Ancora sulla scienza «ufficiale»
Maria Missiroli
10 Giugno 2008
Mi permetto di fare qualche altro commento a proposito dell’articolo
«Galileo aveva torto (III ed ultima parte) di Alfonso Mazzocco,
sorpresa e lusingata per l’attenzione rivolta alle mie considerazioni.
Michelson fece esperimenti tutta la vita, e diversi sono riportati nei
libri di fisica, tra cui quello noto come Michelson-Gale che disturbava
i relativisti al pari di quell’effetto-Sagnac molto alla svelta
dimenticato dai teorici.
Da allora sono stati ripetuti moltissimi esperimenti con
interferometri; c’è anche un nuovissimo enorme interferometro vicino a
Pisa.
I risultati erano e sono spesso contrastanti, e tante volte è stato
misurato fringe-shift in abbondanza (con impostazioni degli strumenti
diverse da quelle originali del 1887, in particolare con interferometri
a bracci diseguali).
La materia è intricata e avrebbe bisogno di essere affrontata con mente
aperta, invece quello che è successo a partire dagli anni ‘20 è stato
l’istituzionalizzazione del dogma - la relatività di Einstein - per cui
ogni risultato o idee in contrasto è stata respinta con zelo, senza
riguardo agli effettivi risultati delle osservazioni (salvo poi
resuscitare il concetto di etere quando si devono spiegare fenomeni
lontanissimi da noi nel cosmo!).
La frase sulle teorie che sono un «oltraggio alla ragione» era riferita
al Big Bang; sfido chiunque ad andarsi a leggere i dettagli e non
rimanere quantomeno molto perplesso.
Non che non la applicherei anche alla relatività, ma qui non c’è certo lo stesso livello di grossolanità.
Einstein, in breve, prese le trasformate di Lorentz - un modello
matematico che aveva senso e ben serviva a descrivere fenomeni fisici
in sistemi di riferimento non solidali con l’etere - e le assunse al
ruolo di realtà fisica.
In questo passaggio sta tutta la differenza del mondo.
Un esempio che illustra la situazione è quello di un osservatore di
fronte ai binari di un treno: egli vede che i binari si avvicinano tra
loro man man che si allontanano da lui; si possono immaginare
circostanze in cui potrebbe essergli utile un modello matematico che
lega la distanza dall’osservatore con il restringimento della
separazione tra i binari.
Non c’è nulla di male.
Ma questo non vuol dire assumere che il restringimento dei binari sia realtà fisica.
Invece la teoria di Einstein fa esattamente questo.
Il suo postulato di base è smentito da apparecchi di uso quotidiano
come i giroscopi e il GPS (almeno per chi vuole vedere le cose come
stanno), e ci sono molti scienziati che lo dicono, censurati dalla
scienza autoammantatesi di «ufficialità».
Una persona come me, certo più a suo agio per formazione culturale con
la scienza piuttosto che con la filosofia, quando sbalordita si rende
conto di come stanno le cose, almeno si chiede perché. Molto
terra-terra, la spiegazione che sono riuscita a darmi è che una teoria
del genere non doveva dispiacere del tutto a chi cercava di allargare
il proprio dominio sugli esseri umani: la via più efficace per fare
accettare le proprie bugie è convincere gli uomini che la verità non
esiste, tutto è «una questione di punti di vista», la ricerca della
verità è un’impresa predestinata al fallimento, e tanti altri bei
luoghi comuni per cui tanto vale accettare quello che viene detto
d’autorità.
Ho esaminato le teorie cosmologiche di scienziati di oggi vittime di
nulla di meno di una «scomunica» da parte della scienza ufficiale, e
almeno finora non ho trovato nulla contro il sistema eliocentrico e la
predizione sufficientemente accurata delle orbite dei corpi del sistema
solare attraverso le leggi di gravità.
Ma ho trovato un sacco di altre cose, talmente in contrasto con quello
che sapevo che ho dovuto dedicare un bel po’ di tempo a verificare che
quello che mi veniva raccontato fosse verosimile.
Leggendo che qualcuno difende la teoria tolemaica, la prima cosa che mi
viene da pensare è che questi, più che voler dimostrare l’infallibilità
della Santa Inquisizione (che a quanto ne so non era neanche una
briciola così cattiva come la dipinge l’immaginario popolare di oggi),
si senta a disagio rispetto ad un modello cosmologico, quello
ufficiale, veramente «triste».
E mi verrebbe voglia di dire: ma lo sapete, cosa c’è là fuori?
