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Israele, Stato divino o satanico? (parte V)
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A rischio di stancare perfino qualcuno dei miei venticinque (anzi per rispetto al Manzoni ventiquattro) lettori, tra cui c’è già chi si è già chiesto quanto dura, continuo nella mia riflessione sull’Apocalisse.

Domandavo alla fine dello scorso articolo, se l’ipotesi di individuare nella Bestia del capitolo 13 lo Stato di Israele, nato dalla volontà sionista di riconquistare spada alla mano la terra dell’antica alleanza, non contrastasse con un riferimento che porterebbe invece di nuovo ad identificare la prima delle due Bestie con Roma.

Infatti dopo avere accennato nei capitoli precedenti a una donna, una grande prostituta che sedeva sulla Bestia, nel capitolo 17, 9-11 l’angelo spiega a Giovanni «il mistero della donna e della Bestia che la porta, con sette teste e dieci corna», avvertendo ancora una volta (riportiamo la traduzione interlineare) che «qui ci vuole una mente che abbia saggezza. Le sette teste sette monti sono, dove la donna è seduta su di essi. E re sette sono: i primi cinque sono caduti; uno cè, laltro non ancora è venuto e, quando sia venuto, poco lui è necessario rimanga. La Bestia che era e non è e lei lottavo re è e dai sette è, ma in perdizione va».

Dicevamo che sette re e sette monti sono un indizio troppo chiaro per non pensare a Roma. Ma nell’Apocalisse tutto ciò che è chiaro sembra rimandare ad un altro significato e non è un caso che per ben due volte, parlando proprio della Bestia, l’autore ci avverte che per comprendere «ci vuole una mente che abbia saggezza»: la tecnica di Giovanni – dicevamo – sembra proprio quella di chi vuole «celare mostrando».

Dunque qui ci sono la donna e la Bestia con sette testa e dieci corna. Esse non coincidono, ma appartengono allo stesso contesto, per così dire allo stesso fronte.

Partiamo dalla donna, che è quella descritta all’inizio del medesimo capitolo 17, «seduta sopra una Bestia scarlatta, coperta di nomi blasfemi, con sette teste e dieci corna. La donna era ammantata di porpora e di scarlatto, adorna doro, di pietre preziose e di perle, teneva in mano una coppa doro, colma degli abomini e delle immondezze della sua prostituzione. Sulla fronte aveva scritto un nome misterioso: ‘Babilonia la grande, la madre delle prostitute e degli abomini della terra’».

La donna è dunque seduta sulla Bestia, stando al versetto 3 del capitolo 17, anzi più precisamente sulle sette teste della bestia, stando al successivo versetto 9. Qui ci viene detto che anche la Bestia è coperta di nomi blasfemi, non solo le sette teste, come invece era scritto al capitolo 13, ove si diceva che ognuna di esse recava un titolo blasfemo. Le sette teste sono sette monti su cui siede la donna. Ne deriva che tanto i monti quanto la Bestia sono coperti di blasfemia. Questa donna che siede su questi monti rimanda ad una città, che, «ammantata di porpora e di scarlatto, adorna doro, di pietre preziose e di perle, teneva in mano una coppa doro, colma degli abomini e delle immondezze della sua prostituzione. Sulla fronte aveva scritto un nome misterioso: ‘Babilonia la grande, la madre delle prostitute e degli abomini della terra’».

Dunque una città di abominio, estesa su sette colli, è seduta sulla Bestia: ne sembra la capitale e, pur definita come Babilonia, il suo nome è un mistero. Sembra Babilonia la grande, la madre delle prostitute e degli abomini della terra, ma non lo è. Per capire il suo nome – scrive Giovanni – ci vuole una mente che abbia saggezza.

Chi è questa donna e qual è il vero nome di questa Babilonia?

I sette monti sui quali è seduta la donna – dicevamo – fanno pensare ancora a Roma. E lo stesso dicasi dei sette re, menzionati subito dopo. Sono i sette re la chiave interpretativa per comprendere quali sono i sette monti?

