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Israele, Stato divino o satanico? (parte IV)
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Riprendo, dopo una breve interruzione dovuta ad impegni di lavoro, la mia riflessione sull’Apocalisse.

Concludevo il precedente articolo, ricordando che l’interpretazione dei passi dell’Apocalisse secondo cui la prima Bestia potrebbe essere in realtà Israele, che prometeicamente cerca di riconquistare con la spada in mano il Regno di Dio, identificandolo col regno di Giuda, contrasta con l’interpretazione più in voga e presente nella maggior parte dei commenti alle varie traduzioni della Bibbia, secondo cui la Bestia dell’Apocalisse rappresenterebbe l’impero Romano, il 666 (numero della Bestia) starebbe ad indicare Nerone e la città dei sette monti (che corrispondono alle sette teste) indicherebbe senza ombra di dubbio Roma.

Insomma secondo questa interpretazione Giovanni identificherebbe simbolicamente la Bestia nel Male in genere e storicamente nella potenza dominante allora nell’area del Mediterraneo: la Roma imperiale, che con Nerone prima e Domiziano poi aveva già compiuto le prime ondate di persecuzioni dei cristiani.

L’idea che sia Roma la Bestia dell’Apocalisse è un’ipotesi che non sembra però trovare fondamento reale nel testo: anzitutto il potere di Roma ai tempi in cui l’Apocalisse fu scritta era ben saldo e tale per cui San Giovanni non avrebbe potuto dire che era e non è più.

In secondo luogo il potere di Roma era imperiale, dunque certo molto vasto, ma non planetario: oltre i confini orientali, per esempio, numerosi popoli erano sottomessi ad altri imperi e ad altri regni, sui quali Roma non esercitava pressocché alcuna influenza. Difficilmente si può dire - come si dice invece della prima Bestia nell’Apocalisse - che a Roma fu dato «potere sopra ogni stirpe, popolo, lingua e nazione»: né i Parti, né i Barbari, né i regni a sud dell’Egitto o quelli già toccati dalle conquiste di Alessandro Magno (e quindi conosciuti, per non parlare delle regioni lontane o dei mondi che saranno scoperti molti secoli dopo) erano assoggettati al potere romano.

In terzo luogo qui si fa riferimento ad una tipologia di potere magnetico, tale per cui la conquista della terra intera non è opera di legioni, ma di un potere seduttivo:

«Allora la terra intera presa dammirazione, andò dietro alla Bestia e gli uomini adorarono il drago perché aveva dato il potere alla Bestia e adorarono la Bestia dicendo: ‘Chi è simile alla Bestia e chi può combattere con essa?’. Alla Bestia fu data una bocca per proferire parole dorgoglio e bestemmie, con il potere di agire per quarantadue mesi. Essa aprì la bocca per proferire bestemmie contro Dio, per bestemmiare il suo nome e la sua dimora, contro tutti quelli che abitano in cielo. Le fu permesso di far guerra contro i santi e di vincerli; le fu dato potere sopra ogni stirpe, popolo, lingua e nazione».

Nulla di tutto ciò appartiene a Roma. Ci si domanderà come invece sarebbe possibile riferirlo ad Israele: esso è infatti un piccolo Stato di poco più di sette milioni di abitanti, potente certo da un punto di vista militare, ma in grado appena di esercitare un ruolo di potenza militare nell’area del Medio Oriente. Come si può dire che esso è in grado di condizionare gli interi equilibri mondiali (la terra intera)?

E’ possibile facendo riferimento alla seconda Bestia (ne riparleremo), perché in realtà è questa ad operare ed è lei a sedurre «gli abitanti della terra dicendo loro di erigere una statua alla Bestia che era stata ferita dalla spada ma si era riavuta».

Per tornare al potere di Roma, esso era al contrario un potere diretto: l’autorità romana si impose in ragione della propria superiorità civile e militare sugli altri popoli, non abbisognava di un sostegno esterno. Roma è Roma, non agisce per altri, non si impone per mezzo di altri, non vi è altra potenza diversa da Roma che renda Roma potente. E’ Roma che doma!

