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Gli eurocrati si danno l’aumento (se lo meritano)
30 Novembre 2010
Mentre milioni di europei perdono i salari per disoccupazione. Mentre l’intera forza-lavoro tedesca, per essere più competitiva, ha accettato congelamenti o tagli di paghe. Mentre Irlanda, Inghilterra, Spagna e Portogallo varano riduzioni del personale pubblico e riduzioni ai loro stipendi. Mentre la Commissione Europea e la Banca Centrale Europea mettono a dieta stretta gli Stati, imponendo piani di austerità che porteranno ad un arretramento storico dei livelli di vita delle popolazioni... che fanno i 45 mila eurocrati? Si aumentano gli stipendi già principeschi: del 3,7%.
Hanno anche fatto causa per strappare l’aumento (la chiamano rivalorizzazione, nella loro neo-lingua), perchè i governi europei hanno cercato di resistere, visto che i loro lavoratori nazionali dovevano subire tagli feroci. La Corte di Giustizia del Lussemburgo ha dato ragione ai funzionari (ovviamente: funzionari sono anche loro), con questo argomento: nelle norme europee è inserito un meccanismo, per cui le paghe dei dipendenti eurocratici sono automaticamente valorizzate ogni anno.
E’ uno dei tanti automatismi su cui vive la stessa Unione Europea, che è uno pseudo governo a-politico, dunque gestito da pilota automatico. Trattati che vengono poi inseriti nelle legislazioni nazionali per ratifica obbligatoria, e diventano cogenti, come «strumento di potere sugli uomini» (Ida Magli).
Il pedofilo Cohn-Bendit, degno parlamentare europeo
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La Banca Centrale è guidata da un automatismo, inserito nel trattato di Maastricht e ratificato con l’inserimento nelle ratifiche di ogni Paese europeo, per cui le è vietato comprare direttamente titoli di debito pubblico degli Stati-membri, così stampando moneta come sta facendo ad esempio la Federal Reserve (Quantitative Easing), e di fatto svalutando la moneta. E’ questo rifiuto-divieto di finanziare i debiti degli Stati in difficoltà a rendere inarrestabile la crisi e il contagio nonostante i miliardi versati (in realtà, ai banchieri): dopo la Grecia l’Irlanda, ora il Portogallo e il Belgio da poche ore in linea di mira, poi la Spagna, che sarà troppo grossa per essere salvata dal fondo europeo, e subito toccherà all’Italia, insalvabile per dimensioni e perchè i fondi sono finiti, e gli stessi tedeschi fanno ormai fatica a vendere i loro Bund.
Se la BCE facesse come la FED, violerebbe i trattati, che l’eurocrazia ha voluto scritti nel bronzo e – per maggior sicurezza – inseriti negli ordinamenti di ogni Stato, come vincolanti. Magari un giorno (troppo tardi) lo farà, ma invece di acquistare i Buoni del Tesoro degli Stati direttamente dagli Stati-membri, lo farà sul mercato secondario, ossia, comprando i BOT e simili dagli speculatori che se li sono accaparrati per lucrare gli insostenibili interessi degli Stati che hanno messo in crisi; facendo loro un ulteriore regalo.
Un altro automatismo, inserito nel Trattato di Lisbona, da qualche parte delle 300 pagine che nessuno ha letto, recita: «Il commercio estero è totalmente libero»: il che significa che mettere dazi a protezione delle merci nazionali – una delle armi necessarie al governo dell’economia in tempi di crisi – è vietato per legge.
Adesso apprendiamo che tra i vari automatismi, gli oligarchi eurocratici hanno messo anche i loro aumenti di stipendio. Da 2.300 euro mensili per un fattorino, a 16 mila per un dirigente.
E non basta. La Commissione Europea sta storcendo le braccia dietro la schiena ai governi per strappare loro un aumento al proprio bilancio del 6%; i governi vorrebbero limitare l’aumento al solo 2,9%. Non sia mai.