Pare di sì. Se il riferimento fosse davvero ai tempi della monarchia di Roma, quella mitica di Romolo per intenderci, allora c’è da dire che al tempo dell’Apocalisse i re di Roma erano tutti morti da un pezzo. Se invece il riferimento fosse genericamente al potere romano, già si è detto che esso, al tempo della redazione dell’Apocalisse, stando al testo, non avrebbe dovuto esserci, perché la Bestia a quel tempo non era. Invece nel 95 dopo Cristo l’Impero era ancora ben saldo e quasi al culmine della potenza.

Dunque ricapitoliamo: siamo in presenza di una Bestia, simboleggiante un Regno che al tempo della redazione dell’Apocalisse «non era» (quindi si tratta di un regno decaduto), ma di cui si dice che uno dei sette re era ancora in vita. I primi cinque re sono caduti; un altro non è ancora venuto e, quando sarà venuto, dovrà rimanere per poco. Inoltre la Bestia, che era e non è più, è l’ottavo re e uno dei sette, ma va verso la rovina.

A questo punto sembra confermato che la città indicata misteriosamente come Babilonia non può essere Roma. E allora chi?

Un’altra città, che sorgeva sul Monte Scopus, sul Monte Nob, sul monte dell’Offesa, sul monte Sion, sul Monte Ophel, sul Monte della Fortezza Antonia e sul secondo monte Sion (ribattezzato così ai tempi di Simone l'asmeoano).

Sono sette monti, oggi chiamati rispettivamente:

1. Monte della città di Davide

2. Monte Monte Moriah (o del Tempio)

3. Monte Sion

4. Monte della città alta

5. Monte Har Hamishkha

6. Monte degli Olivi

7. Monte Scopus

Quella città è Gerusalemme.

Il destino che l’attende, mentre essa si distende nella sua lussuria sulla Bestia è terribile: «Guai, guai, immensa città, Babilonia, possente città; in unora sola è giunta la tua condanna!». E questa condanna sembra precipitare con sé il mondo intero.

Infatti quando il settimo angelo versa la sua coppa nell’aria «la grande città si squarcia in tre parti (potrebbe, se si trattasse di Gerusalemme, essere questo il riferimento alla suddivisone nelle tre zone: ebraica, islamica, cristiana? nda) e crollano le città delle nazioni. Dio si ricordò di Babilonia la grande, per darle da bere la coppa di vino della sua ira ardente. Ogni isola scomparve e i monti si dileguarono. E grandine enorme del peso di mezzo quintale scrosciò dal cielo sopra gli uomini, e gli uomini bestemmiarono Dio a causa del flagello della grandine, poiché era davvero un grande flagello».

Sì, Gerusalemme potrebbe davvero essere la Babilonia su cui si abbatterà l’ira di Dio, la grande città che ha abbeverato tutte le genti col vino del furore della sua fornicazione. Ed un passo del precedente capitolo 9 sembra dare un’ulteriore conferma che la città di cui si parla sarebbe Gerusalemme. Infatti è sulla piazza della grande città che i cadaveri dei due misteriosi testimoni vestiti di sacco (di cui si fa menzione nel capitolo 11) rimarranno esposti: questa città simbolicamente si chiama Sòdoma ed Egitto ed è la medesima dove appunto il Signore di questi due misteriosi testimoni fu crocifisso.

Gerusalemme è dunque Babilonia?

Il capitolo 17 fornisce altri particolari. Si dice che la donna è seduta sopra una bestia scarlatta ed è essa stessa ammantata di porpora e di scarlatto, adorna d’oro, di pietre preziose e di perle, teneva in mano una coppa d’oro, colma degli abomini e delle immondezze della sua prostituzione. La donna siede sulla Bestia: è stato giustamente fatto notare che nel versetto 7, si parla della Bestia «quella portante lei» e che il verbo greco usato è «bastàzontos», derivato da bastazein, cioè fare da base, da supporto. E’ il medesimo verbo che Paolo, facendo un paragone in Romani 11,18, usa per dire che è la radice e il tronco che portano i rami e non viceversa. Dunque la donna, la città dei sette colli, la grande prostituta «siede presso le grandi acque», proprio dove si era fermato il dragone ed è fondata, cioè ha radice sulla Bestia. E la Bestia è scarlatta.