Posso fare l’ipotesi che, più che «le istruzioni... siano di non lasciar mai mettere in discussione
la mobilità della Terra», le istruzioni siano state, a partire dall’inizio del diciannovesimo secolo,
di cancellare dalle scienze naturali ogni indizio che potesse portare qualche, anche lontana, suggestione di intervento divino?
Fu riscritta anche la geologia.
Ogni segno che indicava il verificarsi di immense catastrofi e
cataclismi sulla Terra, prima mai messi in dubbio, sparirono dai libri
di testo, per far spazio ad una Natura che opera impercettibilmente
lungo l’arco di enormi intervalli di tempo.
Così furono create le scale temporali di cui aveva bisogno la teoria dell’evoluzione.
Poco importa che gli scavi e i ritrovamenti sulla Terra raccontassero tutta un’altra storia.
Furono trascurati anche i ritrovamenti fossili che indicavano che
l’uomo è presente sulla Terra da molto prima di quanto postulato dalla
teoria dell’evoluzione, insieme ad ogni indicazione che la Terra
potesse essere più giovane di quanto affermato ufficialmente.
La nuova teoria uniformitariana si affermò in ogni campo.
Anche in astronomia, ne risultò un modello del Sistema Solare che
funziona come una macchina, ripetendo all’infinito per miliardi di anni
gli stessi movimenti.
E al centro del Sistema Solare?
Una società ossessionata dall’idea della «bomba» non riuscì a concepire altro, per il nostro Sole, che una bomba termonucleare.
Per propinare alle masse la nuova visione materialistica dell’uomo, che
tanto poteva renderle malleabili e manipolabili, ogni idea di Dio
doveva sparire dalla natura, e dalla genesi dell’uomo.
Nel 1950, uno studioso di storia antica allora molto stimato, tra
l’altro buon amico di Einstein, a partire dalla Bibbia e da altre fonti
antiche, pubblicò un libro in cui scriveva le sue conclusioni riguardo
a certi eventi della storia; tali conclusioni lo portavano a formulare
ipotesi sul sistema solare molto in contrasto con le idee di allora.
Si chiamava Immanuel Velikovsky, e le sue conclusioni lo portavano, tra
l’altro, a stabilire una base scientifica per le calamità raccontate
nella Bibbia, per «il sole si fermò», per la caduta della manna, e così
via.
Suscitò le reazioni stizzite della comunità scientifica, ma poi
cominciarono ad intensificarsi le osservazioni reali effettuate dalle
sonde spaziali.
E le previsioni di Velikovsky si verificarono tutte, tra il crescente
imbarazzo e l’ira degli astronomi che si trovavano a dover riscrivere i
loro libri, mentre quello di Velikovsky, ormai un best-seller, non
aveva bisogno di alcuna revisione.
Non si poteva permettere che continuasse, e nel 1974 fu istituito una
sorta di processo inquisitorio per bollare definitivamente Velikovsky
agli occhi del pubblico come un visionario.
Così, mentre Einstein veniva elevato al rango di genio ineguagliato, il
suo amico Velikovsky, a mio avviso uno dei pensatori più geniali del
ventesimo secolo, sparì dalla memoria collettiva.
Da allora sono sorti vari gruppi di scienziati che, ignoti ai più, continuano la sua opera.
Intanto è riconosciuto che praticamente tutto quello che gli fu
ribattuto nel 1974 era falso, le sue idee sono ad una ad una entrate
nell’astronomia ufficiale finché rimangono confinate molto lontano da
noi nello spazio, e le sue previsioni continuano imperterrite a trovare
conferma dalle osservazioni spaziali.
Ma credo che pochi lo sappiano.
Velikovsky aveva sostenuto il ruolo che le forze elettromagnetiche
posso giocare negli eventi celesti quando l’equilibrio viene perturbato.
Adesso molti scienziati rifiutano il modello ufficiale basato sulla
teoria generale (cioè una versione fondamentalmente gravitazionale), e,
sulla base del crescente dettaglio delle osservazioni, elaborano un
modello del cosmo che riconosce la sua natura fondamentalmente
elettrica, mentre l’astronomia ufficiale deve continuare ad inventarsi
cose che non si vedono per mantenere l’accordo con la teoria.
Nel modello elettrico, praticamente tutto quello che si vede ha immediati riscontri nei laboratori di fisica dei plasma.
E no, il sole non è una enorme bomba termonucleare.
Questi scienziati, che a volte vedono la carriera preclusa a causa
delle loro idee, non credono certo di possedere la verità, e su tanti
dettagli c’è accesa discussione.
Ma certo sono convinti che non sia necessario raccontare bugie, e
cercano di interpretare i fatti per quello che veramente indicano.
Maria Missiroli
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