Invece secondo Apocalisse la prima Bestia ha un potere ideologico, cioè «una bocca per proferire parole dorgoglio e bestemmie contro Dio, il suo nome, la sua dimora, contro tutti quelli che abitano in cielo» e pare essergli consentita solo una guerra di religione e una sorta di dominio universale: «Le fu permesso di far guerra contro i santi e di vincerli; le fu dato potere sopra ogni stirpe, popolo, lingua e nazione. Ladorarono tutti gli abitanti della terra».

Ma a ben vedere essa appare in fondo debole: agisce per mezzo della seconda Bestia. Quest’ultima è strumento della prima Bestia, al punto che sembra quasi agita dalla sua presenza. Essa appare come una sorta di Moloch animato dalla prima Bestia e come sotto sua tutela: apparentemente simile all’agnello, per via delle due corna uguali a quest’ultimo, essa parla però il linguaggio del Drago e agisce per conto della prima Bestia.

Sicchè il potere di Satana è qui schermato due volte: da quello della prima Bestia, la quale a sua volta agisce per mezzo della seconda. E’ quest’ultima a costringere la terra e i suoi abitanti ad adorare la prima Bestia, la cui ferita mortale era guarita. Ed è il potere di quest’ultima ad operare «grandi prodigi, fino a far scendere fuoco dal cielo sulla terra davanti agli uomini». Ed è per mezzo di questi prodigi, che seduce gli abitanti della terra, dicendo loro di erigere una statua alla Bestia che era stata ferita dalla spada, ma si era riavuta. Le fu anche concesso di animare la statua della Bestia, sicché quella statua perfino parlasse e potesse far mettere a morte tutti coloro che non adorassero la statua della Bestia.

Si noti che tutto ciò che alla seconda Bestia è permesso di compiere, è permesso di farlo in presenza della prima Bestia, ma – sembra dedursi – non in assenza di lei. Il potere della seconda Bestia sembrerebbe dunque quello di un gigante stupido, una superpotenza, capace anche di fare scendere fuoco dal cielo (le super armi tecnologiche o l’atomica?), ma tuttavia incapace di una volontà propria. L’immagine che se ne ricava è quella di un automa manovrato dalla prima Bestia ed il cui agire è finalizzato a costringere gli abitanti della terra ad adorare la prima Bestia.

Per l’appunto pensare che Israele possa sedurre direttamente gli abitanti della terra è sbagliato, ma che si sia sviluppato un humus culturale deviante proprio all’interno di una giovane, esuberante, potente nazione di cultura esteriormente e apparentemente cristiana, il cui modello di vita (way of life) ha sedotto e assoggettato tutte le nazioni della terra ed al cui interno operi potentemente una Israel-lobby, questo è già più vicino alla verità. Se questa seconda Bestia fossero gli Stati Uniti (lo vedremo) allora sì, potremmo ipotizzare che l’idolatria globale che Israele ha ottenuto nel mondo a seguito dell’incidenza finanziaria, imprenditoriale, culturale, politica dei gruppi di pressione ebraici in quel Paese sarebbero un ulteriore tassello per identificare con esso la prima Bestia.

Ma c’è un ulteriore elemento che spinge in questa direzione e impedisce invece – per tornare all’inizio della nostra riflessione – di identificare la Bestia con l’impero romano: il numero della Bestia.

E’ scritto che la seconda Bestia faceva sì che «tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della Bestia o il numero del suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della Bestia: essa rappresenta un nome duomo. E tal cifra è seicentosessantasei».

L’ipotesi gematrica (1) in base a cui il numero 666 nasconderebbe l’aggettivo o il sostantivo latino, o quello di titano (riferendosi a Tito), o l’identità di Cesare Nerone (autore della persecuzione dei cristiani in cui morì pure l’Apostolo Pietro), l’ipotesi cioè che quel numero richiami in qualche modo l’impero romano, pur trovando moderato credito perfino in Sant’Ireneo, Sant’ippolito, Andrea di Cesarea, oltrechè nelle moderne edizioni della Bibbia ed in molti esegeti, è un’ipotesi debole, forse fuorviante.