Ma la donna, la grande prostituta, è anch’essa ammantata di porpora e di scarlatto, il medesimo colore dell’arredo del tempio-tabernacolo dell’antico e oramai consunto rito ebraico (ove era la presenza della shkinà), delle componenti più sacre della veste di Aronne (e quindi del gran Sacerdote), di tutte le parti di tessuto della Dimora e del suo velo.

Come ben si vede il riferimento al culto ebraico, espresso nel simbolo sotteso al colore della Bestia e degli abiti con cui è ammantata la Prostituta, è sostenibile ed è ulteriormente supportato da toni che di lì a qualche verso, richiamano nell’Apocalisse il furore e la gelosia che Dio aveva già manifestato contro Gerusalemme con le parole del Profeta Ezechiele:

«Mi fu rivolta questa parola del Signore: ‘Figlio delluomo, fa conoscere a Gerusalemme tutti i suoi abomini. Dirai loro: (…) infatuata per la tua bellezza e approfittando della tua fama, ti sei prostituita concedendo i tuoi favori ad ogni passante (…). Quando ti costruivi un postribolo ad ogni crocevia e ti facevi unaltura in ogni piazza, tu non eri come una prostituta in cerca di guadagno, ma come unadultera che, invece del marito, accoglie gli stranieri! Ad ogni prostituta si dà un compenso, ma tu hai dato il compenso a tutti i tuoi amanti e hai distribuito loro doni perché da ogni parte venissero da te per le tue prostituzioni. Tu hai fatto il contrario delle altre donne, quando ti prostituivi: nessuno è corso dietro a te, mentre tu hai distribuito doni e non ne hai ricevuti, tanto eri pervertita. Perciò, o prostituta, ascolta la parola del Signore. Così dice il Signore Dio: Per le tue ricchezze sperperate, per la tua nudità scoperta nelle prostituzioni con i tuoi amanti e con tutti i tuoi idoli abominevoli, per il sangue dei tuoi figli che hai offerto a loro, ecco, io adunerò da ogni parte tutti i tuoi amanti con i quali sei stata compiacente, coloro che hai amati insieme con coloro che hai odiati, e scoprirò di fronte a loro la tua nudità perché essi la vedano tutta. Ti infliggerò la condanna delle adultere e delle sanguinarie e riverserò su di te furore e gelosia. Ti abbandonerò nelle loro mani e distruggeranno i tuoi postriboli, demoliranno le tue alture; ti spoglieranno delle tue vesti e ti toglieranno i tuoi splendidi ornamenti: ti lasceranno scoperta e nuda. Poi ecciteranno contro di te la folla, ti lapideranno e ti trafiggeranno con la spada. Incendieranno le tue case e sarà fatta giustizia di te sotto gli occhi di numerose donne: ti farò smettere di prostituirti e non distribuirai più doni».

La fine tragica preconizzata per Gerusalemme dal Profeta Ezechiele è un’anticipazione di ciò che troveremo anche in Apocalisse: anche qui proprio coloro con cui Gerusalemme si è prostituita saranno coloro che ne decreteranno la fine, per un misterioso disegno divino:

«Le dieci corna e la Bestia (cioè, se fosse valida questa nostra ipotesi, i poteri mondani che si sono alleati con lIsraele sionista), odieranno la prostituta, la spoglieranno e la lasceranno nuda, ne mangeranno le carni e la bruceranno col fuoco. Dio infatti ha messo loro in cuore di realizzare il suo disegno e di accordarsi per affidare il loro regno alla bestia, finché si realizzino le parole di Dio. La donna che hai vista simboleggia la città grande, che regna su tutti i re della terra».

