prodigio del corpo incorrotto di Padre Pio, rimasto tale dopo la sua morte, coprendolo oggi, durante l’ostensione, con maschera e cappuccio aderente, abiti, calze e sandali quasi chiusi. D’altronde, da più di un secolo si tacciono i messaggi di portata apocalittica — il messaggio di Fatima, o quello dato dalla S. Vergine ai bimbi veggenti Massimino e Melania nel borgo di La Salette. Apparizioni coperte con la spessa coltre del silenzio e della dimenticanza, perché le parole provenienti indiscutibilmente dal cielo turbano la quiete dei credenti, il sonno degli apostoli, svelano il tradimento dei tanti Giuda. «Anche il santuario di Padre Pio – continua l’autore – è l’opera emblematica dell’apostasia che stiamo vivendo, ispirata dalla cosiddetta “Teologia neoterica dell’Eucarestia”. (…) Siamo alla “desostanziazione” dell’Eucarestia. Ecco “l’apostasia” e l’abominio della desolazione “nel tempio Santo di Dio”, già annunziati da S. Giovanni nel libro dell’Apocalisse: i teologi avanzati sono i precursori della “bestia con due corna, simile ad un agnello” che vogliono distruggere il Cristo mistico, cioè la Chiesa». Oggi, come si cerca di nascondere i segreti del cuore di Padre Pio (che è il cuore stesso di Cristo come spiegherà questo libro) in maniera risolutiva ed inappellabile si nascondono le meraviglie, l’orgoglio, le pressanti richieste della nostra fede cattolica: se ne nasconde l’origine divina, per ridurla a livello delle altre del mondo. Oggi più che mai è in atto il tentativo di nascondere la natura divina di Cristo Gesù, per ridurlo ad una persona di grande esperienza religiosa: un Cristo solamente umano, che non è grande per la sua divinità, ma è grande solo secondo le convenienze del mondo. Contrapponendosi a queste “modernità” – spiega l’autore – Padre Pio aveva una visione precisa dell’ecumenismo: accoglieva tutti – fedeli di altre religioni ed atei – ma a tutti diceva con chiarezza: “…Figlio, ricorda che l’unico salvatore è Gesù Cristo, il figlio di Dio, via, verità e vita. Il cristianesimo è sempre lo stesso, non ha bisogno di aggiustamenti”. Tocca a noi l’impegno di vivere e diffondere l’ultimo straordinario messaggio di Padre Pio. A noi l’onore di svelare le meraviglie di Dio nel nostro tempo. Senza incertezze, né tentennamenti, “a petto scoperto”, sicuri che “il Datore di ogni bene ce ne darà la forza”. Facciamolo – lo domando ai cari lettori – anche attraverso la diffusione di quest’opera, che, come ben vedrete, trasuda di amore e di passione per questo straordinario santo e per tale motivo è stata curata in tanti dettagli, anche nel suo aspetto estetico, essendo un libro grande nel formato e provvisto di tante belle immagini (anche inedite) del santo stigmatizzato. P. Pio ci ricompenserà “a mille doppi” per aver fatto conoscere le meraviglie a lui promesse. Lorenzo de Vita
20,00 euro
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– EFFEDIEFFE.com |
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