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Zucchero… amare conseguenze
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Estrapoliamo la notizia:

28 cucchiaini di zucchero al giorno: adolescenti USA a rischio colesterolo

Gli adolescenti che seguono una dieta che prevede un’eccessiva presenza di zuccheri potranno avere, a lungo termine, maggiori problemi con il colesterolo: è quanto emerge da uno studio pubblicato su ‘Circulation’, una delle riviste ufficiali dell’American Heart Association, secondo cui la quantità di zucchero aggiunto assunto dagli adolescenti statunitensi sarebbe attualmente pari a 28 cucchiaini, pari a circa 500 calorie. I dati sono stati ottenuti dopo aver osservato l’alimentazione dei ragazzi che hanno partecipato al National Health and Nutrition Survey (NHANES) tra il 1999 e il 2004: il consumo medio giornaliero di zucchero aggiunto rilevato è risultato pari a 3-5 volte superiore il limite ritenuto accettabile dalla American Heart Association (AHA), considerato per le donne pari a circa 100 calorie (6 cucchiaini), e a 150 calorie (9 cucchiaini), per gli uomini. Quando i ricercatori hanno esaminato i dati sui livelli di colesterolo e di altri fattori di rischio per le malattie cardiache in relazione al consumo di zucchero aggiunto, hanno scoperto che coloro che consumavano zuccheri per il 30% delle calorie giornaliere totali avevano livelli di colesterolo cattivo LDL superiori del 9%, i trigliceridi più alti del 10% e livelli di colesterolo HDL, quello buono, del 9% inferiori rispetto ai ragazzi che assumono zuccheri per meno del 10% delle calorie giornaliere. Gli adolescenti sovrappeso e obesi grandi consumatori di zucchero, inoltre, hanno fatto registrare una maggiore resistenza all’insulina
(1).

Sembra tuttavia che lo zucchero abbia anche altre nefaste responsabilità in merito ai fenomeni ipertensivi.

«Il sale non è il solo nemico delle arterie e del cuore. A far alzare la pressione possono essere anche le bevande zuccherate. Una probabilità, secondo Liwei Chen dellUniversità della Lousiana (USA), da non sottovalutare se in ballo cè lipertensione. ‘I nostri risultati suggeriscono che la riduzione di bevande zuccherate e del consumo di zucchero può essere una strategia chiave della dieta per abbassare la pressione sanguigna’, spiega Chen. Secondo lo studio, pubblicato sulla rivista Circulation, ridurre il consumo di bibite dolci di almeno due bicchieri al giorno potrebbe tagliare la mortalità per infarto del 5% e quella per ictus dell`8%. La ricerca ha sfruttato i dati clinici di un precedente studio, condotto su un campione di 810 adulti (di età compresa tra 25 e 79 anni), alcuni dei quali con primi indizi di ipertensione (valori pressori tra 120/80 e 139/89 mm Hg), altri già ipertesi (140/90 e 159/99), che sono stati sottoposti ad una significativa riduzione del consumo di bevande addolcite. Alla fine dellosservazione, tutti hanno beneficiato di un abbassamento sia della pressione sistolica (quella che si registra quando il cuore batte) sia diastolica (registrata tra i battiti). Nessun nesso, invece, tra bevande e pressione è stato dimostrato, secondo Assobibe, lassociazione nazionale degli industriali delle bevande analcoliche. ‘La ricerca -  dice il direttore di Assobibe, David Dabiankov - dimostra che non esiste alcun elemento specifico a supporto del fatto che il consumo di bevande analcoliche zuccherate comporti un innalzamento della pressione sanguigna, o che, al contrario, la riduzione di tale livello di consumo possa portare a una diminuzione della pressione’. Secondo lassociazione di categoria la ricerca rappresenta unulteriore conferma del fatto che la perdita di peso sia uno strumento fondamentale per arrivare a una diminuzione della pressionee per facilitare la scelta dei consumatori tutti i prodotti, con o senza zuccheri, ‘sono accompagnati da utili informazioni nutrizionali in etichetta’» (2).

Precisiamo il tiro: il colesterolo, invero, lungi dall’essere il principale imputato delle malattie cardiovascolari, è in realtà una molecola lipidica sterolica indispensabile per la vita e presiede alcune importanti funzioni: precursore degli ormoni maschili e femminili (testosterone, progesterone, ecc.), della vitamina D e dei sali biliari; conduttore degli impulsi nervosi; utile nello scambio di sostanze nutritive e prodotti di scarto attraverso la membrana cellulare; costituente della bile, efficace per l’emulsione dei grassi. L’80% di colesterolo è generato dal nostro corpo, il residuo del 20% è assunto con la dieta, metabolizzato nel fegato. Il colesterolo è trasportato nel sangue da due Lipoproteine: LDL (cosiddetto colesterolo cattivo, quello che viene ritenuto pericoloso) ed HDL ( cosiddetto colesterolo buono), anche  se oggi, l’accento è posto tuttavia e più correttamente, sull’indice di rischio vascolare (IRC), calcolato mediante il seguente rapporto:

IRC = Colesterolo totale / HDL

Si ritiene che per evitare rischi esso debba essere sempre inferiore a 5 per l’uomo e a 4,5 per la donna. Sembra tuttavia che un IRC oltre i limiti possa rappresentare un pericolo per le pareti arteriose, che si irrigidirebbero, perdendo di elasticità; in realtà non v’è ancora chiarezza sul chi sia il principale responsabile di tale sclerosi. Alcuni, scagionando il colesterolo, additano le fibrine.

