Ancora sulla «fede» evoluzionista
01 Giugno 2008
Il direttore riceve, tra i tanti, il seguente commento a proposito del suo pezzo «Non proprio darwinismo»:
«Caro Blondet, complimenti per il lavoro di ricerca svolto! Lei è riuscito a scovare quei 5 o 6 esempi di esseri viventi la cui esistenza non è in sintonia il darwinismo! Peccato che l’esistenza di altre circa 10 milioni di specie lo sia... Lungi da me il voler difendere Facchini, ma il montaggio strumentale delle nozioni che ha appreso e sopratutto l’uso malizioso che lei fa del lessico, sono indecenti! Secondo lei in senso scientifico cosa significa ‘primitivo’? E ‘complicato’? Lei sarà anche un buon retore ma umanamente non fa una bella figura... Ah un ultima cosa... Il discorso dell’Intelligent Design è molto interessante, ma affermare che questa teoria dimostri l’esistenza di un’intelligenza nella natura non le sembra tautologico? In fondo non era proprio il punto di partenza?!»
Le altre «dieci milioni di specie», se obbedissero alla teoria evoluzionista (trasformazione da una specie all’altra a forza di accumulazioni casuali) dovrebbero aver lasciato dietro di sè miliardi di «anelli di transizione» tra una specie e l’altra. Anzi centinaia di miliardi, perchè il darwinismo suppone che questo processo sia avvenuto infinite volte per ciascuna specie. Invece, di anelli di congiunzione non se n’è mai trovato uno.
La risposta darwiniana è che i fossili sono rari, sono scomparsi... bella scusa. Finchè i darwinisti non esibiranno un convincente anello di congiunzione, la loro teoria è una fantasia senza fondamento alcuno.
Nessuna specie è «in sintonia col darwinismo», cari evoluzionisti: ognuna è perfettamente adattata alla sua nicchia ecologica, in tutti i minimi particolari. Un pipistrello non è un topo a cui sono spuntate le ali; dispone di un sonar, di un pelame fatto per assorbire i suoni tipico di un insettivoro notturno, ecc.
Il picchio ha una lingua concepita come una fionda: comincia dall’attaccatura alla sinistra del becco, «va all’indietro», gira attorno al cranio e si reinnesta nel becco a destra. Solo così il picchio può proiettare una lingua lunga 15 centrimetri, quanto il suo intero corpo, per catturare insetti nascosti sotto la corteccia.
Mi sa immaginare cosa hanno mangiato gli antenati del picchio durante l’evoluzione di quella lingua, avendo - soli nel creato - la lingua che andava «all’indietro»?
E naturalmente il picchio ha tutte le altre qualità e apparati necessari per la sua specialissima nutrizione: qualunque altro uccello che usasse come lui il becco come scalpello tante volte avrebbe una commozione cerebrale; le zampe e gli artigli sono specialisticamente progettati per una presa fortissima durante l’uso dello scalpello, ecc. Non si tratta di 55 o 6 specie che contraddicono il darwinismo, ma di tutte.
Un disegno che raffigura l'incredibile lingua a fionda del picchio
Anche le giraffe che, nei documentari della BBC - che diffondono la propaganda evoluzionista - sono accreditate della «scelta» di allungare il collo per brucare le foglie sugli alberi alti... chissà perchè, visto che le giraffe vivono in mezzo ad ogni genere di antilopi e bovini ed erbivori in genere che campano benissimo brucando l’erba a terra, nella savana!
Andiamo al «primitivo» e al «complesso». Sono concetti storicamente variabili. Charles Darwin credette di trovare forme di vita «semplici», perchè non conosceva il DNA. I microbi e gli unicellulari sono stati a lungo considerati «semplici»: ma oggi la biochimica li rivela estremamente complessi, come gli esseri pluricellulari (qualche biochimico li ha paragonati ad astronavi), benchè i loro organi e organelli siano costituite di singole molecole, ciascuna delle quali è una proteina ad hoc, fatta apposta per svolgere una specifica funzione.
L’ultima frase rivela infine che il lettore non ha capito l’evoluzionismo, che pretende di difendere: «Il discorso dell’Intelligent Design è molto interessante ma affermare che questa teoria dimostri l’esistenza di un’intelligenza nella natura non le sembra tautologico? In fondo non era proprio il punto di partenza?!».
No, non è tautoligico, perchè il darwinismo, anche nelle sue forme riformate (l’evoluzionismo è la sola «cosa» che deve evolversi per sopravvivere...) nega appunto che esista una qualunque «intelligenza» nella meravigliosa varietà del vivente che abbiamo attorno; sostiene che tutto ciò è opera di ciechi mutamenti casuali, un accumulo dei quali è stato mantenuto dalla selezione naturale perché «utile». Ma la lingua del picchio non era «utile» a nulla mentre si sviluppava, nè le ali del pipistrello mentre aspettava che il sonar raggiungesse la sua funzionalità.
Molti darwinisti d’accatto, come il lettore, inseriscono più o meno consapevolmente e tacitamente l’idea (o pseudo-idea) che nella materia inerte, zimbello del caso, sia all’opera un qualche impulso verso l’organizzazione intelligente. Ma questo principio auto-organizzativo è ancora più fideistico di Dio, e non è constatabile.
Il caso non trasforma pezzi di ricambio in un motore; righe casuali in un programma software non migliorano mai il programma, ma lo oscurano, ne aumentano il disordine e infine - molto presto - lo rendono non funzionante.
Ciò è ineluttabile, per il secondo principio della termodinamica: ogni sistema degrada, lasciato a se stesso, dall’ordine verso il disordine, e verso uno stato stabilmente disorganizzato.
Ma il darwinismo pretende di negare tale principio: ecco quanto è «scientifico».
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