La crisi è per gli Stati, che devono tagliare i loro bilanci, ma non per i multipli e i cloni di Padoa Schioppa a Bruxelles e in Lussemburgo. I sudditi dei vari Stati dovranno pagare ancora più tasse (oltre a quelle, più dure, che pagheranno per la crisi e i salvataggi bancari) per accontentare la Kommissione. (Bruxelles : la hausse de 3,7% des salaires actée)
Di fatto, l’affollata oligarchia europea si comporta esattamente come i grandi speculatori di Wall Street, oligarchia Goldman Sachs: si ritagliano fette crescenti di bonus e compensi scandalosi, senza alcuna relazione con la caduta della ricchezza reale, prodotta dagli attori produttivi. Guadagnano quando l’economia cresce, guadagnano quando crolla. Gli uni e gli altri sono padroni dell’universo.
E non devono temere le rivolte sociali, questo è il punto. Le proteste, i disordini di piazza dei cittadini tartassati, le arrampicate sui campanili dei privilegiati (ciò vale per l’Italia) che temono di perdere i loro grassi-che-colano, che infiammano Grecia, Irlanda, Portogallo e Italia, mettono in pericolo i governi eletti, mica gli eurocrati. Questi governi meritano il peggio, per il solo fatto di aver firmato quei trattati automatici, non averli sottoposti a referendum, ed aver così tradito i loro popoli, cedendo sovranità: ma proprio per questo, ora non possono far nulla per i loro popoli. Non possono svalutare, non possono mettere dazi, non possono ristrutturare il debito. Non possono far altro che aumentare le tasse, svendere gioielli nazionali e strategici, e imporre le austerità ordinate da Bruxelles (1).
E proprio per questo, le rivolte sociali sono insignificanti: si cacci pure Berlusconi, si voti Fini o Rutelli o Vendola, e poi li si cambi dopo averli provati. Rivoltatevi pure contro i politici, ma l’oligarchia europea resta, e non la possiamo cacciare fuori – se non altro perchè le masse non hanno coscienza che veri padroni, ormai, sono là. Anzi, gli eurocrati, in questa crisi, godono e sperano. Proprio Padoa Schioppa teorizzò, da alto funzionario BCE, che le grandi crisi asimmetriche che sarebbero state prodotte dalla moneta unica (le aveva previste, freddamente) avrebbero costretto i governi politici, o le ombre che ne restavano, ad andare a Bruxelles in ginocchio, e implorare gli oligarchi di prendere il comando. E’ il progetto definito fin dall’inizio della Comunità Europea da Jean Monnet, dalla banca Lazard e dalle logge.
Dominique Strauss-Kahn
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Dominique Strauss-Kahn, oggi capo del Fondo Monetario ma europeista a tutto tondo, ha ri-dichiarato nei giorni scorsi il progetto con chiarezza, una volta depurato il suo discorso dalla neolingua (l’Europa deve adottare «una strategia di crescita comune», «rompere le catene della crescita debole» e bla bla...). Come?
«Una visione europea comune» dovrebbe secondo lui «creare un’autorità di bilancio centralizzata, con l’indipendenza politica comparabile a quella della Banca Centrale Europea». Eccolo il progetto: un super-governo europeo, un superministero dell’economia e delle finanze che imporrà direttamente le proprie tasse ai sudditi, sopra la testa dei governi eletti (e contro cui protestiamo invano).
«Questa autorità», ha detto Strauss-Kahn, «stabilirà per ogni Paese la politica di bilancio e distribuirà le risorse a partire da un bilancio centrale».