Ma tutto ciò come si combina con i sette Re? Chi sono questi sette re?

Letteralmente è scritto: «Le sette teste sette monti sono, dove la donna è seduta su di essi. E re sette sono: i cinque sono caduti; uno cè, laltro non ancora è venuto e, quando sia venuto, poco è necessario lui rimanga».

Dunque da questa città sarebbero destinati a regnare sette re (Apocalisse 17,10), di cui cinque sono già caduti, uno era ancora in vita quando Giovanni stava scrivendo l’Apocalisse ed uno dovrà venire.

La sequenza temporale ripete quella della Bestia che era e non è più, ma riapparirà. Attenzione dunque, perché il re ancora in vita coincide con la Bestia che non è più: si tratta dunque di un re vivo, ma che non ha regno. Poi un ultimo ne verrà.

Se Babilonia fosse in realtà Gerusalemme, i cinque re rappresenterebbero tutta la storia passata di Israele come Regno.

I 5 che sono caduti corrisponderebbero alla Bestia che era:

1100-900 monarchia da Saul a Salomone

900-700 regno di Israele

900-600 regno di Giuda

Il regno del periodo dei Maccabei-Asmonei 170-63 avanti Cristo.

Il regno degli Erodiadi (idumei forzatamente convertiti al giudaismo), che durò, sotto dominazione romana, fino alla morte di erode Agrippa II, quando l’imperatore Claudio decise di riportare la provincia Iudaea sotto il diretto controllo di Roma, attraverso un Prefectus, senza l’intermediazione di una monarchia vassalla.

Dopo questi ve n’è un altro, il sesto, di cui si dice che è ancora in vita (al tempo della redazione del’Apocalisse). Non è detto che regna, ma che è in vita, sicchè potrebbe indicare la sopravvivenza dei movimenti indipendentisti, che ostinatamente vogliono restaurare il regno di Israele e che animeranno la ribellione ebraica nel 115-116 dopo Cristo (la cosiddetta Guerra di Kitos), seguita da quella più consistente avvenuta nel 132-135 dopo Cristo, guidata da Bar Kokheba, anch’essa sedata in modo violento dai Romani, dopo la quale l’imperatore Adriano in carica «decretò che tutta la nazione giudaica non potesse da allora in poi entrare nel distretto attorno a Gerusalemme, cosicché nemmeno da lontano potesse vedere la sua patria».

Il settimo re, che «non è ancora venuto e, quando sarà venuto, dovrà rimanere per poco» potrebbe indicare proprio il movimento sionista, che porterà alla rinascita dello Stato di Isreale.

Ancora citando dalla traduzione interlineare («la Bestia, che era e lei ottavo è e dai sette è e va in perdizione»), appare plausibile ritenere che con il sogno sionista (il settimo re che deve venire) Israele si fa nuovamente Regno e Bestia, legandosi alla tradizione del regno messianico terreno, politico e carnale, destinato però ad andare verso la rovina.

E’ la logica del potere mondano, dell’identità, della forza, della potenza politica e militare, ebraica in questo caso. E’ la logica opposta a quella dell’Agnello. E ciò agli occhi del Signore è cosa molto grave, perché Israele ha conosciuto la Rivelazione ed ha respinto il Messia. Ma altrettanto duramente saranno trattate le nazioni e gli uomini il cui nome non è scritto fin dalla fondazione del mondo nel libro della vita dell’Agnello immolato, le nazioni dell’apostasia, che si sono lasciate sedurre dalla Bestia e più di tutte la seconda Bestia che, pur avendo le corna dell’Agnello, si è prostrato alla prima.

Il sogno sionista è l’ennesima manifestazione dell’ostinazione giudaica (cui fa da puntuale segno di corrispondenza ogni eresia cristiana) a pervertire l’elezione, a rigettare la regalità dell’Agnello, che aveva voluto per sé un popolo sacerdotale, per inginocchiarsi agli dei e al potere mondano.

