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Moneta elettronica e contante
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I segni di decadimento di una società sono molti e ne coinvolgono tutti gli aspetti da una parte come elementi di disordine, dall’altra, più preoccupante, come elementi di presunto ordine. Un capo del governo che si vanta pubblicamente di essere un puttaniere, ponendosi così ad esempio per i governati, appartiene alla prima categoria di forte decadimento morale. Le regole che tendono a controllare, oltre ad una ragionevole necessità di ordine, la vita della società sono liberticide. Queste ultime sono anche più insidiose perché subdolamente giustificate dalla presenza di vantaggi per chi ne usufruisce, mentre sono invece concepite per estendere il controllo sui cittadini.

Conosciamo tutti l’emergenza del terrorismo, che permette di sottoporre chiunque ad una pletora di controlli di ogni genere e con scarse garanzie. Purtroppo l’essere umano è predisposto geneticamente a ricercare sempre la via più semplice e più comoda ed in questo modo si stringe da solo il cappio al collo.

Per la materia di cui mi occupo un esempio lampante è quello dell’uso della moneta elettronica rispetto all’uso del contante. Come potrete capire proseguendo la lettura non sono di quelli che hanno il portafoglio a fisarmonica farcito di carte gold, silver, exclusive, ecc.

Una frase ricorrente del gestore delle carte di credito è: «Egregio signor Sicola, Lei è una persona esclusiva ed è per questo che abbiamo pensato di farle omaggio della nostra carta a credito illimitato, con tutti i vantaggi, ecc., ecc»…

Direi che ce n’è già abbastanza da insospettirsi. I mercanti veneziani e genovesi sono riusciti per secoli a commerciare con l’altra parte del mondo senza l’uso dell’elettronica, mentre noi ormai non siamo più capaci di comperare il pane senza POS o carta di credito. Troviamo che questo pezzetto di plastica ci liberi dalla scomodità di detenere il contante e di rifornircene periodicamente. Nessuno si chiede quanto gli costi questa comodità. Non mi riferisco ai costi di rendicontazione, bolli e tasse, operazioni e commissioni che non fanno altro che far crescere il costo dei beni e dei servizi che comperiamo.

Questo è sicuramente un argomento importante e magari lo riprenderò; quello che invece è preoccupante è come vengano gestite le informazioni che ci riguardano, dati sensibilissimi e che, alla faccia della cosiddetta privacy, ci mettono nudi nelle mani di chi queste informazioni può gestire senza controllo alcuno, guarda caso le banche.

Qualcuno mi obietterà che esistono numerose leggi che tutelano il consumatore (già semilogicamente trasformare un cittadino in consumatore la dice lunga sulle intenzioni del sistema), e che i controlli a cui sono sottoposti gli intermediari finanziari garantiscono l’uso che dei dati raccolti viene fatto. A pochi però viene in mente, quando usa la sua carta di credito o il bancomat che le leggi che regolamentano i controlli sulle banche vengono fatte da soggetti collusi con il potere delle banche stesse o che il soggetto che più ha voce in capitolo sulla materia è la Banca d’Italia.

Solange Manfredi come giurista, ma con un tono scoraggiato che non le è abituale, ha già scritto sulla mostruosità giuridica che ha trasformato la semplice ricognizione da parte di una banca di un debito scaduto e non onorato nella immediata segnalazione in Centrale Rischi con la perdita di tutto il merito di credito anche se il mancato pagamento si è verificato per un disguido. La follia pura è stata raggiunta in America e ho paura che presto arriverà presto anche da noi: la sola presentazione di una domanda di finanziamento che per qualsiasi motivo dovesse essere respinta diventa un punteggio negativo nella credit history di chi ha fatto la richiesta. In pratica si diventa cattivi pagatori solo per aver fatto una domanda e non per non aver onorato il debito.