Ossia: dateci tutti i vostri soldi, li governiamo noi. S’intende che questo governo non sarà politico – sarà indipendente come la Banca Centrale – dunque del tutto irresponsabile verso i cittadini. Non lo voteremo, e ci governerà. Probabilmente con molti automatismi, forse già nascosti nelle trecento pagine del Trattato di Lisbona, che nessuno ha avuto la forza di leggere – ed era proprio questo lo scopo. E volete che non si aumentino gli stipendi, costoro? Se lo sono meritato. Senza un potere legittimo formale, già costringono i governi ad obbedir loro – e alle banche e agli speculatori che vogliono salvare a nostre spese.
Per salvare la moneta unica, i governi hanno imposto all’Irlanda di accettare un aiuto che costa lacrime e sangue; e come ha notato Paul Krugman, l’Irlanda è piena di debiti non perchè i suoi politici hanno esagerato nella spesa pubblica (il debito è il 60% del PIL), ma perchè quello staterello s’è accollato i debiti delle sue banche private, e dei banchieri – spesso stranieri – che hanno fatto follie, con nessun altro scopo che il proprio privato profitto. E sono i contribuenti ad accollarsi i debiti dei miliardari: e le loro manifestazioni di piazza non serviranno a nulla, perchè il bersaglio – i politici – non è quello giusto. Adesso, i governi stanno chiedendo anche al Portogallo di accettare un salvataggio miliardario dal Fondo Europeo di crisi, per impedire che il contagio arrivi alla Spagna – troppo grossa da salvare – che sta per essere risucchiata nel vortice degli speculatori. In pratica, l’Europa esige dal Portogallo che sacrifichi se stesso per salvare la Spagna, e soprattutto l’euro. (Eurozone to Portugal: Sacrifice yourself to save Spain) E si noti: formalmente, sono i governi politici a chiedere ai portoghesi l’estermo sacrificio. Gli eurocrati non si sporcano le mani. Che nessuno osi ripudiare il debito, che nessuno esca dall’euro – è vietato dai trattati. Naturalmente, tutti questi sacrifici successivi – sacrifici umani sull’altare del Baal del nostro tempo – non porteranno a nessun raddrizzamento. La Commissione, l’eurocrazia, il Fondo Monetario non possono impedire il crollo dell’euro, perchè hanno disciplinato i cittadini, ma non i cosiddetti mercati finanziari. Questi – ossia gli speculatori – hanno sempre il gioco facile, in un mondo dove loro non rispettano le regole, ma gli stati devono rispettarle. Essenzialmente, chiedendo il denaro che serve loro ai mercati, pagando interessi crescenti, anzichè stamparselo.
Jim O’Neill
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Che gli sforzi europoidi non portino a nulla, lo ha detto in una intervista al Telegraph Jim O’Neill, che è il nuovo capo della Goldman Sachs per la gestione finanziaria. E’ un personaggio che dispone di 823 miliardi di dollari da investire in azioni, monete, debiti pubblici nel mondo. Il suo discorso ha una gelida razionalità: se si guarda ai fondamentali delle nazioni sviluppate europee – debito pubblico enrome, crescita economica sottozero, popolazione vecchia – «uno non ha voglia di prendere un solo titolo di questi Stati nemmeno con le pinze», visto che ci sono Paesi come Brasile, Cina e Corea che hanno attivi, crescono impetuosamente, e con popolazioni giovani. O’Neill fa il difficile, si rende prezioso: sa che fra pochi mesi questi Paesi invecchiati e senza crescita dovranno rifinanziare i loro debiti, e chiederli ai mercati, ossia ai tizi come lui; che vorranno interessi altissimi per degnarsi, mica sono al mondo per aiutare il prossimo. Magari interessi più alti di quelli che deve pagare l’Irlanda, che già ha superato il 7%. Figurarsi che solo la Spagna, a primavera, dovrà chiedere sul mercato 73 miliardi di euro.