Purtroppo quanto è accaduto e dovrà accadere è la sintesi dell’unico destino manifesto dei nuovi e vecchi messianismi, nei quali immancabilmente il sogno si trasforma in un incubo:

«Quando Samuele fu vecchio (…) si radunarono allora tutti gli anziani dIsraele e andarono da Samuele a Rama. Gli dissero: ‘Tu ormai sei vecchio e i tuoi figli non ricalcano le tue orme. Ora stabilisci per noi un re che ci governi, come avviene per tutti i popoli’. Agli occhi di Samuele era cattiva la proposta perché avevano detto: ‘Dacci un re che ci governi’. Perciò Samuele pregò il Signore. Il Signore rispose a Samuele: ‘Ascolta la voce del popolo per quanto ti ha detto, perché costoro non hanno rigettato te, ma hanno rigettato me, perché io non regni più su di essi. Come si sono comportati dal giorno in cui li ho fatti uscire dallEgitto fino ad oggi, abbandonando me per seguire altri dèi, così intendono fare a te. Ascolta pure la loro richiesta, però annunzia loro chiaramente le pretese del re che regnerà su di loro». Samuele riferì tutte le parole del Signore al popolo che gli aveva chiesto un re. Disse loro: ‘Queste saranno le pretese del re che regnerà su di voi: prenderà i vostri figli per destinarli ai suoi carri e ai suoi cavalli, li farà correre davanti al suo cocchio, li farà capi di migliaia e capi di cinquantine; li costringerà ad arare i suoi campi, a mietere le sue messi, ad apprestargli armi per le sue battaglie e attrezzature per i suoi carri. Prenderà anche le vostre figlie per farle sue profumiere e cuoche e fornaie. Si farà consegnare ancora i vostri campi, le vostre vigne, i vostri oliveti più belli e li regalerà ai suoi ministri. Sulle vostre sementi e sulle vostre vigne prenderà le decime e le darà ai suoi consiglieri e ai suoi ministri. Vi sequestrerà gli schiavi e le schiave, i vostri armenti migliori e i vostri asini e li adopererà nei suoi lavori. Metterà la decima sui vostri greggi e voi stessi diventerete suoi schiavi. Allora griderete a causa del re che avrete voluto eleggere, ma il Signore non vi ascolterà’. Il popolo non diede retta a Samuele e rifiutò di ascoltare la sua voce, ma gridò: ‘No, ci sia un re su di noi. Saremo anche noi come tutti i popoli; il nostro re ci farà da giudice, uscirà alla nostra testa e, combatterà le nostre battaglie’. Samuele ascoltò tutti i discorsi del popolo e li riferì allorecchio del Signore. Rispose il Signore a Samuele: ‘Ascoltali; regni pure un re su di loro’».

Israele ha conosciuto tutto questo, ma ancora non si è convertito. Ancora non desiste, non cambia il proprio Logos, continua a rifiutare il Regno di Dio, preferisce il Regno di Giuda. Le nazioni cristiane lentamente nei secoli ne hanno ripercorso l’apostasia. Al contrario del Cristo, di fronte all’offerta di tutti i Regni del Mondo, la Bestia dell’Apocalise accetta l’offerta del Dragone. La Bestia, che ha ricevuto il potere dal Dragone, la grande prostituta, con cui si sono prostituiti i re della terra e col cui vino di prostituzione gli abitanti della terra si sono inebriati, combatte fino alla fine la battaglia contro il regno dell’Agnello.

Ciò che inquieta e che induce a pensare che proprio Israele possa essere la Bestia, cui Apocalisse fa riferimento, è il sogno, realizzato nel Sionismo, di voler restaurare da sé il Regno di Israele: come ai tempi di Samuele costoro – e ben lo sanno gli stessi haredim della Tradizione giudaica – hanno rigettato Dio. Come allora Israele, l’Israele che si è costituito da sé come potenza, vuole un Re, il settimo Re. …per quando si aprirà il settimo sigillo.

Mi perdonino i lettori, ma l’indagine continua…

Domenico Savino


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