Essa, infatti, potrebbe essere verosimile, ove l’Apocalisse fosse stata scritta in ebraico, lingua in cui originariamente si scrivevano solo le consonanti: tra il resto, per ciò che riguarda Cesare Nerone, il valore alfanumerico delle lettere prese in considerazione (cioè NRWN QSR) potrebbe dare 666, ma a condizione di conservare alla N finale (Nun in ebraico, che ha valore 700) il valore del Nun ordinario (che ha valore 50).

Ma l’Apocalisse è stata scritta in greco e al tempo della stesura dell’Apocalisse Nerone era già morto da più di 25 anni (68 dopo Cristo), sicchè, se la Bestia fosse stato Nerone, il testo avrebbe dovuto parlare diversamente e fare riferimento al Regno messianico non ipotizzandolo in un tempo futuro, ma forse coevo a quello di Giovanni evangelista.

Per contro, senza avventurarsi nella gematria (1) o in ardite interpretazioni legate all’isopsefia (2), per l’interpretazione del fatidico numero 666 sembra esserci una spiegazione più semplice e immediata, tratta direttamente da ben due passi identici della Scrittura, presenti sia in 1 Re 10,10 che in 2 Cronache 9,13-14:

«La quantità doro che affluiva nelle casse di Salomone ogni anno era di seicentosessantasei talenti, senza contare quanto ne proveniva dai trafficanti e dai commercianti, da tutti i re dellArabia e dai governatori del Paese».

Entrambi i passi sono inseriti all’interno della narrazione dello straordinario splendore del regno di Salomone, il sovrano che aveva costruito il mitico primo Tempio (divenuto modello dell’architettura massonica moderna) ed esteso i propri domini – così si narra – da Ezion Geber fino a Tiphsakh, comprendendo l’Aram Damasca, l’Aram Soba e Hamath, nel cuore dell’attuale Siria.

Fu allora che la regina di Saba, sentita la sua fama, venne a sperimentarne la saggezza, a visitare il palazzo che egli aveva costruito, a gustare i cibi della sua tavola, ad ammirare gli alloggi dei suoi dignitari, l’attività dei suoi ministri, le loro divise, i suoi coppieri e gli olocausti che egli offriva nel Tempio del Signore. Fu sotto il regno di Salomone che la flotta di Chiram caricava da Ofir oro, legname di sandalo in gran quantità e pietre preziose e quella di Tarsis portava carichi d’oro e d’argento, d’avorio, di scimmie e di babbuini. Egli aveva 550 scudi d’oro, un trono d’avorio e oro, millequattrocento carri e dodicimila cavalli, distribuiti nelle città e presso il re a Gerusalemme. Tutti i vasi per le bevande del re Salomone erano d’oro; tutti gli arredi del palazzo della Foresta del Libano erano d’oro, al punto che «al tempo di Salomone largento non si stimava nulla. ll re Salomone superò, dunque, per ricchezza e saggezza, tutti i re della terra».

Il numero della Bestia che rappresenta un nome d’uomo rimanda dunque – stando alle parole stesse della Bibbia – a Salomone, il sovrano sotto il quale il regno di Israele raggiunse la sua massima gloria, potenza, ricchezza e splendore, colui che edificò il primo Tempio, distrutto ai tempi della deportazione a Babilonia.

Il numero della Bestia, il 666 sembra dunque richiamare un momento di grande splendore e potenza di Israele, tale che solo l’oro aveva valore, più neppure l’argento. La cifra della Bestia è dunque la cifra del massimo splendore di Israele?

Come non identificare tutto ciò con il sogno sionista del Grande Israele (in ebraico: ארץ ישרא השלמה, Eretz Yisrael Hashlemah, cioè La Terra dIsraele tutta intera) con l’ambizione a voler restaurare quasi tremila anni dopo il regno di Salomone, coincidente con la nascita del moderno Stato di Israele?

Come non collegare tutto questo con le deliranti brame di chi ha già progettato la ricostruzione del tempio ed attende solo il momento opportuno per dare il via ai lavori, di chi pensa campo dopo campo, casa dopo casa, guerra dopo guerra di fare di Israele lo Stato degli ebrei, espellendone gli arabi e di portare i confini di Israele dal Nilo all’Eufrate, come sembrerebbe indicare la bandiera di Israele, ove il Maghen David, lo Scudo (o stella) di Davide, è posto tra due righe azzurre tipiche non – come si dice – del talled (scialle da preghiera) ebraico, ma indicanti forse appunto i due grandi fiumi di Egitto e Mesopotamia?