«L’euro merita di pagare un premio di rischio», continua O Neill, «è sopravvalutato di almeno il 10% sul dollaro. Dovrebbe scendere ad 1,20 (oggi è sopra 1,30). Il punto è: come si può avere una unione monetaria di tanti Paesi così disparati, senza una unione fiscale? E’sempre più chiaro che non si può». Esattamente quel che pensano i Padoa Schioppa e gli altri eurocrati. Se non si arriva all’unione fiscale, aggiunge l’uomo di Goldman, l’euro si spaccherà. O’Neill non esclude l’eventualità di un Black Swan, un cigno nero, nel linguaggio della finanza un evento imprevedibile, raro e incontrollabile sull’euro, con liquefazione della valuta europea e rialzo del dollaro, che ritroverebbe così la sua posizione di moneta di riserva mondiale. E’ una eventualità a cui Goldman Sachs sta attivamente lavorando.
L’Italia, che doveva cominciare a temere dopo Portogallo e Spagna, è già sotto attacco speculativo: essa esige ormai il 4,78% per degnarsi di comprare un BTP italiano, contro il 2,65% del Bund. (Gli speculatori attaccano l'Italia: nuovi record per spread Btp/Bund ) A proposito: fu Goldman Sachs ad aiutare la Grecia a mascherare il suo debito con trucchi contabili e prodotti derivati, e poi a rifilare miliardi di euro del debito greco ad ignari fondi americani; una consulenza per cui Goldman incassò dai greci 300 milioni di dollari. (Senator Kaufman: Fraud Still At The Heart Of Wall Street) E chi era a quel tempo alla testa di Goldman Sachs International, come managing director, ossia con il compito (come si legge nel comunicato stesso della banca d’affari) di «assistere la ditta a sviluupare e condurre affari con le grandi corporation europee e coi governi»? Il venerato, venerabile e meritevole Mario Draghi. Così almeno sostiene Simon Johnson (professore del MIT) su Huffington Post. (Mario Draghi and Goldman Sachs, Again) La Banca d’Italia ha smentito – se si può dir così – affermando che Draghi andò sulla poltronissima Goldman nel 2002. Johnson insiste: appunto, nella primavera del 2002 Goldman cominciò a trafficare con la questione del debito, dunque Mario Draghi era on board... E il professore del Massachusetts Institute of Techonolgy pone tre domande: «Il signor Draghi ebbe a che fare con i rapporti Grecia-Goldman? Le fonti sostengono che questo era uno dei suoi compiti, ma la questione può essere disputata.
Se il signor Draghi ebbe a che fare con il marketing del debito greco , conosceva le vere cifre del debito greco, o era al corrente dell’arrangiamento ‘debt swap’? Magari i colleghi di Goldman gli hanno tenuto nascosta questa informazione.
E , se e quando, Mr. Draghi prese coscienza della falsità inerente a questa transazione, prese l’iniziativa di informare pienamente gli investitori e gli organismi di regolazione? Di nuovo: è possibilissimo che abbia saputo di questa questione solo di recente e sui giornali».
Perchè queste domande? Perchè, spiega Johnson, Mr. Draghi è ritenuto uno dei candidati favoriti a diventare governatore della Banca Centrale Europea: «E sarà difficile per chiunque avanzare la sua candidatura senza chiare e pubbliche risposte a queste domande».
L’articolo con le domande era del 17 marzo 2010. La risposta non è ancora arrivata.
1) Una delle ultime novità è che l’Irlanda, come controparte degli aiuti europei (un aiuto su cui pagherà interessi del 5,8%), viene costretta a utilizzare i fondi di riserva destinati alle pensioni (24 miliardi di euro) per ricapitalizzare le banche. E’ un esempio che viene immediatamente seguito dall’Ungheria e dalla Francia, che ha già approvato una legge per mettere le mani sul fondo nazionale di riserva per le pensioni (36 miliardi) onde coprire i debiti del sistema di sicurezza sociale; e tutto per convincere gli speculatori a fare nuovi prestiti. Le banche vengono salvate dai pensionati. E’ in questo frangente che l’eurocrazia si aumenta gli stipendi.
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