Certo si tratta di un eccesso, ma questo è anche uno dei tanti motivi per cui in USA la domanda di credito ristagna. Tornando a casa nostra una volta che si è inseriti in Centrale Rischi diventa una via crucis la possibilità di uscirne. Forse a qualcuno non è chiaro cosa significhi essere segnalati in Centrale Rischi: si va dalla semplice impossibilità di accedere al credito, compresa la possibilità di un piccolo fido per elasticità di cassa, alle più gravi inibizioni dell’emissione di assegni ed ovviamente al blocco immediato delle tanto amate carte di credito, in pratica si diventa nessuno dal punto di vista dell’utilizzo dei mezzi di pagamento. Il tutto senza che sia mai intervenuto un giudice per verificare che ci sia stata una effettiva volontà dolosa o che la situazione ed il comportamento del debitore giustifichino le gravi misure adottate.

A questo punto il cittadino, pardon il consumatore, è diventato ricattabile senza aver ancora fatto nulla. La carta di credito è l’avanguardia di questa situazione che mette le nostre vite allo scoperto, nel vero senso della parola, di fronte a chi può fare statistiche sui nostri gusti, consumi e abitudini e tracciare una precisa mappa del nostro modo di vivere.

Il caso Telecom insegna. Non sono le intercettazioni telefoniche a dover far paura, ma questa intrusione continua nella nostra vita privata, a maggior ragione se non abbiamo nulla da nascondere. La tanto decantata trasparenza bancaria e tracciabilità dei movimenti di denaro è invece, a mio parere, solo una scusa per estendere a dismisura il controllo occulto di banche e istituzioni sul comune cittadino. Chissà quanti pensano a questi argomenti quando utilizzano i loro mezzi di pagamento elettronici.

C’è poi un altro aspetto che riguarda le restrizioni di uso del contante ed è il costo per le banche. Movimentare il contante è costoso, dalla cassa alle spedizioni in Banca d’Italia e viceversa: indennità contante per i cassieri, trasporto valori e relative assicurazioni che sono proporzionali al valore trasferito e quindi il sistema bancario desidera eliminare questa inefficienza. Intendiamoci bene, oltretutto non è che se sparisse il contante i costi dei conti correnti bancari diminuirebbero di colpo di una bella fetta, anzi.

Proprio sui servizi elettronici si sta assistendo ad una vera e propria escalation dei costi di abbonamento all’home banking e dei costi delle operazioni effettuate con questo strumento. Così, a fronte degli esuberi di personale bancario giustificati con la scusa della crescente informatizzazione delle operazioni, abbiamo anche una crescita dei costi per la clientela.

Pensiamo poi che se un giorno ci dovesse essere un qualche bel ribaltone bancario anche da noi avete voglia a correre allo sportello a ritirare i vostri soldi (Northern Rock insegna); forse è meglio tenerne sempre una scorta che ci permetta di far fronte alle necessità immediate.

Non siete convinti che ci sarà una catastrofe bancaria? Me lo auguro sinceramente anch’io, ma finora nulla è stato fatto per riportare sotto controllo il sistema bancario se non quello di gonfiare un’altra spaventosa bolla di liquidità, né di là nè di qua dell’oceano.

E allora esigiamo che nelle banche ci siano più sportellisti e meno consulenti, utilizziamo di più il contante per le operazioni di tutti i giorni. Quella che doveva essere una comodità individuale si sta trasformando in un disservizio per tutti: quante volte le code nei supermercati sono provocate dai disguidi dei pagamenti elettronici? Decine di minuti persi perché non c’è la linea o qualche altra diavoleria; e questa la chiamate comodità? Con il contante è tutto molto più veloce, al massimo mancherà qualche centesimo, ma di sicuro il borsellino non s’inceppa. Vogliamo parlare della clonazione di bancomat e di carte di credito? Quanto è comodo farsi clonare una carta di credito?

Rapido di sicuro. Meglio i bei falsari all’antica come Totò e Peppino, con buona pace delle banche.

Giovanni Sicola



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