E come non vedere che tutto ciò che accade in Palestina con la compiacente complicità dell’ombrello di protezione USA e rende impuniti i crimini dello Stato ebraico, avviene in concomitanza con una totale manipolazione della verità?

E come ignorare che ciò è reso possibile da un potere mediatico alimentato dal controllo di grandi mezzi di informazione, tutti omologati verso un pensiero unico?

E come non ricordare che il controllo dei media è reso possibile dal possesso di ingenti mezzi economico-finanziari?

E – non sono parole mie, lo ha scritto Ida Magli, facendo riferimento alla divorante crisi che sta stritolando le economie mondiali – come tacere «lidentità ebraica dei manipolatori della finanza mondiale? Perché esiste appunto una visione del mondoche li guida, un progetto di vita sul quale si fondano i dogmi che tutti noi, non ebrei, siamo stati obbligati a condividere dalla fine della Seconda Guerra Mondiale: il primato dellEconomia nella struttura della società, il Mercato come massimo e quasi unico valore (non dimentichiamoci che anche Marx era ebreo). In realtà il progettoebraico riguarda gli altri’, tutti gli altri perché gli ebrei per quanto riguarda se stessi hanno sempre messo al primo posto la propria identità come Popoloe non si sono dati pace fino a quando non hanno ottenuto, con Israele, il proprio territorio, la propria patria, il proprio Stato. Ma agli altri popoli questo è negato» (3).

Non è inquietante che tutto ciò accada proprio oggi, all’interno di processi di globalizzazione che hanno fatto di New York e di Wall Street la capitale di un Regno mondialista, ove il valore unico del mercato e la rapace avidità degli squali della finanza è così determinante sulla vita dei popoli e degli individui, che pare davvero «che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevano un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno possa comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della Bestia o il numero del suo nome»?

Non fa vanire un brivido il fatto che tutto ciò accada all’indomani del ritorno di Israele sul teatro della Storia?

E’ davvero la profezia che si sta avverando, oppure solo un delirio paranoide, condito di strane coincidenze simboliche e temporali?

Potrebbe benissimo trattarsi in fondo anche della seconda ipotesi, tantopiù che un ulteriore elemento sembrerebbe polverizzare in un colpo solo tutte le illazioni fatte a proposito di Israele e richiamare invece prepotentemente Roma come incarnazione storica della Bestia apocalittica. Dopo avere accennato nei capitoli precedenti a una donna, una grande prostituta che sedeva sulla Bestia, nel capitolo 17, 9-11 l’angelo spiega a Giovanni «il mistero della donna e della Bestia che la porta, con sette teste e dieci corna», avvertendo ancora che «qui ci vuole una mente che abbia saggezza. Le sette teste sono i sette monti sui quali è seduta la donna. E i re sono sette: i primi cinque sono caduti; uno è ancora in vita, laltro non è ancora venuto e, quando sarà venuto, dovrà rimanere per poco. La Bestia, che era e non è più, è l'ottavo re e anche uno dei sette, ma va verso la rovina».

Sette re e sette monti sono un indizio troppo chiaro anche per un ragazzino alle prime nozioni di storia per non pensare a Roma. Ma nell’Apocalisse tutto ciò che è chiaro è invece nascosto. Per ben due volte, parlando proprio della Bestia, l’autore ci avverte che per comprendere «ci vuole una mente che abbia saggezza»: la tecnica di Giovanni sembra proprio quella di chi vuole celare mostrando.

(continua)

Domenico Savino

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Israele, Stato divino o Bestia dell’Apocalisse? (parte prima)
Israele, Stato divino o Bestia dell’Apocalisse? (parte seconda)
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1
) La gematria é il metodo per decifrare il nome da un numero, attraverso l’addizione dei valori numerici delle lettere.
2
) L’isopsefia caratterizza due o più parole scritte in greco ed indica la possibilità di essere associate allo stesso numero con una corrispondenza di tipo numerologico secondo la numerazione greca.
3
) www.italianiliberi.it/Edito08/progettoebraico.html



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