Cerchiamo di capire. L’irrigidimento dei vasi sanguigni consta in un’alterazione delle medie e grandi arterie (aorta, coronarie, cerebrali), per la formazione di strie e placche sulla parete interna delle arterie stesse. Nella totalità dei casi di infarto cardiaco abbiamo sempre arteriosclerosi delle coronarie. Carl von Rokitansky sostenne che le placche erano dovute proprio al depositarsi della suddetta fibrina, proteina sorta dal processo di coagulazione del sangue: il tasso di fibrinogeno (proteina del sangue, originante la fibrina) sarebbe un indicatore del rischio arterioso importante quanto il tasso di colesterolo. Altre teorie (per spiegare l’arteriosclerosi), visto l’indubbio carattere infiammatorio delle placche, parlano di cicatrizzazione, fase ultima di un’infiammazione.

Nell’un caso come nell’altro, lo zucchero bianco viene ritenuto imputato fortemente indiziato.

Zucchero bianco, ovvero dolcificante contenente tracce di barbabietola da zucchero, raffinato con calce, resine, ammoniaca ed acidi vari. Prodotto artificiale, inesistente in natura. Siamo di fronte ad un alimento inventato dall’uomo, una dolcificazione artefatta, utile a soddisfare il palato, e questo, indipendentemente dalla verità o meno di quanto sostenuto dai detrattori del consumo di zucchero, che ne sbandierano (a seguito di esperimento) in particolare nefasti effetti:

1) aumento del colesterolo cattivo (con conseguente irrigidimento delle pareti arteriose);
2) correlazione con incidenze tumorali (le cellule tumorali usano molto più glucosio che le cellule normali);
3) assuefazione e dipendenza psicologica e fisica;
4) stress pancreatico;
5) demineralizzazione ossea ed osteoporosi;
6) fermentazioni intestinali e gas;
7) alterazione flora batterica;
8) alti e bassi glicemici, con picchi e ricadute, con vere e proprie forme di dipendenza e doping;
9) acidificazione del sangue;
10) consumo di enzimi, vitamine, minerali e tutto quello che lo zucchero-saccarosio non ha (e deve necessariamente assorbire dal corpo per poter essere metabolizzato e per potersi tradurre in calorie utili al corpo umano).
11) glicazione (reazione mediante la quale gli zuccheri si legano ad alcuni gruppi di proteine. Il processo si svolge in più stadi, con la formazione di prodotti finali di glicazione avanzata, responsabili di alcuni danni ai tessuti), con perdita dell’elasticità e conseguente aumento della formazione di rughe;
12) aumento di obesità;
13) causa del diabete.

Ammettiamo per un momento che queste siano soltanto elucubrazioni, che non ci sia nulla di vero; dovremmo comunque per lo meno ridurre il consumo di zucchero (senza arrivare ad una demonizzazione totale del prodotto incriminato…). E questo per due motivi fondamentali.

In primo luogo, la Provvidenza ci ha donato in natura dolci ed odori dall’aroma e sapore ineguagliabile, di cui l’artificio umano potrebbe alterare la percezione, fino a sostituirsi del tutto ad essi; il distacco dai sapori della natura potrebbe costituire un alterazione della persona, una adulterazione! (concetto che approfondirò in seguito).

In secondo luogo, sia l’obesità sia il diabete, effetti più che plausibili per l’accanito consumatore di zucchero, sono malattie serie e foriere di notevoli complicanze. Del resto, prove o non prove, abbiamo alcune evidenze: nell’ultimo secolo, il diffondersi di un junk-food sempre più fittizio è correlato con una maggiore incidenza di disturbi vascolari, diabete, intolleranze alimentari, misterioso sopravvenire di allergie (chi più ne ha, più ne metta). Come negarlo?

Quali, i rimedi? Moderazione e vitalizzazione (altro concetto che svilupperò in seguito) dell’organismo. La vita ascetica, intesa come controllo di sé e delle proprie pulsioni, è già luce al cammino che ci guida verso una sana e più longeva salute.

Stefano Maria Chiari

 



1) 28 cucchiaini di zucchero al giorno: adolescenti Usa a rischio colesterolo
2
) Pressione alta: e se fosse colpa di cola e gassosa?




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